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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 180ª SESSIONE
DEL CONSIGLIO ESECUTIVO DELLE NAZIONI UNITE PER L'EDUCAZIONE,
LA SCIENZA E LA CULTURA (UNESCO)

DISCORSO DI MONS. FRANCESCO FOLLO,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
*

Punto 9 del programma, dedicato al piano di azione e alle attività
per commemorare il sessantesimo anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

 

Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

quest'anno l'umanità commemora il 60º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 10 dicembre 1948.

Sessant'anni sono trascorsi e, senza mettere in discussione la sua importanza come strumento di emancipazione umana, questa Dichiarazione continua a suscitare riflessioni di ordine filosofico, antropologico e teologico.

Nel suo messaggio a Léopold Benites, presidente della XXVIII Assemblea generale delle Nazioni Unite, Papa Paolo VI il 10 maggio 1973 scriveva:

"La Santa Sede offre il suo pieno appoggio morale all'ideale comune contenuto nella Dichiarazione universale e anche al progressivo approfondimento dei diritti dell'uomo che vi sono espressi".

Più numerosi sono i popoli che fanno il loro ingresso sulla scena delle relazioni internazionali, più la problematica dei diritti dell'uomo assume rilievo e diviene complessa. Non siamo forse passati dai 51 Stati del 1948 ai 193 di oggi? Nuovi Paesi emergono e vogliono esprimere altri diritti. Le lingue, 6000, e le etnie, 7500, fanno sentire la loro presenza. D'altro canto, il ruolo sociale, e non solo privato, della religione viene sempre più riconosciuto.

In questo contesto, la Santa Sede desidera unirsi e sostenere le manifestazioni organizzate dall'UNESCO per commemorare il 60º anniversario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. A tale proposito, appare utile condurre una riflessione da una parte sul valore e sull'importanza generale dei diritti dell'uomo, e dall'altra più in particolare sul senso profondo del diritto alla libertà religiosa.
La Dichiarazione dei diritti dell'uomo è uno dei frutti più belli della convergenza fra le diverse tradizioni culturali e religiose, che si è rivelato uno strumento importante per proteggere la persona umana e preservarne la dignità.

Per questo motivo, i diritti dell'uomo si sono rivelati un mezzo efficace per preservare la pace nel mondo. Sono come una grammatica comune e un sostrato etico comune nelle relazioni internazionali; la loro promozione è efficace per eliminare le disuguaglianze fra i Paesi e i gruppi sociali; inoltre la loro universalità, la loro indivisibilità e la loro interdipendenza sono una garanzia per la protezione della dignità umana.

Perciò, sebbene la realtà sia multiforme e diversificata, non dobbiamo cedere alla tentazione delle interpretazioni relativistiche dei diritti dell'uomo o a un'applicazione settoriale e ineguale secondo il beneplacito di coloro che devono applicarli. Ciò significherebbe soddisfare le esigenze particolari, trascurando le esigenze legittime della persona umana per la quale tali diritti sono stati riconosciuti. La dichiarazione dei diritti dell'uomo si applica a ogni uomo, in virtù dell'origine comune delle persone, la quale, per i credenti, è legata al disegno creatore di Dio. Questi diritti sono l'espressione della legge naturale (lex naturalis), che è inscritta nel cuore dell'uomo e che è presente nelle diverse culture e civiltà.

In effetti l'universalità dei diritti dell'uomo trova il proprio fondamento non in un fatto puramente giuridico o procedurale, ma nell'universalità dell'origine trascendente della persona umana.

Quest'ultima è titolare di tali diritti e la loro violazione non solo attenta alla dignità intrinseca della persona, ma provoca anche una grave ferita al tessuto sociale.

Se la percezione dei diritti dell'uomo conosce un'evoluzione nel tempo, un "approfondimento", il loro radicamento nella persona umana conferisce loro comunque uno statuto universale.

Riguardo più in particolare al diritto alla libertà religiosa, bisogna cominciare con l'affermare che essa è l'espressione di una dimensione costitutiva della persona umana, che non si può negare né aggirare. In effetti, questa libertà, dal punto di vista obiettivo, si definisce nel fatto di credere o di non credere, di avere una religione o di non averla, o di cambiarla; e dal punto di vista soggettivo questa libertà non costituisce un ostacolo per le altre dimensioni dell'essere umano, come quella civile, ma al contrario è orientata verso l'Assoluto, unifica l'essere umano piuttosto che frammentarlo, e predica una vera fraternità fra gli uomini. Osserviamo inoltre che la libertà di una persona esiste in relazione con la libertà degli altri. Si tratta di una libertà che è con gli altri e attraverso gli altri, e dunque anche con l'Altro, con l'Assoluto.

A tale riguardo, una riflessione etimologica potrebbe aiutare e completare il pensiero su questo tema. In effetti, la parola religione verrebbe dal latino "religare" (legare, unire). Per cui l'espressione libertà religiosa presenta apparentemente una contraddizione nei termini, traducendosi con "libertà legata". Vale a dire una libertà che è legata ontologicamente alla natura umana e alla sua dignità, e che obbliga in un certo senso gli uomini a riflettere sul fatto che ogni libertà implica un legame, un obbligo verso se stessi e verso gli altri. A tale riguardo, il Santo Padre, nel suo discorso al Collège des Bernardins a Parigi, il 12 settembre 2008, ha dichiarato:
"Questa tensione fra legame e libertà ... ha profondamente plasmato la cultura occidentale. Essa si pone nuovamente anche alla nostra generazione come sfida di fronte ai poli dell'arbitrio soggettivo, da una parte, e del fanatismo fondamentalista, dall'altra. Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l'arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione".

I diritti e le libertà fondamentali, dunque, fanno anche appello al senso della responsabilità degli uomini, che non sono monadi senza porte né finestre, orientati solo al proprio bene individuale, ma sono persone inserite e legate a un contesto sociale, politico e ambientale.

La libertà religiosa deve dunque essere riconosciuta all'uomo non solo in ciò che concerne la dimensione del culto o del rito stricto sensu, ma anche in ciò che concerne la vita dell'uomo in generale. In particolare, rispetto agli ambiti ai quali si dedica specificatamente l'UNESCO, soprattutto a quelli dell'educazione e della diffusione d'informazioni.

Vorrei concludere il mio intervento con le parole del Decreto del Concilio Vaticano II Dignitatis humanae, riguardo alla libertà religiosa: 
"A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libertà religiosa e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze. A un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell'immunità dalla coercizione esterna. Il diritto alla libertà religiosa non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura. Per cui il diritto a una tale immunità perdura anche in coloro che non soddisfano l'obbligo di cercare la verità e di aderire a essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia, non può essere impedito".

Per tutto ciò che è stato detto la Santa Sede considera la dichiarazione dell'ONU, così come l'ha espressa Sua Santità Papa Benedetto XVI all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 aprile 2008, uno dei più bei motivi di gloria delle Nazioni Unite, uno strumento internazionale insostituibile e una sorta di bene comune di tutta l'umanità. La Santa Sede è dunque lieta di unirsi, in occasione di questo anniversario, alle attività organizzate dall'UNESCO.


*L'Osservatore Romano 26.10.2008, p.2.

 

 

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