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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
DURANTE LA 46ª SESSIONE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO SOCIALE
DEL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE (ECOSOC)

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE*

New York
Giovedì, 7 febbraio 2008

 

Signor Presidente,

quello della promozione di una piena occupazione e di un lavoro decoroso per tutti è stato un tema al quale questa organizzazione ha prestato costantemente attenzione. A cominciare dalla Dichiarazione di Copenaghen e dal programma di azione fino alle sessioni 45ª e 46ª di questa Commissione, l'occupazione produttiva, lo sradicamento della povertà e l'integrazione sociale restano obiettivi importanti per le Nazioni Unite.

La mia delegazione desidera sottolineare due aspetti chiave del punto che stiamo prendendo in considerazione: il primo è che la mancanza di piena occupazione e di lavoro decoroso e la povertà e la disgregazione sociale ad essa associate offendono la dignità umana; il secondo è che possiamo conservare la fiducia delle persone soltanto se le ascoltiamo e prendiamo concretamente in considerazione le loro necessità.

L'attuale situazione mondiale continua a lanciare sfide all'obiettivo della piena occupazione e del lavoro decoroso per tutti. I cicli di crescita periodici sempre più accelerati e di creazione di lavoro da una parte e di recessione e di perdita di lavoro dall'altra, disturbano i rapporti e i meccanismi finanziari e commerciali. Proprio ora, il mondo si chiede con il fiato sospeso dove ci porteranno gli attuali problemi finanziari provocati dalla crisi nel settore immobiliare in alcune delle economie più sviluppate.

In tale contesto economico, questa Commissione raccoglie la sfida di sottolineare la necessità di metodi efficaci per proteggere le famiglie e i lavoratori a basso reddito dal collasso economico. Spesso sono quelli più colpiti nei tempi di flessione economica e per questo motivo qualsiasi politica volta a stimolare l'economia deve offrire loro un concreto aiuto economico. Assisterli è una questione di giustizia e di solidarietà, ma è anche una misura finanziariamente sana per stimolare le economie nazionali e il commercio internazionale.

Questa assistenza può essere efficace soltanto se le misure prese dalle economie più forti non esacerbano la situazione nelle economie in via di sviluppo. Poiché questo rischio incombe sulla attuale economia altamente interdipendente, la comunità internazionale vuole essere vigile per evitare che ciò accada. La Santa Sede desidera ricordare che le necessità dei poveri interpellano in modo prioritario la nostra coscienza e le scelte operate dai responsabili finanziari. Per questo, gli ambiti internazionali devono fornire una piattaforma ai poveri perché, sempre più spesso, non viene data loro la parola nella ricerca di soluzioni a problemi che li riguardano profondamente.

Per accelerare la realizzazione degli obiettivi di Copenaghen è necessario creare un ambiente e strutture che permettano alle persone di essere parte attiva nel processo decisionale. Creare un ambiente adatto, promuovere strutture che soddisfino le esigenze delle persone e dialogare senza precondizioni sono tutti elementi essenziali per regolare l'economia mondiale, per meglio prevedere i suoi cicli periodici e trovare le misure più appropriate per mitigare le conseguenze negative delle flessioni economiche mondiali.

Sebbene la globalizzazione abbia permesso a molte persone di accedere alla prosperità economica, i suoi aspetti negativi continuano a colpire in maniera sproporzionata i membri deboli della nostra società. Quindi, la risposta dei governi a queste sfide deve essere guidata dal principio morale secondo il quale una buona società si valuta dalla misura in cui i responsabili soddisfano le necessità dei membri più deboli, in particolare dei più bisognosi. Una buona società è quella in cui tutti beneficiano del bene comune e nessuno è escluso dalla sollecitudine collettiva. Le politiche economiche che permettono ai lavoratori a basso reddito di condurre una vita dignitosa e decorosa dovrebbero essere priorità di qualsiasi società degna di questo nome.

Infine, la mia delegazione desidera sottolineare che la fiducia fra le parti, conquistata piuttosto che data, è essenziale nell'area dell'occupazione. La persistenza della povertà, della disoccupazione e della disgregazione sociale è conseguenza della sfiducia e dell'assenza di rapporti corretti fra le varie componenti dei meccanismi economici e sociali. La mancanza di fiducia reciproca fra le parti vuol dire anche mancanza di fiducia nel futuro e ciò, a sua volta, significa assenza di sicurezza occupazionale. Le persone, in particolare i giovani alla ricerca del loro primo impiego, scoprono il significato del futuro e la fiducia in esso quando trovano un lavoro a lungo termine con l'opportunità di una meritata promozione.

La Santa Sede riconosce che le questioni summenzionate, fra le altre, sono essenziali nel soddisfare le necessità di quanti cercano un'occupazione decorosa e opportunità di affrancarsi dalla povertà e di evitare l'emarginazione, lo sfruttamento e la disgregazione sociale. Quanti cercano di migliorare la propria vita attendono la nostra azione. La mia delegazione spera che le nostre parole qui si traducano rapidamente in azioni.

Grazie, signor Presidente


*L’Osservatore Romano, 16.2.2008 p.2.

 

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