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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 63° SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU
PER LA COMMEMORAZIONE DEL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO
DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Mercoledì, 10 dicembre 2008

 
Signor Presidente,

mi permetta innanzitutto di esprimere le congratulazioni della Delegazione della Santa Sede per questa sessione che celebra il 60º anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, un documento fondamentale per la vita internazionale e di ogni singolo Stato. Attraverso questa Dichiarazione, popoli, Stati, istituzioni internazionali possono persino oggi riscoprire il vero significato della persona, la sua concreta umanità, le dimensioni individuale e comunitaria dei suoi diritti e, in particolare, il valore universale della dignità umana.

La Dichiarazione, infatti, mostra chiaramente che i diritti umani, che richiedono applicazione e tutela, non sono solo espressione di mera legalità, ma trovano la loro fonte e la loro finalità nell'etica e nella ragione naturale comune a tutti gli uomini. Si può ben dire che per mezzo di questa proclamazione l'intera famiglia umana ha affermato che il rispetto dei diritti è frutto della giustizia e garanzia di pace. Attraverso la tutela internazionale dei diritti, persone, popoli, Stati e governi hanno manifestato la volontà di evitare conflitti e contrapposizioni, per percorrere invece un cammino unitario fatto di cooperazione e di integrazione.

In molti dei presenti oggi a questa commemorazione è ancora vivo il ricordo delle parole pronunciate in questa stessa aula il 18 aprile scorso da Sua Santità Benedetto XVI, che ha legato i diritti umani e la loro protezione a due obiettivi fondamentali: la promozione del bene comune e la salvaguardia della libertà umana.

Dall'attività internazionale, e dall'azione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in particolare, cogliamo quanto l'idea di bene comune sia condizione essenziale per adottare decisioni efficaci nell'area della sicurezza, della cooperazione per lo sviluppo, come pure della speciale azione umanitaria che sempre più l'Organizzazione è chiamata ad attuare di fronte a eventi e situazioni che compromettono gravemente la persona, la sua dignità e quindi i suoi diritti. Il bene comune è ben espresso nel richiamo "ad agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" (Articolo 1) che la Dichiarazione Universale rivolge a tutti i membri della famiglia umana. Infatti, non possiamo negare che la prima violazione dei diritti deriva dalla mancanza di condizioni di vita essenziali, quando prevale un'iniqua distribuzione delle ricchezze, condizioni di povertà, di fame, di mancanza di cure mediche. Non è un caso che il primo degli Obiettivi del Millennio, proclamati dalle Nazioni Unite, miri proprio al superamento di questa situazione che coinvolge una parte sostanziale della popolazione mondiale.

Quanto alla libertà umana, proteggerla nelle sue varie dimensioni e manifestazioni, non solo garantisce l'edificazione del bene comune e il superamento delle minacce alla dignità di ogni persona, ma riconosce anche che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" (Art. 1). Un fatto che permette di costruire quella correlazione necessaria fra diritti e doveri che porta ogni persona, ogni Stato, ogni comunità ad assumersi la responsabilità delle scelte operate, e a riconoscere il suo rapporto reciproco con gli altri.

Oggi, di fronte ai significativi traguardi che l'umanità ha raggiunto, sono purtroppo evidenti negazioni dei diritti, che violano l'ordine della creazione, contraddicono il carattere sacro della vita, privano la persona umana, la famiglia, le comunità della loro naturale identità. Tutelare i diritti significa, quindi, rispettare gli imperativi etici che sono il presupposto necessario alla libertà.

I diritti umani esprimono l'unità della creatura umana, della sua aspirazione a soddisfare i suoi bisogni essenziali, conseguendo al contempo libertà, relazioni umane e valori spirituali.

In questo senso, i diritti sono anche uno strumento attraverso il quale la persona manifesta la sua relazione con la verità, protegge la sua coscienza, la sua dimensione di fede e le sue convinzioni più profonde. Ognuno deve essere capace di esprimere queste aspirazioni come parte di una comunità di cittadini, di credenti, e libero di proporre una sua visione dell'ordine sociale, della libertà, delle istituzioni e delle regole senza che questo sia motivo di discriminazione o di limitazione della partecipazione nel corpo sociale.

Nell'area specifica della libertà religiosa, la Dichiarazione Universale concretamente prevede una manifestazione che è al contempo individuale e comunitaria, e non contrappone la dimensione del cittadino a quella del credente, riconoscendo, invece, la piena libertà del rapporto fra la persona e il suo Creatore. Nessun principio, nessuna legge nazionale o internazionale può cancellare o limitare questo rapporto, se vuole riconoscere con coerenza i diritti proclamati sessant'anni fa. Oggi come allora, il rapporto fra la persona e il suo Creatore non dovrebbe limitarsi all'esercizio del credo religioso, ma essere aperto all'espressione pubblica del culto religioso attraverso i canali della formazione, dell'istruzione e della piena partecipazione ai processi decisionali all'interno di un Paese.

Signor Presidente,

La Dichiarazione Universale ha fatto dei diritti umani e dell'azione finalizzata alla loro tutela uno degli obiettivi prioritari della Comunità internazionale e dei singoli Stati. I diritti umani non sono più mere proclamazioni o modifiche legislative e istituzionali.

I diritti umani, infatti, non sono un richiamo retorico, ma il frutto delle azioni responsabili di ognuno. Azioni necessarie in un mondo che dispone di mezzi adeguati e di strutture specializzate per porre fine allo scandalo della fame e della povertà, per garantire una sicurezza che non sia violata né derisa, per salvaguardare la vita di ognuno in ogni momento. Celebrare questa giornata significa porre la persona nel cuore della Comunità internazionale e del suo diritto, per superare gli ostacoli presenti lungo il cammino dell'umanità.

 

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