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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA SETTIMA SESSIONE DELLA CONFERENZA MINISTERIALE
DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO
SUL TEMA: "IL WTO, IL SISTEMA COMMERCIALE MULTILATERALE
E L'AMBIENTE ECONOMICO GLOBALE ATTUALE"

[GINEVRA, 30 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2009]*

INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE

 

 

Presidente,

1. La crisi economica attuale ha colpito duramente i poveri del mondo. In diverse occasioni essa ha suggerito alla Santa Sede di richiamare l'attenzione degli Stati e delle organizzazioni internazionali sulle sue conseguenze drammatiche, in particolare sull'elevata disoccupazione.

Questa settima sessione della Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio è un'importante opportunità per rinnovare l'impegno della comunità internazionale per un'azione concertata che conduca i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo lungo il cammino che porta alla ripresa e alla crescita. La recente Enciclica sociale di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, presenta un'analisi ampia dell'attuale ambiente economico globale e offre alcune indicazioni pratiche per soluzioni corrette. La mia Delegazione desidera invitare a una riflessione ponderata su questa importante dichiarazione e sulla sua visione articolata di sviluppo. Questo documento riafferma che ogni Paese ha diritto a definire il proprio modello economico, ma nell'ambito di una globalizzazione corretta e inclusiva, in cui solidarietà, investimenti, commercio, trasferimento di tecnologie, formazione e condivisione di conoscenze siano messi al servizio di uno sviluppo con un nuovo volto.

Questo nuovo modello è basato sulla centralità della persona, riconoscendo in tutti i meccanismi economici la dignità di ogni essere umano e il suo desiderio di libertà e di realizzazione delle proprie aspirazioni più profonde.

2. Sulla complessa scena internazionale di oggi, ci sono molti attori e molte cause, che si sovrappongono e che influenzano sia il sottosviluppo sia lo sviluppo. Di conseguenza, le difficoltà nel funzionamento di istituzioni multilaterali stanno aumentando e vengono adottate soluzioni particolaristiche a problemi comuni. Lo stato attuale delle trattative commerciali è un chiaro esempio di questo fenomeno. Il lento progresso dei negoziati del Doha Round ha promosso l'elaborazione di vari Accordi Commerciali Preferenziali (PTAS) come rotta alternativa per raggiungere la liberalizzazione del commercio. È certamente vero che, in linea di principio, i PTAS che soddisfano lo spirito pieno dell'articolo 24 del GATT costituiscono un passo verso il libero commercio globale, ma è anche ben noto che quando i PTAS sono asimmetrici, coinvolgendo le economie avanzate e i Paesi in via di sviluppo, possono rivelarsi controproducenti per questi ultimi. Quindi, dato l'obiettivo di sviluppo degli attuali negoziati commerciali, dobbiamo riconoscere che gli interessi dei Paesi più poveri vengono tutelati meglio nell'ambito delle norme del sistema commerciale multilaterale. A questo proposito l'attuale Conferenza Ministeriale è un'opportunità unica per rilanciare i negoziati commerciali.

Inoltre la conferma della centralità del sistema multilaterale è un'opportunità cruciale per riaffermare che un approccio veramente pluralistico, basato sulla cooperazione di ogni singolo membro, potrebbe condurre al raggiungimento del bene comune, rispettando la dignità di ogni singola persona quale membro di quell'unica comunità che è la famiglia umana.

3. Il sistema commerciale multilaterale e la liberalizzazione del commercio hanno stimolato la crescita economica in tutto il mondo, inclusi i Paesi meno sviluppati (LDCS). Tuttavia, disparità a livello di sviluppo continuano a esistere all'interno delle nazioni e fra di esse. La crisi finanziaria probabilmente sortirà un considerevole effetto negativo anche sul commercio internazionale. Il Doha Round di negoziati commerciali multilaterali non si è concluso, mettendo a repentaglio un'espansione dinamica costante nelle esportazioni delle economie in transizione e in quelle delle economie in via di sviluppo. Tuttavia, nello stesso tempo, sono stati raggiunti importanti accordi positivi. È dunque cruciale compiere ogni sforzo per consentire la realizzazione di questi benefici affinché nuove risorse possano essere disponibili per lo sviluppo, in particolare per quello dei Paesi più poveri.

4. "Infatti il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati" osserva Benedetto XVI "non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica" (Enciclica Caritas in veritate, n. 35) Quindi, che tipo di "equivalenza di valore" possono proporre i miliardi di uomini, donne e bambini che soffrono per la fame e la privazione? Il loro reddito è così basso da non essere nemmeno notato dal mercato. Tuttavia, se il mercato non li vede, non può soddisfare i loro bisogni. In questo caso "L'attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile".

Il "miliardo degli ultimi" non si può lasciare fuori da questo quadro. Pare evidente che il mercato non può contare soltanto su se stesso. Va finalizzato "al perseguimento del bene comune" (n. 36). In questo scenario, l'iniziativa Aid for Trade, lanciata nell'ultima Conferenza Ministeriale, si è dimostrata in grado di combinare meccanismi di mercato con la necessità della solidarietà, facendo buoni progressi sin dall'inizio. Inoltre, se le promesse fatte durante il vertice del G20, svoltosi lo scorso aprile, verranno mantenute, altre importanti risorse saranno rese disponibili.

Comunque, diversi Paesi poveri non hanno potuto sfruttare pienamente i benefici potenziali di questa iniziativa. Dovremmo compiere ogni sforzo per estendere questi risultati potenziali ai Paesi che hanno più bisogno.

5. Data la recente Conferenza FAO sulla Sicurezza Alimentare e la questione critica rappresentata dall'agricoltura negli attuali colloqui commerciali, permettetemi di dire che il mercato, così come viene promosso a volte, non può risolvere, per esempio, il problema della malnutrizione e della fame nel mondo senza far ricorso a valori non commerciali come la solidarietà e la fiducia.

6. È ben noto che, in alcuni Paesi, lo Stato prende l'iniziativa di acquisire prodotti alimentari sul mercato per i più svantaggiati. Questi prodotti sono sovvenzionati e rivenduti a prezzo basso, una procedura che in un certo modo inserisce le persone più povere nel mercato perché il loro bisogno viene tradotto in una richiesta solvibile e diviene percettibile dal mercato.

Tuttavia, questa modalità rappresenta per lo Stato un costo elevato, non sostenibile in particolare da molti dei Paesi meno sviluppati. Qui la solidarietà fra Paesi ricchi e poveri trova un ruolo logico da svolgere. Il beneficio che se ne ricava ha effetto anche sull'economia perché la diminuzione dell'ineguaglianza sociale impedisce "la progressiva erosione del "capitale sociale", ossia di quell'insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile" (n. 32).

7. Infatti, come sottolineato di recente dal rapporto della OMT, le esportazioni agricole mondiali sono quasi triplicate negli ultimi vent'anni e la quantità di cibo che viene prodotta a livello mondiale è tecnicamente in grado di soddisfare la domanda attuale. "La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato dal punto di vista nutrizionale, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari, provocate da cause naturali o dall'irresponsabilità politica nazionale e internazionale. Il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato... mediante investimenti in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale, in modo da garantire una loro sostenibilità anche nel lungo periodo. Tutto ciò va realizzato coinvolgendo le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile" (n. 27). In tal modo un'iniziativa Aid for Trade più generosa e diversificata può fare la vera differenza.

8. L'aumento della produttività agricola locale dei Paesi più poveri permetterebbe non solo l'aumento dell'offerta totale di cibo, ma potrebbe anche contribuire alla stabilizzazione dei prezzi dei prodotti, che sarebbero meno dipendenti dal cambiamento climatico. Quest'ultimo aspetto potrebbe ridurre in maniera significativa il livello di incertezza che danneggia gravemente gli agricoltori, i cui redditi sono eccessivamente esposti all'elevata variabilità dei prezzi dei prodotti alimentari. Il successo di questo sforzo migliorerebbe il reddito delle popolazioni rurali, nelle quali sono concentrai molti poveri del mondo, contribuendo in tal modo, a risolvere il problema della fame.

9. Inoltre, investire nell'agricoltura avrà un effetto moltiplicatore perché essa svolge un ruolo multifunzionale non solo nella produzione di cibo, ma anche quale ambito di vita e di socializzazione, strumento di tutela dell'ambiente e di formazione del paesaggio. Si riesce a prestare attenzione all'agricoltura e al suo rapporto con il successo commerciale quando si accorda priorità alla persona umana.

Presidente,
10. In conclusione, se questa Conferenza indicherà la volontà politica di compiere dei progressi nel monitorare e sorvegliare dispute, le adesioni all'Organizzazione, il programma Aid for Trade, l'assistenza tecnica e la governabilità globale, essa sarà un passo importante verso la creazione di un sistema commerciale internazionale, basato sul principio di giustizia sociale. Infatti, i principi di etica sociale quale la trasparenza, l'onestà, la solidarietà e la responsabilità, non possono essere ignorati. Essi assicurano che qualsiasi attività economica abbia un obiettivo incentrato sulla persona, impediscono le crisi causate dall'avida speculazione e forniscono un approccio integrale che non separa le conseguenze sociali dalle decisioni economiche e ambientali. Tuttavia, c'è un passo ulteriore per assicurare un successo di lungo periodo, ossia l'inclusione della dimensione di gratuità e la logica del dono, quali espressioni di fraternità e coinvolgimento dell'intera famiglia umana, sia come protagonista dello sviluppo sia come obiettivo primario del commercio e dell'attività economica.


* L'Osservatore Romano Edizione quotidiana (31 dicembre 2009) [301q]

   

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