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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 83, September 2000

 

I Nomadi dell'Europa Orientale[*]

Elisabetta ANGELUCCI

Cittadini del mondo, popolo in costante cammino. È questa la dimensione itinerante della vita del popolo nomade che rivela come il pellegrinaggio sia un'espressione della sua religiosità e fede.  Una delle tappe incluse nel viaggio è proprio Roma, per poter celebrare, in questi giorni, il Giubileo dei Migranti e Itineranti. Così circa 300 Rom e Sinti provenienti dai Paesi dell'Est europeo si sono dati appuntamento, giovedì 1° giugno, presso la Basilica di S. Maria in Vallicella per dare inizio al loro Giubileo con una celebrazione penitenziale presieduta dal Vescovo di Velletri-Segni Andrea Maria Erba. Erano presenti anche i Promotori Episcopali della Pastorale per i nomadi dell'Ungheria e della Repubblica Ceca, rispettivamente l'Arcivescovo Szilárd Keresztes, Amministratore Apostolico «ad nutum Sanctae Sedis» di Miskolc e il Vescovo Josef Koukl.

 All'incontro hanno partecipato alcuni gruppi di diversa lingua, ciascuno accompagnato da un sacerdote. «Sono i fedeli dell'Europa orientale che vivono ben integrati nella società spiega Mons. Anthony Chirayath, Officiale del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e sono venuti a Roma per esprimere la loro fedeltà alla Chiesa di Roma e al Papa. Vi sono inoltre altri 400 Rom e Sinti giunti dai Paesi dell'Europa occidentale con le loro roulottes e conducono una vita itinerante; vivranno il Giubileo visitando le Basiliche e le catacombe e celebrando la Messa all'aperto, come è loro tradizione. Saranno comunque tutti presenti alla celebrazione presieduta dal Santo Padre in Piazza San Pietro».

 Ad aprire questo primo incontro di preghiera è stato il canto all'amore universale, eseguito da un coro di bambini nomadi e romani della Scuola di Canto «La Voce dell'Elfo». Con la loro voce è iniziato, così il ringraziamento per il dono del Giubileo, seguito dalla celebrazione sulla riconciliazione che ha visto alternarsi di canti e preghiere all'ascolto della Parola di Dio.

 «Siamo qui per celebrare il nostro Giubileo ha detto il Vescovo Erba durante l'omelia ossia per testimoniare al mondo che noi siamo cristiani, che vogliamo vivere da cristiani e siamo contenti del nome che portiamo, che vogliamo essere coerenti con la fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Siamo qui per incontrare Cristo e per dirgli che vogliamo appartenere a Lui».

 «Siamo venuti da lontano da diversi Paesi per visitare la città di Roma, centro del cristianesimo, sede del Vicario di Cristo, simbolo della Madre Chiesa che ci abbraccia, luogo dove sono vissuti tanti santi che hanno dato la vita. Questa Chiesa ricorda in particolare san Filippo Neri che qui visse per oltre sessant'anni». Dopo aver rievocato i pellegrinaggi penitenziali che fece il santo, il Presule ha poi aggiunto come «oggi i tempi sono cambiati, ma intatta e uguale è la chiamata alla conversione e alla santità. La meta è aperta a tutti, nessuno escluso. Che questo sia possibile è dimostrato da tanti esempi fino ai nostri giorni». Primo fra tutti quello del nomade Ceferino Giménez Malla, proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1997. Nel suo discorso rivolto ai presenti, il Vescovo ha ricordato la vita e il martirio di Ceferino, conosciuto come l'avvocato dei poveri, colui che stabilisce la pace, un esempio ammirevole di fedeltà a Cristo per tutti i cristiani.

 «La sua coraggiosa testimonianza ha proseguito il Presule e il supremo sacrificio della sua vita sono un forte segnale e un monito per tutti, e insegnano che l'amore di Dio è esteso a tutti, specialmente a quei gruppi umani che spesso sono emarginati e disprezzati». Per questo è bene imitarne il cammino di fede, per «capire che Dio non fa preferenze di persone, per impegnarci a pregare per i fratelli Rom e Sinti che ancora non conoscono il Vangelo o lo hanno abbandonato. Nella debolezza di questo zingaro analfabeta e umile si è manifestata la potenza e la grazia di Dio. Ancora più consolante è l'atteggiamento di Gesù verso i peccatori; egli mostra piena benevolenza e misericordia verso chi riconosce il proprio peccato e ascolta la sua Parola. E Gesù dice apertamente che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Soprattutto nel Vangelo di san Luca, che è chiamato il Vangelo della misericordia e del perdono, noi vediamo concretamente che il Signore si china sull'uomo peccatore e non sul peccato, privilegia la dignità della persona».

 «Questo Grande Giubileo del 2000 che stiamo celebrando è proprio l'incontro con Cristo, che vuole riconciliarci e perdonarci donandoci la sua grazia. A noi sta ascoltare questo richiamo alla conversione del cuore e agli altri cambiamenti di vita nel cammino di riconciliazione».

 Oltre allo scambio della pace, un altro momento significativo è stato inserito nell'atto penitenziale, quello in cui il celebrante è passato ad aspergere i presenti con l'acqua benedetta. Il gesto è stato accompagnato dal coro dei bambini con un canto dedicato ad uno di loro, Michele, che è stato battezzato da poco, esprimendo al tempo stesso come la musica insieme con la poesia siano sempre stati aspetti essenziali della ricca tradizione culturale dei Rom e dei Sinti.

 Tra i gruppi presenti, anche quello di Rom venuti da Udine. Tra loro una signora, Ida Braidic, di origine slovena venuta con la sua famiglia. «Ci troviamo qui ha detto per vivere la stessa fede con popoli diversi, per lanciare un grido di amore a tutto il mondo così come ha fatto il nostro beato Ceferino, mettendo la pace al primo posto. Lui ha saputo amare tutti senza fare distinzioni. Siamo venuti, inoltre, per approfondire la fede cattolica e ricevere la benedizione del Santo Padre. Vogliamo pregare per la conversione delle anime, lasciandoci tutti i ricordi brutti alle spalle».

 Maria Rosaria, invece, ha 32 anni e ha accompagnato insieme con altre amiche un gruppo di Rom che fanno parte della sua parrocchia, Sacro Cuore di Gesù a Eboli. «Il popolo nomade spiega si sente inserito nella Chiesa, si sente voluto bene come gli altri popoli. Per arrivare a questo livello è stato fatto un lungo cammino che ha conosciuto due tappe principali, quella della Beatificazione di Ceferino e questo Giubileo dell'Anno 2000». 

Nota: 
[*] Cfr. L'osservatore Romano, 2-3 giugno 2000
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