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INTERVENTO DEL CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE
DURANTE LA 34ª SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO

DISCORSO DI MONS. RENATO VOLANTE*

Mercoledì, 21 novembre 2007

 

Signor Presidente,
Direttore Generale,
Eccellenze,
Signore e Signori

1. Innanzitutto desidero ringraziarla, signor Presidente, per avermi offerto l'opportunità di rivolgermi alle distinte delegazioni presenti in questa sessione della Conferenza, chiamata a elaborare gli orientamenti per i prossimi due anni.

La Santa Sede conferma il proprio apprezzamento per l'azione meritoria della Fao a favore dello sviluppo alimentare e agricolo di molti Paesi, affinché si realizzi il desiderio di liberare le persone dalla fame e dalla malnutrizione. L'impegno della Fao consiste ora nel mettere in pratica le più ampie strategie mondiali volte a sradicare la povertà, come indicato dagli Obiettivi di sviluppo del millennio e confermato da tutti i Paesi coinvolti. Parimenti, essa è anche impegnata nella valutazione del suo funzionamento e della sua struttura. Tuttavia, osservando gli obiettivi prefissati per il 2015, che si sta rapidamente avvicinando, non possiamo restare in silenzio di fronte al problema sempre più grave della malnutrizione che, invece di arrestarsi, miete vittime sempre più numerose.

Sulla base dell'esperienza che abbiamo acquisito grazie alla nostra vicinanza alla costante attività della Fao e dei suoi organismi interni, in particolare come risultato del Vertice mondiale sull'alimentazione e dei relativi impegni, desideriamo fare alcune riflessioni di natura etica. Le consideriamo sempre più necessarie per l'orientamento di un'azione multilaterale intesa a essere non solo tecnicamente attuabile, ma anche possibile dal punto di vista umano.

Riteniamo che lo sforzo principale della Fao sia quello di permettere che la tecnologia, le nuove tecniche e le nuove risorse vengano applicate all'agricoltura e quindi di far sì che la produzione e la distribuzione alimentare divengano pienamente umane. Questo sforzo include i nuovi Stati membro, la cui presenza conferisce ancor di più alla Fao la caratteristica di rappresentare l'intera famiglia umana, impegnata in iniziative a favore dello sviluppo delle persone che vivono nelle aree rurali.

2. La revisione del Rapporto sull'Attuazione del Programma (Programme Implementation Report) relativo allo scorso biennio, mostra, oltre alla valutazione generale, quanto sia necessario un impegno costante della Fao e dei suoi Stati membro, siano essi donatori o beneficiari.

Ciò evidenzia l'importanza delle scelte future nel Programma Regolare (Regular Programme) relativo all'agricoltura, alla silvicoltura e alla industria ittica, ma, in particolare, in vista dell'obiettivo principale della sicurezza alimentare mondiale. Solo quelle decisioni che permettono alla Fao di operare con un atteggiamento organizzativo lungimirante e anche con la necessaria disponibilità di risorse potranno confermare ulteriormente l'impegno che gli Stati membro hanno assunto dal 1996 in occasione del Vertice mondiale sull'alimentazione e in seguito confermato nelle recenti sessioni dei diversi organismi interni dell'organizzazione.

La delegazione della Santa Sede ritiene che la fame e la malnutrizione non solo impediscono il pieno sviluppo della personalità di ogni individuo, ma sono anche la chiara negazione dei suoi diritti fondamentali. Soltanto una solidarietà coerente, costituita da una offerta proporzionale alle risorse del bilancio preventivo, permetterà di guardare al futuro con maggiore fiducia.

3. Il programma della Conferenza offre un altro suggerimento che richiama immediatamente l'attenzione di chi desidera combinare l'azione internazionale di assistenza e aiuto con una seria politica di cooperazione volta alla crescita totale dei diversi Paesi, delle comunità e, infine, delle persone. Mi riferisco qui alle prime valutazioni sul rapporto fra produzione agricola, e quindi disponibilità alimentare, e il suo uso a scopi non alimentari come la produzione di bioenergia. In particolare, per la delegazione della Santa Sede un generico riferimento alla sostenibilità è insufficiente se non lo si lega a quella sostenibilità umana universale (cfr Giovanni Paolo II, Centesimus annus, n. 37; Paolo VI, Populorum progressio, n. 17) secondo la quale il diritto decisionale delle persone che vivono in aree rurali dipende dal loro stretto coinvolgimento in questo settore. Non la consideriamo, dunque, una mera questione economica neanche quando si dice che certe scelte vengono operate a vantaggio dell'ambiente e dei produttori. La necessità di una scelta ecologica si sta presentando di nuovo. Non abbiamo bisogno solo di questo, ma anche di decisioni a lungo termine in considerazione della necessità di una rapida offerta alimentare per aiutare persone e intere popolazioni quando si verificano improvvise catastrofi o situazioni di emergenza.

Ci sembra che esista un duplice problema che caratterizza l'attività della Fao da alcuni anni.
Prima di tutto a livello operativo. Nella scorsa sessione di questa Conferenza i Piani nazionali sulla Sicurezza alimentare sono stati elaborati e realizzati come strumenti essenziali per offrire un codice corretto di condotta agli Stati che tanto ammirevolmente cooperano per garantire adeguate condizioni di sicurezza alimentare alle loro popolazioni.

Auspichiamo un migliore coinvolgimento del mondo rurale nell'elaborazione dei Piani e nella loro realizzazione in conformità alle esigenze di uno sviluppo integrale di ogni individuo e delle comunità. Riteniamo che questo approccio possa condurre a una più concreta acquisizione di responsabilità verso le generazioni future. Diviene sempre più importante coinvolgere la famiglia rurale che è espressione di quel rapporto fra le generazioni da cui scaturiscono quei valori e modelli di vita insostituibili che operano anche nell'attività economica. La famiglia nelle aree rurali è sinonimo di proseguimento di vita e lavoro e trae ispirazione da una solidarietà in cui la crescita armoniosa di ogni membro è il primo obiettivo, a cominciare dai più deboli.

Il secondo aspetto, che è comunque legato ai Piani nazionali, è quello dell'attuazione delle Direttive volontarie per sostenere la realizzazione progressiva del diritto a una alimentazione adeguata nel contesto della sicurezza alimentare nazionale e non può essere considerato soltanto come una delle numerose dichiarazioni contro la fame. Ciò significa che non dobbiamo solo garantire le condizioni di accesso al diritto all'alimentazione, ma anche giungere a una sintesi di tutti gli orientamenti statali, della Fao e di tutte le altre istituzioni che a livello nazionale e internazionale cooperano nella lotta contro la fame.

Signor Presidente,

4. Questo complesso insieme di azioni che coinvolge direttamente la società civile e le sue forme di organizzazione, prevede anche alcune misure nei settori dell'agricoltura e del commercio ittico che costituiscono un elemento essenziale nel campo nutrizionale. Tuttavia, una regolamentazione generale che sembra trascurare le possibilità reali di accesso al mercato da parte dei Paesi più poveri e di chi è denutrito, sembra essere sempre più insufficiente.

La responsabilità e l'atteggiamento che ogni Paese è chiamato ad avere per rendere operative le varie misure, per affrontare le cause dell'insicurezza alimentare, necessitano di un particolare impegno proporzionale almeno agli obiettivi che la Fao è chiamata a raggiungere secondo la propria Costituzione. Un impegno questo che richiede agli Stati membro di contribuire finanziariamente, ma anche di fornire le misure e gli strumenti per porre particolare attenzione nell'assegnazione delle risorse offerte all'Organizzazione e a vantaggio dei Paesi recipienti.

Questa sessione della Conferenza è chiamata a soddisfare tutte queste aspettative e la delegazione della Santa Sede desidera offrire il proprio sostegno, ispirata dal desiderio di incoraggiare l'impegno di tutti: governi, organizzazioni della società civile e individui. La condizione delle persone che soffrono la fame è talmente cruciale che tutti dovrebbero collaborare affinché le decisioni politiche, economiche e finanziarie vengano prese considerando che la tragedia della fame merita più attenzione della mera contabilità, e questo è tanto più vero quando le esigenze sono quelle basilari, causate da una grave mancanza di cibo.

Grazie


*L’Osservatore Romano, 23.11.2007 p.2.

 

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