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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 107 (Suppl.), August 2008

 

 

DOCUMENTO FINALE 

I.  L’evento

Si è svolto a Lourdes (Francia), dal 10 al 13 settembre 2007, il V Congresso Europeo di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, appuntamento che riunisce periodicamente i Direttori dei pellegrinaggi e i Rettori dei santuari d’Europa. Erano rappresentati i seguenti 19 Paesi: Andorra, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria. Il Congresso, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con i Santuari di Nostra Signora di Lourdes, ha avuto per tema Pellegrinaggi e Santuari, cammini di pace, spazi di misericordia. Si è preso così spunto dall’invito della Immacolata, nelle apparizioni di Lourdes, a pregare per i peccatori, in linea anche con il Messaggio del Santo Padre per la Giornata della Pace 2007, che ha per centro La persona umana cuore della Pace. Benedetto XVI vi rilevava la crescente necessità di pace nella società contemporanea, in cui i diritti umani sono sottoposti a continui attacchi (cfr. n. 12). Tante forme di violenza, poi, generano vendetta. La pace può scaturire dunque solo dalla riconciliazione, mentre il perdono può nascere dall’esercizio della misericordia, chiesta a Dio e offerta ai fratelli: “perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4, 32).

Il Congresso era teso a incoraggiare i Direttori dei pellegrinaggi e i Rettori dei santuari a cercare insieme mezzi per promuovere e accrescere questa dinamica della misericordia, che sboccia dalla fede, ma è sostenuta anche dalla ragione. 

I lavori erano stati formulati e programmati in modo da dare spazio e forza ai temi della giustizia, della solidarietà, della verità e della libertà, che sono le quattro colonne che sostengono l’edificio della pace.  Inoltre, si era inteso offrire rinnovate motivazioni operative per sostenere i credenti nel loro desiderio di incontrare il volto di Dio e valorizzare la relazione profonda tra il fedele e il sacro, riscoperto nel raccoglimento e nel silenzio.

La cerimonia d’apertura del Congresso è iniziata con la lettura del messaggio, a firma del Cardinale Tarcisio Bertone, per mezzo del quale il Santo Padre ha inviato la Sua benedizione ai partecipanti, bene augurando. Il Papa ha auspicato che l’incontro favorisca una sempre più viva contemplazione di Cristo, Verbo del Padre, per suscitare una testimonianza evangelica crescente e generosa.

Il Sindaco di Lourdes, Jean-Pierre Artiganave, nel dare il suo benvenuto ai presenti, ha invitato a volgere lo sguardo al crescente sviluppo dei pellegrinaggi in vista di una maggiore organizzazione.

I lavori congressuali sono stati quindi introdotti dall’Em.mo Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il quale si è rivolto ai partecipanti considerando due caratteristiche fondamentali del Continente europeo: le comuni radici cristiane e la crescente mobilità di persone e di idee. La Chiesa è chiamata a interpretarle – ha detto – promuovendo fratellanza e solidarietà.

Il Porporato ha quindi colto l’occasione dell’evento che si celebrerà a Lourdes a partire dall’otto dicembre prossimo, e cioè il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine a Bernadette, per sottolineare l’importanza di invocare come dono del Padre un cuore di fanciullo, adatto ad accogliere la Buona Novella e, dunque, alla conversione, prima grazia di ogni pellegrinaggio. Anche il tema pastorale dei Santuari di Lourdes di quest’anno così esorta: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Nel cammino spirituale del pellegrinaggio ciascuno è dunque chiamato a fare esperienza dell’amore e specialmente del perdono di Cristo. Occorre, pertanto, aiutare i pellegrini a trovare il giusto raccoglimento affinché nel silenzio e in comunione tra di loro, scoprano Dio che parla di pace al loro cuore, sull’esempio di San Francesco d’Assisi, il quale si lasciò guidare all’esperienza di Dio-Amore diventando uomo di pace, di tolleranza e di dialogo.

In un mondo, - ha poi proseguito il Cardinal Martino - che relega la malattia e la debolezza ai margini della società, i Direttori dei Pellegrinaggi e i Rettori dei Santuari testimoniano che il cuore di Dio è anzitutto misericordia. Ma il suo esercizio deve superare i confini di quei laboratori di spiritualità che sono i Santuari e i Pellegrinaggi stessi, affinché la dignità di ogni persona umana sia al centro delle nostre preoccupazioni, come tutti i problemi della società del nostro tempo.

Il Vescovo di Lourdes, S.E. Mons. Jacques Perrier, ha rivolto successivamente il suo saluto ai partecipanti incentrando il suo discorso attorno al 150° anniversario delle apparizioni della Madonna, a cui il Santuario si sta preparando. Infatti, nel 2008 Lourdes celebrerà tale ricorrenza giubilare. Un giubileo, secondo la Bibbia, è un “anno di grazia”, di gioia, di liberazione e di nuova partenza. La Chiesa ha ripreso questa tradizione biblica, e i Pontefici hanno periodicamente proclamato un anno santo, ma anche giubilei straordinari. Qui le apparizioni ebbero luogo nel 1858, che era proprio un anno giubilare straordinario. In esse ritroviamo gli elementi che il Papa e il Vescovo di allora auspicavano per tale evento: catechesi, preghiera e penitenza. Nonostante che la giovane Bernadette non avesse la gioia di una buona salute, né di un benessere materiale, da lei emanava grande letizia. Da allora ogni giorno si compie a Lourdes, in un certo senso, la grazia del giubileo: “annunziare ai poveri un lieto messaggio,… proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista” (Lc 4,18-19). Lourdes è un “giubileo permanente”.

Il tema Pellegrinaggi e Santuari come spazi di misericordia è stato d’inizio approfondito dal teologo Prof. José da Silva Lima, dell’Università Cattolica Portoghese nella sede di Braga, il quale ha spiegato che la grazia è concessa a colui che entra nel Santuario e si lascia sorprendere da Dio, come accadde a Zaccaria quando entrò nel “Santuario” e ascoltò la voce della promessa. Il Relatore ha continuato affermando che nel Vangelo il Santuario non è solo a Gerusalemme, ma anche a Nazareth, in quanto Maria è piena di grazia e il Verbo si è fatto carne in Lei. Poi, da quando Maria si mise in cammino, l’amore definitivo, la Misericordia, non alberga più solo a Nazareth, in un unico luogo, ma dimora presso tutta l’umanità.

Ha sottolineato, quindi, che la misericordia non ha patria, ma è presente ovunque; essa non ha casa, ma è in tutte le case che ascoltano la Voce e lasciano “entrare la salvezza”. La misericordia è per sempre e si rivolge a tutte le categorie della società. Non esclude nessuno, ma è soprattutto in favore dei più poveri e degli afflitti. Il Prof. da Silva ha concluso affermando che fa esperienza della misericordia solo colui che ama molto, che ascolta, che piange per es. l’agonia di un innocente, che ne asciuga il sangue versato e che si affretta ad andare a sentire, alla tomba, il profumo nuovo della Resurrezione.

Quindi è stata la volta del Prof. Jean-Yves Baziou, dell’Università cattolica di Lille (Francia), a intervenire sui Pellegrinaggi e Santuari come cammini di pace. Per la Bibbia la pace è una qualità e una finalità dell’uomo, la condizione che permette di vivere l’unità umana nel rispetto delle particolari differenze. Il pellegrinaggio a Gerusalemme aveva, dunque, come scopo l’unità del popolo di Israele e poi quello delle Nazioni, diventando esso un percorso di mutuo riconoscimento. Gesù si presenterà come portatore di pace e risponderà alla violenza con la mitezza. Con lui, il santuario in cui Dio risiede è il popolo di Dio, cioè una umanità riconciliata nella pace.                       

Ieri come oggi, ogni pellegrino lascia il luogo natio per trovare una pace interiore e vivere un’esperienza di fraternità. Al Santuario egli trova nuove e ampie relazioni umane, oltre che cristiane, con cui condividere un sentimento comune d’umanità. Il santuario prefigura e anticipa anche la pace attesa nell’aldilà: è spazio di gioia in un mondo spesso conflittuale, e favorisce la consapevolezza dell’unità della Chiesa e della sua universalità. Pellegrinaggi e Santuari contribuiscono comunque a tre situazioni di pace: quella con se stessi, con gli altri e con Dio.

È stato quindi dato spazio ai partecipanti per porre domande ai relatori e per riunirsi nei gruppi di studio, che hanno avuto luogo in tre sessioni. Le sessioni sono state introdotte dal Rev.do Padre Raymond Zambelli, Rettore dei Santuari di Lourdes.

Una prima tavola rotonda, di cui era moderatore il Rev. P. Francis Goossens, S.M., cappellano dei pellegrinaggi in Belgio, era mirata a dare suggerimenti su come preparare i fedeli in pellegrinaggio al Sacramento della Penitenza o Riconciliazione. Vi sono intervenuti i quattro seguenti relatori, rispettivamente di Francia, Portogallo, Svizzera romanda e Ucraina.

Il Rev.do P. Michel Bravais, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Direttori Diocesani dei Pellegrinaggi di Francia, ha spiegato che il pellegrinaggio è una iniziazione alla vita cristiana, come cammino di conversione e preparazione al Sacramento della Penitenza o Riconciliazione. Egli ha sviluppato poi alcuni aspetti di tale iniziazione, che implica la partenza, necessaria per trovare l’essenziale, l’accettazione dell’altro, l’incontro con culture o anche religioni differenti, fino all’amore per i propri nemici. Ciò che permette ai fedeli di lasciarsi realmente convertire da Dio è l’ascolto delle Sacre Scritture, come ci ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II. I rituali del pellegrinaggio consentono al fedele di scoprire Cristo.

Il Rev.do P. Virgilio do Nascimento Antunes, Direttore del Servizio Pellegrinaggi del Santuario di Nostra Signora di Fatima (Portogallo), ha ricordato che il Santuario apre il pellegrino alla riconciliazione quando gli ripete l’appello della Madonna alla conversione, nel contesto dell’ascolto del Vangelo e della celebrazione della Liturgia. In quanto luogo di numerosi ritiri spirituali, di formazione catechetica e teologica, di pellegrinaggi individuali, familiari e di gruppo, il Santuario dà a tutte le attività che vi si realizzano una dimensione riconciliatrice. Il punto culminante della pastorale della riconciliazione è la celebrazione del Sacramento della Penitenza, espressione della forza di riconciliazione della Chiesa. Il Santuario, in quanto luogo privilegiato di preghiera liturgica e personale, facilita la comunione con Dio, fonte di ciascun momento di conversione e riconciliazione. Il sacrificio riparatore dei peccati propri e di quelli dei fratelli è un aspetto centrale del messaggio di Fatima. Le penitenze che i fedeli impongono a se stessi, le lunghe camminate a piedi e i piccoli sacrifici quotidiani per i “poveri peccatori”, conferiscono a tutto il pellegrinaggio un aspetto penitenziale. Il Santuario è un luogo di confessione della fede cattolica, il che implica il riconoscimento dell’essere umano in quanto figlio di Dio Creatore e il riconoscimento da parte dell’uomo della santità di Dio.

Il Rev. Can. Michel-Ambroise Rey, dell’Abbazia San Maurizio e Delegato della Pastorale del Turismo e del Tempo Libero nella Svizzera romanda, ha riferito che in quella Abbazia vi è sempre la possibilità di chiamare un sacerdote al confessionale, come avviene in molti conventi dei Padri Cappuccini. Inoltre, un certo numero di sacerdoti sono a disposizione per celebrazioni penitenziali con assoluzione individuale. Il pellegrinaggio continuo al santuario di Notre-Dame du Scex, a 20 minuti a piedi dal monastero, è un’occasione speciale per celebrare il Sacramento della Riconciliazione. Nelle Diocesi romande si organizzano pellegrinaggi alpini al Gran San Bernardo, ritiri di montagna, settimane di cammino e spiritualità, promosse dai Canonici del Gran San Bernardo, dai Padri Gesuiti, dalla comunità “Eucharistein”, dalle “Béatitudes” e dal “Verbe de Vie”, che sono altre occasioni in cui i discepoli di Cristo possono ricevere il Sacramento della Riconciliazione nel contesto suggestivo della montagna. I santuari di Notre-Dame des Marches, Bourguillon e Vorbourg accolgono sempre numerosi penitenti e, nello spirito del pellegrinaggio, riconciliano gli uomini e le donne tra di loro e con il Signore.

Il Rev.do P. Roman Dutchak, delegato dell’Eparchia di Ternopil-Zboriv (Ucraina), ha fornito alcuni cenni storici sul Santuario di Zarvanyzia a partire dal XII secolo, per giungere al maggiore sviluppo registrato negli anni 1990-1996. Ha spiegato quindi come vengono preparati i fedeli al pellegrinaggio e anche al Sacramento della Penitenza, e di come la Chiesa in Ucraina sia uscita dalle “catacombe” e abbia ricostruito il Santuario distrutto. Nel 2004 si è svolto presso di esso un grande pellegrinaggio ucraino-polacco di amore e di perdono, a cui hanno partecipato 200.000 pellegrini dei due popoli vicini. Per il luglio del prossimo anno è stato programmato un pellegrinaggio delle famiglie di tutta la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.

Nella seconda tavola rotonda, di cui era moderatore il Rev. P. Sebastián Taltavull, Direttore del Segretariato della Commissione Episcopale di Pastorale della Spagna, si è discusso su quale pastorale d’accoglienza sia più indicata nei Santuari per incoraggiare i pellegrini al Sacramento della Penitenza o Riconciliazione. Sono intervenuti i seguenti tre esperti, rispettivamente di Austria, Francia e Spagna.

Il Rev.do P. Robert Bösner, OSB, portavoce del Gruppo di Lavoro austriaco per la Pastorale dei Pellegrinaggi, nel suo contributo, suddiviso in tre parti, ha indicato come Maria, la Vergine Immacolata e Madre di Dio, sia importante nel contesto di questa seconda tavola rotonda. Ciò si attua attraverso il messaggio di Fatima, che va visto come sprone affinché nella Chiesa vi sia un atteggiamento di penitenza e un invito a un maggiore sforzo a non peccare e a pentirsi. Inoltre, la seguente invocazione per la remissione dei peccati, formulata da Maria stessa: “Oh Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia”, aggiunta alla fine di ogni decina del Rosario, aiuta a consolidare l’atteggiamento di fede, in spirito di penitenza e conversione. P. Bösner ha riferito quindi i suggerimenti che gli operatori pastorali dei pellegrinaggi austriaci gli avevano inviato in vista del Congresso.

Mons. Patrick Jacquin, Rettore-Arciprete di Notre-Dame de Paris e Presidente dell’Associazione dei Rettori dei Santuari di Francia (ARS), ha messo in luce, nel suo intervento, l’importanza dei 140 Santuari di Francia per i pellegrini. L’atmosfera che si respira in questi luoghi, le tracce della vita dei Santi, le reliquie, la presenza di Maria e il suo atteggiamento materno, spingono i visitatori a diventare pellegrini e i pellegrini ad avanzare sulla strada della santità, della conversione o della guarigione. Persone che abitualmente si tengono lontane dai Sacramenti, nei Santuari si avvicinano all’Eucaristia e alla Riconciliazione. I giovani vi scoprono celebrazioni, riti o tradizioni vive, che li invitano ad accostarsi alla fede. Negli ultimi anni il numero dei visitatori è andato aumentando di un milione, tanto da essere arrivati oggi a 43 milioni per tutta la Francia. I Santuari sono uno dei due polmoni della vita ecclesiale, l’altro è quello rappresentato dalle parrocchie. I visitatori e i pellegrini coinvolti nella mobilità umana hanno bisogno di questi luoghi stabili, sempre aperti e accoglienti. I Santuari sono come il cuore buono dell’uomo, pieni di grazia, d’amore e di misericordia in Gesù Cristo, attraverso Maria.

Il Rev.do P. Josep-Enric Parellada, OSB, Direttore del Dipartimento di Pastorale del Turismo, Santuari e Pellegrinaggi della Conferenza Episcopale Spagnola, ha riferito che, oggi come sempre, i Santuari sono luoghi o momenti in cui è possibile l’incontro con Dio. Ciò fa sì che il pellegrino e il visitatore riescano a guardare alla loro vita passata, al presente, e soprattutto al futuro, nella prospettiva di Dio. Questo è il significato della conversione: non continuare, cioè, a guardare con i propri occhi, bensì con quelli di Dio. Occorre chiaramente dire che nel Santuario non è soltanto l’uomo che cerca Dio, ma è Dio che viene in persona a parlare all’uomo e a mostrargli il cammino per raggiungerlo. Lui stesso gli indica la via della conversione, che passa per la celebrazione sacramentale di questo incontro. I responsabili dell’accoglienza nei Santuari devono aver cura di trovare quelle forme e quegli atteggiamenti per aiutare coloro che si recano al Santuario a sentirsi chiamati alla conversione. Ciò significa comprendere, spiegare, dialogare e pregare. P. Parellada ha sottolineato, poi, l’importanza dell’esperienza di fede che vivono i pellegrini e i visitatori che si recano al Santuario e ha riferito in merito al loro comportamento o atteggiamento quando si accostano al confessionale. La meta è di nuovo l’uomo che va all’incontro con Dio e che scopre che era Lui che lo aspettava, era Lui il pellegrino che, giorno dopo giorno, camminava per lo stesso sentiero della sua vita. 

Il programma prevedeva anche tre conferenze di esperti i quali hanno affrontato il tema dal punto di vista di giustizia, libertà e verità, solidarietà e amore. Ha svolto il ruolo di moderatore il Rev.do P. Caesar Atuire, Amministratore Delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi (Italia).

Mons. Richard Mohan, Priore del St. Patrick’s Purgatory (Irlanda), ha ricordato che i Pontefici, in particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno costantemente sottolineato che i due valori fondamentali che definiscono la giustizia sono la persona e la comunità. Pertanto, il compito dei Pellegrinaggi e dei Santuari deve essere quello di promuovere il rispetto delle persone e di costruire relazioni di giustizia e solidarietà. Il tema del deserto è alla base del pellegrinaggio e del ritiro. A Lough Derg, presso il Santuario di St. Patrick, i pellegrini sono isolati e alla mercé degli elementi atmosferici. Essi fanno l’esperienza della povertà, dell’uguaglianza, della fame, della fatica e dell’impotenza di fronte a forze che non controllano. Tutto ciò li conduce a interrogarsi su tolleranza, libertà e rispetto degli altri. Nel Sacramento della Riconciliazione e nell’Eucaristia, essi celebrano la loro fraternità in Cristo e sono interpellati dalla Buona Novella. Questo pellegrinaggio, nel Santuario che può ospitare soltanto alcune centinaia di pellegrini, è un’esperienza intensa, personale, stimolante e un impegno a seguire Cristo. I pellegrini ne escono guariti e rinvigoriti.

Mons. Carlo Mazza, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Pellegrinaggi (Italia), ha detto che il rapporto tra pellegrinaggio e santuario si rivela profondo, fattosi nel tempo intrinseco e strutturale, delineando la peculiare caratteristica di un cammino di fede e di una sua “storia” sulle orme della più grande “Storia della salvezza”. Da questa prospettiva l’intento del suo contributo consiste nel verificare come tra pellegrinaggio e santuario si possano innestare autentici “cammini di pace”, sperimentati e sperimentabili in funzione della persona e delle relazioni tra popoli, etnie, culture e religioni.

Nel quadro di riferimento definito, il Dio della rivelazione biblico-cristiana appare come colui che si autocomunica nel tempo del pellegrinaggio dell’uomo storico, dischiudendogli il volto autentico della verità e della libertà. Di qui l’importanza dell’esperienza di “camminare” nella verità di Dio al fine di comprendere più radicalmente la verità dell’uomo, ricordando il detto di Gesù: “Colui che pratica la verità viene alla luce” (Gv 3,21). Inoltre il Dio della rivelazione biblico-cristiana si manifesta come assoluta e incondizionata libertà, a differenza dell’uomo tormentato da inquietudini apparentemente insormontabili. Allora se Dio è libero nella sua identità più profonda, l’uomo è libero nella potenza desiderante di libertà, soddisfatta solo nell’accoglienza dell’Altro come necessario. Nel pellegrinaggio la libertà dell’uomo dispone dello spazio della decisione. Illuminato dalla fede, effettua il passaggio dal puro desiderio alla realtà, liberandosi dal peccato mediante la fede e i Sacramenti della fede. Per questo si tratta di creare nel Santuario le condizioni di un’accoglienza appropriata e i luoghi di disponibilità al colloquio spirituale quali segni di libertà rispettosa e di ascolto profondo delle esigenze del pellegrino.

Urge dunque edificare l’uomo “a misura di Cristo”, l’inviato del Padre, per compiere l’alleanza eterna e stabilire la “pace messianica”. Appare evidente che per costruire la vera pace è necessario seguire il “Principe della pace”, vincendo quei molteplici pregiudizi che inficiano la mente e il cuore, con un’autentica “conversione”. In questo “frangente” di grazia, accade la “pace” quale evento veramente pasquale, secondo il saluto augurale del Risorto: “Pace a voi!” (Gv 20,19). È una pace che incide la coscienza e viene, per così dire, sancita nel Santuario, dove si edificano specifiche e nuove coordinate dell’esistenza personale e nuove relazioni con gli altri, per essere “veramente liberi in Cristo” (cfr. Gal 5,1 ss).

Il Prof. Antoni Jackowski e la Dott.ssa Izabela Sołjan, dell’Istituto di Geografia e Gestione del Territorio dell’Università Jaghellonica di Cracovia (Polonia), Cattedra di Geografia delle Religioni, hanno svolto una relazione su I pellegrinaggi come manifestazione della solidarietà tra gli esseri umani. I pellegrinaggi che traggono origine nella religione e nelle credenze accompagnano l’uomo in tutte le tappe dello sviluppo delle culture e delle civiltà. Essi hanno quasi una natura sopraconfessionale e sopratemporale. Il pellegrinaggio è un tipo di peregrinazione, intrapreso per scopi religiosi, che termina con la visita ai luoghi sacri.

Nella cristianità, il pellegrinaggio costituisce una delle espressioni pubbliche e comunitarie della pietà. Occorre ricercarne la genesi nella Bibbia. Esso, dunque, è un fenomeno religioso, ma anche sociale e culturale e ha dato luogo a una particolare “cultura”. I pellegrinaggi a piedi hanno sempre creato un senso comunitario tra i pellegrini, tessendo tra di loro un filo invisibile di pace, dando vita a un sentimento particolare di comunità e solidarietà, tanto religiosa quanto sociale e nazionale, e diventando un grande spazio di solidarietà interumana.

La questione è stata illustrata prendendo come base l’esempio della Polonia. Questo Paese occupa, su scala mondiale, un posto importante e svolge un ruolo di primo piano nei pellegrinaggi. Lo possiamo annoverare tra le pochissime Nazioni in cui, fin dall’inizio, persiste incessantemente una grande attività in fatto di pellegrinaggi. Infine, nei momenti difficili della sua storia, i pellegrinaggi hanno rappresentato un fattore essenziale per destare e formare la coscienza nazionale polacca.

Nella giornata conclusiva, piuttosto animata è risultata l’ultima sessione in cui il relatore, S.E. Mons. Gérard Defois, Arcivescovo-Vescovo di Lille (Francia), ha dialogato con i partecipanti, rispondendo alle loro domande. Il Presule ha sottolineato come i Santuari e i luoghi di pellegrinaggio siano, nelle nostre società, luoghi simbolici di riconciliazione e pace ove si accolgono tutte le persone e si riserva un posto privilegiato ai poveri e ai malati. E tutto ciò mentre la società dà valore unicamente alla forza e perfino alla violenza dei potenti. Molti interrogativi riguardavano anche il Sacramento della Riconciliazione.

S.E. Mons. Defois ha rilevato la difficoltà dell’uomo di oggi di ‘vincere il male con il bene’, secondo l’espressione di San Paolo, poiché, se non ci sono riferimenti cristiani, di fronte al male le risposte sono quelle della repressione, dell’esclusione o della depressione che, a volte, conduce al suicidio. Ha citato Benedetto XVI nel suo ultimo libro “Gesù di Nazareth”: solo l’uomo riconciliato con Dio e con se stesso può fare opera di pace attorno a sé. La Liturgia della riconciliazione apre prospettive propriamente cristiane, quelle cioè della salvezza mediante la Croce di Cristo e non con i soli sforzi morali da parte nostra. Per questo è importante per la società stessa che in quegli spazi di misericordia che sono i santuari sia offerta a tutti la Liturgia della riconciliazione. E ciò può avvenire grazie a un ministero ordinato, che dia il significato oggettivo del perdono ricevuto da Dio mediante il ministero della Chiesa. 

Al termine degli interventi sopra riferiti, i Partecipanti al Congresso hanno approvato un testo di Conclusioni e Raccomandazioni, che qui di seguito è pubblicato. 

II.  Conclusioni

1. Quando l’uomo si fa pellegrino per cercare e trovare Dio, deve rammentare anche che “è Dio che viene in Persona a parlare di sé all’uomo”[1]. Dio viene a noi sui nostri cammini d’umanità. Il Santuario è, quindi, luogo privilegiato in cui Dio visita l’uomo. Dio si fa pellegrino nel mondo per esaudire il desiderio profondo dell’umanità che è la Pace e indicargliene la via.

La nostra convinzione fondamentale è che “il Signore è stato buono con la sua terra, ha perdonato l’iniquità del suo popolo, ha cancellato tutti i suoi peccati” (Sal 85, 2-3). Egli preferisce l’amore/la misericordia al sacrificio (cfr. Os 6,6; Mt 9,13 e 12,7).

2. Quando Dio visita la terra nei pellegrinaggi e nei Santuari, la misericordia si mette in cammino. Colui che visita il Santuario - pellegrino o turista - domanda di essere accolto e accettato così come è, affinché la pace sia “in primo luogo, costruita nei cuori”[2].

3. I Santuari, ciascuno con la propria storia, sono il punto di arrivo provvisorio di un viaggio in cui ogni pellegrino deve poter trovare il proprio pozzo di Giacobbe (cfr. Gv 4, 19-20). La Misericordia ha bisogno di ‘viscere d’umanità’ per accogliere le tante persone che camminano cariche di interrogativi, stanche e in cerca di punti di riferimento e riconoscimento. Nel Santuario c’è la misericordia (cfr. Os 11,8). Ma esso non può dare amore senza quel volto affettuoso che l’identifica. Ogni uomo deve ricordarsi di essere nella grazia di Dio (cfr. Rom 8, 34). Infatti, non c’è uomo condannato fin tanto che c’è vita.

4. Pellegrinaggi e Santuari favoriscono, sotto la luce di Dio, la pace con se stessi. Ciò comporta uno sforzo di cambiamento personale e la possibilità di integrare gli aspetti negativi delle nostre esistenze per giungere a una tranquillità d’animo, fino ad arrivare ad ammettere serenamente che non siamo altro che esseri umani e che nelle nostre vite l’oscurità e la luce camminano sempre fianco a fianco.

5. In Europa, la consapevolezza del bene e del male si affievolisce, mentre continuano ad aumentare i “sensi di colpa”[3] che minano le coscienze in un tempo in cui i punti di riferimento o i valori sono influenzati dalle correnti d’opinione. Nel pellegrinaggio e nel Santuario l’uomo può scoprire che la Misericordia si ferma su di lui ogni qualvolta la invita a restare. L’effetto può essere imprevisto e, alla fine, essa può trasformare colui che già portava nel cuore questo desiderio inesprimibile.

6. La qualità dell’accoglienza svolge un ruolo importante e si esprime nella bellezza dei luoghi (disposizione, simboli, lingue …), nell’attenzione rivolta all’accompagnamento di persone e gruppi, nelle esigenze proprie della vita nei santuari e nell’esperienza della profondità del silenzio, che favorisce la comunione con Dio e con gli altri. In effetti, quando accogliamo i visitatori, anche per loro c’è la possibilità di accogliere la Chiesa e, attraverso la sua mediazione, la Parola di Dio. È dunque auspicabile esercitare nei loro riguardi la virtù dell’ospitalità, nel rispetto dei loro ritmi e tempi di maturazione.

7. Santuari e pellegrinaggi, grazie alla rete che costituiscono, hanno anche un ruolo sociale perché favoriscono relazioni di pace tra gli uomini, la conoscenza vicendevole della loro storia e la comunicazione reciproca in profondità e interiorità. Nel passato, pellegrinaggi e Santuari hanno contribuito a edificare uno spirito di pace con l’istituzione di garanzie giuridiche volte a proteggere i pellegrini.

Ancora oggi i nostri Santuari, per ciò che riguarda in particolare l’Europa, possono essere “un luogo di incontro per vari popoli europei”[4]. Vi si prende coscienza del fatto che “l’Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane … [che] sono una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio”[5]. Essi possono contribuire, a modo loro, al cammino d’unità intrapreso dall’Europa, unità che “resta ancora in gran parte da realizzare nella mente e nel cuore delle persone”[6].

8. Pellegrinaggi e Santuari sono luoghi di rinnovamento nella fedeltà e d’intelligenza della fede.

9. Le opere di misericordia (cfr. Mt 25) e il Sacramento della Riconciliazione sono cammini per la liberazione dal peso della colpa, per accedere alla libertà dei figli di Dio e raggiungere la Salvezza, che ha la propria fonte e compiutezza nell’Eucaristia, celebrata e condivisa. 

III.  Raccomandazioni

1. Rendere accessibile il Sacramento della Riconciliazione con la presenza visibile dei ministri della Riconciliazione, che possa accompagnare il cammino per vivere e celebrare l’esperienza della Misericordia. Rispettare la riservatezza, la serenità e la dignità di questo cammino nel luogo della sua celebrazione. Proporre speciali occasioni per sensibilizzare e preparare alla celebrazione del perdono.

2. Invitare tutti i battezzati – laici, religiosi, religiose e ministri ordinati – a questo rinnovamento spirituale permanente lungo tutto il corso della vita.

3. Adoperarsi per dare nuova vitalità al Sacramento della Riconciliazione, con i mezzi e gli stili propri dei Santuari e delle parrocchie oggi.

4. Sostenere un rinnovamento della riflessione antropologica, teologica, liturgica, catechetica, ecc., sulla Riconciliazione, a motivo del nuovo stato di consapevolezza dell’uomo europeo.

5. Creare le condizioni affinché il silenzio permetta di accogliere la Pace, dono di Dio, e favorisca un clima di preghiera.

6. Incoraggiare la collaborazione tra gli “organismi” religiosi e le agenzie turistiche, allo scopo di aiutare i visitatori a comprendere la missione dei pellegrinaggi e dei Santuari.

7. Realizzare un cammino d’armonia tra pellegrinaggi e Santuari e tutte le componenti della vita diocesana.

8. Incoraggiare la solidarietà spirituale e materiale dei pellegrinaggi e dei Santuari con le comunità cattoliche minoritarie, sia in Europa che nelle loro Nazioni.

9. Rallegrarsi della consapevolezza, da parte delle Conferenze Episcopali, dell’importanza dei pellegrinaggi e dei Santuari in un mondo continuamente in movimento e chiedere che siano istituite istanze di collaborazione tra Direttori di pellegrinaggi e Rettori di Santuari per un migliore servizio pastorale.  

*   *   * 

Affidiamo i risultati dei nostri lavori e la loro attuazione all’amore materno della Vergine Maria, l’Immacolata Concezione, Madre della Chiesa, e a tutti i Santi Patroni dei nostri santuari e luoghi di pellegrinaggio in Europa.


 

[1] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, 10.11.1994, n. 6: L’Osservatore Romano, n. 262 (40.801) del 14-15.11.1994, p. 2

[2] Benedetto XVI, Lettera a S.E. Mons. Domenico Sorrentino in occasione del XX anniversario dell’Incontro interreligioso di Preghiera per la Pace in Assisi, 2.09.2006: L’Osservatore Romano, n. 204 (44.346) del 4-5.09.2006, p. 5.

[3] Cfr. Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Corso sul Foro interno organizzato dalla Penitenzeria Apostolica, 16 marzo 2007: L’Osservatore Romano, n. 63 (44.506) del 17.03.2007, p. 5.

[4] Benedetto XVI, Discorso durante l’incontro con le Autorità e il Corpo Diplomatico, in occasione del viaggio apostolico in Austria, 7 settembre 2007: L’Osservatore Romano, n. 205 (44.648) del 9.09.2007, p. 6.

[5] Ibid.

[6] Ibid.

 

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