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SANTA MESSA A CONCLUSIONE DELLE CELEBRAZIONI PER IL MILLENARIO
DELLA NASCITA DI SAN GUIDO, PATRONO DELLA CITT
À DI ACQUI  

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO

Domenica, 5 settembre 2004

 

"Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha fatto meraviglie" (Sal 98 [97], 1): è questo l'invito che il Re Davide rivolgeva al popolo d'Israele, per invitarlo a ringraziare Dio onnipotente e misericordioso per tutti i doni ricevuti. È questo anche il nostro inno di grazie al Signore, nel celebrare la storia gloriosa della diocesi acquese, facendo memoria del millenario della nascita del suo Patrono, il Vescovo San Guido. Quanti autori hanno addirittura composto delle splendide polifonie sulle note parole latine del Salmo: "Cantate Dominum canticum novum, quia mirabilia fecit"!

1. La gioia di un incontro

Con questi stessi sentimenti, anch'io ho voluto unirmi a tutti voi, per elevare ai Signore un sentito ringraziamento per tutti i doni con cui ha arricchito questa comunità cristiana, nel suo lungo cammino attraverso i secoli.

Sono anzi lieto di vedere che oggi siete accorsi numerosi a questa vostra storica Cattedrale. Da parte mia vi saluto tutti di cuore, mentre mi onoro di trasmettervi la Benedizione del Santo Padre Giovanni Paolo II, sempre a voi profondamente vicino.

In tale circostanza, saluto in particolare il venerato Pastore di questa comunità, il caro Mons. Pier Giorgio Micchiardi, con i sacerdoti suoi collaboratori, come anche tutte le distinte autorità che hanno voluto unirsi a questa festa di famiglia.

2. Uno sguardo al passato

Fratelli e sorelle nel Signore,

Come dalla vetta di un monte, il nostro sguardo si dirige oggi all'inizio del secondo millennio cristiano, all'epoca storica in cui la Provvidenza pose il suo sguardo su un giovane ardente e generoso di Melazzo, chiamandolo poi al sacerdozio, e collocandolo, infine, lui appena trentenne, sulla cattedra episcopale di questa diocesi.

Lo sguardo, poi, si estende fino ai primi secoli della Chiesa, allorquando si costituì in questo bell'angolo d'Italia la prima comunità cristiana. A partire dal 400 dopo Cristo vediamo ormai completa l'organizzazione della Chiesa acquese, guidata da Vescovi come Maggiorino, Massimo, Severo, Andrea, Arnaldo, Primo, Brunengo, per citarne solo alcuni (cfr P. Ravera, I Vescovi della Chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Acqui Terme, 1997).

A questa catena ininterrotta di grandi Pastori d'anime, viene ad aggiungersi nel 1034 il Vescovo Guido, il giovane conte del Castello di Melazzo, nato proprio in quel 1004 dell'era cristiana, che noi oggi ricordiamo.

Quanto cammino ha fatto questa cara diocesi nel corso dei secoli e quante grandi figure di Pastori l'hanno guidata, attraverso le alterne vicende della sua storia! Per tutta questa preziosa eredità, noi oggi vogliamo ringraziare il Signore, facendo nostre le parole di Maria Santissima nel suo "Magnificat": "L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore!" (Lc 1, 46-47).

3. L'opera di un Santo

È questo, del resto, lo spirito mariano che animò mille anni fa il Vescovo Guido a costruire questa bella cattedrale ed a consacrarla, poi, a Maria Santissima. Ben a ragione, noi oggi sentiamo che San Guido è vicino a noi nel ringraziare il Signore per le meraviglie operate in mezzo a questa sua cara comunità. Nella cripta di questa Cattedrale riposa il corpo mortale del grande Vescovo, e dall'arca di marmo ove si trovano le sue spoglie mortali giunge a noi un altro invito:  quello a continuare nel cammino apostolico da lui tracciato.

Gli storici ci parlano del suo impegno per portare il Vangelo di Cristo in ogni angolo di queste contrade, fondando anche numerose "Pievi", ove il popolo di Dio potesse essere assistito da un "Pievano", collegato con il centro della diocesi. Queste "Pievi" divennero poi parrocchie, ma di alcune se ne conservano i resti, come le Pievi di S. Vigilio a Roccagrimalda, di S. Anna a Montechiaro, di S. Secondo a Melazzo, di S. Giovanni a Nizza Monferrato, come tante altre chiese dedicate alla Madonna, a Caramagna, a Ponzone, a Molare ed a Cassine.

Sono tutte testimonianze eloquenti dello zelo apostolico del nostro Santo e sono uno stimolo a tutti noi, Pastori e fedeli, a continuare a lavorare per l'annuncio del Vangelo di Cristo agli uomini d'oggi.

4. Il messaggio di San Guido

Anche oggi, anzi oggi più di ieri, la Chiesa dev'essere missionaria. Essa esiste per portare Cristo agli uomini d'ogni tempo. Il mio voto è che i cristiani di Acqui, Pastori e fedeli, continuino in questo santo impegno apostolico. Gesù ha detto: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12, 49).

Una svolta missionaria della Chiesa in Italia è stata recentemente auspicata dalla Conferenza Episcopale in una "Nota pastorale" denominata "Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia". E un documento approvato nello scorso mese di maggio da parte dell'Episcopato italiano, e destinato a scuotere tutte le nostre comunità.

"Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più - vi si legge con insistenza - E necessaria una pastorale missionaria, che annunzi nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e donne del nostro tempo, testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l'esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l'intera società" (ibidem, 1, 1; cfr Il Regno, 1 luglio 2004, pag. 339).

5. Un impegno sempre attuale

"Cristiani non si nasce, si diventa", diceva già Tertulliano nel quarto secolo. Ce l'ho ha ricordato il Papa Giovanni Paolo II nella sua lettera Novo Millennio ineunte, all'inizio del terzo millennio (cfr ibidem., n. 58).

In realtà, non si può dare per scontato che da parte di tutti si conosca il Vangelo di Cristo e che si abbia un'esperienza di Lui, Via, Verità e Vita. C'è bisogno di un rinnovato annuncio del messaggio cristiano alle nuove generazioni delle nostre campagne e delle nostre città. C'è l'urgenza di iniziative organiche di proposta del Vangelo di Cristo anche per gli immigrati ed i lontani. Anche le ricchezze di arte e di storia custodite nelle nostre parrocchie sono un messaggio eloquente, che possono risvegliare un interrogativo e far partire un dialogo sulla fede. A tutti i cristiani d'oggi dobbiamo ripetere le parole di Cristo: "Il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1, 14-15).

Oggi in Italia, come in Europa in generale, si avverte una situazione culturale difficile. Certo, in un orizzonte di dialogo è indispensabile cercare di comprendere le ragioni ed i valori degli altri, ma, poi, non si deve rinunciare a presentare il Vangelo di Cristo, in cui solo c'è salvezza.

È un annuncio che deve essere realizzato con la parola e con la testimonianza della vita. Anzi, è la testimonianza della vita che renderà credibile la parola ed aprirà poi i cuori ad accogliere la Parola di Dio.

6. La testimonianza dei Santi

È questo il messaggio che oggi ci lascia San Guido, come tutti gli uomini e le donne che hanno santificato questa terra benedetta, dal Vescovo San Maggiorino al Vescovo San Giuseppe Marello, da San Paolo della Croce a Santa Domenica Mazzarello, dalla Madre Maria Teresa Camera alla Beata Teresa Bracco. Sono Pastori e fedeli, uomini e donne di diverse condizioni sociali, che hanno sentito imperioso il dovere di annunciare Cristo con la loro vita. La loro testimonianza costituì veramente un "quinto vangelo", attraverso il quale molti uomini del nostro tempo hanno potuto conoscere Gesù, ben più che dalla meditazione dei quattro Vangeli canonici.

La vita del nostro San Guido ispiri anche noi a seguire generosamente il Signore e ci spinga ad annunciarlo con amore agli uomini d'oggi. Amen!

  

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