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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 104, August 2007

 

 

Mobilità umana.

insegnamento ecclesiale e sua attuazione*

 

 

S.E. Mons. Agostino Marchetto

Segretario del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

Attualità del fenomeno

La mobilità, a livello internazionale, si afferma come elemento tipico del nostro tempo, toccando milioni di persone con i loro diritti e dignità umana. In particolare, negli ultimi decenni, tale fenomeno si è trasformato in realtà strutturale e costituisce anche un problema sempre più complesso, dal punto di vista sociale, culturale, politico, religioso, economico e pastorale. In effetti, accanto agli spostamenti – in crescendo esponenziale – del turismo internazionale (pure religioso) e a quelli personali o dei commerci, per via marittima, terrestre, ferroviaria o aerea, si calcolano oggi quasi duecento milioni gli uomini e le donne, i bambini e gli anziani, coinvolti nell’emigrazione, soprattutto per ragioni di lavoro, ai quali si devono aggiungere circa dieci milioni di rifugiati, mentre è quasi incalcolabile il numero degli sfollati e di coloro che, convenzionalmente, vengono identificati come “internally displaced persons”. Vi sono poi i nomadi, i circensi e i lunaparkisti, oltre che gli studenti esteri.

Si tratta, per i vari tipi di migranti soprattutto, di gravi problemi, che implicano la globalizzazione, la questione demografica, specialmente nei Paesi industrializzati, l’aumento della divaricazione tra Nord e Sud del pianeta, lo sfruttamento e la degradazione delle persone, la proliferazione dei conflitti e delle guerre civili. I flussi migratori, in particolare, ormai misti, causano situazioni complesse e problematiche, tanto nei Paesi di origine come in quelli di transito e di destinazione e, sfortunatamente, sono le famiglie, e soprattutto le donne e i bambini, a soffrirne le conseguenze negative. Ma non bisogna fermarsi al negativo, poiché la mobilità offre anche un’occasione straordinaria di conoscenza fra genti diverse, con possibilità di sperimentare dal vivo l’unità della famiglia umana.

Per tale ragione, il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dello scorso anno ribadiva che «tra i segni dei tempi oggi riconoscibili sono sicuramente da annoverare le migrazioni, un fenomeno che ha assunto nel corso del secolo da poco concluso una configurazione, per così dire, strutturale, diventando una caratteristica importante del mercato del lavoro a livello mondiale, come conseguenza, tra l’altro, della spinta poderosa esercitata dalla globalizzazione. Naturalmente, in questo “segno dei tempi” confluiscono componenti diverse – come dicevamo –. Esso comprende infatti le migrazioni sia interne che internazionali, quelle forzate e quelle volontarie, quelle legali e quelle irregolari, soggette anche alla piaga del traffico di esseri umani. Né può essere dimenticata la categoria degli studenti esteri, il cui numero cresce ogni anno nel mondo» (OR 29.10.2005, 4). Nel Messaggio di quest’anno, poi, in visione biblica, il Santo Padre ha voluto precisare che «nel dramma della Famiglia di Nazaret, obbligata a rifugiarsi in Egitto, intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti, specialmente dei rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati» (OR 15.11.2006, 5).  

Il Magistero ecclesiale

È proprio in tale contesto che è nata l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi – d’ora in poi EMCC – del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, pubblicata il 1 maggio 2004 (AAS XCVI [2004] 762-822). Essa intende aggiornare – tenendo conto appunto dei nuovi flussi migratori e delle loro caratteristiche – la pastorale migratoria, in continuità, nel rinnovamento, con il Motu proprio di Paolo VI Pastoralis migratorum cura  (AAS LXI [1969] 601-603) e la relativa Istruzione della Congregazione per i Vescovi De pastorali migratorum cura (conosciuta anche come Nemo est: AAS LXI [1969] 614-643), che, a sua volta, era in linea di sviluppo post-conciliare con la Costituzione Apostolica Exsul Familia di Pio XII (AAS XLIV [1952] 649-704). Nell’ampio ventaglio degli interventi del Magistero, infine, bisogna altresì ricordare la Lettera circolare Chiesa e mobilità umana, della Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo (AAS LXX [1978] 357-378), nella quale si manifesta la sollecitudine pastorale della Chiesa nei confronti delle diverse categorie di persone nel vasto quadro della mobilità umana.

In sostanza, l’EMCC è una risposta ecclesiale agli odierni bisogni pastorali dei migranti-rifugiati-studenti esteri, per condurli anch’essi a trasformare la loro esperienza migratoria in occasione di nuova evangelizzazione e di missione. Il Documento tende altresì a una puntuale applicazione della legislazione contenuta non solo nel Codice di Diritto Canonico (CIC), ma anche nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO) per rispondere in modo più adeguato pure alle particolari esigenze di quei fedeli emigrati, oggi sempre più numerosi (cfr. EMCC 3; 52-55).

La composizione delle migrazioni odierne impone altresì una visione ecumenica di tale fenomeno, a causa della presenza di molti migranti cristiani non in piena comunione con la Chiesa Cattolica, con necessità anche del dialogo interreligioso, a motivo del numero sempre più consistente di migranti di altre religioni, in particolare musulmani (cfr. EMCC 56-69). Un’esigenza squisitamente pastorale si impone infine a noi cattolici, e cioè il dovere di promuovere un’azione fedele e allo stesso tempo aperta a nuovi sviluppi per quanto riguarda le nostre stesse strutture pastorali, per garantire, insieme, la comunione tra Operatori pastorali specifici e la Gerarchia locale, che ha la prima responsabilità nella sollecitudine ecclesiale verso i migranti (cfr. EMCC 70-88).

Nell’Istruzione si segnala, poi, che i migranti non possono essere considerati come mercanzia o come mera forza lavoro. Tutti godono, anche gli irregolari, di diritti fondamentali inalienabili, che devono essere rispettati in ogni situazione. Soprattutto si considera che manca una “cultura dell’accoglienza”, che riconosca a tutti i loro diritti e le loro necessità spirituali. I cristiani, pertanto, sono chiamati a rispettare le tradizioni legittime e le culture dei migranti, che devono avere lo stesso atteggiamento verso quella degli autoctoni e le leggi dello Stato, e a testimoniare il Vangelo, dal momento che proprio l’umile annuncio è l’aspetto tipico dei discepoli di Cristo (cfr. EMCC 39-43). Esso rispetta comunque la libertà religiosa e le convinzioni degli altri, senza proselitismi, nel senso negativo del termine. 

Urgenze, prospettive e attuazione

Il Magistero della Chiesa, dunque, nell’ambito della mobilità umana, offre appropriati rilievi analitici e sintetici, ma soprattutto individua direttive e itinerari di attuazione, affinché ogni migrante si senta «accolto, riconosciuto e valorizzato come persona» (EMCC 96), a prescindere – ripeto – dalla sua situazione di regolarità o irregolarità (vedi Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, La sollecitudine della Chiesa verso i migranti, [Quaderni Universitari 1], LEV, Città del Vaticano 2005).

L’Istruzione EMCC, in tale contesto, dopo una rapida rassegna dei tratti peculiari dell’odierno fenomeno migratorio, sottolinea i forti disagi che generalmente l’emigrazione causa nei singoli individui e nelle loro famiglie. Inoltre essa rivela importanti acquisizioni teologiche e pastorali. In particolare sottolinea la centralità della persona e la difesa dei diritti del migrante, la dimensione ecclesiale e missionaria delle migrazioni stesse, la valutazione del contributo pastorale dei laici, degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, il valore delle culture nell’opera di evangelizzazione, la tutela e la valorizzazione delle minoranze, anche all’interno della Chiesa locale, l’importanza del dialogo intra ed extra ecclesiale, e infine lo specifico contributo che l’emigrazione potrebbe offrire alla pace universale. D’altra parte viene ribadita la sempre attuale importanza di una pastorale specifica per i migranti, accanto all’impegno dialogico-missionario di tutti i membri della Chiesa e al conseguente dovere di una cultura dell’accoglienza e della solidarietà nei confronti dei migranti (cfr. EMCC 38 e Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Migranti e pastorale d’accoglienza, [Quaderni Universitari 2], LEV, Città del Vaticano 2006).

L’Istruzione precisa altresì la configurazione, anche giuridica (ricordiamo il legame jus-justitia), degli Operatori pastorali, in particolare dei Cappellani/Missionari e del loro Coordinatore nazionale, dei Presbiteri diocesani/eparchiali, di quelli religiosi, dei Fratelli coadiutori e delle Religiose, dei Laici, delle Associazioni e dei Movimenti laicali, il cui impegno apostolico è visto e considerato nella visione di una pastorale di comunione (cfr. EMCC 70-95; Commenti a EMCC: People on the Move XXXVII [98, 2005] 23-125; Lectures di A. Marchetto: People on the Move XXXVIII [101, 2006] 67-112. Il terzo volume poi della Collana Quaderni Universitari, dedicato alla terza parte dell’EMCC, avrà per tema «Operatori di una pastorale di comunione»).

Infine, un “Ordinamento giuridico-pastorale” chiude l’Istruzione, richiamando compiti, incombenze e ruoli degli Operatori pastorali e dei vari Organismi ecclesiali, preposti alla pastorale migratoria, per renderla il più possibile adeguata alle odierne esigenze dei migranti e alle prevedibili prospettive di futuro: in tal modo si tracciano piste specifiche per concretizzare orientamenti e linee di principio. 

Sfide e sollecitudine pastorale

L’evoluzione continua del fenomeno migratorio, in ogni caso, obbliga a superare una visione puramente “assistenzialista” verso lo straniero povero che bussa alle porte dei Paesi “ricchi”, chiedendo accoglienza e aiuto alle comunità cristiane. Oggi siamo sollecitati a cercare quei fondamenti antropologici e teologici dell’accoglienza e dell’ospitalità, che si pongono alla base di una pastorale migratoria rispettosa dei migranti e che, nello stesso tempo, miri alla comunione e alla cattolicità. L’incarnazione di Cristo interpella la Chiesa ad attuare il disegno divino di comunione e a vivere la nota della cattolicità anche come celebrazione della legittima diversità. D’altra parte, una lettura in chiave migratoria della dottrina della Chiesa mette in risalto lo stile di vita dei cristiani improntato all’accoglienza, virtù cardine della relazione con gli altri e metro di giudizio di un comportamento che vuole imitare l’atteggiamento misericordioso e giusto di Dio (cfr. EMCC 98-99).

Per queste ragioni l’Istruzione EMCC dà rilievo al mistero della Trinità, fonte di comunione e di accoglienza. Proprio la realtà odierna, in cui persone di diversa etnia, cultura, religione e provenienza si trovano a vivere in un’unica società, stimola la riflessione e la sollecitudine pastorale della Chiesa a sondare il mistero fontale dell’unità nella diversità, per scoprire nella SS.ma Trinità l’indicazione di una nuova frontiera per i credenti di oggi.

I movimenti di popoli, dunque, rendono necessari ulteriori approfondimenti su tematiche quali l’unità fondamentale del genere umano, la libertà di religione, di coscienza e di culto, la fraternità universale, la destinazione universale dei beni di questo mondo, il diritto alla libertà di movimento, pur nel rispetto di quello degli Stati a proteggere le proprie frontiere (cfr. Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, dal titolo «La persona umana, cuore della pace»: OR 146 [44.429 – 13.12.2006] 4-5), la responsabilità delle Istituzioni a cercare soluzioni stabili in campo socioeconomico che non obblighino più i cittadini ad emigrare, la centralità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali da tutelare ovunque, in primo luogo quelli del ricongiungimento familiare e di una educazione e formazione che rispetti la cultura originaria del migrante, peraltro ormai integrata nel Paese di accoglienza che va amato e anche difeso. 

Summary

Human mobility, Church teaching and its application 

The Instruction Erga migrantes caritas Christi (May 2004) was born out of the new and increasingly dramatic context of the phenomenon of global migration.  Its purpose is to bring up to date the pastoral care of migration, for which there is a strong and mounting need.  In fact, mobility has been declared as a sign of our time.  Such increasingly complex problems,  the Church needs to become attentive in a way which is more dynamic, focussed and perceptive.

The Church shows her great concern and care for the human person through the central position she gives to application of pastoral theology,  by not only defending the rights of migrants but also in the demonstration of both the ecclesial and missionary dimension of migration.

Therefore it follows that a constructive assessment is needed on the pastoral contribution of the laity, of institutes of consecrated life, of  the value of cultures in the work of evangelisation, that more clearly relates the phenomenon of migration to contemporary issues.

The Instruction also deals with the juridical composition of Pastoral organisations (which are very varied) and the congregations and associations, whose apostolate is part of the Conciliar vision of a communion of pastoral care.

In addition, there is a call not to limit the vision of the phenomenon of migration to merely that of ‘welfare’ or to one that is solely ‘regional’:  for the incarnation of Christ  impels the Church to bring about the divine purpose of communion and to live the mark of Catholicity, whilst the same time celebrating the legitimate diversity that international migrants bring within society and the same Church.

So, the Instruction, Erga migrantes caritas Christi, gives emphasis to the mystery of the Trinity, source of communion and welcome,  keeping sight  of the contemporary reality in which men and women of different cultures, ethnicity, religion and origin, find themselves  ‘living side by side’ in the same society, deepening and renewing the pastoral care of the same Catholic Church, which is now concretely ‘universal’ in her welcome of the diverse migrants within the local Church. 

Resumen 

Movilidad humana, enseñanza eclesial y puesta en práctica. 

En el reiterado y dramático contexto del fenómeno globalizado migratorio, nace la Instrucción Erga migrantes caritas Christi (mayo 2004). Su intención es poner al día la Pastoral migratoria, de la que hoy se siente una creciente necesidad. La movilidad se ha afirmado, en efecto, como elemento estructural y típico de nuestro tiempo. Tal problemática, en su complejidad siempre mayor, merece, ahora, una prudente atención por parte de la Iglesia.

La Iglesia manifiesta su gran consideración e interés por la persona humana en su importancia teológico-pastoral, concretándola en la defensa de los derechos del migrante y subrayando la dimensión eclesial y misionera de las migraciones.

Se desprende, así, una valoración positiva de la aportación pastoral de los laicos y de los institutos de vida consagrada, el valor de las culturas en la obra de evangelización y demás, que relaciona el fenómeno de las ‘migraciones’ con los problemas actuales.

La Instrucción se preocupa también por la configuración jurídica de los agentes de pastoral (tan diferentes) y de las congregaciones y asociaciones cuyo empeño apostólico está contemplado en la visión conciliar de una pastoral de comunión.

Se invita, además, a superar las visiones reductivas del fenómeno migratorio, por ej., meramente ‘asistencialista’ o estrictamente ‘regionalista’: la Encarnación de Cristo llama a la Iglesia a que realice el designio divino de comunión y viva la catolicidad también como celebración de la legítima diversidad que los migrantes internacionales introducen en la sociedad y en la Iglesia misma.

En fin, la Instrucción Erga migrantes caritas Christi destaca el misterio de la Trinidad, fuente de comunión y de acogida, teniendo en cuenta la realidad actual, en la que hombres y mujeres de distintas culturas, etnias, religiones y procedencias, “conviven” en una misma sociedad, profundizando y renovando la pastoral de la Iglesia católica, ahora tan ‘universal’ en la acogida a los varios migrantes en la Iglesia local.


 

* Pubblicato in prima istanza su “Via verità e vita. Comunicare la fede”, Edizioni Paoline, Anno LVI, Numero 2, marzo/aprile 2007, p. 8-11. 

 

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