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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 104, August 2007

 

 

SALUTO AL Convegno su

Debito internazionale dei Paesi in via di sviluppo: scenari attuali e

principi giuridici per la tutela dei

diritti dell’uomo e dei popoli

 

Città del Vaticano, 13 giugno 2007

Prot. N. 3181/2007 

 

Signore e Signori gentilissimi,

Con grande piacere rivolgo un caloroso saluto ai partecipanti al Convegno su Debito internazionale dei Paesi in via di sviluppo: scenari attuali e principi giuridici per la tutela dei diritti dell’uomo e dei popoli, organizzato dal Centro di Studi Giuridici Latinoamericani dell’ISGI (CNR)-Università di Roma “Tor Vergata” e dal “Grupo de Trabajo de Jurisprudencia” del CEISAL, nel quadro della V edizione del Simposio su “Un nuovo umanesimo per l’Europa”.

All’inizio di quest’anno (2007), parlando al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Santo Padre Benedetto XVI annoverava, tra le sfide da affrontare insieme, ciò che Egli ha chiamato “lo scandalo della fame, che tende ad aggravarsi”, cosa “inaccettabile – il Papa affermava – in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine.” Chiamava dunque tutti “a cambiare … modi di vita”, ma rivolgeva altresì ai Responsabili delle Nazioni più ricche, il preciso invito “a prendere i provvedimenti necessari affinché i paesi poveri, spesso pieni di ricchezze naturali, possano beneficiare dei frutti dei beni che appartengono loro in modo proprio”. Il Papa è dunque preoccupato per il ritardo con cui la comunità internazionale mette in opera gli impegni presi e perciò si augura, tra l’altro, “il proseguimento e l’accelerazione del processo di cancellazione e di riduzione del debito dei paesi più poveri, senza che questo sia condizionato a misure di aggiustamento strutturale, nefaste per le popolazioni più vulnerabili”.

Nel suo pontificato di appena due anni, non è la prima volta che Benedetto XVI invita alla cancellazione del debito internazionale dei paesi poveri. Già ne aveva accennato nella Sua lettera del 16 dicembre scorso, indirizzata alla Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca Angela Merkel, in occasione dell’inizio della Presidenza tedesca dell’Unione Europea e del G-8. Così scriveva il Santo Padre: “Occorre anche prendere provvedimenti per una rapida cancellazione completa ed incondizionata del debito estero dei Paesi poveri fortemente indebitati (heavily indebted poor countries - HIPC) e dei Paesi meno sviluppati (least developed countries - LDC). Parimenti – continuava la lettera – vanno prese misure affinché questi Paesi non finiscano di nuovo in una situazione di debito insostenibile”.

Certo, si riconosce che i Governi dei Paesi più poveri hanno la loro “responsabilità della good governance e dell’eliminazione della povertà”, ma si lamenta “la incapacità dei Paesi ricchi di offrire ai Paesi più poveri … adeguate condizioni finanziarie e commerciali che renderebbero possibile la promozione di un loro sviluppo duraturo”. Il Santo Padre perciò chiede per questi ultimi “un accesso ampio e senza riserve ai mercati”. Al tempo stesso raccomanda ai Paesi industrializzati di “essere consapevoli degli impegni che hanno assunto nell'ambito degli aiuti allo sviluppo e assolverli pienamente”.

Questo – afferma Benedetto XVI – non è “un compito straordinario o di concessioni che potrebbero essere rimandate a causa di pressanti interessi nazionali”, ma “piuttosto un dovere morale grave e incondizionato, basato sulla comune appartenenza alla famiglia umana, così come sulla dignità e destino comuni dei Paesi poveri e dei Paesi ricchi che, mediante il processo di globalizzazione, si sviluppano in modo sempre più strettamente interconnesso”.

La questione del debito internazionale non è stata trascurata dalla Dottrina sociale della Chiesa (cf. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Città del Vaticano 2004, n. 450). Anche il Servo di Dio Giovanni Paolo II ne aveva già ampiamente trattato. Nel 1989, rivolgendosi ai partecipanti alla Settimana di studio organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze, sul tema “Società per lo Sviluppo in un contesto di solidarietà” (Città del Vaticano, 27 ottobre 1989), attestava: “Ho sottolineato l’importanza di questo problema [del debito internazionale] perché, una volta affrontato con equilibrio, competenza e in uno spirito di autentica solidarietà, esso ha il potenziale per diventare un simbolo e un modello genuino di soluzione creativa ed efficace dinanzi agli altri complessi e pressanti problemi dello sviluppo internazionale” (n. 6). Lo sviluppo – affermava ancora Giovanni Paolo II –, per essere veramente degno dell’uomo, deve rispettare e promuovere “i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, incluso i diritti delle Nazioni e dei popoli” (Enciclica Sollecitudo Rei Socialis, n. 33). Perciò, per essere affrontato e adeguatamente risolto secondo prospettive di medio e lungo termine, il problema del debito internazionale “deve trovare spazio nel diritto internazionale” (Discorso all’Udienza Generale del 3 novembre 1999), visto che “non è solamente di carattere economico, ma investe i principi etici fondamentali” (ibid.).

Cari Signore e Signori, la questione del debito internazionale dei Paesi poveri è strettamente connessa con il dramma della povertà nel mondo (cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2005), che è una delle cause alle radici della mobilità umana ai cui soggetti si rivolge la sollecitudine pastorale del nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Auspico dunque un proficuo lavoro perché possiate raggiungere il nobile traguardo che vi siete prefisso.

Con cordiali saluti, mi confermo

dev.mo   

 

X Arcivescovo Agostino Marchetto

Segretario 

 

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Egregio Signore

Prof. Pierangelo Catalano

Ordinario di Diritto romano dell’Università di Roma “La Sapienza”

Coordinatore del GTJ-CEISAL

Roma

 

 

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