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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 63ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'O.N.U.
SUL TEMA DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Mercoledì, 29 ottobre 2008

 
 
 
Presidente,

preparandoci al 60º anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo ricordiamo la lotta costante per la realizzazione perfino del diritto fondamentale consacrato in questo storico documento. A tutt'oggi i diritti alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione previsti dall'articolo 18 della Dichiarazione continuano a dover affrontare gravi sfide e violazioni in un alcune regioni del mondo.

Come osserva il Rapporteur speciale nel suo resoconto dettagliato, membri di tutte le religioni vengono perseguitati in molte aree del pianeta. I recenti conflitti armati, le uccisioni e la distruzione di strutture religiose, sociali e umanitarie contro i cristiani in India, in Iraq e in altre regioni del mondo sono motivo di grave preoccupazione. Mostrano le conseguenze drammatiche della violazione di questo diritto fondamentale di singoli credenti e di gruppi religiosi e non di aree culturali o territoriali. Questi episodi richiamano l'attenzione sulla necessità di uno sforzo tempestivo e concertato da parte degli organismi legislativo, esecutivo e giudiziario per garantire la tutela e la promozione del diritto fondamentale alla libertà di religione, in qualsiasi Paese.

Quest'era di globalizzazione è caratterizzata da una mobilità umana e da scambi culturali senza precedenti, con la conseguente esposizione alla diversità di pensiero, di espressione e di credo religioso. Rispettare e promuovere il diritto alla libertà religiosa significa ricordare che questa libertà appartiene alle persone e alle comunità religiose e non può essere costretto, limitato o calpestato sulla base della geografia, della cultura o della tradizione. Inoltre, i singoli individui devono poter non solo praticare la propria fede, ma anche cambiarla o sostenerla senza temere coercizioni, intimidazioni o violenze.

Questo è un principio inequivocabile che i governi e la società civile, con in testa le comunità religiose, devono avallare e rispecchiare nella legislazione, nelle direttive e nei codici di comportamento. Soprattutto, questo principio deve informare i sistemi educativi delle scuole pubbliche e private, organizzazioni sociali e comunità religiose. Lo spirito autentico del sistema dei diritti umani insieme a un senso e un rispetto fondamentali per la dignità di ogni persona umana esige che i governi, le comunità religiose e tutta la società civile adottino questa convinzione e agiscano di conseguenza, se vogliamo garantire coesistenza pacifica e cooperazione in un mondo globalizzato.

Una seconda chiara componente che sottende le summenzionate tensioni religiose deriva dalla loro stessa strategia volta a distruggere non solo luoghi di culto, ma anche strutture educative, umanitarie e sociali gestiti da comunità di differenti religioni. La lotta al proselitismo, anche quando non viene condotta in maniera trasparente, è spesso invocata come motivo e ragione di quegli atti criminali. Piuttosto, essi scaturiscono dall'ideologia del fondamentalismo che è ostile a qualsiasi forza che opera per dare delle possibilità ai poveri promuovendo e difendendo le loro dignità e libertà.

Da qualche tempo il comitato si impegna di più per tutelare le religioni da dichiarazioni e azioni che vengono percepite come diffamazioni di simboli e istituzioni religiosi. Il concetto di diffamazione delle religioni deriva dalla convinzione che certe idee e figure religiose meritano tutela da parte dello Stato per garantire che le sensibilità delle persone religiose non vengano offese. In una società multiculturale e interconnessa bisogna prendere misure adeguate per garantire il rispetto per le varie tradizioni di fede.

Tuttavia, nell'attuale contesto internazionale la nozione di diffamazione della religione rischia di spostare l'attenzione da un diritto fondamentale di individui e gruppi alla tutela di istituzioni, simboli e idee. Inoltre può prestarsi localmente a sostenere leggi che penalizzano le minoranze religiose e reprimono il dialogo legittimo fra persone di differenti fedi e culture.

La mia delegazione sostiene completamente la necessità di proteggere i credenti da discorsi e atti carichi di odio contro le loro convinzioni religiose. Pensiamo che questa protezione si possa assicurare al meglio realizzando efficacemente il diritto degli individui e delle comunità alla libertà religiosa come previsto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dall'Alleanza Internazionale sui Diritti civili, culturali e politici e dalla Dichiarazione sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo.

Inoltre, la prima e specifica responsabilità delle Nazioni Unite verso la religione è quella di aiutare gli Stati, spiegando e discutendo, a garantire pienamente e a tutti livelli la realizzazione del diritto alla libertà di religione come è affermato nei relativi documenti delle Nazioni Unite.

 

           

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