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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 63ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'O.N.U.
SULLA CRISI FINANZIARIA GLOBALE

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Giovedì, 30 ottobre 2008

 

 
Signor Presidente
,

molti economisti e analisti hanno concordato sul fatto che la crisi è attribuibile all'assenza di un sistema normativo completo ed efficace, ma ancora di più a un'indifferenza diffusa per le strutture normative e di supervisione, per non dire delle regole di affidabilità e di trasparenza.

La mia delegazione concorda con quest'idea e si spinge oltre: la crisi reale non è soltanto finanziaria, economica e tecnica. Piuttosto si estende alla più vasta area dei codici etici e della condotta morale. L'affarismo selvaggio e la ricerca senza scrupoli di guadagno a qualsiasi costo ha fatto dimenticare alle persone le norme etiche del commercio.

La nostra reazione non dovrebbe limitarsi a deplorare la crisi e a offrire espressioni formali di simpatia ai Paesi e agli strati sociali più poveri che ne sono stati colpiti. Dobbiamo trovare modi e mezzi per evitare crisi simili in futuro.

In alcuni casi, Governi e istituzioni che hanno osservato rigorosamente le regole a un livello clientelare inferiore non hanno mantenuto lo stesso rigore a un livello più alto. Lo stesso si può dire dei sistemi economici dei Paesi più poveri. Le istituzioni finanziarie internazionali che hanno realizzato con rigore le condizioni economiche e la supervisione nei Paesi in via di sviluppo hanno trascurato di farlo nel supervisionare le economie industrializzate. Ora che queste ultime hanno collassato, anche le prime devono subirne le conseguenze.

Quello di Governo è un esercizio della virtù della prudenza nella messa in atto di misure legislative ed esecutive in grado di orientare al bene comune l'attività sociale. Il principio di sussidiarietà richiede che i Governi e le grandi agenzie internazionali garantiscano solidarietà a livello nazionale, internazionale e intergenerazionale.

Una seconda osservazione riguarda la responsabilità di quanti operano nel settore finanziario. Il prestito è un'attività sociale necessaria. Ciononostante, le istituzioni e gli agenti finanziari hanno la responsabilità di garantire che il prestito svolga la propria funzione nella società, unendo il risparmio alla produzione. Se il prestito è visto meramente in termini di scambio di risorse finanziarie senza riguardi per un loro uso ragionevole, cessa di essere un servizio alla società. Quando si tenta di nascondere il rischio reale che i prestiti non vengano restituiti, i risparmiatori vengono ingannati e chi presta il denaro diviene realmente complice di furto.

Non bisogna dimenticare che ai margini del sistema finanziario vi sono pensionati, piccole imprese familiari, lavoratori a domicilio e innumerevoli impiegati per i quali i risparmi sono mezzi di sostegno essenziali. L'attività finanziaria deve essere sufficientemente trasparente affinché i singoli risparmiatori, in particolare i poveri e i meno protetti, comprendano che cosa ne sarà dei loro risparmi. Ciò richiede non solo misure efficaci di supervisione da parte dei Governi, ma anche un più alto livello di condotta etica da parte dei responsabili finanziari stessi.

Una terza e forse ancor più fondamentale osservazione ha a che fare con il pubblico in generale e la sua scelta di valori e stili di vita. Uno stile di vita e persino un modello economico basati esclusivamente sul consumo maggiorato e incontrollato e non sul risparmio e sulla creazione di un capitale produttivo, sono economicamente insostenibili. Lo sono anche dal punto di vista della sollecitudine per l'ambiente e, soprattutto, della dignità umana stessa perché il consumatore irresponsabile rinuncia alla propria dignità di creatura razionale e offende anche la dignità degli altri.
Guardando al futuro, è necessario ripristinare la credibilità e l'autenticità del prestito, che deve essere sempre parte di una catena produttiva di beni e servizi e non un'attività indipendente.
Soprattutto è necessario investire sulle persone. Una volta compiute le inevitabili operazioni finanziarie di salvataggio, i Governi e la comunità internazionale dovrebbero investire il proprio denaro sull'aiuto alle popolazioni più povere.

L'esperienza positiva e relativamente recente del microcredito dimostra che, paradossalmente, coloro che, dal punto di vista del freddo calcolo economico, sembrano meno adatti a ricevere prestiti si rivelano invece in questo i più seri e affidabili.

La storia dei Paesi in via di sviluppo dimostra anche che i prestiti concessi per servizi legati alla sanità, all'istruzione, all'edilizia e per altri servizi di base, di cui beneficiano i livelli socio-economici più deboli della società, famiglie e piccole comunità, sono in definitiva gli investimenti più convenienti perché sono gli unici a garantire un funzionamento armonioso della società nella sua interezza.

              

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