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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA DECIMA SESSIONE ORDINARIA
DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO

INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE*

Ginevra
Lunedì, 16 marzo 2009

 

Signor Presidente,

nel suo ultimo rapporto, la Rapporteur Speciale su Libertà di Religione e di Credo, ha informato il Consiglio dei Diritti Umani del fatto che "riceve regolarmente resoconti di violazioni dei diritti di membri di minoranze religiose e di gruppi vulnerabili nello svolgimento delle loro attività religiose". In molte parti del mondo, le minoranze religiose, incluse quelle cristiane, affrontano ancora discriminazione e pregiudizi. La Santa Sede esprime la propria preoccupazione per le situazioni sempre più frequenti di intolleranza religiosa ed esorta gli Stati a prendere tutte le misure necessarie, educative, legali e giudiziarie, intese a garantire il rispetto del diritto alla libertà di religione e a tutelare le minoranze religiose dalla discriminazione.

Durante il suo primo incontro su "intolleranza e discriminazione contro i cristiani" l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) ha evidenziato che la negazione dei diritti delle comunità cristiane non è un problema solo dove i cristiani costituiscono una minoranza e che la discriminazione e l'intolleranza possono esistere anche laddove sono una maggioranza nella società. Alla mia Delegazione sembra che alcuni Stati, in precedenza impegnati in un rapporto equilibrato e sano fra Chiesa e Stato, si stiano sempre più schierando con una nuova politica secolarista che mira a ridurre il ruolo della religione nella vita pubblica. A questo proposito, la Santa Sede esorta questi Stati a mantenere la loro apertura e riconoscere il ruolo importante che le religioni possono svolgere nella società. Le religioni, infatti, contribuiscono alla promozione di valori sociali e morali che vanno al di là di un concetto individualistico di società e di sviluppo, ricercando il bene comune, la tutela e il rispetto della dignità umana.

Signor Presidente,

lo scorso autunno, l'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR) ha organizzato un seminario di esperti sugli articoli 19 e 20 dell'Alleanza Internazionale sui Diritti Civili e Politici (Iccpr) quale contributo a un dibattito chiarificatore su alcune eventuali aree di norme complementari.

Sebbene la questione relativa alle limitazioni del diritto alla libertà di espressione per rispettare i sentimenti religiosi delle persone sia legittima e molti Stati, inclusi quelli occidentali, prevedano tali limitazioni nella propria legislazione, la Santa Sede non ritiene che un altro strumento internazionale sia la risposta giusta. La mia delegazione ritiene che l'attuazione del principio universale di libertà religiosa sia la migliore protezione, che ogni Stato dovrebbe esaminare la propria legislazione e trovare i modi per elaborare un modo per incoraggiare un dibattito sincero e rispettoso fra membri della stessa religione, fra rappresentanti di differenti religioni e fra persone che non hanno alcun credo religioso.

Tuttavia si dovrebbe sempre ricordare che il diritto alla libertà religiosa è intrinsecamente legato al diritto alla libertà di espressione. Laddove i seguaci di religioni non hanno il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, la libertà di religione non è garantita. Laddove le persone non possono ingaggiare un dibattito onesto sui meriti e/o le limitazioni di una religione, il diritto alla verità è negato e il diritto di scegliere o modificare la propria religione o il proprio credo è gravemente ostacolato.
Grazie, signor Presidente


*L’Osservatore Romano, 22.3.2009 p.2.

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