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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR NIKOLA ETEROVIĆ

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

 (Hvar, Croazia) - Sabato 10 luglio 1999

 



Venerati Confratelli nell'Episcopato e cari sacerdoti,
distinte autorità,
fratelli e sorelle nel Signore!

Il 15 gennaio 1978 io ricevevo l'ordinazione episcopale dalle mani del compianto Card. Antonio Samoré il quale aveva accettato di venire nella mia città di origine, ad Asti, nell'Italia del Nord, per impormi le mani e trasmettermi così, come ministro di Cristo, la grazia episcopale.

Da allora sono passati più di venti anni ed ora tocca a me essere l'umile strumento della grazia di Dio, per comunicare ad un vostro caro sacerdote un dono particolare, il dono di guidare santamente il popolo di Dio. Da un Vescovo all'altro si assicura così un'ininterrotta successione apostolica nella Santa Chiesa di Dio. È una serie di anelli di una catena che ci rimanda a Cristo, Pastore Supremo della Chiesa.

Come sacerdote, il caro Don Nikola aveva già accettato di essere ministro del Signore ed una grazia particolare era già scesa su di lui nel giorno della sua ordinazione sacerdotale il 26 giugno 1977, proprio in questa Chiesa cattedrale per l'imposizione delle mani del compianto Vescovo Mons. Celestin Dezmalinovic.

Ora Mons. Eterović è però chiamato ad un servizio ancor più impegnativo. Per questo oggi io gli imporrò nuovamente le mani, insieme con i Vescovi presenti, invocando su di lui la grazia che è legata a questo gradino più alto del Sacramento dell'Ordine. E don Nikola diventerà Vescovo!

È vero che egli non svolgerà il suo ministero episcopale in una diocesi particolare, ma si dedicherà piuttosto alla collaborazione con il Sommo Pontefice, Pastore della Chiesa universale.

È però noto che si tratta sempre dell'unico ministero pastorale, qual è quello affidato da Cristo agli Apostoli ed ai loro successori, ovunque essi siano chiamati ad operare, nelle loro terre d'origine o nelle più lontane missioni, al servizio di una Chiesa particolare o collaborando con il Pastore della Chiesa universale.

L'opera terrena di Gesù doveva terminare con la sua Ascensione al cielo. Per questo, già fin dalla sera della sua Risurrezione, Egli aveva detto agli Apostoli:

«Come il Padre ha inviato me, così io mando voi» (Gv 20, 21). E prima della sua Ascensione, Cristo rinnovò questo mandato dicendo loro: «Andate ed istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli» (Mt 28, 19-20). Ce lo ricordava il Vangelo che poco fa è stato proclamato.

In questa missione, gli Apostoli furono pienamente confermati il giorno di Pentecoste, secondo la promessa del Signore:
«Ricevete una forza, quella dello Spirito Santo, che discenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e sino alle estremità della terra (At 1, 8).

A nome di tutti i Vescovi presenti, io chiederò fra breve a Don Nikola: «Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te, mediante l'imposizione delle mani, con la grazia dello Spirito Santo»? Con il suo sì, totale e generoso, il Vescovo eletto si disporrà così a ricevere la grazia dell'Episcopato.

Forte di questo dono che viene dall'alto, Mons. Eterović potrà esercitare con frutto quel triplice ufficio che la dottrina cattolica attribuisce al Vescovo, è cioè l'ufficio di insegnare, santificare e guidare il popolo santo di Dio.

In realtà, tutti i momenti dell'ordinazione tendono a ricordare questa realtà. Con la consegna del Vangelo, ricorderò al Vescovo il suo primo dovere, qual è quello di annunziare la parola di Cristo, ovunque egli sia chiamato ad operare.

Con l'imposizione della mitra, indicherò a tutti i presenti quale sia l'alta dignità del Vescovo, in cui rifulge la pienezza del sacerdozio.

Con la consegna del pastorale, chiederò al nuovo Pastore di guidare con sapienza ed amore, il popolo santo di Dio all'incontro del Signore.

Consegnerò anche al nuovo Vescovo un anello, dicendogli le belle parole del Pontificale romano: «Accipe anulum, fidei signaculum... Ricevi l'anello, segno di fedeltà, e nell'integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la Santa Chiesa Sposa di Cristo».

L'eccelsa dignità del Vescovo va però strettamente unita ad una grande responsabilità davanti a Dio, davanti alla Chiesa ed anche all'intera società.

Infatti, come Gesù, il Vescovo non deve essere altro che un «Buon Pastore». E Gesù stesso ha spiegato che cosa significhi essere ed agire come Pastore delle anime: «Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; offro la vita per le pecore; ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore» (Gv 10, 14-16).

Questi sono i nobili sentimenti che ispirano ogni Vescovo nella sua missione. E questi sono anche i propositi con i quali Mons. Eterović inizia la sua missione di Nunzio Apostolico in Ucraina, ove il Papa Giovanni Paolo II lo ha designato.

Certo, quale Rappresentante Pontificio egli avrà una missione specifica, qual è quella tracciata dalle norme canoniche esistenti circa i Legati del Romano Pontefice.

«La funzione principale del Legato Pontificio - ci dice il Codice di Diritto Canonico - consiste nel procurare che siano ognor più stabili ed efficaci i vincoli di unità che esistono fra la Sede Apostolica e le Chiese Particolari» (Can 364).

Successivamente lo stesso Codice stabilisce: «Il Legato Pontificio che esercita tale funzione anche presso gli Stati, secondo le norme del diritto internazionale, ha inoltre il dovere peculiare di promuovere e fomentare le relazioni fra la Sede Apostolica e le autorità dello Stato» (Can 365). Con questo spirito il Nunzio Apostolico Mons. Eterović si prepara a recarsi a Kiev, terra del suo lavoro apostolico.

Caro Don Nikola, tu vai ora come Pastore nella grande Nazione Ucraina. Da un millennio la Chiesa di Cristo si è diffusa in quelle terre per opera della principessa S. Olga. Suo nipote San Vladimiro (978-1015), Granduca di Kiev, assunse poi tali benemerenze nella diffusione del cristianesimo da essere denominato «uguale agli Apostoli». Purtroppo anche in quelle terre nacquero poi lotte e divisioni che scossero l'unità della Chiesa di Cristo.

Oggi vi sono là comunità cattoliche fiorenti che attendono l'Inviato del Papa. I cattolici, di rito bizantino e di rito latino, sono organizzati in dodici circoscrizioni ecclesiastiche, con sei milioni di fedeli (cinque milioni di rito bizantino ed uno di rito latino), pari a circa il 12% della popolazione ucraina, che supera ormai i 50 milioni di abitanti, in maggioranza nostri fratelli di fede ortodossa.

Oggi un fermento di unità ecclesiale pervade tutte quelle care comunità cristiane. E tu, come rappresentante del Papa, dovrai essere strumento di tale unità, perché si realizzi presto la preghiera di Cristo nell'ultima Cena: «Ut unum sint», «che tutti siano una sola cosa» in Cristo Gesù.

Fratelli e sorelle nel Signore! A voi chiedo di accompagnare con la preghiera la nuova missione che il Papa ha affidato ad un figlio di questa terra croata. È una terra che tanto ha ricevuto e tanto ha dato alla Chiesa. Per questo sono sicuro che sarete tutti sempre molto vicini al nuovo Vescovo e lo sosterrete con la vostra solidarietà e le vostre preghiere.

Da parte mia vi saluto tutti di cuore, portandovi la Benedizione del Santo Padre, che vi segue con paterno affetto. È un saluto che va al benemerito Pastore di quest'insigne Chiesa di Hvar, Sua Eccellenza Mons. Slobodan Tambuk, con il suo clero, come a tutti i Vescovi presenti, ed in primo luogo al venerato e caro Card. Kuharić. È un saluto che va a tutte le distinte autorità presenti, come alla mamma Franka ed ai familiari ed amici di Mons. Eterović.

È stata per me una grande gioia venire oggi fra voi, in quest'isola incantevole, lasciando per un giorno le sponde del Tevere. L'ho fatto anche per l'affetto che porto al nuovo Vescovo e per un senso di gratitudine per il generoso servizio che ha reso in questi anni alla Santa Sede.

Quest'oggi tutti insieme pregheremo per lui, chiedendo a Cristo, Buon Pastore, che gli conceda di essere un Vescovo che renda onore alla diocesi di Hvar ed a tutta la Santa Chiesa di Dio. E così sia!


*L'Osservatore Romano 12-13.7.1999 p.6.

 

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