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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move N° 108, December 2008 LÂaccoglienza dello straniero è nel cuore dellÂidentità europea* Cardinale Renato Raffaele Martino Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti La Giornata mondiale del rifugiato che si celebra questo 20 giugno per iniziativa dellÂOnu è occasione per riaffermare i principi fissati dalla dottrina sociale della Chiesa e recepiti altresì dalla Dichiarazione universale dei diritti dellÂuomo. La condizione del rifugiato va considerata con estrema attenzione nel più generale contesto della mobilità umana. La tutela di diritti specifici non può essere vanificata da generalizzate valutazioni, quale che sia, di tali flussi, che del resto coinvolgono persone a loro volta titolari di diritti irrinunciabili. La ricorrenza giunge questÂanno allÂindomani di un voto del Parlamento europeo che recepisce una nuova direttiva in materia di immigrazioni. La Chiesa non è certo ostile in modo preconcetto alla volontà europea di regolare i flussi migratori, ma afferma che questa deve non solo tutelare i diritti dellÂuomo, ma basarsi su di essi. Tra tali diritti cÂè quello del rifugiato a essere protetto. Tra i doveri che ne conseguono cÂè quello di proteggere gli individui perseguitati a motivo della razza, della nazionalità, della religione, delle idee politiche o dellÂappartenenza a gruppi sociali, come prevede la Convenzione di Ginevra del 1951. Altrettanto garantita deve essere la protezione sussidiaria che la comunità internazionale si è impegnata a dare a quanti, pur in assenza di una persecuzione individuale, sono in fuga da contesti di guerra o di violenza generalizzata. La Chiesa rispetta profondamente la responsabilità delle istituzioni governative e sovranazionali nel loro compito di garantire al tempo stesso accoglienza e sicurezza e non ignora le difficoltà nel perseguire politiche umanitarie, se pressati da unÂopinione pubblica in cui non mancano ostilità per lo straniero. Tuttavia, lÂinsegnamento e lÂimpegno della Chiesa sono quelli di rispondere con spirito di servizio alle questioni sollevate dai flussi migratori, a livello di diritti e a livello sociale ed ecclesiale. Lo stesso Benedetto XVI più volte - ancora domenica scorsa con specifico riferimento allÂItalia - ha chiesto solidarietà con quanti giungono in cerca di una vita migliore. La prima risposta sta in unÂintegrazione che trovi un equilibrio - il Papa ha parlato di Âragionevolezza civica - tra il rispetto dellÂidentità propria e il riconoscimento di quella altrui, senza il quale non si scioglierebbe la tensione tra sicurezza e accoglienza. AllÂEuropa si chiede di non snaturare la sua cultura e di non estirpare le sue radici, in una visione solo utilitaristica della convivenza. Non a caso, si sarebbe auspicata più attenzione sia alla condizione di bisogno sia alla protezione dei minori e a quella della famiglia. Governi e istituzioni europee devono certo tener conto degli interessi nazionali e comunitari, ma nel contesto del bene comune universale. Il pensiero europeo, alfiere dei diritti dellÂuomo, può e deve essere volto al raggiungimento del bene comune dellÂintera umanità, uno scopo che richiede sostegno, solidarietà, assistenza e cooperazione. AllÂEuropa si chiede un supplemento dÂanima, o forse una riaffermazione di se stessa, per non varcare il limite oltre il quale perderebbe il proprio umanesimo.
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