Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the MoveN° 108, December 2008
LÂintegrazione ecclesialedegli immigrati in Italia*
Cardinale Renato Raffaele MARTINO Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Saluto dÂinizio Sono lieto di aprire i lavori del vostro Convegno Nazionale, che ha per tema: ÂLÂintegrazione ecclesiale degli immigrati in ItaliaÂ. Un saluto cordiale al Presidente della Migrantes Sua Eccellenza Monsignor Lino Bortolo Belotti, al Direttore Generale, Mons. Piergiorgio Saviola ed a tutti i partecipanti. «Che cosa è lÂintegrazione?» L'integrazione[1] è un processo, un divenire vitale del migrante. E noto subito che i processi integrativi dei nostri fratelli immigrati hanno un impatto in tutti i settori della vita sociale. LÂemigrato che arriva in Italia si trova di fronte a nuove realtà, molto spesso, senza che nessuno lo abbia preparato, avvisato, introdotto. LÂimpatto con la società italiana, più delle volte apre ferite interiori, difficili da rimarginare che influiscono sul temperamento e sulla fede. Forse il primo problema degli immigrati è quello dellÂapprendimento della lingua italiana, essi trovano poi diversità di usi e costumi, difficoltà di fare amicizie, incertezza del domani, mancanza di spazi propri, soprattutto in casa (dove molti vivono in coabitazione), diversità per il modo come vivono la loro fede gli italiani, rimanendo anche vittime di una certa discriminazione. Tutto questo ci dispiace perché lÂItalia è stata sempre un Paese caratterizzato da uno spirito religioso di natura cattolico ed ha avuto atteggiamenti di rispetto e di accoglienza verso gli altri. Il Signor Presidente della Repubblica, Dottor Giorgio Napolitano, nellÂincontro ufficiale con il Santo Padre Benedetto XVI al Quirinale, il 4 Ottobre di questo mese, ha parlato di Ârispetto della dignità umana in tutte le sue forme e in tutti i luoghiÂ. Il Capo dello Stato ha poi auspicato il Âsuperamento del razzismoÂ, citando anche le parole del Sommo Pontefice con cui ha denunciato il riaffacciarsi Âin diversi Paesi di nuove manifestazioni preoccupantiÂ[2] di razzismo. Benedetto XVI, durante la preghiera dellÂAngelus del 17 Agosto u.s. richiamava lÂattenzione di tutti sul fatto che oggi: Âsi registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razzialeÂ.[3] Vorrei, inoltre, ricordare che in Italia il numero delle donne emigrate sta diventando sempre più consistente. Esse sono in genere lavoratrici domestiche o impiegate nel lavoro sommerso, spesso private dei più elementari diritti umani e sindacali, e vittime poi di frequenti abusi nella sfera domestica. La violenza contro le donne immigrate è una piaga che continua ad uccidere, torturare e mutilare, sia fisicamente che psicologicamente, sessualmente ed economicamente. È una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, che nega il diritto delle donne allÂuguaglianza, alla sicurezza, alla dignità, allÂautostima e a godere delle libertà fondamentali. Desidero rilevare a tale riguardo che il posto di lavoro è uno dei principali luoghi dÂintegrazione sociale. Questo vale per gli italiani e anche per gli immigrati. Il lavoro, oltre a rispondere alle esigenze economiche e di guadagno, è fonte di autorealizzazione personale, di gratificazione e di successo per chi vi si dedica con passione ed entusiasmo e senso di responsabilità; esso permette di essere protagonisti e di entrare attivamente e responsabilmente nel tessuto sociale. È importante quindi aiutare gli immigrati ad inserirsi nel mercato del lavoro e sostenerli nel raggiungimento di obiettivi formativi e professionali. LÂabitazione è pure un aspetto centrale della vita quotidiana. In effetti, una parte considerevole del nostro vivere si svolge nella propria abitazione e a contatto con lÂambiente circostante, nei rapporti coi vicini e nellÂaccesso ai servizi collettivi. A questo proposito, non possiamo non notare che il disagio abitativo è diffuso tra gli immigrati. I costi proibitivi degli affitti nei grandi centri urbani spingono lÂimmigrato verso aree semi-centrali e periferiche. La grande maggioranza vive in affitto o nel luogo dove lavora, oppure è ospite in casa di parenti o amici. Molti poi vivono in veri e propri tuguri, alla periferia delle grandi metropoli. Altri, per risparmiare, sono ammucchiati in accampamenti o in lugubri appartamenti, condividendo la cucina, il bagno e dormendo su letti a castello o per terra. La carenza di alloggi rende difficile programmare il futuro e soddisfa il loro bisogno di autonomia e di libertà. Un altro elemento importante per lÂintegrazione degli immigrati è la scuola che è chiamata a confrontarsi con una nuova realtà, quella della presenza di tanti alunni stranieri. LÂinsegnamento scolastico è così uno degli elementi fondamentali per lÂintegrazione degli immigrati nel nostro Paese. Essa ha una duplice funzione, di formazione umana e di preparazione alla vita lavorativa. In tale contesto, consideriamo che un primo strumento ai fini di una compiuta educazione interculturale è l'insegnamento della lingua italiana, facendo attenzione, comunque, che non si perda la lingua del Paese dÂorigine. La lingua madre è considerata, infatti, come una risorsa e un sostegno nell'apprendimento dell'italiano, e in qualche caso, la comparazione tra le strutture linguistiche dei due idiomi è un efficace strumento didattico. Inoltre il bilinguismo intensifica i rapporti economici, culturali, sociali e religiosi tra i Paesi. Un problema scottante è poi lÂimmigrazione irregolare. L'immigrato irregolare, un soggetto debole, diviene la vittima preferenziale delle associazioni a delinquere, come nel caso dello sfruttamento della prostituzione e del «nuovo commercio» della contraffazione, dello spacciatore di droga, dei gruppi organizzati per il furto, delle attività legate allo sfruttamento, alla riduzione in schiavitù e all'estorsione. Le radici dell'integrazione ecclesiale, che fa lÂoggetto del vostro incontro, sono da ricercare naturalmente sul piano etico e religioso e soprattutto nel comandamento dellÂAmore che ci fa tutti fratelli. Se vogliamo crescere come singoli e come società bisogna accettare di essere per l'altro quello che l'altro è per noi, così da rifuggire posizioni di superiorità e di dominio. Contrariamente, continueremmo a concepire gli immigrati esclusivamente in base al beneficio che apportano al sistema economico. LÂazione pastorale in favore degli immigrati va quindi incarnata nella situazione esistenziale di ogni individuo. Bisogna tener conto della lingua, cultura, religione, provenienza e storia del migrante. Base della pastorale è la testimonianza. Il calore della schietta amicizia con chi è diverso da noi e viene da lontano è la più bella testimonianza e può predisporre allÂannuncio esplicito del Vangelo. Le migliori soluzioni ai problemi sociali degli immigrati provengono dalle persone che vivono sul territorio. È proprio qui che la società intera si attende un contributo speciale dalla Chiesa, intesa anche come famiglia di popoli diversi. Essa ha sempre incoraggiato lÂintegrazione e lo scambio e si è impegnata a dare un nuovo impulso allÂaccoglienza, allÂincontro, allÂascolto, al dialogo, alla celebrazione e alla festa. La presenza della Chiesa nella vita degli immigrati è straordinaria perché infonde sicurezza nei loro spiriti e li apre alla speranza a nuovi progetti per il futuro. Mi congedo da voi con lÂaugurio che abbiate sempre presente lÂesempio dellÂApostolo Paolo Âmigrante per vocazioneÂ[4], di cui questÂanno celebriamo il Giubileo. La Buona Novella predicata da San Paolo si è calata nelle diverse culture e rappresenta un punto sicuro di riferimento per chi è coinvolto nel movimento migratorio contemporaneo. Vi auguro un buon lavoro congressuale, in spirito di preghiera e di amorevole servizio. Grazie! * Convegno Nazionale della Migrantes, Roma dal 27 al 29 ottobre 2008. [1] Cfr. Laura Zanfrini, I paradossi dell'integrazione degli immigrati in Italia, in Aggiornamenti Sociali, N. 5, 2000, p. 444. [2] LÂOsservatore Romano, 5 Ottobre 2008, p. 8. [3] LÂOsservatore Romano, 18-19 Agosto 2008, p. 8. [4] Cfr. Benedetto XVI, Messaggio in occasione della 95a Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato per il 2009, ÂSan Paolo Migrante, Apostolo delle gentiÂ: LÂOsservatore Romano, 9 Ottobre 2008, p. 10.
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