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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA TERZA COMMISSIONE DELLA 62a SESSIONE
DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE SUL PUNTO 65:
« RAPPORTO DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO »

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE

New York - Lunedì, 5 novembre 2007

 

Signor Presidente,

Più di un anno è trascorso dalla creazione del Consiglio dei diritti dell'uomo. La mia delegazione apprezza gli sforzi compiuti per consolidare la nuova istituzione e, allo stesso tempo, nota che le sfide per tutelare tali diritti stanno divenendo sempre più esigenti.

Nel diritto e nella coscienza morale della comunità internazionale di oggi, la dignità dell'uomo appare come la fonte da cui nascono tutti i diritti e dovrebbe logicamente sostituirsi alla volontà sovrana e autonoma degli Stati come fondamento ultimo di ogni sistema giuridico, compreso il sistema giuridico internazionale. Si tratterrebbe dunque di uno sviluppo irreversibile, ma, tuttavia, si può facilmente costatare che in numerosi paesi l'applicazione di questo principio non è accompagnata da un rispetto tangibile dei diritti dell'uomo.

Una panoramica del mondo ci mostra che la situazione dei diritti dell'uomo è preoccupante. Se si considera l'insieme dei diritti enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e nei Patti internazionali relativi ai diritti economici, sociali e culturali, e ai diritti civili e politici, come pure in altri strumenti giuridici internazionali, non esiste alcun diritto che non venga gravemente violato o trascurato in molti paesi, purtroppo anche in alcuni paesi membri del nuovo Consiglio.

Ciò deriva spesso dalla convinzione ancora ben radicata che è il potere a determinare, in ultima analisi, il contenuto dei diritti dell'uomo. Una simile visione permette troppo facilmente di ricorrere a pratiche inconciliabili con la dignità dell'uomo. Negare, in alcune circostante, il diritto alla vita, pretendere di controllare la coscienza dei cittadini e l'accesso all'informazione, limitare il diritto di associazione, negare l'accesso a un processo giudiziario pubblico e al diritto di assicurare la propria difesa, reprimere i dissidenti politici, imporre una politica delle nascite che non tiene conto della decisione dei genitori, limitare indistintamente l'immigrazione, permettere il lavoro in condizioni degradanti, accettare la discriminazione delle donne, soffocare la libertà religiosa:  sono solo alcuni esempi dei diritti maggiormente scherniti.

Il Consiglio dei diritti dell'uomo è chiamato a colmare il fossato fra l'insieme degli strumenti giuridici internazionali dei diritti dell'uomo e la realtà della loro applicazione nelle diverse parti del mondo. Tutti gli Stati dovrebbero assumersi individualmente e collettivamente questa grave responsabilità. Quanti ne fanno parte hanno in particolare la responsabilità di fare onore alla loro posizione speciale e di testimoniare il loro attaccamento al Consiglio attraverso l'applicazione, la più fedele possibile, degli strumenti giuridici dei diritti dell'uomo.

Signor Presidente,

Il rapporto del Consiglio dei diritti dell'uomo, oggetto del nostro dibattito, dimostra che le norme internazionali che tutelano questi diritti sono sempre più esplicitate in modo da garantire il loro godimento effettivo. La Santa Sede accoglie di buon grado i passi compiuti in tal senso ed è disposta a offrire la sua totale collaborazione.

Inoltre, ai nostri giorni molte religioni sono divenute vittime di scherni e di oltraggi, sia contro i loro fedeli, sia contro i loro simboli spirituali o morali. Ciò costituisce un fenomeno inquietante che minaccia la pace e la stabilità sociale e attenta direttamente alla dignità dell'uomo, soprattutto al suo diritto alla libertà religiosa.

Bisogna auspicare che il Consiglio dei diritti dell'uomo metta a punto e adotti una nuova risoluzione attinente al rispetto del diritto alla libertà religiosa dei fedeli di tutte le religioni, senza eccezione. Una simile risoluzione dovrebbe parimenti raccomandare il dialogo e il dibattito fra i credenti delle diverse religioni, senza d'altronde dimenticare quelli che non ne hanno nessuna, come uno strumento concreto per trovare e consolidare l'intesa verso la pace e la cooperazione. Ciò rafforzerebbe la credibilità che è necessaria al Consiglio su questo tema.

Signor Presidente,

La risposta che il Consiglio dei diritti dell'uomo apporterà alle sfide della libertà in numerosi paesi del mondo mette in gioco la credibilità delle Nazioni Unite e quella di tutto il sistema giuridico internazionale. Possano le sue risoluzioni e decisioni promuovere un impegno politico e sociale concreto da parte di ogni Stato che renda effettivo il rispetto della dignità e della libertà di ogni uomo e di ogni donna!

Grazie, Signor Presidente.

  

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