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97° INCONTRO PLENARIO DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU.

INTERVENTO DELLA DELEGAZIONE
DELLA SANTA SEDE,
NELL'AMBITO DEL DIBATTITO IN MERITO
ALLA RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU
SULL'ATTUAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ DI PROTEGGERE

New York
Martedì, 28 luglio 2009

 

Quattro anni fa, presso le Nazioni Unite si è svolto il più grande incontro di capi di Stato, al fine di portare all'attenzione la necessità di creare un sistema delle Nazioni Unite più capace di rispondere ai bisogni di un mondo in costante cambiamento. In tale occasione, i leader del mondo hanno adottato il World Summit Outcome Document, che affermava in particolare la responsabilità di tutte le nazioni e della comunità internazionale di proteggere le persone dalla minaccia del genocidio, dei crimini di guerra, della pulizia etnica e dei crimini contro l'umanità.

Come indicato nel Documento, la responsabilità di proteggere poggia su tre elementi, che si rafforzano e si sostengono a vicenda: anzitutto, la responsabilità primaria di ogni Stato di proteggere la sua popolazione dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia etnica e dai crimini contro l'umanità; in secondo luogo, la responsabilità della comunità internazionale di aiutare gli Stati a costruire la capacità di esercitare la loro responsabilità primaria; e, in terzo luogo, la responsabilità della comunità internazionale di svolgere un'azione efficace quando uno Stato non è riuscito a esercitare in modo adeguato la sua autorità.

La priorità principale è che i Governi nazionali esercitino la loro autorità in modo tale da proteggere gli individui e le popolazioni da future atrocità di massa. Le autorità nazionali e locali che non riescono a intervenire per tutelare i propri civili od operano di fatto per aiutare a perpetuare il crimine, vengono meno alle loro funzioni fondamentali e dovrebbero essere chiamate a rispondere legalmente per la loro azione o inazione. A tale riguardo, un approccio centrato sull'uomo e volto a sviluppare delle politiche per proteggere le popolazioni da violazioni gravi dei diritti umani e lo sviluppo di un diritto umanitario e di altri principi legali concordati a livello internazionale sono componenti vitali per adempiere alla responsabilità nazionale. Inoltre, politiche nazionali che promuovono una maggiore inclusione e tutela delle minoranze religiose, razziali ed etniche continuano a essere priorità importanti per favorire un maggior dialogo e una più grande comprensione tra le popolazioni e all'interno delle stesse.

Il secondo pilastro è costituito dal ruolo della comunità internazionale nel costruire la capacità degli Stati di proteggere le loro popolazioni. La comunità internazionale ha la responsabilità morale di rispettare i suoi vari impegni. Fornendo sostegno finanziario e tecnico, essa può contribuire a creare i mezzi e i meccanismi per rispondere rapidamente alle crisi umanitarie che si evolvono. A tale riguardo, le organizzazioni locali, comprese le organizzazioni confessionali, con una lunga conoscenza e comprensione della regione, offrono un sostegno fondamentale per costruire ponti culturali e religiosi tra gruppi. Inoltre, un maggiore sostegno finanziario da parte dei Paesi sviluppati per alleviare la povertà estrema serve a ridurre le divisioni economiche e politiche a lungo termine e ad attenuare alcuni dei fattori che motivano la violenza. Infine, la promozione del principio di legalità a livello nazionale e internazionale fornisce il contesto per prevenire le continue ingiustizie, e offre un meccanismo per assicurare che i responsabili di tali crimini vengano chiamati a risponderne in un modo che promuova la giustizia e la pace duratura.

Il terzo pilastro, quello della responsabilità della comunità internazionale di intervenire quando le autorità nazionali non agiscono, spesso richiede un esame attento. Sfortunatamente, questo elemento troppo spesso si è concentrato solo sull'uso della violenza al fine di prevenire o di porre fine alla violenza invece che sui vari modi in cui l'intervento può essere effettuato in maniera non violenta. L'intervento tempestivo che pone l'enfasi sulla mediazione e sul dialogo ha una capacità maggiore di promuovere la responsabilità di proteggere rispetto all'azione militare. Mediazioni e arbitrati vincolanti rappresentano un'opportunità per la comunità internazionale per intervenire in un modo che eviti la violenza. Inoltre, azioni mirate, come le sanzioni, dirette con attenzione a prevenire la diffusione della violenza invece che contro la popolazione civile, sono altrettanti mezzi sui quali la comunità internazionale può concordare per promuovere una sovranità responsabile.

Affinché il terzo pilastro acquisti impeto ed efficacia, occorre compiere ulteriori sforzi per assicurare che le azioni intraprese in conformità con i poteri del Consiglio di Sicurezza vengano svolte in maniera aperta e inclusiva, e che vengano messe in primo piano le esigenze delle popolazioni colpite piuttosto che i capricci delle lotte geopolitiche di potere. Così facendo, riusciremo a rispondere al nostro dovere morale di intervenire a nome di coloro i cui diritti umani e il cui diritto stesso di esistere sono messi a rischio. È pertanto indispensabile che i Paesi che si trovano nella posizione di esercitare la propria autorità all'interno del Consiglio di Sicurezza, lo facciano in un modo che rispecchia l'altruismo necessario per prendere un approccio efficace, tempestivo e incentrato sulla persona al fine di salvare la gente da gravi atrocità.

Accanto al ruolo delle istituzioni nazionali e internazionali, anche i leader religiosi e comunitari hanno un ruolo importante nel promuovere la responsabilità di proteggere. Troppo spesso, in molte regioni del mondo l'intolleranza etnica, razziale e religiosa ha portato alla violenza e all'uccisione di persone. Lo sfruttamento della fede nel promuovere la violenza è una corruzione della fede e delle persone, e i leader religiosi sono chiamati a sfidare tale modo di pensare. La fede deve essere vista come motivo d'incontro piuttosto che di divisione, poiché è attraverso la fede che le comunità e gli individui riescono a trovare la forza di perdonare in modo che possa nascere una pace autentica.

Mentre alla comunità internazionale sono occorsi molti anni e tante vite perse per giungere all'accordo sottoscritto nel World Summit Outcome Document, l'auspicio della mia delegazione è che esso venga attuato nella maniera più completa possibile, affinché alle prossime generazioni venga risparmiata l'agonia che il genocidio, i crimini di guerra, la pulizia etnica e i crimini contro l'umanità hanno causato a tutta la comunità mondiale.

    

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