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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR MARIO ZENARI

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

Verona - Sabato, 25 settembre 1999




Il movimento liturgico contemporaneo deve molto ad un grande sacerdote che Verona ha donato alla Chiesa universale, il noto teologo Romano Guardini. Egli ci ha lasciato un'opera meravigliosa, denominata «Lo Spirito della liturgia». È un libro che ha avuto tante traduzioni in tutto il mondo e che ha contribuito grandemente a far scoprire la bellezza e la grandezza della preghiera pubblica della Chiesa.

Oggi noi abbiamo la gioia di partecipare ad un rito liturgico che è tra i più suggestivi ed eloquenti della tradizione cristiana. Insieme cercheremo di comprenderne tutto lo spirito. E sarà così questa un'ora di grazia per tutti noi.

Il Pontificale Romano prescrive che il Vescovo consacrante tenga un'omelia ai fedeli presenti, per ricordare loro la missione del Vescovo nella Chiesa. In realtà, basterebbe soffermarsi a meditare su tutto il rito dell'ordinazione episcopale, per comprendere il compito che Cristo, Pastore Supremo della Chiesa, vuole affidare all'eletto.

Fra breve, ascolterete, quindi, tutta una serie di domande che porrò al caro Don Mario. La sua risposta, pronta e generosa, ci dirà quale debba essere il ritratto ideale del Vescovo nella Chiesa cattolica.

«Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero che a noi è stato trasmesso dagli Apostoli e che io oggi per mezzo dell'imposizione delle mani trasmetto a te, con il dono dello Spirito Santo?».

«Vuoi annunciare con fedeltà e costanza il Vangelo di Cristo?».

Una ad una seguono poi altre sette domande al Vescovo eletto, fino a quella finale: «Vuoi perseverare nella preghiera a Dio Onnipotente, per il bene del suo popolo santo ed esercitare in modo irreprensibile il sommo sacerdozio?».

La risposta del candidato sarà essenziale: «Sì, egli dirà, sì, con l'aiuto di Dio lo voglio».

Va però subito detto che tale aiuto è legato alla nostra preghiera. Per questo la liturgia dell'ordinazione episcopale è tutta protesa ad invitarci ad invocare i doni dello Spirito Santo sul nuovo Pastore. Per questo abbiamo cantato insieme il «Veni, Creator Spiritus» e fra breve invocheremo l'intercessione di Maria Santissima, degli Apostoli, dei Martiri e dei Santi.

Come a Pentecoste scesero sul Cenacolo lingue di fuoco per trasformare i Dodici in ardenti Apostoli del Signore, così anche oggi scendano sul nuovo Successore degli Apostoli grazie abbondanti, perché possa essere un annunciatore forte e generoso del Vangelo!

Nel rito dell'ordinazione episcopale vi è poi il linguaggio dei simboli. Sul capo dell'eletto verrà collocato il Vangelo, per indicare che da esso il nuovo Vescovo dovrà trarre l'ispirazione della sua vita. Gli collocherò al dito l'anello, per ricordargli il dovere della fedeltà alla Chiesa, Sposa di Cristo. Gli porrò sul capo la mitra, per indicare la sua dignità episcopale. Darò infine nelle sua mani il pastorale, esortandolo a guidare con amore di Padre il popolo santo di Dio. Sono tutti segni eloquenti con cui la liturgia ci vuole fare comprendere, stimare ed amare colui che è stato chiamato dal Signore a questo gradino più alto del sacerdozio, qual è l'episcopato.

Certo il presbitero ha già dinnanzi a sé una enorme responsabilità nella Chiesa, chiamato com'è ad essere Maestro di fede, Ministro di grazia e Guida del popolo cristiano. Ma questi classici tre uffici del sacerdote, debbono essere vissuti in grado ancor più alto da ogni Vescovo.

Il nuovo presule non eserciterà la sua missione in una diocesi particolare, né come Vescovo residenziale, né come Coadiutore od Ausiliare, ma collaborerà con il Vescovo di Roma nel suo ufficio di Pastore della Chiesa universale. E’ vero che egli porta anche il titolo della Chiesa di Zuglio, un'antica diocesi della Carnia (Iulium Carnicum). Ciò corrisponde alla tradizione di conservare la memoria storica delle antiche comunità cristiane, ma sappiamo che l'essenziale è dato dal fatto che il nuovo Vescovo è annoverato nel Collegio episcopale, al quale Cristo ha affidato la missione di continuare l'opera del Collegio apostolico, fino alla fine dei secoli.

Il nuovo Successore degli Apostoli dovrà svolgere la sua attività in tre nobili Nazioni africane, alle quali il Papa Giovanni Paolo II l'invia come suo Rappresentante.

Nel continente africano il nuovo Vescovo ha già lavorato come sacerdote, prestando la sua opera nelle Nunziature Apostoliche di Senegal e Liberia. Ora egli si appresta a partire per la Costa d'Avorio, Burkina Faso e Niger. Si tratta di tre Stati, ove fioriscono delle belle comunità cristiane, grazie allo sforzo missionario compiuto in questo secolo, che si può realmente definire come il secolo dell'evangelizzazione dell'Africa.

Nella bella Cattedrale di St. Paul in Abidjan si sono avute nel settembre del 1995 le solenni celebrazioni del primo centenario dell'evangelizzazione della Costa d'Avorio, per ricordare l'approdo della città portuaria di Grand-Bassam dei primi eroici missionari della Società delle Missioni Africane.

Da allora guanto cammino è stato compiuto! Ora vi sono là 14 Circoscrizioni ecclesiastiche, anche se esse, sono ancora poche per un territorio più grande dell'Italia.

In Burkina Faso, già Alto Volta, la Chiesa è parimenti assai giovane, essendo stata fondata appena agli inizi del 1900 dai benemeriti Padri Bianchi, ma oggi essa è ben radicata nelle 11 diocesi colà esistenti.

In Niger la presenza della Chiesa cattolica è più recente, dato che la prima missione cattolica fu fondata a Niamey appena agli inizi degli anni Trenta. Ancora oggi vi è là un'unica diocesi che si estende su tutto il territorio nazionale, grande tre volte l'Italia.

L'opera del Nunzio Apostolico sarà quindi assai preziosa, per collaborare con i Vescovi del luogo nelle nuove frontiere dell'evangelizzazione e per mantenere anche con le autorità civili
un dialogo fecondo, per un'armonica collaborazione al servizio di quelle care popolazioni.

Caro Monsignore, nel tuo lavoro apostolico ti sia sempre d'esempio il grande Apostolo dell'Africa, il Beato Daniele Comboni, gloria di questa insigne terra veronese.

Nella storia dell'evangelizzazione dell'Africa egli rimane una delle figure più fulgide di Vescovo, tutto votato com'era alla sua missione apostolica.

Nel giorno del suo ingresso a Karthoum come responsabile del Vicariato Apostolico dell'intera Africa Centrale egli diceva nell'omelia: «Io vengo fra voi per non mai cessare di essere vostro». «Io prendo a far causa comune con ognuno di voi. Il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi» (D. Comboni-Scritti, n. 31 57).

Dal Papa Pio IX aveva ascoltato il pressante invito: «Labora sicut bonus miles christi pro Africa», «lavora come buon soldato di Cristo per l'Africa» (Scritti n. 4085) ed a tale ideale missionario ispirò tutta la sua vita. Quest'apostolo dell'evangelizzazione del continente africano guidi anche i tuoi passi, sull'esempio di tanti uomini e donne di fede che hanno sacrificato la loro vita per la diffusione del Regno di Dio.

Caro Don Mario, parti sereno per la tua nuova missione. Il Papa Giovanni Paolo II ti è vicino e per mezzo mio ti benedice di cuore. Ti accompagna l'affetto dei tuoi familiari, mentre dal cielo i tuoi compianti genitori pregheranno per te.

Ti è vicina la diocesi tutta, con il suo venerato Pastore Mons. Flavio Roberto Carraro, con tanti sacerdoti e fedeli, con religiosi e religiose, che hanno pure consacrato la loro vita al servizio della Chiesa.

Ti è accanto la Famiglia della Curia Romana ed in particolare la Congregazione di Propaganda Fide, qui degnamente rappresentata dal suo Segretario, l'Arcivescovo Marcello Zago.

Ti è accanto tutta questa bella città di Verona, che è lieta di vedere che un nuovo figlio di questa terra è annoverato nel Collegio episcopale.

A questa cara città, alle sue autorità ed ai suoi abitanti, anch'io rivolgo il saluto dell'anonimo iconografo del passato:
«Magna Verona, vale!» Salve, grande Verona, che tu sia grande nei secoli, grande soprattutto per la fede della tua gente! Amen!


*L'Osservatore Romano 27-28.9.1999 p.7.

 

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