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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE AL FORO DI VIENNA
SULLA LOTTA AL TRAFFICO DI ESSERI UMANI

DISCORSO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO*

Vienna
13-15 febbraio 2008

 

Signor Presidente.

1. La Santa Sede apprezza gli sforzi compiuti a vari livelli per combattere il traffico di esseri umani, un problema dai molteplici aspetti e uno dei fenomeni più vergognosi della nostra epoca. Infatti, il traffico di esseri umani è una tremenda offesa alla dignità umana, che la dottrina sociale della Chiesa cattolica considera fondamento dei diritti dell'uomo. È ben noto che la povertà e la mancanza di opportunità e di coesione sociale spingono le persone a ricercare un futuro migliore, nonostante i rischi, rendendole estremamente vulnerabili a questo traffico. Inoltre, è necessario evidenziare che attualmente diversi fattori contribuiscono alla diffusione di questo crimine, e precisamente l'assenza di norme specifiche in alcuni Paesi, l'ignoranza dei propri diritti da parte delle vittime, la struttura socio-culturale e i conflitti armati.

La Santa Sede incoraggia tutte le iniziative giuste, tese a sradicare questo fenomeno immorale e criminale e a promuovere il benessere delle vittime. Il Protocollo di Palermo e le successive convenzioni regionali hanno introdotto un'esaustiva legislazione internazionale contro il traffico di esseri umani. Inoltre, la Santa Sede osserva con soddisfazione l'entrata in vigore, all'inizio di questo mese, della convenzione del Consiglio d'Europa contro il traffico di esseri umani.

Signor Presidente,

2. La Santa Sede è stata sempre consapevole della gravità del crimine del traffico di esseri umani. Nel 1970, Papa Paolo VI creò una Pontificia Commissione (ora Consiglio) della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che monitora anche la questione delle vittime del traffico di esseri umani, considerate gli schiavi dei tempi moderni.

In questa prospettiva, lo stesso Pontificio Consiglio ha organizzato due congressi mondiali: il primo per la liberazione delle donne di strada, e il secondo per i ragazzi di strada (vedi People on the Move n.102 suppl. e n. 98 suppl.). Questi Congressi hanno prodotto la pubblicazione delle Guidelines for the Pastoral Care of the road-street (vedi People on the Move, n. 104 suppl., pubblicato in 6 lingue), che contengono suggerimenti concreti, incluse molte azioni che sono già state compiute nella lotta al traffico di esseri umani.

Poiché la Chiesa cattolica è presente a livello sia locale sia universale, l'azione del summenzionato Pontificio Consiglio consiste in particolare nell'incoraggiare le varie Conferenze episcopali nel mondo a lottare contro il traffico di esseri umani con la partecipazione di religiosi, uomini e donne, laici, varie associazioni, vari movimenti, ecc.

Fra l'altro, la Santa Sede ha affermato che tutti gli sforzi volti ad affrontare le attività criminali e a proteggere le vittime del traffico dovrebbero includere "sia uomini sia donne e porre i diritti umani al centro di tutte le strategie". Anche l'aspetto della domanda che è alla base dello sfruttamento sessuale e che è costituita dai ""clienti", da uomini comuni, ossia giovani, mariti e padri, andrebbe indagato; ciò richiede una migliore conoscenza dei motivi per comprendere le ragioni dell'abuso delle donne". Questo stesso approccio dovrebbe essere applicato ad altre forme di traffico: per esempio, forme illecite di subappalto che traggono profitto da condizioni di lavoro basate sullo sfruttamento.

A livello locale, questi temi sono stati affrontati da alcune Conferenze episcopali (ad es. Nigeria, Irlanda, Spagna) attraverso lettere pastorali incentrate sulle specifiche situazioni locali. Ciò ha prodotto un impegno diretto delle organizzazioni e delle istituzioni cattoliche in diversi Paesi nell'assistenza alle vittime: Tale impegno consiste nel prestare loro ascolto, offrire loro l'aiuto necessario e il sostegno per sfuggire alla violenza sessuale, creando case sicure, promuovendo un servizio di consulenza per reintegrarle nella società oppure per aiutarle a ritornare in modo sostenibile nei loro paesi d'origine e per sostenere attività di promozione della consapevolezza e della prevenzione. Inoltre, in Paesi che hanno affrontato violenti conflitti (ad esempio Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Liberia), la Chiesa cattolica si è anche occupata dei bambini soldato che spesso corrono il rischio di venire venduti una volta lasciata la milizia. Vengono intraprese attività non solo per la loro integrazione sociale ed economica, ma anche per lenire le ferite e sostenere la famiglia e/o la comunità che li accoglie. Lo dimostrano numerose iniziative intraprese da congregazioni religiose.

Signor Presidente,

3. Dobbiamo ammettere che non esistono soluzioni facili. Affrontare questi particolari abusi dei diritti umani richiede un approccio coerente e integrale. È necessario prendere in considerazione non solo i migliori interessi delle vittime, ma anche la giusta punizione per quanti ne traggono vantaggio e l'introduzione di misure preventive volte, da una parte, ad aumentare la consapevolezza e la sensibilità e, dall'altra, ad affrontare le cause di questo fenomeno, fra le quali, di certo non va trascurata la situazione macroeconomica.

Fra l'altro, un approccio coerente e integrale dovrebbe promuovere anche l'integrazione delle vittime nella società che le accoglie, in particolare di quante collaborano con le autorità contro i trafficanti, il che include assistenza sanitaria e consulenza psico-sociale, soluzioni abitative, permessi di soggiorno e possibilità d'impiego. Significa anche il ritorno nel paese d'origine, che può essere accompagnato da micro progetti e/o da prestiti, assicurando in tal modo che le vittime non ritornino nello stesso ambiente pericoloso.

Inoltre, si potrebbero introdurre misure per la creazione di schemi di compensazione. Potrebbero essere finanziate dalla confisca dei profitti e dei beni che i trafficanti hanno ottenuto attraverso le attività criminali.

Come ha affermato Papa Benedetto XVI nella sua recente Enciclica sulla speranza: "La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società" (Lettera Enciclica Spe salvi, n. 38).

Grazie, signor Presidente.


*L'Osservatore Romano 27.2.2008 p.2.

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