Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move - N° 81, December 1999 Santuari: Tappe del Cammino della Salvezza * S. E. Mons.Francesco Gioia Segretario del Pontificio Consiglio Nel documento Il Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente pubblicato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti lÂÂ8 maggio 1999, viene sottolineato un aspetto del santuario stesso non sempre abbastanza approfondito: è lÂÂaspetto dellÂÂiniziativa di Dio, accanto ad altri aspetti sui quali sÂÂera soffermata in prevalenza lÂÂattenzione in passato, cioè del santuario come luogo della memoria di un evento accaduto nel passato. Santuario memoria dellÂÂevento Quando i pellegrini si recano al santuario di S. Antonio a Padova, per esempio, o della Madonna a Fatima o Lourdes generalmente vanno a vedere il ÂÂluogo della memoriaÂÂ, in cui un Santo è vissuto o una apparizione è avvenuta. In una sensibilità del genere il Santuario è il memoriale, il monumento che ricorda un evento meraviglioso, in cui si è verificata una manifestazione e in cui permane come una presenza che si va ad assaporare. Anche lÂÂuomo laico ha i suoi santuari, in questo senso: ha i luoghi del ricordo di un evento accaduto, davanti al quale si sosta in meditazione. Si pensi alle Fosse Ardeatine o a Redipuglia ai piedi del Carso o ad altri luoghi della memoria che fanno pensare ad eventi, di solito terribili, insieme di cattiveria e di generosità, di dolore e di orrore, misti di esecrazione e di ammirazione per principi nobili e di propositi generosi. Per cogliere nella giusta prospettiva la natura del Santuario, bisogna considerarlo come una tappa del cammino di salvezza dellÂÂuomo guidato dallÂÂintervento di Dio negli eventi storici. LÂÂAntico Testamento è punteggiato da santuari di Dio che si manifestava ai Patriarchi, ai Profeti, a semplici membri del Popolo portatore dellÂÂannuncio di salvezza: Pilo, Betel, Sinai, ecc. Il Nuovo Testamento registra, a sua volta, di altri luoghi significativa manifestazioni forti dellÂÂiniziativa di Dio, collegati con le vicende di Gesù, della Madonna e degli Apostoli. Il testo biblico suffraga con la sua autorità lÂÂautenticità dellÂÂiniziativa di Dio. CÂÂè una differenza tra santuari laici e santuari sacri: i primi sono memoriali di ricordo e ammonimento, i secondi sono tappe di un cammino ancora in atto di Dio assieme allÂÂuomo verso un epilogo da perseguire perché non ancora raggiunto. Il santuario, nella Chiesa, esprime una testimonianza che viene dallÂÂalto (cf Gv 3,3) e proclama che Dio è entrato nella storia e continua a camminare insieme allÂÂuomo nella storia (cf. n. 5). EÂÂ da notare, inoltre, che la Bibbia documenta solo parte di quel cammino che Dio e uomo continuano anche dopo lÂÂAscensione e la morte degli Apostoli, in seno a tutto il percorso della storia. Se nelle fasi documentate dal racconto biblico esiste la garanzia dellÂÂautorità del testo rivelato, nelle fasi successive è presente la autorevolezza della Chiesa. I santuari sorti nel mondo cristiano contengono un ÂÂevento fondanteÂÂ che impegna la sua autorevolezza la Chiesa. Un impegno, con una certa analogia, paragonabile a quello dei santi proposti alla venerazione del Popolo di Dio prima della ÂÂvoce del popoloÂÂ e successivamente dalla Chiesa tramite una esplicita proclamazione. Tempestività dellÂÂiniziativa Nel racconto biblico cÂÂè una tempestività dellÂÂiniziativa di Dio al momento che il Popolo di Dio sta vivendo: così a Betel, in Silo, al Sinai e altrove. Tempestività che non significa solo giusta cadenza del tempo, di un evento, ma anche ritmo di progressiva rivelazione dellÂÂazione di Dio man mano che la persona o le persone cui la rivelazione era destinata erano in grado di recepirla. Al santuario di Betel - che significa appunto Casa di Dio - Abramo appena uscito dalla Caldea si sente formulare in termini concreti la promessa: ÂÂAlla tua discendenza darà questa terraÂÂ (Gn 12,7). Dopo molti anni di pascoli verso lÂÂEgitto, Abramo ritorna a Betel, ricco dei doni perfino del faraone, e affrontò i problemi sorti con Lot, a Betel, ÂÂdove prima aveva costruito lÂÂaltare: lì invocò il nome del SignoreÂÂ (Gn 13,4) e venne a patti con Lot, evitando lo scontro tra i due clan. Dio approvò la sua scelta di pace e gli confermò che aveva fatto un passo avanti nella scia tracciata da Dio stesso. Tempestività e progressività consentono la comprensione del piano di Dio non solo ad Abramo, ma anche a Mosé nei suoi rapporti con faraone e col popolo che porta al grande santuario del Sinai. Tempestività e progressività caratterizzano gli eventi che hanno dato origine a santuari sui quali la Chiesa in questi ultimi tempi ha impegnato la sua autorevolezza. Si pensi a Fatima, la cui tempestività non potrebbe essere più evidente, perché gli eventi si compiono nel 1917, verso la fine di unÂÂinutile strage, nel tentativo di scongiurarne una seconda ancora peggiore. La progressività della Vergine è altrettanto evidente, sia nei confronti dei veggenti che vengono preparati man mano a riconoscere la Figura che loro appariva, a pregare, ad affrontare le terribili visioni dellÂÂinferno e del sole rutilante nel cielo, sia nei confronti dellÂÂumanità intera cui era destinata la rivelazione progressiva del messaggio affidata alla discrezione del Successore di Pietro e Vicario di Gesù. ÂÂEventiÂÂ come questo non hanno il peso degli ÂÂeventiÂÂ di cui parla il testo biblico, tuttavia sono testimonianze della fede del Popolo di Dio, cioè di quel popolo che è ÂÂmosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore, che riempie lÂÂuniverso, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di DioÂÂ (LG 11). Stupore: sentimento nel santuario Alla domanda: ÂÂQuali sono le conseguenze per la vita del cristiano che derivano dalla testimonianza dei veri segni della presenza o del disegno di Dio che il santuario trasmette?ÂÂ il citato documento del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti risponde: ÂÂAl mistero ci si accosta con un atteggiamento di stupore e adorazioneÂÂ (n. 6). EÂÂ necessario collocarsi in una prospettiva di fede, davanti al santuario, altrimenti tutto può scadere in evento turistico: ÂÂChi non è capace di stupirsi allÂÂopera di Dio, chi non percepisce la novità di quello che il Signore opera con la sua iniziativa di amore, non potrà neppure percepire il senso profondo e la bellezza del mistero del tempio che nel santuario si fa riconoscereÂÂ (ivi). Per questo la visita al santuario ha bisogno di una ÂÂadeguata preparazioneÂÂ che consente di cogliere ÂÂal di là degli aspetti visibili, artistici o di folklore, lÂÂopera gratuita di Dio evocata dai vari segni: apparizioni, miracoli, eventi fondatori, che costituiscono il vero primo inizio di ogni santuario in quanto luogo della fedeÂÂ (ivi). Lo stupore, alla scoperta dellÂÂiniziativa di Dio nel corso della vita individuale e collettiva, genera gioia, godimento e lode: per questo i santuari di cui parla la Bibbia o la Storia hanno sempre celebrato le loro ÂÂfesteÂÂ. Una parola, questÂÂultima, che è necessario mettere tra virgolette, perché da sempre alcuni hanno inteso la festa come occasione di dissipazione e stordimento, mentre i credenti - e anche altri che salgono ai santuari attratti da un fascino che non è ancora fede - intendono la festa al santuario come occasione di godimento spirituale, spesso mistico, di impegno in vista dei valori umani e trascendenti. Si pensi, ad esempio, alla Marcia della Pace che ogni anno porta ad Assisi, un lungo pellegrinaggio di persone di diversa estrazione e fede - ed anche senza fede! - attratte dai valori che il francescanesimo ha attinto dal Vangelo. In questa prospettiva si comprende come il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti abbia voluto ricordare la natura del santuario e della pastorale che fa capo al santuario nellÂÂimminenza del Grande Giubileo che porterà milioni di persone in pellegrinaggio ai Santuari che il Popolo di Dio ha disseminato nel mondo per testimoniare la presenza e lÂÂazione del Dio che salva.
Note:
[*] articolo apparso su L'Osservatore Romano il 20 luglio 1999
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