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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 112 (Suppl.), June 2010

 

 

ATTI DELLA XIX SESSIONE PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI SUL TEMA “Pastorale della mobilità oggi, nel contesto della corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali”

(Città del Vaticano, Palazzo San Calisto, 26-28 maggio 2010)

 

La mobilità umana, un segno dei tempi, richiede oggi un approccio multilaterale, che favorisca l’apporto specifico degli Stati e degli Organismi Internazionali nel processo di riconoscimento e applicazione degli strumenti internazionali esistenti per combattere le diverse forme di discriminazione, razzismo, xenofobia e intolleranza, da una parte, e promuova, dall’altra, la cooperazione di tutti nello sviluppo di programmi a tutela della dignità e della centralità della persona umana, con visione del bene comune universale.

Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate, attesta una “inarrestabile crescita dell’interdipendenza mondiale” (n. 67), segno che la mobilità umana internazionale continuerà nel prossimo futuro a domandare la collaborazione di tutti, a vari livelli. La Chiesa, da parte sua, continua ad offrire il suo contributo facendosi voce soprattutto delle persone più vulnerabili ed emarginate, ma intendendo anche porre in valore migranti e itineranti, all’interno della comunità ecclesiale e della società, come coefficiente importante anche per l’arricchimento reciproco e per la realizzazione di un’unica famiglia dei popoli.

Ad approfondire il summenzionato tema durante la Plenaria sono stati, oltre i Superiori del Pontificio Consiglio, anche i suoi Membri, i Consultori, gli Operatori pastorali e gli Esperti provenienti da vari continenti.

Erano presenti 4 Signori Cardinali, il Patriarca di Alessandria dei Copti Antonios Naguib, 7 Arcivescovi, 10 Vescovi, 10 Consultori, 11 Operatori Pastorali ed Esperti provenienti da 26 Paesi (Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Burkina Faso, Colombia, Cuba, Egitto, Emirati Arabi, Filippine, Francia, Germania, Ghana, India, Italia, Libano, Malaysia, Messico, Nigeria, Polonia, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti d’America, Sudan, Tanzania, Ungheria). 

Eccone la lista:

 

Membri

Le Loro Eminenze Reverendissime i Signori Cardinali

Geraldo Majella AGNELO – BRASILE

Pedro Rubiano SAENZ – COLOMBIA

Gabriel ZUBEIR WAKO – SUDAN

André VINGT-TROIS – FRANCIA

 

Le Loro Eccellenze Reverendissime gli Arcivescovi

Pier Luigi CELATA – Segretario, Pontificio Consiglio Dialogo Inter-Religioso

Jean-Louis BRUGUÈS – Segretario, Congregazione per l’Educazione Cattolica

Emilio Carlos BERLIE BELAUNZARÁN – MESSICO

Marian GOŁĘBIEWSKI – POLONIA

Leo CORNELIO – INDIA

Paul R. RUZOKA – TANZANIA

Anselme Titianma SANON – BURKINA FASO

Ramon Benito DE LA ROSA Y CARPIO – REPUBBLICA DOMINICANA

 

e i Vescovi

Szilárd KERESZTES – UNGHERIA

José SANCHEZ GONZALEZ – SPAGNA

Jean-Luc BRUNIN – FRANCIA

Nicholas A. DiMARZIO – STATI UNITI D’AMERICA

Lino Bortolo BELOTTI – ITALIA

Renato LEÓN ASCENCIO – MESSICO

Precioso D. CANTILLAS – FILIPPINE

Béchara RAÏ Â– LIBANO

Paul HINDER – EMIRATI ARABI

 

Consultori:

Mons. Roberto A. ESPENILLA – FILIPPINE

Rev.do Don Giorgio RIZZIERI – ITALIA

Rev.do Fra’ Anthony ROGERS – MALESIA

Rev. Madre María do Rosario ONZI – BRASILE

Dott. Rolando G. SUÁREZ COBIÁN – CUBA

Dott. John Lloyd SACKEY – GHANA

Dott.ssa Chiara Amirante – ITALIA

Sig.ra Brigitte PROKSCH – AUSTRIA

Sig.na Margret BRETZEL – GERMANIA

Sig.ra Alžbeta KOVÁLOVÁ – SLOVACCHIA

 

Operatori pastorali ed Esperti:

Rev. P. Peter BALLEIS, J.R.S.

Rev. Sr. Eugenia BONETTI – ITALIA

Dott. Johan KETELERS – ICMC

Prof. Vincenzo BUONOMO – ITALIA

Dott. Peter SCHATZER – IOM

Prof. Ulrich TEICHLER – GERMANIA

Sig. Léon TAMBOUR – BELGIO

Sig. Maurizio CRISANTI – ITALIA

Dott. Norberto TONINI, B.I.T.S.

Sig. Jean-Guilhem XERRI – FRANCIA

Sig. Osita CHIDOKA – NIGERIA 

 

Mercoledì 26 maggio 2010, Sessione antimeridiana

Alle ore 8,30, dopo la recita delle Lodi, il Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, aprì i lavori. Facendo riferimento ai Documenti più recenti pubblicati dal Pontificio Consiglio, il Presidente del Dicastero esaminò il tema della XIX Plenaria. Nell’ambito della pastorale della mobilità umana, egli disse che la Chiesa ha promosso iniziative di assistenza, ma anche progetti di integrazione, in sinergia con le realtà istituzionali e di volontariato, sollecitando la corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali. A fondamento vi sono i principi della solidarietà e della sussidiarietà, che tendono all’autentico sviluppo, il quale “se non è di tutto l’uomo e di ogni uomo, non è vero sviluppo” (Caritas in veritate n. 18). Tra i temi correlati, l’Ecc.mo Presidente mise in luce quelli del dialogo interculturale e dell’educazione. In questa linea – che è poi quella della Dottrina sociale della Chiesa – si sono espressi i recenti Documenti del Pontificio Consiglio, con attenzione specialmente al fattore demografico, a quello economico, alla cultura – settore ampio che include etnicità, lingua, religione, abitudini e tradizioni – e alla sicurezza nazionale. In definitiva, l’Ecc.mo Presidente ricordò che la mobilità umana internazionale continuerà a essere in prima pagina nelle discussioni nazionali e internazionali, con esigenza di maggiore collaborazione tra i Governi, le Organizzazioni internazionali e le Comunità ecclesiali.

S.E. Mons. Agostino Marchetto, Arcivescovo Segretario, tenne quindi un dettagliato intervento su Il pensiero, l’opera e i cambiamenti nel Pontificio Consiglio dall’ultima Plenaria, intendendo soprattutto informare i Membri e i Consultori sull’impegno del Dicastero negli ultimi due anni, nei suoi 9 settori pastorali: Migranti, Rifugiati, Studenti Esteri (Internazionali), Turismo e Pellegrinaggi, Apostolato del Mare, Aviazione Civile, Nomadi, Circensi e Fieranti e Apostolato della Strada. Di fatto, la crescita inarrestabile del fenomeno della mobilità umana nel mondo intero richiede al Pontificio Consiglio una dedizione sempre maggiore e qualificata. L’Ecc.mo Segretario, infine, annunciò la distribuzione del testo contenente la sintesi dei 48 rapporti fino ad allora giunti dalle Commissioni episcopali nazionali, contenenti informazioni in ordine al servizio pastorale a importanti aspetti della mobilità umana mondiale. Tali rapporti furono inviati, rispettivamente, da Europa (21), Africa (11), America (7), Asia (7) e Oceania (2).

La prima relazione fu pronunciata dal Sig. Johan Ketelers, Segretario della Commissione Cattolica Internazionale delle Migrazioni (ICMC) e Presidente del Comitato del Forum delle ONG di ispirazione cattolica, sul tema “Il contesto della corresponsabilità tra il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e gli Stati ed Organismi internazionali”. Il relatore attestò che il Pontificio Consiglio, gli Stati e le Organizzazioni internazionali condividono la responsabilità per il presente ed il futuro del pianeta. Precisò che si tratta di un impegno che non separa i differenti interlocutori, pur rispettandone le peculiarità, la natura, gli interessi e le strutture. Il relatore, pertanto, parlò anzitutto della necessità della corresponsabilità, per poi soffermarsi sulla possibilità di condivisione tra gli attori in questo contesto e, quindi, individuare un modo pratico per migliorare la corresponsabilità nell’attuale ambito complesso e stratificato. Così affermò che la responsabilità primaria che il contesto attuale sta imponendo a tutti gli attori è quella di collaborare, cioè la responsabilità di andare oltre ed agire con corresponsabilità.

Dopo la relazione del Sig. Ketelers vi fu il primo dibattito del giorno, che toccò i seguenti punti:

  • Tensione tra Organismi sovra-nazionali e Stati nazionali, spesso ricondotta ad una certa linea partitica, che mette in crisi la nozione d’identità nazionale e il suo rapporto con la comunità mondiale.
  • I cambiamenti in atto, a livello universale, toccano anche il fenomeno della mobilità umana: come e dove trovare e formare le risorse umane chiamate a gestire tale processo? Risorse umane e finanziarie sono due cardini importanti della questione. Tra i compiti dell’ICMC vi è anche quello dell’attenzione alla formazione, ma continuamente insorgono le ristrettezze finanziarie. Bisognerebbe provvedere alla creazione di un fondo ad hoc.
  • Mentalità e strutture sono argomenti-base del tema in esame: bisogna insistere su un’allargata ricezione dell’EMCC, la quale è stata recepita dal n. 62 dell’Enciclica Caritas in veritate. In essa si insiste sulla creazione di strutture pastorali specifiche nell’ambito della mobilità umana.

Sessione pomeridiana

Il Sig. Peter Schatzer, Chief of Staff dell’OIM, intervenne sul tema “Corresponsabilità delle Chiese, degli Stati e delle Organizzazioni Internazionali nella protezione della dignità e dei diritti dei migranti internazionali”. Prendendo lo spunto da differenti situazioni contemporanee, nell’area Europea, che vedono implicati migranti, richiedenti asilo e rifugiati, il relatore sottolineò l’importanza dell’informazione, dell’educazione e del dialogo tra Stati, rappresentanti della cultura e delle religioni. Altresì urgente è il dialogo interculturale, mettendo insieme gli sforzi di protagonisti “intellettuali” e guide spirituali, per garantire la sicurezza di tutti e, nello stesso tempo, la tutela dei diritti umani inalienabili.

Seguì il dibattito, che mise in luce i seguenti elementi:

  • Il rimpatrio volontario dei rifugiati (per esempio dalla Tanzania verso il Burundi) trova collaborazioni, mentre è difficile il rimpatrio di chi non desidera rientrare nel Paese d’origine e programmi di ri-collocamento sembrano insufficienti.
  • Poi vi sono persone che, invece di essere aiutate ad integrarsi, sono finite in carcere, sentendosi così discriminate (per esempio donne in Germania). Vi sono ONG attive in tale ambito, ma si deve tener conto delle restrizioni nelle politiche migratorie in tale Paese.
  • Il tema della corresponsabilità non è facilmente comprensibile in alcune aree del mondo, come in India. Vi sono, comunque, esempi di cooperazione allargata e a-confessionale, che suggerisce la crescita della consapevolezza che il fenomeno migratorio è ampio e richiede l’impegno di tutti.
  • Alcuni Paesi ostacolano l’assistenza religiosa dei migranti, anche nei campi di identificazione/detenzione e nelle carceri, così come risulta ancora difficile aiutare i migranti detenuti nei centri, anche a causa della mancata ratifica delle Convenzioni internazionali.
  • La Chiesa e gli Organismi internazionali dovrebbero intensificare la loro attività di advocacy, in unità di forze e non in spirito di competizione e di antagonismo, per una migliore governance del fenomeno migratorio internazionale. Ciò che va superato è la paura degli Stati di perdere propri spazi di autonomia e di controllo. Un summit internazionale di tutte le forze attive in questo ambito potrebbe aiutare l’avanzamento del processo.

L’intervento del Rev. P. Peter Balleis, SJ, Direttore Internazionale del JRS, ebbe come argomento “Responsabilità diverse e comuni fra gli Organismi Internazionali, gli Stati e la Chiesa: possibilità di cooperazione in favore dei rifugiati e dei migranti forzati”. Il relatore disse che il movimento forzato di persone ai giorni nostri è causato da conflitti, povertà, disuguaglianza, ingiustizia e violazioni dei diritti umani, malgoverno, oppure da catastrofi. Le due preoccupazioni principali, condivise da tutti, riguardano la Protezione ed i Diritti Umani, da una parte, e l’Assistenza Umanitaria, dall’altra. Gli Organismi internazionali, gli Stati e molte organizzazioni religiose hanno prestato grande attenzione – e ancora continua la loro opera – a favore dei rifugiati e degli sfollati. Un’azione coordinata deve tener conto di alcuni elementi nei quali la Chiesa vanta eccellenti risultati, quali la presenza a livello locale e in contatto diretto con le persone, una presenza a lungo termine; l’assistenza pastorale e quella psico-sociale e l’integrazione. Pertanto, sarà importante approntare spazi di protezione e aiuto per i rifugiati più vulnerabili e dimenticati, valorizzare l’istruzione, nonché battersi per i diritti dei rifugiati e degli sfollati e per soluzioni durature.

Fece seguito il dibattito, in cui si pose attenzione ai seguenti temi:

  • Negli Emirati Arabi parlare di corresponsabilità degli Stati, delle Chiese, degli Organismi internazionali è un’utopia: i migranti devono lasciare il territorio all’uscita dal mercato del lavoro con il compimento del sessantesimo anno di età. Si tratta spesso di lavoratori che subiscono abusi: come possiamo essere al loro fianco ed aiutarli? A chi possiamo rivolgerci per essere ascoltati, senza temere ritorsioni da parte delle forze governative, contrarie alla visione ecclesiale del fenomeno? Come garantire l’assistenza religiosa ai migranti in una realtà che la contrasta con violenza? Spesso è la presenza stessa del popolo cristiano che viene incontro a tali situazioni critiche, così come quella, talvolta silenziosa ma importante, del Vescovo locale, senza dimenticare l’attività specifica della Santa Sede, mediante le sue Rappresentanze diplomatiche e i Dicasteri della Curia Romana.
  • Vi sono segnali di speranza nei cambiamenti che si stanno verificando a livello mondiale, con rapidità e influsso su molteplici aspetti della vita: ne sono esempio i processi di riunificazione familiare, di re-settlement, di intervento per la tutela dei diritti dei migranti e dei rifugiati.
  • Il tema dell’advocacy è importante, ma dobbiamo pure sottolineare la pastorale “frontaliera”.

Il Prof. Ulrich Teichler presentò riflessioni sul tema “Il «Processo di Bologna» e i cambiamenti nella mobilità degli Studenti Internazionali”. Il relatore fece notare che, dalla fine della seconda Guerra Mondiale, i Paesi europei hanno intrapreso diverse iniziative per contrastare i preconcetti e il relativo isolamento dei sistemi nazionali d’istruzione superiore, dirette alla reciproca comprensione e a facilitare la mobilità studentesca. La cooperazione tra il Consiglio d’Europa e l’UNESCO, in sinergia con la Commissione Europea, ha favorito la collaborazione tra molti Paesi, in Europa e in altri continenti, in modo da perseguire politiche simili di istruzione superiore e cercare una convergenza tra sistemi educativi. Tra le varie iniziative, emerge la “Dichiarazione di Bologna” del 1999, che auspica la creazione di un sistema a più cicli di corsi e titoli di studio in tutta Europa, per una maggiore mobilità degli studenti. Da analisi e verifiche attuali, tuttavia, si deduce che tale “Processo” ha reso più attraente studiare all’estero per gli studenti non europei, ma non ha funzionato come acceleratore della mobilità studentesca intra-europea.

Dopo la relazione vi fu il dibattito sui seguenti punti:

  • Molti studenti africani si sono riversati, in passato, nei Paesi europei e nordamericani per la loro formazione accademica. Oggi tali movimenti sono ostacolati, anche per arginare il cosiddetto fenomeno del brain drain. In effetti, bisognerebbe vedere il fatto anche nella prospettiva del brain gain e in quella della circolazione dei cervelli. Vi è un progetto pilota per portare l’istruzione superiore nei campi profughi denominato “università mobile”, reso possibile grazie ai progressi della tecnologia.

In chiusura della Sessione pomeridiana, fu letto il testo preparato dal Rev. P. Pierre Martinot-Lagarde, SJ, Consigliere speciale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) per gli Affari Socio-Religiosi, impossibilitato ad essere presente, con tema sul “Ruolo degli Stati e delle Organizzazioni internazionali nell’odierna crisi dell’Industria dell’Aviazione Civile e relative implicazioni per passeggeri e lavoratori negli aeroporti per quanto riguarda la cura pastorale”. La relazione sviluppò questi aspetti: l’inizio della crisi occupazionale e il suo sviluppo; l’impatto di essa sull’industria del trasporto aereo; l’impegno ad affrontare la crisi occupazionale per aiutare le donne, gli uomini e le loro famiglie ad attraversarla. Tutto ciò traendo alcune lezioni sui mezzi di stimolazione della domanda di manodopera. In effetti il pungolo fiscale funziona, ma la sua efficacia dipende molto dalla tempestività e dall’ampiezza; il mantenere poi gli effettivi riducendo il tempo di lavoro o altri meccanismi simili può aiutare a preservare posti di lavoro e competenze; anche la spesa pubblica per le infrastrutture genera posti di lavoro, ma soprattutto quando è concentrata sulla loro creazione; il sostegno delle piccole e medie imprese è altresì efficace con le sovvenzioni per le assunzioni che possono aiutare i lavoratori meno favoriti e contribuire a superare le difficoltà in cui essi vivono.

I lavori della giornata terminarono alle ore 18.00.

Giovedì 27 maggio 2010, Sessione antimeridiana

Alle ore 8,30, dopo la recita delle Lodi, il Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, aprì i lavori della seconda giornata e passò la parola all’Ecc.mo Arcivescovo Segretario che, dopo aver dato alcune informazioni pratiche, introdusse il Prof. Vincenzo Buonomo, Professore Ordinario di Diritto Internazionale nelle Facoltà Giuridiche della Pontificia Università Lateranense. Il relatore pronunciò un intervento su “I diritti delle persone e dei popoli e la loro dignità, base per la cooperazione con gli Stati e gli Organismi Internazionali, anche in prospettiva di pastorale della mobilità umana”. Egli attestò che il diritto internazionale contemporaneo presta attenzione alla persona umana, ai diversi momenti della sua esistenza e alla manifestazione della sua dimensione sociale, come pure ai suoi diritti fondamentali. Analoga attenzione è rivolta ai popoli e ai gruppi umani la cui identità molto spesso è oggetto di limitazione, restrizione o addirittura eliminazione. A tutto questo concorre una pratica quotidiana in cui confluiscono attività interne agli Stati (legislazioni, giurisprudenza, piani d’azione) oltre che l’azione internazionale mediante convenzioni o atti posti in essere da Organizzazioni internazionali, ma anche l’apporto della società civile nelle sue forme di organizzazione e, con un ruolo ormai ben determinato, la realtà religiosa e l’azione pastorale conseguente. In tale quadro si inserisce anche la persona umana nella sua dimensione di migrante

L’obiettivo primario che il diritto internazionale persegue è la tutela della persona, anche in tale condizione. Ma è evidente che a dare sostegno a detto orientamento può essere solo l’incontro tra identità diverse in cui è possibile scoprire cosa possa significare integrazione congruente e non assimilazione più o meno forzata e destinata ad esaurirsi già sul medio periodo. Tutelare i diritti del migrante è fattore essenziale di stabilità internazionale, anzi non può dimenticarsi che si tratta di un principio generalmente riconosciuto e applicabile poiché è parte di quei principi acquisiti già nella tradizione classica del diritto internazionale.

Fece seguito il dibattito, che evidenziò i seguenti aspetti:

  • Vi è la necessità di porre a fondamento i diritti dell’uomo come tale, a partire dal concetto cristiano della persona umana, per poi giungere ad applicare tali nozioni anche all’ambito specifico dei diritti del migrante. Diversa è la lettura asiatica, quella africana, quella europea e quella americana dei diritti dell’uomo, pur dovendosi ribadire l’importanza della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Va anche affermato che i migranti hanno diritti, che gli Stati devono riconoscere, non in quanto lavoratori o appartenenti ad altre categorie, bensì per il solo fatto di essere persone umane.
  • Bisogna, poi, tener conto che il migrante è portatore non solo di una cultura e di tradizioni proprie, ma anche di regole che talvolta contraddicono la situazione degli Stati che lo accolgono.
  • Convenzioni e Dichiarazioni internazionali codificano in genere il diritto consuetudinario e, dunque, non manifestano novità di legislazione.

L’intervento del Sig. Léon Tambour, Osservatore della Chiesa Cattolica presso il Forum Europeo dei Rom e dei Viaggianti, affrontò il tema “Collaborazione tra Chiese, Stati e Organizzazioni Internazionali per la sicurezza degli Zingari in Europa”. Arricchiti dalle sofferenze della storia, gli Zingari rappresentano una minoranza viva, piena di risorse umane, una di quelle “minoranze creatrici” – come disse Benedetto XVI –, i cui frutti matureranno in futuro. Essi hanno problemi immensi e ne creano anche. A monte non vi è solo una questione di strutture o progetti, ma anche, e forse soprattutto, una questione di mentalità. Vocazione specifica della Chiesa è quella di combattere ciò che li offende, cioè l’ingiustizia e il razzismo, e di promuovere la dignità dell’uomo. Affinché ciò avvenga, è importante la collaborazione attiva ai progetti di sicurezza o di sviluppo, come anche la denuncia profetica degli egoismi individuali o collettivi e la lotta contro il razzismo, che esclude, invece di unire.

Nel dibattito, che seguì, furono toccati i seguenti argomenti:

  • La differente terminologia usata per individuare l’argomento dice già la complessità del fenomeno e, talvolta, nasconde stereotipi e pregiudizi. Gli “Orientamenti per la pastorale degli Zingari”, emanati dal Pontificio Consiglio, possono aiutare ad assumerne la corretta visione.
  • Difficoltà non di rado dipendono, anche in questo ambito, da particolarità e diversità culturali/religiose tra gruppi immigrati e Paesi d’accoglienza. Elemento culturale ed elemento religioso vanno distinti, sottolineando che universali non sono i diritti, ma la persona umana, portatrice di diritti.

Nella ripresa dei lavori, dopo una breve pausa, l’Ecc.mo Arcivescovo Segretario presentò ai partecipanti un questionario appositamente preparato per loro, tenendo conto dei desiderata di alcuni Membri e Consultori. Quindi, invitò i presenti a prendere in considerazione alcuni pro-memoria inseriti nella documentazione della Plenaria. Sulla base di quello relativo a “migranti irregolari e loro diritti umani”, vi furono interventi che posero attenzione sui seguenti temi:

  • La distribuzione delle razioni alimentari per rifugiati, in Ghana, è affidata a personale femminile, per una questione culturale tipicamente africana.
  • Spesso parliamo di diritti dei migranti e dei rifugiati. Ma quali sono le loro responsabilità? In effetti, diritti e doveri sono le due facce della stessa medaglia. In visione pastorale, dovremmo anzitutto parlare di dignità della persona umana (con suo relativo riconoscimento), in dimensione di reciprocità nei rapporti tra autoctoni e immigrati. Si tenga, poi, conto che diritti e doveri non sono tali perché stabiliti così dalla maggioranza in regime democratico, anche perché ciò favorisce il passo al relativismo e al positivismo contemporaneo.
  • La reciprocità, ad ogni buon conto, è una categoria giuridica, che appartiene alle convenzioni e ai rapporti tra interlocutori diversi. In prospettiva cristiana, invece, la forza dell’amore, in luce evangelica, supera tale nozione. Nei Paesi d’accoglienza dei flussi migratori è ormai consolidata l’attenzione anzitutto ai diritti delle categorie vulnerabili, poi ai loro doveri, diversamente da quanto invece avviene per le categorie “normali”, per le quali diritti e doveri vanno di pari passo. EMCC 66 suggerisce una particolare visione circa la reciprocità.
  • In Libano è risultata positiva la “democrazia consensuale”, non quella numerica, e potrebbe essere un buon esempio per altri Paesi coinvolti nelle dinamiche dei rapporti islamo-cristiani.
  • Come conciliare le legittime esigenze degli immigrati/rifugiati e le tradizioni/norme esistenti nei Paesi che li accolgono? Lo sforzo deve essere reciproco, ricordando che se i Paesi chiedono “forza lavoro”, devono anche essere disposti ad accogliere persone umane, che non sono “mera merce”.
  • Diritti e doveri sono anche da valutare nella loro relatività, in rapporto ai diversi contesti mondiali che entrano in considerazione.

Sul pro-memoria relativo a “identità cristiana nella sua dimensione cattolica-universale come fattore d’accoglienza”, vi furono interventi che posero attenzione sui seguenti temi, nel quadro dell’EMCC:

  • Il modello trinitario è certamente punto di forza per il discorso dell’identità cristiana in relazione all’accoglienza dell’altro.
  • La formazione è questione base, soprattutto per quanto riguarda la Dottrina sociale della Chiesa.
  • Il senso di appartenenza (non esclusivismo) favorisce l’incontro con l’altro nella sua diversità.

Sul pro-memoria basato sulle risposte della EMCC, relativo ad “assicurare Cappellani e Operatori pastorali del Paese d’origine dei Migranti o a conoscenza almeno della loro lingua e del loro rito liturgico. Necessità della coordinazione tra il Vescovo del Paese d’accoglienza e del Vescovo di quello d’origine, nonché tra le azioni in favore dei migranti con la pastorale della Chiesa locale”, vi furono interventi che posero attenzione sui seguenti temi:

  • Interpellare gli Istituti missionari potrebbe essere una valida opportunità per un miglior servizio che le Chiese locali possono offrire ai gruppi etnici immigrati, anche in considerazione della loro esperienza e del personale etnico delle comunità religiose missionarie. Il Pontificio Consiglio, in effetti, ha già avuto modo di agire in tale direzione, anche considerando che la missione oggi viene a noi e non attende, come in passato, soltanto movimenti missionari ad gentes.
  • Seminaristi, religiosi e sacerdoti dovrebbero essere incoraggiati ad apprendere la lingua dei gruppi etnici immigrati nei loro territori di appartenenza, come anche quelle dei Paesi nei quali emigrano i loro connazionali.
  • Il clero uxorato delle Chiese cattoliche orientali talvolta è visto come ostacolo e non come aiuto, in alcuni territori dove il clero è celibatario: un ulteriore cammino attende di essere compiuto su tale questione, magari con intervento della Congregazione per le Chiese Orientali e, dove possibile, di questo Pontificio Consiglio. Ciò è anzi già stato fatto.
  • La pastorale migratoria è specifica, in combinazione con quella ordinaria, ma vi è l’impressione che tale consapevolezza sia ancora mancante tra il clero e gli operatori pastorali, sottolineandosi che un’adeguata assistenza pastorale deve tener conto non soltanto della lingua dei migranti, ma anche della loro cultura.
  • Contatti periodici tra Vescovi dei Paesi d’origine dei migranti e d’accoglienza devono essere raccomandati, sull’esempio di quelli tra Vescovi Statunitensi e Messicani, a beneficio della pastorale migratoria in Nord America.

Sul pro-memoria relativo alla domanda “esistono fondi per le questioni migratorie?”, vi furono interventi che posero attenzione sui seguenti temi, tenendo presenti due contributi richiesti a suo tempo alla “Caritas Internationalis” e all’ICMC:

  • Il Segretario generale di ICMC presentò infatti il documento “On Funding Mechanisms for Migration Programs”, distribuito ai partecipanti.
  • Bisognerebbe far riemergere la corresponsabilità delle Conferenze episcopali perché realizzino le iniziative previste (ad esempio in EMCC quanto alla raccolta di offerte in occasione della Giornata mondiale), così come quelle che, ai suoi inizi, contribuirono alla fondazione dell’ICMC, sotto particolare egida della Segreteria di Stato.

Sessione pomeridiana

Il Sig. Maurizio Crisanti, Segretario Nazionale dell’Associazione nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti (A.N.E.S.V.-A.G.I.S.), Italia, presentò riflessioni sul tema “Circhi e luna park: loro contributo alla coesione sociale in un mondo globalizzato e collaborazione con gli Stati e gli Organismi internazionali per la loro difesa”. Il relatore disse che lo spettacolo circense e viaggiante è un’attività che comporta sacrifici. Tra essi vi sono difficoltà per la coesione familiare, ostacoli per la scolarizzazione e, in particolare, per il confronto con società diffidenti nei confronti di chi vive con modalità diverse da quelle comuni. L’attività dei circensi comporta fatica e sacrifici, ed è facile immaginare come le modalità di gestione delle relazioni con i componenti della famiglia allargata, la programmazione degli spettacoli nelle varie località e lo scambio di informazioni tra colleghi siano stati facilitati soltanto dalle recenti innovazioni tecnologiche. Tuttavia, restano ancora aperte gravi questioni, che toccano specialmente la famiglia, la formazione scolastica e professionale e l’incoraggiamento al mondo giovanile nella gestione dell’attività, anche mediante l’esplorazione di nuove modalità di esercizio.

Il dibattito, che fece seguito, affrontò i seguenti argomenti:

  • L’impiego degli animali negli spettacoli viaggianti ha incontrato difficoltà da parte di organizzazioni animaliste. Vi è oggi la tendenza a prestare sempre più attenzione alle loro obiezioni, sebbene gli animali, nati quasi per la maggioranza in cattività, siano trattati con ogni riguardo.
  • La pastorale per i circensi e i lunapakisti può essere assunta dalla parrocchia territoriale nella quale lo spettacolo temporaneamente si fissa, oppure da Operatori pastorali (chierici o laici) che appositamente vi si dedicano. La Chiesa italiana sta riflettendo su tale tema, spostando l’attenzione da un ufficio centrale nazionale alla responsabilità affidata alle diocesi sul territorio.

Quindi, intervenne il Dott. Norberto Tonini, Presidente del  BITS  (Bureau International du Tourisme Social), sul tema “Valorizzazione dei Pellegrinaggi e del Turismo religioso da parte delle autorità civili”, il quale affermò che il Turismo è un fenomeno che ha profondamente caratterizzato la seconda metà del XX secolo e ricopre ancor oggi un ruolo trainante civile, culturale ed economico. Esso deve molto alle forze, agli organismi e alle intelligenze al suo interno. Dunque, operatori turistici e organizzatori di Turismo, compreso quello religioso e dei Pellegrinaggi, convergono nella consapevolezza che, in tale ambito, le persone riscoprono i grandi valori della vita e si arricchiscono culturalmente e spiritualmente. Ciò mette in luce l’importanza di azioni promozionali e di valorizzazione da parte delle Comunità locali, delle Istituzioni pubbliche, delle Autorità Civili e delle Comunità religiose. Gli spazi per una collaborazione e una comune azione sono notevoli in quanto di giorno in giorno aumentano le domande di senso delle nuove generazioni e, in generale, le richieste di avvicinarsi serenamente ai luoghi di introspezione e di spiritualità. 

I seguenti argomenti furono evidenziati nel successivo dibattito:

  • Il patrimonio culturale e artistico, ad esempio europeo, deve essere valorizzato non solo nelle sue dimensioni tecniche e formali, ma anche nei suoi approfondimenti di contenuto, così, ad esempio, le grandi opere pittoriche antiche potrebbero essere meglio ammirate sia nel loro aspetto formale sia nel tema che l’artista vi ha rappresentato, talvolta un’autentica catechesi.
  • Importante è la preparazione dei gruppi e degli individui che si recano ai santuari e, in particolare, ai luoghi santi della nostra tradizione cristiana, per coglierne la specifica dimensione religiosa e il valore spirituale. Senza dimenticare che è altrettanto opportuna la formazione specifica delle guide dei pellegrinaggi.
  • Gli interessi dell’autorità civile, che ovviamente non coincidono con quelli delle nostre Chiese, devono comunque trovare accordi di reciproca soddisfazione.

In mancanza dell’oratore, impossibilitato ad essere fisicamente presente, fu letto il testo che il Diacono Ricardo Rodríguez-Martos Dauer, Delegato dell’Apostolato del Mare della diocesi di Barcellona, Spagna, aveva preparato sul tema “L’impegno dell’Apostolato del Mare nell’azione di promozione e sensibilizzazione dei e sui diritti dei marittimi e dei pescatori presso gli Stati e gli Organismi Internazionali”. In esso, il relatore affermava che diversi aspetti confluiscono oggi nel settore marittimo, che risente anch’esso del fenomeno della globalizzazione. In effetti, a parte gli armatori, vi sono le agenzie di reclutamento degli equipaggi, i charter, i proprietari del carico, le compagnie assicuratrici e tutta la complessità delle organizzazioni pubbliche e private presenti nei porti in cui approdano le navi. Da ciò deriva una grande varietà di competenze e responsabilità che ricadono sui diversi attori del traffico marittimo, ma anche sugli Stati, come garanti ultimi dell’adempimento degli accordi internazionali e, in modo speciale, sullo Stato di bandiera della nave e su quello del porto in cui la nave si trova. A livello internazionale vi sono importanti strumenti giuridici nella lotta per ottenere, a bordo, un lavoro più degno e umano. In particolare, è necessario prestare attenzione all’emanazione di nuove leggi e Convenzioni, farle conoscere, promuoverne la ratifica e, infine, garantirne l’applicazione, ricordando a tutti gli organismi competenti quei diritti che sono legalmente riconosciuti.

L’ultimo intervento della giornata fu affidato a Sr. Eugenia Bonetti, MC, Responsabile dell’azione antitraffico di donne e minori dell’USMI (Italia), che parlò sul tema “Cooperazione e comunicazione fra Chiese e Autorità civili nella lotta contro il traffico di donne e bambini destinati alla prostituzione”. La relatrice disse che il traffico e la tratta di esseri umani – gravissima violazione dei diritti della persona – costituiscono un problema di portata mondiale che coinvolge, sprona e stimola tutte le forze che operano in questo campo – laiche e religiose – a unirsi per individuare strategie adeguate a salvaguardia della dignità e della sacralità di ogni persona. Come aiutare donne e bambini a uscire dal tunnel di morte del traffico e della prostituzione? Dall’inizio degli anni Novanta le Congregazioni Religiose femminili, insieme alle Caritas diocesane e ai gruppi di volontariato, furono tra le prime in Italia a leggere il fenomeno e ad offrire soluzioni. Attualmente l’USMI nazionale coordina il prezioso e difficile servizio di 250 suore – appartenenti a 75 Congregazioni – che lavorano in 110 progetti in Italia, spesso in collaborazione con la Caritas, o con altri enti pubblici o privati, con volontari e associazioni. Gli interventi riguardano, soprattutto, la costituzione di “unità di strada”, centri di ascolto, comunità di accoglienza, aiuto spirituale e psicologico, preparazione professionale, assistenza legale e collaborazione con le Ambasciate per ottenere documenti di identificazione. Diverse iniziative e proposte sono in cantiere, per ridare forza alla speranza e lenire la sofferenza.

Seguì il dibattito, che mise in luce i seguenti elementi:

  • Sempre più urgente è l’attività coordinata e in sinergia, coinvolgendo tutte le forze che si dedicano a tale specifico ambito pastorale. Il lavoro in rete deve tendere a coinvolgere sempre più anche le differenti Congregazioni religiose femminili, ponendo donne accanto e a beneficio di altre donne.
  • Esperienze di varie zone del mondo attestano l’impegno coraggioso e dedicato della Chiesa nell’assistenza alle donne che cadono nel tunnel della prostituzione.

La Sessione pomeridiana si concluse alle ore 17.30, con indicazioni pratiche sulla partecipazione all’Udienza del Santo Padre, fornite dall’Ecc.mo Arcivescovo Segretario, che aveva guidato l’assemblea per tutta la giornata.

Venerdì 28 maggio 2010, Sessione antimeridiana

Alle ore 8,30 fu aperta l’ultima Sessione con la recita delle Lodi. Quindi, l’Ecc.mo Presidente diede lettura della comunicazione, giunta dalla Prefettura della Casa Pontifica, concernente il piccolo spostamento dell’Udienza del Santo Padre alle ore 12.15.

Prese, poi, la parola il Sig. Jean-Guilhem Xerri, Presidente di “Aux Captifs la Libération”, Francia, che tenne un discorso su “Cooperazione con le autorità civili delle ONG cristiane a favore dei senza fissa dimora”. Il relatore disse che le ONG cristiane sono chiamate a cooperare con le autorità civili, sia che esse siano totalmente pubbliche o associative, nell’ambito delle loro attività caritatevoli. Questi accordi sono giustificati da motivi finanziari, di efficacia operativa e di mediazione istituzionale. In Europa tale cooperazione si sviluppa in un contesto particolare, contraddistinto da tre elementi: la “laicità”, che separa chiaramente la sfera religiosa da quella temporale; una massiccia secolarizzazione; un pluralismo religioso in crescita. L’utilità sociale e la professionalità delle ONG cristiane sono generalmente riconosciute e costituiscono elementi di credibilità. Invece, l’accettazione di una dimensione spirituale o pastorale nel progetto d’azione non manca di creare difficoltà nella cooperazione. Tali difficoltà possono essere ridotte a condizione che, da un lato, le collaborazioni siano basate sulla qualità dei singoli legami individuali con gli interlocutori civili e, dall’altro, che i discorsi proposti siano resi udibili da coloro che non sempre condividono la stessa fede o cultura e, infine, che tutti i progetti siano incentrati sul servizio alle persone. Lungi dallo spegnere l’entusiasmo missionario nel proclamare il Vangelo ai più poveri, le contraddizioni talvolta incontrate nella cooperazione civile dovrebbero al contrario incoraggiare l’innovazione e le iniziative pastorali. In tal senso sono decisivi i legami che le ONG intrattengono con le altre comunità ecclesiali.

Sottolineando il tema della laicità, con le peculiarità proprie del contesto francese, l’Arcivescovo Segretario chiese a due Membri e ad un Consultore del Dicastero di apportare un personale contributo, con particolare attenzione alla pastorale per i senza fissa dimora in altre zone del mondo. Intervennero, dunque, l’Em.mo Signor Cardinale Agnelo Geraldo Majella, che descrisse l’attività pastorale in tale ambito nel comprensorio e nella diocesi di San Salvador de Bahia, in Brasile; l’Ecc.mo Mons. Nicholas DiMarzio, che pose attenzione alle motivazioni che danno fondamento alla pastorale per i senza fissa dimora negli Stati Uniti d’America e ai soggetti stessi di tale sollecitudine; infine, la Dott. Chiara Amirante, che comunicò l’esperienza personale di servizio ai senza fissa dimora nella città di Roma, mettendo in luce l’urgenza certo di assistere tante persone sulla strada, ma anche di evangelizzarle.

Quindi, l’Ecc.mo Arcivescovo Segretario diede la parola al Sig. Osita Chidoka, Corps Marshal e Amministratore Delegato della Commissione Federale per la Sicurezza Stradale, Nigeria, il quale parlò de “L’esperienza di Mosca nella partnership per la sicurezza stradale (Prima Conferenza Interministeriale Globale sulla Sicurezza Stradale). Cooperazione fra autorità governative, società civile e istituzioni religiose”. Il relatore svolse la sua presentazione sui seguenti temi: il decennio di iniziative per la sicurezza stradale dell’ONU (2011-2020); l’esperienza di partnership della CFSS della Nigeria; lo Special Marshal Concept in Nigeria: un buon esempio per il volontariato nel campo della sicurezza stradale; il ruolo della società civile e delle istituzioni religiose.

In chiusura dei lavori, l’Ecc.mo Arcivescovo Segretario diede alcune informazioni organizzative per la partecipazione all’Udienza del Santo Padre. L’Ecc.mo Arcivescovo Presidente, infine, rivolse saluti e ringraziamenti ai partecipanti. Egli dichiarò chiusa la XIX Sessione Plenaria alle ore 10.30.

Alle ore 12.15, nella Sala Clementina, in Città del Vaticano, l’Ecc.mo Presidente rivolse un indirizzo al Santo Padre richiamando l’attenzione sulla responsabilità degli Stati e degli Organismi internazionali nel promuovere una cultura di convivenza pacifica e di coesione sociale, in una parola, l’autentica “cultura dell’accoglienza”, che garantisca a tutti coloro che condividono il medesimo territorio l’esercizio di uguali diritti e doveri. Ciò tenendo in conto che l’itineranza dei popoli si presenta oggi non solo come problema da risolvere, ma anche come “fenomeno profetico”, che manifesta il disordine di un sistema che ha posto grande attenzione allo sviluppo socio-economico senza, tuttavia, curare le corrispondenti dinamiche sociali, culturali ed etiche e, soprattutto, la salvaguardia della dignità e della centralità della persona umana.

Il Santo Padre, quindi, pronunciò un elevato discorso che inquadrava la corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali specialmente nell’impegno di incidere su questioni che, fatte salve le competenze del legislatore nazionale, coinvolgono l’intera famiglia umana, quali l’ingresso o l’allontanamento forzato dello straniero e la fruibilità dei beni della natura, della cultura e dell’arte, della scienza e della tecnica, che a tutti deve essere accessibile. Egli attestò che, nonostante il riemergere di istanze particolaristiche in alcune aree del mondo, non si è ancora spento l’anelito di molti ad abbattere i muri che dividono e a creare, invece, intese sovranazionali, anche mediante disposizioni legislative e prassi amministrative che producano nuove forme di integrazione, mutuo scambio e arricchimento. Tale questione orienta verso nuove prospettive di convivenza tra i popoli, che devono essere affidate a politiche di accoglienza e di integrazione, consentendo occasioni di ingresso nella legalità, favorendo il diritto al ricongiungimento familiare, all’asilo e al rifugio, ben oltre le sole misure restrittive che, invece di contrastare gli spostamenti irregolari, finiscono spesso per offrire un terreno di coltura ideale per l’espansione del deprecabile traffico di persone.

Il Santo Padre concluse rivolgendo un incoraggiamento ai partecipanti alla Sessione Plenaria ad impegnarsi nel sensibilizzare le Organizzazioni che si dedicano ai migranti e agli itineranti verso nuove forme di corresponsabilità, tenendo in conto che ciò dovrà tradursi in risposte concrete di vicinanza e di accompagnamento delle persone, con attenzione alle diverse situazioni locali.

 

P. Gabriele Bentoglio, C.S.

Sotto-Segretario

 

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