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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 9ª SESSIONE DEL FORUM PERMANENTE
SULLE QUESTIONI INDIGENE NELL'AMBITO
DEL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE
SUL TEMA: "POPOLAZIONI INDIGENE: SVILUPPO CON CULTURA
E IDENTITÀ.
ARTICOLI 3 E 32 DELLA DICHIARAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
SUI DIRITTI DELLE POPOLAZIONI INDIGENE"

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Martedì
, 20 aprile 2010

 

Presidente,

innanzitutto, la mia delegazione desidera lodarLa per la conduzione di questa sessione e Le augura ogni successo nei Suoi sforzi.

Il tema speciale di quest'anno: "Popolazioni indigene: sviluppo con cultura e identità" richiama la nostra attenzione particolare dopo la devastante crisi finanziaria che ha colpito duramente anche la popolazione indigena. Tenendo conto di questo, la Santa Sede, attraverso le sue varie organizzazioni e le sue strutture di base, ha esteso i propri programmi e progetti per il progresso integrale delle popolazioni indigene.

È incoraggiante osservare che, dopo l'adozione della Dichiarazione sui Diritti delle Popolazioni indigene, nonostante le carenze e i ritmi rallentati in certi settori, il progresso promesso è stato raggiunto sulle questioni indigene, siccome si stanno compiendo tentativi lodevoli di preservare la loro cultura e il loro patrimonio.

Il cambiamento delle politiche di sviluppo, in favore del rispetto per le culture locali, incluse quelle indigene, è atteso da troppo tempo. Integrando la cultura nelle politiche di sviluppo, i risultati saranno senza dubbio più efficaci. Tuttavia questo processo non è evidente. Esso richiede alcuni chiarimenti preliminari. Per esempio, che cosa viene prima: la cultura o lo sviluppo? Cosa deve essere integrato con cosa? Le culture possono seguire qualsiasi modello di sviluppo ed etica, oppure lo sviluppo deve integrare l'etica di differenti culture?

La Santa Sede considera fondamentale avere una visione olistica dello sviluppo, che implichi il benessere di tutta la persona e dell'intera comunità ed enfatizzi in particolare la dimensione dell'identità culturale. Su questa linea, l'obiettivo di sviluppo è inestricabilmente legato all'alleviamento della povertà e all'elevazione dei livelli di vita di ogni persona in modo sostenibile per includere dimensioni culturali, sociali, spirituali, istituzionali, giuridiche, economiche ed educative. La tradizionale visione indigena dello sviluppo si incentra sullo sviluppo umano nella sua interezza e considera la terra e l'ambiente sacri e buoni da utilizzare. Di questi doni, necessari all'esistenza umana, non si dovrebbe abusare. Certe risorse non dovrebbero essere ridotte a meri beni economici, perché formano anche una base importante della loro integrità e identità sociale e culturale. Deve essere promosso un approccio allo sviluppo, basato sui diritti umani, che prenda in considerazione i diritti collettivi, e l'ethos della condivisione dei benefici, che afferma la loro connessione vitale con le loro terre e con i loro territori. Oltre alla dimensione economica, lo sviluppo deve includere anche elementi sociali, culturali e spirituali. Devono essere rispettati la consapevolezza religiosa, il senso profondo di famiglia, di coesione comunitaria e il desiderio di vivere in stretta simbiosi con la natura.

Qualsiasi programma di sviluppo in una zona indigena che non rispetti questi tratti culturali può fare più male che bene.

Promuovere la cultura indigena non significa sempre tornare al passato, ma implica andare avanti, mantenendo i valori e i principi trasmessi tradizionalmente. La cultura indigena si basa su valori tradizionali e collettivi, arricchiti attraverso la promozione di modi tradizionali di apprendimento e di trasferimento delle conoscenze. Il rispetto per la vita e la dignità umana, processi decisionali rappresentativi, la pratica di meccanismi di giustizia e le cerimonie sono importanti. Di fronte alla modernizzazione, all'industrializzazione e all'urbanizzazione, questi valori non vanno trascurati. Questo esige la promozione della comprensione e del rispetto per la cultura indigena. Le popolazioni indigene devono riuscire a scegliere la propria lingua, a praticare la loro religione e a partecipare attivamente alla formazione della propria cultura.

La libertà culturale come diritto umano delle popolazioni indigene e il rispetto per le loro etnicità, religione e lingua devono essere garantiti. Nel preservare il patrimonio culturale sono fondamentali la promozione delle loro lingue e l'educazione interculturale. In questo spirito, la Santa Sede promuove centri di lingue indigene, supervisiona la redazione di libri di grammatica e commissiona centinaia di traduzioni in quelle lingue, spesso minacciate dall'estinzione naturale. Una vasta gamma di queste raccolte sono disponibili per i ricercatori in varie Pontificie università e Pontifici Istituti di istruzione superiore.

La Santa Sede si impegna a promuovere lo sviluppo culturale, prefiggendosi l'arricchimento umano e spirituale delle popolazioni. La guida degli anziani di ogni comunità è fondamentale a questo proposito e richiede la loro saggia riflessione e amorevole lungimiranza. La formazione delle generazioni più giovani e l'educazione completa in questi valori culturali sono molto importanti.

In conclusione, Presidente, la mia delegazione desidera esprimere la propria soddisfazione per il fatto che un numero sempre maggiore di Stati sta facendo un gesto politico adottando la Dichiarazione, e auspica che tutti i membri delle Nazioni Unite, alla fine, la adotteranno, cosicché il valore e la dignità del patrimonio culturale secolare delle popolazioni indigene sarà pienamente rispettato, cosa che non può che contribuire alla promozione della pace fra popoli e nazioni.

 

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