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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 108, December 2008

 

 

Il cardinale Poletto

arcivescovo di torino:

 Â“Non abbiate paura di rom e stranieri”*

 

Nel giorno della festa di San Giovanni, lÂ’arcivescovo ha messo la città di fronte ai suoi problemi sociali più seri e concreti - immigrazione e povertà - e ha indicato la via per risolverli: «Vivere, costruire insieme, non contro. Con fiducia e non con paura. Senza spinte corporativistiche e riflusso nel privato, distinguendo lÂ’insicurezza provocata dai delinquenti da quella provocata dai disperati, alla quale si rimedia con la prevenzione e lÂ’educazione».

Il cardinale Poletto ha osservato che «Torino sta vivendo un tempo di sfide sul piano culturale, sociale, economico, etico e religioso. Ed è chiamata al coraggio di proporsi ancora una volta come città laboratorio, di approfondire il ruolo di “esperta in umanità” che la grande storia dei Santi sociali ci ha consegnato...». Il volto di Torino sta cambiando, il 10% della popolazione proviene da altre culture e convinzioni religiose. «Questa diversità - ha detto - può suscitare incertezza, smarrimento e addirittura sconcerto e paura. Ma... il discernimento ci aiuti a capire che il futuro di Torino va costruito “insieme” e non “contro”, nella logica evangelica del bene comune, postulando per ciascuno diritti e doveri».

LÂ’arcivescovo ha ricordato le persone vittime di tratta, «una piaga dove è urgente fare di più sia sul versante dei protettori che dei clienti, che si incrocia con la moralità pubblica e il rispetto della dignità della donna», le famiglie che non riescono a ricongiungersi, le mamme sole con bambini piccoli, i rifugiati. «Torino non deve smarrire la sua caratteristica di città accogliente, nessuno deve sentirsi straniero e ospite. Nello stesso tempo, tutti, anche gli immigrati, si devono sentire impegnati a vivere i propri doveri di cittadinanza, nel rispetto delle persone e della collettività». Ancora: «Non dobbiamo lasciarci incatenare dal panico, dallo scoraggiamento, dal senso di incertezza. Si tratta di impegnarsi per la formazione di un rinnovato modello di cittadinanza per tutti. Anche per coloro che sembrano così lontani dalla possibilità di inserimento». E nel Duomo, dove a San Giovanni, per unÂ’antica tradizione, numerose famiglie di rom vengono a prenotare messe per i mesi futuri, ha aggiunto: «Mi riferisco, ad esempio, ai fratelli e sorelle, soprattutto minori, delle diverse etnie rom presenti in numero contenuto nella nostra città. Da anni Torino sta pazientemente sperimentando percorsi di integrazione sostenibili... Non serve usare toni polemici. È necessario conoscere, valutare ed intervenire là dove fosse necessario a vantaggio degli stessi nomadi per sanare situazioni illegali».

Poi, la povertà. «Cresce ogni giorno la percezione della vulnerabilità, della fragilità. Penso alle molte famiglie, fino a ieri abbastanza garantite economicamente, cadute quasi di colpo nella povertà». E ricordando la tragedia della Thyssen e della sicurezza sul lavoro aggiunge il cardinale: «Per molti si aggiunge la preoccupazione della sicurezza “del” lavoro». Ancora: «Ci sono giovani coppie appesantite da mutui o acquisti con pagamento differito, anziani rimasti soli. Come vostra guida sento il dovere di spronare tutti gli sforzi che a più livelli si mettono in campo per farsi carico di queste nuove e svariate povertà».

«Guardare al futuro con maggiore speranza - ha concluso lÂ’arcivescovo - diventa possibile se ciascuno accetta di fare la propria parte... per costruire quel clima di legalità e fraternità che è condizione essenziale per essere felici». I torinesi lÂ’hanno ringraziato con un lungo applauso (il discorso completo su www.diocesi.torino.it). «Il cardinale - ha poi commentato il sindaco Chiamparino - incoraggia la solidarietà, il riconoscimento del diverso, la sobrietà, lÂ’educazione come punti di riferimento: valori trasversali, nei quali mi ritrovo e che trovo in una parte delle cose che cerchiamo, a volte faticosamente, di fare».


 

 * Maria Teresa Martinengo in “La Stampa” del 25 giugno 2008. 

 

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