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6191 SESSIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU

CONTRIBUTO DI S.E. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI,
SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI
DELLA SANTA SEDE*

Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite - New York
Giovedì, 24 settembre 2009

 

La Santa Sede sostiene l'iniziativa intrapresa dal Consiglio di Sicurezza, presieduto questo mese dagli Stati Uniti, di organizzare un Vertice a livello di Capi di Stato e di Governo per discutere della non proliferazione e del disarmo nucleari. Si tratta di un evento molto opportuno e cruciale considerando che si svolge congiuntamente alla Conferenza sulla Facilitazione dell'Entrata in vigore del Trattato di Interdizione globale degli Esperimenti Nucleari (CTBT), per la cui entrata in vigore mancano ancora nove ratifiche. Inoltre, si svolge poco tempo prima della Conferenza di Revisione del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, prevista per il 2010 e volta a promuovere l'adesione universale e l'ottemperanza al Trattato nonché la sua piena attuazione. Il Vertice può anche essere considerato una risposta valida e concreta all'appello globale a cogliere un rinnovato slancio e una nuova apertura nel disarmo nucleare.

Bisogna riconoscere che l'approccio del Consiglio di Sicurezza alle armi di distruzione di massa, inclusi gli sforzi per prevenire la loro proliferazione, si è svolto in gran parte a livello nazionale o di casi specifici. Il Consiglio ha agito con fermezza contro i programmi nucleari di alcuni Stati ed è stato determinato nella sua risposta preventiva alle minacce di attori non statali. Tuttavia non si sono ottenuti risultati per quanto riguarda la formulazione di piani per istituire un sistema di regolamentazione degli armamenti (art. 26), soprattutto delle armi nucleari e della loro proliferazione, come elemento necessario a mantenere la pace e la sicurezza internazionali e a creare un ambiente favorevole a garantire il progresso umano (art. 11).

Con l'appoggio degli importanti partecipanti al Vertice e facendo seguito alla proposta in cinque punti del Segretario Generale dell'ottobre 2008, il Consiglio di Sicurezza ha ancora un'altra grande opportunità per divenire un forte garante per la sicurezza di tutti gli Stati privi di armi nucleari affinché non siano i destinatari dell'uso o della minaccia dell'uso di armi nucleari. Il Consiglio è anche incoraggiato ad avviare dibattiti e a offrire una guida concreta su questioni di sicurezza nel processo di disarmo e di non proliferazione nucleari. Il Consiglio dovrebbe cogliere questa opportunità, divenire un valido sostenitore dell'obiettivo di ottenere un mondo libero da armi nucleari e assumere un ruolo guida nella promozione di un sostegno internazionale ai Trattati multilaterali sul controllo delle armi nucleari e agli sforzi in corso per un disarmo nucleare. Per questo, la Santa Sede esorta tutti gli Stati interessati ad adottare decisioni e impegni chiari e risoluti, nonché a fare ogni sforzo a favore di un progressivo e concertato disarmo nucleare.

Le armi nucleari aggrediscono la vita sul pianeta, aggrediscono il pianeta stesso e quindi il suo processo di sviluppo. Per loro natura le armi nucleari non sono solo perniciose, ma anche fallaci. Considerando che la deterrenza nucleare appartiene al periodo della Guerra Fredda e non è più giustificabile ai giorni nostri, la Santa Sede chiede con vigore di rivedere quelle dottrine militari che continuano a basarsi sulle armi nucleari quali strumenti di sicurezza e di difesa o persino di potere e che hanno mostrato in maniera evidente di essere tra le principali cause che impediscono un disarmo e una non proliferazione nucleare autentici, minando l'integrità stessa del Trattato di Non Proliferazione delle armi nucleari (NPT).

Abbandonare tali dottrine significa congelare gli esperimenti nucleari, a cui abbiamo assistito anche di recente. Significa affrontare seriamente le questioni legate alle armi strategiche nucleari, a quelle tattiche e ai mezzi di lancio di tali armi. L'entrata in vigore del Trattato di Interdizione globale degli Esperimenti nucleari (CTBT) è quindi una priorità assoluta, la cui realizzazione richiede misure concrete per ottenere la ratifica di nove Stati.

L'interdizione universale delle esplosioni inibirebbe lo sviluppo delle armi nucleari, contribuendo al disarmo e alla non proliferazione nucleari ed evitando danni ulteriori all'ambiente. In questo senso, è cruciale fermare la produzione e il trasferimento di materiale fissile per armi. L'inizio immediato dei negoziati per il Trattato di Interdizione del Materiale Fissile (FMCT) è un dovere e non deve essere ulteriormente procrastinato.

La Guerra Fredda era caratterizzata da una corsa agli armamenti nucleari, dove il vincitore era lo Stato con il più grande arsenale di armi nucleari. Il mondo odierno esige una guida coraggiosa per ridurre quegli arsenali allo zero assoluto. Per ottenere questo risultato, gli Stati necessitano di fiducia e sicurezza. Le zone libere da armi nucleari sono il migliore esempio di fiducia, confidenza e dimostrazione che la pace e la sicurezza sono possibili senza il possesso di armi nucleari. Quindi la Santa Sede incoraggia gli Stati che possiedono armi nucleari a ratificare tutti i protocolli dei Trattati relativi alla zona libera da armi nucleari e a sostenere con vigore gli sforzi per creare quest'area in Medio Oriente.

La celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, il 21 settembre, ha concluso la campagna a piattaforma multipla, promossa dal Segretario Generale, "WMD-WeMustDisarm" ("Noi Dobbiamo Disarmare") volta ad accrescere la consapevolezza dei pericoli e dei costi delle armi nucleari e il cui acronimo deriva da quello WMD, ossia "Weapons of Mass Distruction" (armi di distruzione di massa"). La Santa Sede condivide e loda questo messaggio incisivo che deve risuonare in tutti i dibattiti sul disarmo, portando alla creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo umano (cfr. Art. 11). Il disarmo e lo sviluppo sono legati e complementari.

Quindi, a questa campagna "We Must Disarm" tutti noi possiamo aggiungere "World Must Develop" ("il mondo deve svilupparsi") per la creazione di una cultura di pace e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo a beneficio permanente di ogni membro della famiglia umana e delle generazioni future in un mondo privo di armi nucleari.


*L’Osservatore Romano 1.10.2009 p.2.

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