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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 35° SESSIONE SPECIALE
DELLA CONFERENZA DELLA F.A.O.

DISCORSO DI MONS. RENATO VOLANTE,
 CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE*

Roma
Giovedì, 20 novembre 2008

 

Signor Presidente,

1. Nel ringraziarla per avermi concesso la parola, desidero anzitutto congratularmi per la sua elezione a dirigere i lavori di questa Conferenza, chiamata in particolare a considerare i risultati della valutazione sulla gestione della FAO e le proposte per rendere l’Organizzazione sempre più capace di affrontare la situazione del mondo rurale e le prospettive dell’alimentazione. Come possiamo facilmente constatare, si tratta non solo di indicazioni specifiche sui risultati dell’azione sin qui realizzata, ma anche di criteri per fronteggiare necessità sempre crescenti e nuove.

In effetti, come ha indicato la Riunione di Alto Livello sulla sicurezza alimentare dello scorso giugno, le responsabilità della FAO sono quelle dei suoi Stati membri, chiamati a fronteggiare una ritornante insicurezza alimentare che nell’ultimo periodo ha visto un significativo aumento di quanti soffrono la fame. E questo pur avendo presenti con largo anticipo i dati della produzione e della disponibilità nutrizionale nelle diverse aree. Una situazione per così dire paradossale che da un lato sottolinea il ruolo fondamentale e insostituibile dell’Organizzazione e il suo vero mandato tra le Istituzioni intergovernative che operano nel settore dello sviluppo e della cooperazione; dall’altro coinvolge la responsabilità di Governi, strutture, operatori internazionali che sembrerebbero arrendersi di fronte alla fame ed alla malnutrizione.

2. Seguendo l’agenda di questa Conferenza, l’approccio della Delegazione della Santa Sede evidentemente non vuole offrire delle soluzioni tecniche, ma piuttosto un orientamento ideale che possa concorrere a delle scelte concrete avendo a cuore le esigenze della persona umana, specie se queste ultime sono limitate da condizioni di vita che ne compromettono una dignitosa esistenza.

Se si considerano i dati sulle attività svolte dalla FAO, essi mostrano un impegno costante ed attivo, ma soprattutto sempre più rispondente alle esigenze degli Stati membri, specialmente quelli il cui sistema economico richiede strade diverse per lo sviluppo del settore agricolo e per soddisfare i bisogni alimentari in crescita. Come ben sappiamo tali esigenze sono determinate da un più generale quadro economico sfavorevole, da realtà naturali, ma anche da interventi dell’uomo che appaiono finalizzati alla ricerca di interessi parziali o che mostrano addirittura segni di indifferenza per affrontare le cause della malnutrizione. Una situazione che desta elementi di preoccupazione in ogni area del pianeta, anche in quelle in cui l’alto livello di sviluppo è un fatto evidente.

Allo stesso tempo, proprio guardando al necessario impegno futuro della FAO, risulta chiaro l’avanzare di situazioni "nuove" che coinvolgono il settore dell’agricoltura e quindi domandano ulteriori sforzi che non possono essere richiesti solo alla struttura dell’Organizzazione, ma anche ai suoi singoli Stati membri. Tra queste, come ha evidenziato la recente crisi alimentare, sembra finalmente emergere con maggiore forza il giudizio circa il ruolo centrale dell’agricoltura nel più vasto ambito dell’attività economica complessiva e il suo apporto per uno sviluppo realmente sostenibile. Ed ecco qui ritrovato il ruolo essenziale della FAO, un ruolo che si accompagna necessariamente all’esigenza di una struttura agile ed armonica, in costante sussidiarietà rispetto all’azione che i Governi svolgono a servizio degli affamati.

Riformare la FAO significa oggi condividere l’idea che la lotta contro la fame è una situazione determinata da molteplici fattori e dagli obiettivi che la animano ed intorno ai quali si elaborano strategie spesso purtroppo orientate a favorire singoli settori piuttosto che a fornire una visione unitaria: quella che pone al centro le esigenze della persona. Gli effetti negativi di una tale impostazione riguardo al settore agricolo risultano in molti casi evidenti, specialmente in quelle aree su cui maggiormente gravano la povertà, il sottosviluppo e la denutrizione, nonché il degrado ambientale.

Ecco perché la Delegazione della Santa Sede è fermamente convinta che la struttura della FAO ed i suoi impegni conseguenti, devono sottolineare la funzione portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo, promuovendo anzitutto non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni. Infatti, se l’esattezza nell’uso delle parole indica e prova l’attenzione riservata agli argomenti trattati ed i programmi sono importanti per lo svolgimento ordinato delle attività, che ovviamente devono rispettare regole e normative, resta vero che l’efficacia del lavoro di una Organizzazione deriva soprattutto dalla convinzione e generosità delle persone che in tale Organizzazione prestano il loro lavoro. Quanto più esso viene portato a avanti con spirito di servizio ed entusiasmo in un ambiente di sincera collaborazione e, nel nostro caso, tenendo sempre presente il fine del lavoro stesso cioè l’aiuto a quanti soffrono la fame e la forza di superarla, tanto più abbondanti saranno i suoi frutti. La FAO deve essere una Organizzazione di persone a servizio di altre persone e dei loro diritti fondamentali.

3. Emerge ormai con chiarezza che al mondo rurale oggi sono connessi due principali questioni che rappresentano il "nuovo" che avanza.

Anzitutto la protezione dei diversi ecosistemi agricoli, condizionati dalla variabilità e dai mutamenti climatici, a cui si collegano eventi alluvionali o una rapida desertificazione che colpiscono anche aree e popolazioni finora immuni da tali fenomeni.

Un secondo ordine di nuove situazioni che interessano l’agricoltura e che richiedono una seria riflessione, riguarda il ruolo crescente delle nuove tecniche di lavorazione agricola e il sostegno che le stesse ricevono sia nella fase di produzione sia in quella di utilizzo e di commercializzazione degli alimenti.

Di queste situazioni, proprio attraverso l’opera della FAO, spesso conosciamo le cause e intravediamo i rimedi, ma la corsa verso obiettivi più immediati induce a rimandarne l’attuazione cominciando proprio da quei possibili e quanto mai urgenti interventi di risanamento nei livelli di consumo e di rispetto della creazione. In questa linea l’azione di riforma, anche in ragione delle priorità emerse nella Riunione di Alto Livello dello scorso giugno, va sostenuta con convinzione e sarà tanto più meritoria quanto più riuscirà ad essere concreta.

Non si tratta di contrapporre ai risultati resi disponibili dalla ricerca scientifica e tecnologica un atteggiamento di chiusura verso sistemi di produzione innovativi e forse quantitativamente migliori, ma di proporre un ordinato equilibrio tra tali sistemi e l’adeguata prevenzione dei rischi per le persone e per gli ecosistemi.

Questo significa che un’ordinata ricerca che voglia rafforzare la produzione agricola in ragione di una domanda crescente di alimenti non può dimenticare le ragioni della sicurezza degli alimenti - e quindi la salute dei consumatori - come pure della sostenibilità della produzione agricola, e cioè la protezione ambientale. Per questi obiettivi che tutti gli Stati, a diverso modo, invocano come prioritari, è necessario che la FAO possa continuare a disporre di risorse e della necessaria fiducia da parte della Comunità internazionale nel suo insieme.

Signor Presidente,

4. L’attenzione degli Stati membri, come pure quella della società civile e le sue preziose forme di organizzazione, deve volgersi agli impegni che la FAO è chiamata ad assumere nel presente e nel futuro immediato verso le diverse regioni del mondo. Impegni che chiedono uno sforzo supplementare perché si possa procedere con la dovuta attenzione ad affrontare i problemi e le esigenze degli ultimi, nel nostro caso quanti soffrono per la fame e la malnutrizione e, più in generale, coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito. Il pensiero va alla famiglia rurale nella sua realtà naturale che la configura, tra l’altro, come soggetto economico in grado di manifestare una diretta partecipazione ai processi decisionali ed alle scelte produttive.

Tutta questa attenzione richiede allo stesso tempo di condividere, con maggiore impegno, la scelta di dare rinnovato vigore all’Organizzazione, perché possa continuare ad essere quel competente "centro" di raccolta, studio e divulgazione di dati sull’agricoltura, di tecniche di produzione e di regolamentazioni, come richiede la sua Costituzione e come a tutti i livelli giustamente si auspica.

La Santa Sede, da parte sua, vuole qui riaffermare la disponibilità della Chiesa cattolica, delle sue strutture e forme di organizzazione a contribuire in questo sforzo perché ogni persona possa ricevere "il pane quotidiano", come del resto ricorda anche il motto della FAO: "Fiat panis"!

Grazie.


*L’Osservatore Romano, 29.11.2008 p.2.

 
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