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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 106, April 2008

 

 

Saluto ai partecipanti ALLA BIT e richiamo

al Messaggio del

Pontificio Consiglio sul tema

Il turismo, porta aperta per le donne*

 

 

Mons. Novatus Rugambwa

Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

 

Sono molto lieto di partecipare a questo Incontro della Chiesa nellÂ’ambito della Borsa Internazionale del Turismo (BIT), qui a Milano. A tutti i presenti mi faccio portavoce del saluto cordiale e dellÂ’incoraggiamento dellÂ’Em.mo Presidente, il Cardinale Renato Raffaele Martino, e dellÂ’Ecc.mo Segretario, lÂ’Arcivescovo Agostino Marchetto, impossibilitati a essere qui presenti. In special modo rivolgo un caloroso ringraziamento ai responsabili di questa grande Fiera, che da venti anni accoglie la Santa Sede, con la Conferenza Episcopale Italiana e lÂ’Arcidiocesi di Milano.

La BIT ci offre un palcoscenico privilegiato per questi nostri incontri annuali che si prefiggono di offrire spunti di riflessione e contenuti utili a sostenere la formazione personale e lÂ’educazione ai valori del turismo, condizioni necessarie perché sia dal volto umano e cristiano.

Accompagno questo mio saluto con qualche breve considerazione sullÂ’ultima Giornata Mondiale del Turismo, in occasione della quale il nostro Dicastero preparò un Messaggio relativo al tema Il turismo, porta aperta per le donne. Tante opportunità per lÂ’inserimento professionale delle donne offre infatti il turismo, in quanto ben “si armonizza con le loro caratteristiche psicologiche, organizzative e di comunicazione. La sensibilità e la duttilità femminile trovano in questo campo mille occasioni per manifestarsi ed emergere”. Un bellÂ’esempio di spirito di servizio è rappresentato per noi cattolici da Santa Marta “protettrice degli Albergatori”[1], la quale premurosamente ospitò Gesù a Betania.

“Il turismo rappresenta per le donne soprattutto nuove possibilità di promozione sociale, di accesso al bene comune, di offerta forse di un nuovo modo di vivere la maternità e il proprio impegno nel mondo”. Questa visione positiva del nostro messaggio riflette una realtà esistente, foriera di grandi opportunità. Infatti, lÂ’industria turistica è in costante crescita e il numero di quanti si muovono a ragione del turismo si moltiplica. Solo quattro anni fa, in occasione dellÂ’ultimo Congresso Mondiale della rispettiva Pastorale, si era previsto per lÂ’anno 2010 un numero di presenze internazionali di 900 milioni. Questa cifra è già stata raggiunta lo scorso anno superando la stima, come è apparso nelle statistiche dellÂ’OMT di gennaio. LÂ’espansione di questa industria incide sul bilancio dei Paesi e crea nuovi posti di lavoro, sempre più diversificati, che si confanno alla poliedricità femminile. La donna ha quindi la possibilità di migliorare la sua condizione sociale, è stimolata a studiare e può avere la libertà di praticare la sua fede religiosa. La felice esperienza di tante donne, inoltre, che riescono a conciliare la vita professionale con quella familiare, può invogliare anche le reticenti a impegnarsi in questo settore.

Un dato significativo varrà ricordare: nel mondo 1,3 miliardi di persone vivono in povertà e di queste il 70% sono donne. Inoltre sussistono disparità nelle loro condizioni di lavoro rispetto agli uomini e nelle retribuzioni salariali. Tuttavia, anche grazie al suo impegno nel campo turistico, la donna può superare le disuguaglianze e condividere con lÂ’uomo uguali responsabilità. La società infatti si costruisce con una cooperazione coordinata e non subordinata, nella rispettiva specificità, reciprocità e complementarietà.

Essere qui oggi alla BIT di Milano, grande vetrina per il turismo mondiale, mi offre lÂ’occasione di rivolgere un appello agli operatori turistici e a quanti hanno responsabilità in questo settore, affinché si adoperino per combattere la triste piaga del turismo sessuale, che infanga le donne, i minori e persino i bambini. Numerose sono infatti le denuncie che ci giungono da tanti Paesi del mondo da parte specialmente dei Vescovi. Ultimi in ordine di tempo quelli del Costa Rica e anche del Kenya. Riferirò qui in particolare quanto detto dal Vescovo di Malindi, S.E. Mons. Baldacchino, circa i turisti che, durante tutto lÂ’arco dellÂ’anno, soprattutto italiani, si recano in quella località balneare. Alcuni di loro accolgono lÂ’invito a unirsi alla comunità cattolica, chiedono di parlare con i sacerdoti e la domenica partecipano alle Sante Messe nella Cattedrale. Altri, purtroppo, danno un pessimo esempio ai fedeli autoctoni presentandosi in chiesa con abbigliamento da spiaggia, accostandosi allÂ’altare, anche durante la Messa, senza alcuna riverenza. Gli addetti locali ai servizi alberghieri denunciano la vergogna dellÂ’uso indiscriminato di droga e alcol, che spesso degenera nello sfruttamento di donne e bambini. Sempre più diffuso è questo deplorevole turismo, che si associa alla prostituzione, legata pure al traffico degli esseri umani. Questa voce dei Vescovi trova eco in Asia, in ciò che lÂ’associazione ECOT (“Ecumenical Coalition on Tourism”) condanna. Un turismo che si pubblicizza con immagini femminili scandalose non è una liberazione per le donne. La volgarizzazione delle tradizioni culturali, che veste le donne con costumi indigeni a beneficio esclusivo delle macchine fotografiche, non porta loro vantaggio. In ciascuna di queste situazioni la condizione femminile è svilita e la dignità muliebre calpestata.

Certamente deve accrescersi la consapevolezza delle donne nelle loro capacità, dignità e identità femminile. La Lettera apostolica Mulieris dignitatem, di Giovanni Paolo II, il primo documento pontificio interamente dedicato alle donne, è stato appena ricordato nel ventesimo anniversario della sua pubblicazione con un Convegno in Vaticano. LÂ’intento era proprio quello - nellÂ’ambito della promozione e valorizzazione della donna e del riconoscimento della sua dignità - di avviare una riflessione sulle difficoltà con le quali le donne cattoliche devono misurarsi per vivere la propria identità e per collaborare, in feconda reciprocità, con gli uomini nellÂ’edificazione della Chiesa e della società. In questa linea il nostro Messaggio parla di “diakonia che ben si addice alle tante circostanze del mondo del turismo nelle quali si muove e interagisce, avendo come base una visione cristiana del turismo, che è un servizio alle persone e alla comunità”. Per il suo naturale interessamento verso le esigenze dei viaggiatori, la donna può favorire anche la loro partecipazione alle celebrazioni liturgiche, contribuendo, in questo modo, a incoraggiare le comunità locali che sono bisognose di essere sostenute, specialmente in Paesi a minoranza cristiana.

Desidero concludere auspicando che le donne impegnate nel turismo tengano sempre ben presenti le convinzioni etiche e cristiane e, come detto nel messaggio, “non perdano di vista la meta finale seguendo interessi transitori ed effimeri. La porta aperta dal turismo divenga per le donne una ‘porta santa’, con la Grazia di Dio”.


 

* Convegno della Chiesa nellÂ’ambito della BIT (Borsa Internazionale del Turismo), Milano, Rho-Pero, 22 febbraio 2008.

[1] Paolo VI, Discorso ai rappresentanti del turismo alberghiero, 7.03.1964: AAS LVI, 1964, p. 13.

 

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