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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 111, December 2009

 

 

 

Rev.do Mons. Giorgio Caniato

Ispettore Generale dei Cappellani

del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e DI QUELLO della Giustizia Minorile Ministero della Giustizia - Italia

 

Preambolo:

Ringrazio vivamente il Presidente del Pontificio Consiglio di avere inserito in questo Congresso Mondiale per la Pastorale dei Migranti, anche la Pastorale relativa agli uomini migranti detenuti. Non ho trovato traccia di questa realtà nella “Erga migrantes caritas Christi”, quindi l’avere tenuto in considerazione oggi che anche in Carcere si attua una Pastorale per loro, è un fatto molto importante per la Chiesa e sono certo che ciò avrà un giusto sviluppo.

E ringrazio il Presidente d’avermi dato l’incarico di trattare, anche se brevemente, di questa Pastorale.

Nei miei 42 anni (dal 1955 al 1997) di Cappellano del Carcere “San Vittore” di Milano, ho potuto vedere nascere questa presenza sempre più numerosa di uomini e donne straniere detenute, e quindi ho dovuto dare una risposta Pastorale adeguata, che nasceva spontanea dall’essenza dell’Evangelizzazione che poi esporrò brevemente.

Chiamato dalla CEI, dodici anni fa, ad esercitare il servizio nazionale di Ispettore Generale dei Cappellani, seguendo le orme del mio predecessore, il compianto Mons. Cesare Curioni, ho sentito l’esigenza di affrontare con i confratelli Cappellani la realtà degli stranieri in carcere, sempre più numerosi, sia con delle indagini, per conoscere la vera realtà, il comportamento e le iniziative del Cappellano e dei Volontari, intra ed extra murarie, sia indagando, ricercando e discutendo per una più efficace azione Pastorale.

Questa mia relazione non può fare che un elenco delle iniziative messe in opera, senza potere esporre i principi, i contenuti dei discorsi fatti, senza poter descrivere la molto complessa realtà degli uomini e donne straniere detenute e quindi la complessità della Pastorale.

Però ho portato come allegato il materiale più importante del lavoro fatto, che lascio al Pontificio Consiglio. La mia relazione si sviluppa in una premessa e tre punti. 

Premessa:

1) A me compete solo parlare degli emigranti che sono in carcere. E questi sono in carcere perché hanno violato le leggi italiane. Sono in carcere in attesa di processo (carcere preventivo in Casa Circondariale) o in espiazione pena (Casa di Reclusione).

2) Non posso parlare dei migranti in quanto rifugiati, perché non sono, per questo, in carcere.

3) In Italia non esistono i campi di detenzione; ci sono i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) ed i Centri di Identificazione (CIE) che non sono giuridicamente centri detentivi. La detenzione in Italia è ammessa solo se si commettono i reati e si viene sottoposti, sia per la detenzione preventiva, sia per l’espiazione pena, per decreto o condanna della Magistratura.

I Centri non dipendono dalla Magistratura né dal Ministero della Giustizia, né dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Quindi l’ispettore dei Cappellani ed i Cappellani carcerari non hanno né competenza né responsabilità giuridica, né diritto di presenza e di azione pastorale, in quanto Cappellani.

4)  Non rientra nel tema che devo trattare la legislazione italiana che regola i flussi migratori in Italia. Devo solo considerare la legge che regola la detenzione degli immigrati, che, come ho detto, vengono incarcerati in quanto hanno violato la legge penale, così come avviene per gli italiani.

5) Riguardo il fatto che la legge italiana, come avviene in altri Stati Europei, consideri reato la clandestinità, non rientra, di per sé, nel tema assegnatomi in questa Tavola Rotonda. Bisogna tener presente che i cittadini degli Stati facenti parte dell’Unione Europea hanno diritto di libero accesso in tutti gli Stati membri, esibendo solo la Carta d’Identità per l’espatrio a certe condizioni. 

Fatta questa premessa il mio intervento svolge questi punti: 

Punto l: La situazione concreta dei detenuti Stranieri in Italia alla data del Congresso.

Il numero dei detenuti Stranieri in Italia, al 11/11/2009, è di 24.200 su 65.416 detenuti, quindi il 36,99%.

Gli Stati di provenienza sono 156. È dal Marocco che proviene il maggior numero di Stranieri: 5.140, il 21,36% sul totale dei detenuti stranieri. I reati più numerosi, commessi dagli stranieri, sono quelli contro la legge sulla droga, contro il patrimonio e contro la persona. 

Punto 2: La legislazione italiana relativa alla detenzione degli Stranieri.

Oltre la Costituzione, la legge specifica che regola la detenzione è l’Ordinamento Penitenziario, composto dalla legge n° 354/75 e dal relativo Regolamento d’attuazione rinnovato nel 2001.

Il primo articolo della legge n° 354/75 recita:

“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.”

“Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.”

“Negli istituti devono essere mantenuti l’ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari.”

“I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.”

L’art. 4 della stessa legge dice che i detenuti, pur privati della libertà fisica, sono soggetti di diritti e di doveri. Tra i diritti inalienabili di ogni uomo, quindi anche di quelli detenuti (ad esempio la vita, la salute, la libertà di coscienza e di pensiero), c’è il diritto della pratica della propria religione. Quindi lo Stato, perché laico, riconosce anche il diritto alla pratica religiosa della propria fede dando a tutti gli spazi di tempo e di luogo, e gli strumenti necessari perché la vivano: inoltre prevedono come operatore i Ministri di Culto, se la religione lo richiede.

Da noi in Italia l’uomo detenuto ha diritto al Culto, all’istruzione e all’assistenza religiosa. Quindi tutti i detenuti sono uguali, ma ci sono norme specifiche per gli stranieri detenuti.           

Punto 3: L’operato dell’ispettore e dei Cappellani carcerari in Italia per la Cura pastorale dei Migranti detenuti “Riflessioni e ricerca sulla realtà della presenza dei detenuti Stranieri in Italia”.

Per una più adeguata attività di Evangelizzazione nei confronti dei Migranti, si sono tenute queste iniziative:

a) Consiglio Pastorale dei Cappellani delle Carceri del 2001;

b) Raduno Suore operanti in Carcere in Convenzione o come Volontarie del 2003;

c) Consiglio Pastorale dei Cappellani delle Carceri del 2004;

d) Consiglio Pastorale dei Cappellani delle Carceri del 2008.

 

 a) Il tema del C.P. del 2001 era: “Chiamati a farsi prossimi agli uomini e alle donne che vivono situazioni di frontiera ... («Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia» — C.E.I. 2000): gli stranieri in carcere”.

Per conoscere meglio possibile la realtà dei detenuti stranieri, era stata inviata ai Cappellani delle Carceri, con incarico di delegato della propria Regione, una pista di domande sul tema, perché, convocati tutti i Cappellani della Regione, assieme formulassero le rispettive risposte da portare al Consiglio Pastorale.

Le domande erano:

1) Problematiche che gli stranieri fanno emergere in carcere in ordine:

            a) alla sicurezza

            b) alla religione

            c) all’assistenza

            d) alla sanità.

2) Risposte dell’Istituzione ai punti precedenti.

3) Richieste degli stranieri al Cappellano.

4) Risposte del Cappellano alle richieste.

5) Collaborazione tra Cappellano e diversi Organismi cattolici in rapporto agli stranieri.

6) Collaborazione tra Cappellano e varie Istituzioni civili pubbliche e private.

7) Quali rapporti di convivenza ci sono in carcere tra i diversi gruppi di stranieri.

8) Presenza o meno di gruppi o associazioni straniere in contatto con i detenuti connazionali.

L’ispettorato ha poi sintetizzato tutte le risposte.

Oltre la raccolta delle risposte alle domande, nel C.P. si sono tenute tre relazioni:

- la prima “Multietnicità e diritti umani: una riflessione teologica” tenuta dal Magnifico Rettore della Pontificia Università 5. Tommaso Angelicum di Roma, P. Francesco Compagnoni;

- la seconda: “L’islam” tenuta da Don Augusto Tino Negri, esperto d’islamismo e curatore della rivista “il Dialogo”;

- la terza: “Leggi italiane operative e stranieri detenuti” del Dott. Anacleto Benedetti, Vice Direttore dell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari.

Tutti i contenuti sia delle Piste di domande a cui hanno risposto i Cappellani e delle relative sintesi, sia delle Relazioni, sia delle Discussioni dopo ogni Relazione, sia della Sintesi dell’ispettore Generale, si trovano pubblicate nel n° 6 del 2001 e nel n° 1 del 2002 della Rivista dell’ispettorato “La Pastorale del Penitenziario”.

b) Raduno Nazionale delle Suore operanti nelle Carceri italiane sia convenzionate (stipendiate) sia Volontarie.

Sono più di 200 le Suore che fanno attività in Carcere. A questo secondo raduno hanno partecipato in 100. Questo Raduno ha trattato anche degli stranieri detenuti.

La prima lezione dal tema “Legge sull’emigrazione in particolare riferente al Carcere” l’ha tenuta P. Bruno Mioli, Scalabriniano, della Commissione Migrantes della C.E.I.

L’altra relazione dal titolo “Accostamento alle grandi religioni” è stata tenuta da Padre Giambattista Maffi, dei Padri Bianchi e docente all’istituto Pontificio di Studi Arabi e d’islamistica.

Il testo di queste relazioni, con il dibattito, è stato pubblicato dalla rivista dell’ispettorato “La Pastorale del Penitenziario” n° 2 dell’anno 2003.

c) Consiglio Pastorale Nazionale 2004. Nella 22ma giornata del Consiglio Pastorale abbiamo partecipato al Convegno “Stranieri in Carcere” organizzato e svolto presso la Pontificia Università San Tommaso Angelicum di Roma.

Questo Convegno è stato frutto di una collaborazione tra l’ispettore e i Cappellani e il Rettore e la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università che per conoscere in profondità la situazione degli stranieri detenuti, ha predisposto domande per una inchiesta scientificamente valida. Il testo del Questionario venne tradotto in molte lingue e venne affidato ai 6 Cappellani di 6 Carceri scelti oculatamente: i Cappellani si sono impegnati a consegnare ai singoli detenuti il questionario perché rispondessero direttamente in incognito. Hanno risposto il 60% dei detenuti interpellati.

Nel Convegno, il Direttore della Facoltà, il Prof. Lo Presti, con una relazione approfondita, esauriente, importante ed utile per una conoscenza della situazione degli stranieri detenuti in Italia, presentò le risposte ricevute e ne fece una sintesi. Al Convegno parlarono vari oratori, tra i quali l’Ispettore dei Cappellani.

Tutte le domande e le risposte del questionario, elaborate dagli specialisti della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università, la Relazione del Direttore della Facoltà e tutti gli interventi del Convegno, sono stati pubblicati grazie all’Ispettorato dei Cappellani in un volume dal titolo “il Carcere degli Esclusi” dalla Società San Paolo.

Una breve notazione: Sia dall’inchiesta del 2001, sia dal questionario del 2004, risulta che la figura e l’opera dei Cappellani cattolici è altamente riconosciuta, ricercata e validamente valutata dai detenuti stranieri.

d) Durante il Consiglio Pastorale Nazionale  del 2008, si trattò il tema “Stranieri in Carcere: problema o risorsa”. Esso fu scelto perché l’aumento dei detenuti stranieri, passati dal 16% del 2001 al 37% del 2008 con 21.138 detenuti stranieri su un totale di 56.671, ha portato un cambiamento nelle attività per i Cappellani.

L’aumento dei detenuti stranieri e degli italiani ed il loro veloce avvicendamento in Carcere ha costretto i Cappellani ad un aumento di lavoro di assistenza diciamo materiale: gli stranieri, nella maggioranza dei casi, sono poveri e questo aumento ha tolto il tempo per l’azione di recupero. Inoltre la maggior parte degli stranieri non sono né cristiani né cattolici, quindi non avvicinabili per pratiche di culto o catechesi.

Date queste premesse, che hanno messo i Cappellani un po’ in crisi, ci si è chiesti: Il Cappellano si deve considerare ancora Cappellano o Assistente sociale?

Esiste inoltre il problema di come comportarsi dal punto di vista prettamente religioso nei confronti dei cristiani non cattolici e con quelli di altre religioni, soprattutto Islamici. Da qui la scelta del tema, delle relazioni e delle domande rivolte ai membri del C.P.:

“Gli stranieri in Carcere: problema o risorsa”. Il problema non era la conoscenza dei detenuti stranieri, già svolta in precedenza da tutti i punti di vista, ma il Cappellano cattolico in rapporto agli stranieri. 

Le relazioni sono state:

- Â“La Parola di Dio sullo straniero illumina la Pastorale Carceraria”, svolta dal Prof. P. Gabriele Bentoglio, allora Officiale del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

- Â“La Parola alla Chiesa”: hanno parlato Mons. Eleuterio Francesco Fortino, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ed il Prof. Don Valentino Cottini del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica.

- C’è stata una tavola rotonda sull’attività pastorale dei Cappellani per i detenuti stranieri. Hanno partecipato Don Leonardo Basilissi della C.C. di Prato e Don Agostino Zenere della C.C. di Vicenza. La Dott.ssa Manuela Federico, Vice Commissario di P.P. e Vice Comandante della C.C. di Milano “San Vittore” ha tenuto la sua relazione sugli Agenti di Polizia penitenziaria. Una lezione su “I minori   stranieri in carcere” è stata tenuta da P. Gaetano Greco dell’I.P.M. di Roma “Casal del Marmo”.

Chiuse il Consiglio Pastorale, la relazione del Cons. Giuseppe Capoccia, Direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sulle “Politiche del DAP nei confronti degli Stranieri”.

Riassumo qui alcuni principi fondamentali emersi da tutti gli interventi degli oratori e dalle risposte dei membri del Consiglio Pastorale alle domande loro poste.

Dio vuole salvi tutti gli uomini, Il Verbo si è fatto Uomo per questo. La Chiesa è mandata ad essere strumento di Cristo per la salvezza degli Uomini.

Siccome in Carcere ci sono “uomini” la Chiesa deve essere presente ed operante. Deve essere presente per tutti e per ogni uomo, senza nessuna distinzione neanche di religione. I Cappellani, la cui missione è l’Evangelizzazione, sono per tutti gli uomini viventi ed operanti in carcere, cioè detenuti, Agenti ed Operatori carcerari: detenuti nazionali o stranieri, cristiani o no; perché ciascuno e tutti sono uomini, sono persone chiamate alla Salvezza. Ricordo quanto Gesù, all’inizio della Sua vita pubblica come Messia, nella Sinagoga di Nazareth lesse il brano del Profeta Isaia relativo alla missione del servo di Javeh, che, tra l’altro, dice: “Sono venuto a liberare i prigionieri”.

Come e quando, secondo me, Gesù ha liberato i prigionieri, non lo espongo in questo momento, invece ricordo l’opera di misericordia corporale: “Visitare i carcerati” e “l’avete fatto a me”.

Non fa problema per il Cappellano cattolico la presenza di detenuti stranieri. La differenza, la diversità o la non presenza di nessuna religione, non impedisce al Cappellano di essere, anche per i detenuti non cattolici o non credenti, Evangelizzatore: se non è presente per il Culto e la Catechesi, Evangelizza con la Carità, frutto del dono di grazia, con la Testimonianza, con i valori cristiani, con lo stimolo e con l’azione per il cambiamento di mentalità e tipo di vita. Si interessa perché i detenuti di altre religioni, possano praticare il loro Culto ed avvicinare i loro ministri. Quindi il Cappellano è sempre Evangelizzatore e non Assistente.

Questa è la risposta del 99% dei membri del C.P. e questa è la risposta che mi hanno dato il 90% di tutti i singoli Cappellani d’Italia.

Per la brevità del tempo a disposizione non ho potuto esporre i tanti contenuti: ho elencato solo le iniziative di studio ed operative dell’Ispettore e dei Cappellani per realizzare la loro presenza di Evangelizzatori.

A conclusione non posso dimenticare il Messaggio del Papa Giovanni Paolo II, richiesto da questo Ispettorato, per il Giubileo nelle Carceri del 2000, e mandato a tutto il mondo, che resta un testo di base per l’azione pastorale nel mondo del Penale e delle Carceri.

Per l’occasione del Giubileo, nel 1999, avevo inviato, tramite le Conferenze Episcopali Nazionali, un questionario di ricerca sulle condizioni reali dei detenuti nel mondo e delle loro richieste. La sintesi delle risposte le ho inviate al Santo Padre che ne tenne conto nel Suo messaggio.

La Rivista “La Pastorale del Penitenziario”, oltre che a tutti i Cappellani, viene inviata a tutti i Presidenti delle Conferenze Episcopali Regionali, a molti Vescovi, ai Funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e ad altri abbonati. Il n° 6 del 2008 è stato inviato anche ai Responsabili dei Pontifici Consigli dell’Ecumenismo e dei Rapporti Interreligiosi, alle Commissioni Episcopali della CEI, alla Fondazione Migrantes e ad ogni Ufficio Diocesano dell’immigrazione. Non so se sono stati tenuti in considerazione nell’impostare le direttive Pastorali per i Migranti.

Un’ultima notizia.

Esiste a livello mondiale la Commissione Internazionale della Pastorale Cattolica nelle Carceri (ICCPPC) composta dai membri di diritto (sono circa 90) che sono, normalmente, i Cappellani responsabili della Pastorale carceraria a livello nazionale e designati a farne parte dalle rispettive Conferenze Episcopali. Si possono iscrivere altri membri.

La Commissione tratta i problemi delle carceri a livello internazionale. L’ultimo Congresso, il XII, si è tenuto a Roma nel settembre del 2007. 

 

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