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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 110, August 2009

 

“LE RELIGIOSE IN RETE CONTRO LA TRATTA”* 

 

S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò

Presidente del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

Desidero anzitutto esprimere i miei ringraziamenti per questa opportunità di rivolgermi a voi all’inizio del vostro Congresso. Vorrei anche ringraziare tutte coloro che sono direttamente impegnate in qualsiasi modo per il sollievo di chi è coinvolto nel traffico di persone, una nuova forma di schiavitù.

Molte di voi già sanno che il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti condivide le vostre preoccupazioni, conosce le vostre necessità e sta facendo tutto il possibile per sostenere il lavoro della Chiesa nel combattere questo serio problema umanitario. Permettetemi di ricordare qui all’inizio le parole di Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 93esima Giornata Mondiale dei Migranti e Rifugiati del 2007, e cioè:

            “Non poche sono quelle donne che finiscono vittime del traffico di esseri umani e della prostituzione. Nei ricongiungimenti familiari le assistenti sociali, in particolare le religiose, possono rendere un servizio di mediazione apprezzato e meritevole di sempre maggiore valorizzazione.”[1]

Dobbiamo certo essere chiari su cosa significhi “non poche”, nell’espressione pontificia per quanto riguarda il traffico di donne e bambini, fenomeno attualmente diffuso in ogni continente. recenti statistiche, infatti indicano che sarebbero più di 4 milioni le persone vittime, più della metà delle quali impegnati attivamente, il più delle volte senza volerlo, nell’industria del sesso.

Anche in Italia si ritiene vi siano più di 10.000 vittime della tratta di esseri umani, la maggior parte provenienti dall’Africa. Non ci possono essere dubbi sul fatto che il traffico di donne sia un fenomeno criminale che viola i diritti umani fondamentali e distrugge spiritualmente e anche materialmente vite umane.

Sono lieto che nel corso dei prossimi giorni affrontiate il tema da voi scelto ed individuiate strade da percorrere nella formazione delle Religiose in questo importante ambito pastorale. Permettetemi di aggiungere la mia opinione oltre la parola del Santo Padre, dicendo che la Chiesa in questo campo non solo ha un ruolo importante, ma anche profetico.

La tratta di persone è stata in effetti nascosta per troppo tempo sotto le strutture di potere e di controllo che coprono la vergogna e l'ipocrisia di alcuni componenti della società. Mi spiego: la tratta di esseri umani si serve principalmente del trasporto di donne e bambini a scopo sessuale ed economico, egoistico e sleale, per mezzo della manipolazione, della forza e violenza. Non è mai di una vera “scelta” e quasi invariabilmente questo tipo di vita si conclude con un trauma psicologico. La maggior parte dei paesi colpiti dalla tratta non riconosce nemmeno poi che essa alimenta le industrie locali del sesso e viceversa. Ciò è rafforzato dalla “diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità”. [2] 

Queste non sono cose facili per molti da accettare e di cui parlare, tanto meno da affrontare in quanto manifestano una zona oscura della condizione umana. Dobbiamo invece parlarne, ed agire con fiducia e sicurezza nella consapevolezza che, come Cristiani, non possiamo restare in silenzio di fronte ad un tale orripilante fenomeno.

Nel 2007 il Pontificio Consiglio ha pubblicato gli “Orientamenti per la Pastorale della Strada” nei quali si è cercato di sintetizzare differenti necessità pastorali per coloro che si trovano coinvolti direttamente o meno nei diversi aspetti della vita di strada e del suo mondo. Vi si ritrovano donne coinvolte nella prostituzione, molte delle quali vittime della tratta. Al fine di affrontare le loro necessità, negli “Orientamenti” si afferma quanto segue:

 Â“Programmi specifici di formazione per operatori pastorali sono necessari per sviluppare competenze e strategie al fine di combattere la prostituzione e il traffico di esseri umani. Tali programmi sono realizzazioni importanti, perché impegnano sacerdoti, religiosi/e e laici nella prevenzione dei fenomeni considerati e nella reintegrazione sociale delle vittime. La collaborazione e la comunicazione tra Chiese di origine e di destinazione sono essenziali.”[3]

In modo molto concreto questo è quanto vi state accingendo a fare oggi e ve ne sono grato.

Nel vostro invito, mi avete gentilmente chiesto di “proporre” brevemente ai partecipanti alcuni elementi utili in riferimento al tema del Congresso da voi scelto. Consentitemi in poche parole di fornirvi sei piste di riflessione che spero possano esservi di aiuto nel discernere alcuni aspetti formativi per voi necessari.

1. Conoscenza.

Per una risposta pastorale efficace è importante conoscere i fattori che incoraggiano od attraggono specialmente alla prostituzione, le strategie utilizzate dai reclutatori, i trafficanti, gli intermediari e gli sfruttatori. Si richiede una comprensione delle tipologie e degli stili del movimento dai paesi di origine a quelli di destinazione. Ciò significa non soltanto essere a conoscenza dei fatti e delle circostanze, ma anche della cultura e della lingua.

2. Impegno.

Trattare questo specifico compito pastorale richiede tempo, energie e denaro. Non è piccola cosa. Dovete poi essere pienamente consapevoli di ciò che le vostre Suore stanno intraprendendo. Tale impegno prenderà il suo tempo, assorbirà energia, si nutrirà delle vostre risorse, umane e fisiche. Richiederà anche denaro. Questo non è un compito ordinario, non può esserci qui un approccio timido poiché vi confronterete con donne veramente ferite e sconvolte dentro. Come chi è già coinvolto in questo compito sa, l’alloggio, la rieducazione e la reintegrazione non si concretizzano facilmente o velocemente. Vi troverete ad affrontare, tramite le vostre Suore, non soltanto le stesse donne, ma anche reti criminali potenti e magari violente. Dovete essere preparate ed attente ma anche coraggiose per aiutare.

3. Sviluppo personale e spirituale.

Coloro che sono coinvolte in questo apostolato avranno bisogno di una continua cura personale e spirituale. Con questo non intendo soltanto indicare la mera educazione ma anche lo sviluppo nelle sfere emozionali e spirituali. Ascolterete storie difficili e condividerete il riflesso di vite spezzate. Avrete bisogno di imparare ad ascoltare anche di più, imparare a condividere parte del vostro cuore e della vostra fede poiché viaggerete, insieme a chi è in rete, sulla strada della reintegrazione. Papa Benedetto lo ha affermato nella sua Enciclica “Deus caritas est”, quando così attesta: “Se il contatto con Dio manca del tutto nella mia vita, posso vedere nell’altro sempre soltanto l’altro e non riesco a riconoscere in lui l’immagine divina.” [4] Il lavoro di chi è in rete vi sfiderà in molti modi ad essere sempre più nutrite dalla Parola di Dio e dei sacramenti per sviluppare anche le vostre virtù umane e cristiane. Non potete certo alimentare gli altri se non siete continuamente nutrite ed alimentate voi stesse.

4. Collaborazione e condivisione di informazioni.

Questo è assolutamente essenziale. Già molte delle vostre Suore stanno facendo un lavoro eccellente in questo settore. Dovete conoscerlo e condividerlo più profondamente, a livello nazionale o globale. Gli “Orientamenti” già menzionati ce lo ricordano:

“C’è bisogno di una rinnovata solidarietà nelle comunità cristiane e tra le congregazioni religiose, i movimenti ecclesiali, le nuove comunità, le istituzioni e associazioni cattoliche, al fine di dare maggiore attenzione e «visibilità» alla cura pastorale delle donne sfruttate a causa della prostituzione, una cura al cui centro sta l’annuncio esplicito della Buona Novella della liberazione integrale in Gesù Cristo, cioè della salvezza cristiana.”[5]

Ciò non è sempre facile e richiederà tempo ed energia, insieme ad impegno. Più lavorerete insieme tra di voi, scambierete informazioni, buone norme e così via, tanto più si potrà ottenere. Non soltanto qui riunite a Roma ma sul terreno ci saranno altri livelli di collaborazione con le Chiese locali in tutto il mondo. Una salda collaborazione e condivisione di informazioni tra paesi di origine e di destinazione costituirà uno strumento prezioso per combattere i trafficanti. Gli Ordinari locali e le Conferenze Episcopali dovranno essere quindi “mobilitati”. Qualora possibile, potrebbe essere auspicabile anche una collaborazione ecumenica e inter-religiosa. Infine, come sta già chiaramente avvenendo, è necessario relazionarsi in maniera competente con le autorità locali e i governi nazionali e le ONG del settore.

5. Formazione.

Soprattutto è necessario continuare a trovare strategie per affrontare le cause profonde ed i fattori associativi che incoraggiano la tratta delle donne. Alcuni di essi non sono così facili da scoprire, come gli atteggiamenti sociali nei confronti delle donne, la discriminazione sessuale nell’educazione, alti livelli di povertà e disoccupazione nel luogo o nello Stato di provenienza. Un settore che deve essere sviluppato riguarda pure programmi appropriati nelle scuole che presentino la realtà della tratta e la difesa e promozione della dignità umana delle persone sfruttate dalla prostituzione.[6] Soprattutto va contemplata la rieducazione dal “lato della domanda” che necessita di approcci vigorosi e creativi per poter cambiare cuori e menti. [7] Ci possono essere inoltre opportunità per lavorare insieme con i religiosi in questo senso. La collaborazione nelle scuole, le università e con i governi locali mi sembrano essenziali.

6. Pubblicità e patrocinio.

Collegato a quanto detto in precedenza c’è il bisogno di programmi e campagne per giungere ad una consapevolezza maggiore del fenomeno. Si dovrà inoltre lavorare con i media per assicurare un’accurata informazione su questo grave problema. Più esso rimane nascosto, più a lungo continuerà. Ci sono già ottimi schemi, letteratura e materiale informativo sugli impegni già presi e sulla realtà che tocca la vita di coloro che sono oggetto della tratta. Con la pubblicità e la collaborazione vi è anche la possibilità del patrocinio (advocacy). Oggi più che mai abbiamo bisogno di persone pratiche e ben preparate per difendere bene questa causa di liberazione e redenzione.

Ho solo cercato di “proporvi” alcuni temi o questioni che potrebbero guidarvi nel discernimento in vista di programmi comuni di formazione per chi desidera affrontare, nel Signore, la sfida di questa urgente pastorale specifica. Soprattutto desidero affermare ancora una volta che ritengo che le Religiose possano essere straordinariamente dotate del carisma profetico nel tracciare un percorso non solo per curare le persone, ma anche per cambiare la situazione. Poiché, per citare gli “Orientamenti” ancora una volta,

“Nel prendersi cura delle necessità delle donne nel corso dei secoli, le congregazioni religiose, specialmente quelle femminili, prestarono sempre attenzione ai segni dei tempi, riscoprendo il valore e la rilevanza dei loro carismi in nuovi contesti sociali. Le religiose nel mondo, in fedele meditazione della Parola di Dio e della dottrina sociale della Chiesa, cercano oggi nuove modalità di testimonianza in favore della dignità femminile.”[8]

Vi ringrazio ancora per questa opportunità di rivolgermi a voi. Siate certe del supporto e dell’ammirazione per il vostro lavoro da parte del Pontificio Consiglio e teneteci aggiornati sui vostri progressi e anche sulle vostre difficoltà. Abbiamo pure noi bisogno di conoscere e condividere il modo in cui state procedendo affinché a nostra volta possiamo contribuire alla grande impresa.

Dio vi benedica nel vostro lavoro e vi conceda di ottenere un ricco raccolto di bene.

 

* Discorso d’apertura del Congresso delle Religiose in rete contro la tratta, svoltosi a Roma dal 15 al 18 giugno 2009.

[1] Benedetto XVI, Messaggio Pontificio per la 93ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (2007), People on the Move, 102, dicembre 2006, p. 46.  

[2] Giovanni Paolo II,  Lettera alle Donne, 29 giugno, 1995, § 5, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/documents/hf_jp-ii_let_ 29061995_ women_it.html

[3] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Orientamenti per la pastorale della Strada, § 101, People on the Move, suppl. 104, agosto 2007, p. 174.

[4] Benedetto XVI, Deus caritas est, 2005 § 18, http://www.vatican.va/holy_father/ benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est_en.html

[5] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, op.cit. § 99, p. 173.

[6] Cfr. ibid. § 97, p. 173.

[7] Cfr. ibid. § 94-96, p. 172-3.

[8] Ibid. § 100, pp. 173-4.

 

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