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INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI
ALLA SETTIMA SESSIONE SPECIALE DEL CONSIGLIO
DEI DIRITTI DELL'UOMO SUL DIRITTO AL CIBO*

Geneva, 22 maggio 2008

 

Presidente

La Delegazione della Santa Sede approva completamente l'attenzione prioritaria accordata all'attuale crisi alimentare per mezzo di questa sessione speciale del Consiglio dei Diritti Umani. I compiti primari della comunità globale consistono nell'elaborazione di una risposta coerente nel contesto delle molteplici iniziative in atto e nell'inserire questa crisi nella cornice dei diritti umani. Ci troviamo di fronte alla sfida schiacciante di nutrire in modo adeguato la popolazione mondiale in un momento in cui c'è stato un aumento dei prezzi dei generi alimentari che minaccia la stabilità di molti Paesi in via di sviluppo. Ciò richiede un'urgente azione internazionale concertata. Questa crisi getta una luce rossa d'allarme sulle conseguenze negative che colpiscono il settore agricolo a lungo trascurato quando più della metà della popolazione mondiale cerca di sopravvivere mediante questa attività. Essa richiama l'attenzione sulla disfunzione del sistema commerciale mondiale per la quale quattro milioni di persone ogni anno entrano a far parte degli 854 milioni afflitti da fame cronica. È auspicabile che questa sessione renda l'opinione pubblica consapevole del costo mondiale della fame che tanto spesso causa mancanza di salute ed educazione, conflitti, migrazioni incontrollate, degrado ambientale, epidemie e anche terrorismo.

La comunità internazionale riconosce da tempo il diritto all'alimentazione nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948 (art. 25) e nella Alleanza Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 (art. 25), per menzionare alcuni strumenti giuridici che proclamano il diritto fondamentale a essere liberi dalla fame e dalla malnutrizione. Le Conferenze e le Dichiarazioni delle agenzie intergovernative hanno giustamente concluso che la fame non è dovuta alla mancanza di cibo, ma alla mancanza di accesso, sia fisico sia economico, alle risorse agricole. Il primo dei Millennium Development Goal mira a dimezzare il numero di persone che vivono in estrema povertà e fame entro il 2015. La società deve affrontare il fatto che gli obiettivi prefissati molto spesso non sono affiancati da politiche coerenti. Di conseguenza, molti milioni di uomini, donne e bambini soffrono la fame ogni giorno. I prezzi più alti possono causare alcuni inconvenienti alle famiglie nei Paesi in via di sviluppo che devono spendere il 20% del loro reddito per l'alimentazione. Questi prezzi minacciano la vita di un miliardo di persone che vivono nei paesi poveri e che sono costrette a spendere quasi tutta la loro entrata quotidiana di 1$ al giorno per il cibo. Il nostro difficile compito consiste nel delineare e mettere in pratica politiche, strategie e azioni efficaci che garantiscano a tutti la sufficienza alimentare.

Il problema di un'adeguata produzione alimentare è più che una urgenza temporanea. La sua natura è strutturale e dovrebbe essere affrontato nel contesto di una crescita economica che sia giusta e sostenibile. Richiede misure relative non solo all'agricoltura e allo sviluppo rurale, ma anche alla salute, all'educazione, al buon governo, allo stato di diritto e al rispetto dei diritti umani. L'impatto del commercio internazionale sul diritto al cibo e la liberalizzazione del mercato alimentare tendono a favorire le imprese multinazionali e quindi a danneggiare la produzione di piccole aziende agricole locali che sono la base della sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo. Un rinnovato impegno per l'agricoltura, in particolare in Africa, è necessario. A questo fine, gli investimenti nell'agricoltura e lo sviluppo rurale sono importanti. Inoltre, va riconosciuto il dovere della solidarietà verso i membri più vulnerabili della società. Da questa prospettiva etica la tesaurizzazione e la speculazione sui prezzi sono inaccettabili e i diritti individuali di proprietà, inclusi quelli delle donne, vanno riconosciuti. La priorità della produzione alimentare dovrebbe essere un beneficio per le persone. Bisogna eliminare le iniquità nella concessione di sussidi all'agricoltura. Per rimediare ai limiti delle piccole aziende agricole bisogna organizzare strutture cooperative. L'utilizzo della terra per la produzione alimentare e per la produzione di altre risorse deve essere bilanciato non dal mercato, ma da meccanismi che soddisfino il bene comune

Presidente,

In questo dibattito complesso e urgente sul diritto al cibo è necessaria una nuova mentalità che ponga la persona umana al centro e non si concentri soltanto sul profitto economico. A causa della mancanza di cibo, troppi poveri muoiono ogni giorno, mentre immense risorse vengono destinate agli armamenti. La comunità internazionale deve essere esortata all'azione. Il diritto al cibo riguarda il futuro della famiglia umana e la pace nella comunità globale.


*L'Osservatore Romano 12.6.2008 p.2.

 

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