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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
IN OCCASIONE DELLA XXXI CONFERENZA REGIONALE
DELLA FAO PER L'AMERICA LATINA E I CARAIBI
[CITTÀ DI PANAMÁ, 26-30 APRILE]

INTERVENTO DI MONS. RENATO VOLANTE
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
PER L'ALIMENTAZIONE E L'AGRICOLTURA

 

Signor Presidente,

Nel prendere la parola in questa conferenza, desidero innanzitutto congratularmi con lei per la sua elezione e attraverso di lei rivolgere un ringraziamento particolare al Governo di Panama per l'accoglienza che ha riservato a questo incontro che vede riuniti i rappresentanti dei Paesi membri della FAO appartenenti alla Regione dell'America Latina e dei Caraibi.

Il mio ringraziamento va poi all'Ufficio Regionale della FAO per l'America Latina e i Caraibi per aver soddisfatto tutti i requisiti necessari per questi lavori, anche nella difficile situazione determinata dal terremoto che ha flagellato il Cile provocando numerose vittime umane e danni ingenti e che ha richiesto al popolo cileno un nuovo sforzo di solidarietà.

La garanzia della sicurezza alimentare resta un tema centrale per questa Conferenza che è consapevole della situazione agricola e alimentare della Regione, dove i segnali positivi sono evidenti e dimostrano l'efficacia delle strategie generali di sviluppo rurale, delle politiche di riforma agraria e delle diverse iniziative attuali in aree particolari per sradicare la fame e la malnutrizione.

Tutto ciò è stato possibile grazie allo sforzo congiunto dei Governi e della FAO - come pure della FIDA e del PAM - e consente complessivamente alla Regione di presentare un livello di insicurezza alimentare meno preoccupante rispetto ad altre situazioni regionali, sebbene non dobbiamo dimenticare in questo momento le necessità legate alla sicurezza alimentare nell'intera area.

Il pensiero va ai recenti disastrosi eventi dei quali è stata vittima la popolazione di Haiti, con gravissime perdite umane e materiali, che non solo hanno provocato una commovente partecipazione e impulsi di generosità, ma che hanno anche richiamato tutti i Paesi alla responsabilità di preservare le popolazioni più povere dal sempre imminente rischio della fame.

Seguendo l'agenda dei lavori, la Delegazione della Santa Sede vuole contribuire agli obiettivi di questa conferenza non con soluzioni tecniche, ma con un orientamento ideale per motivare e sostenere una cooperazione concreta che non si limiti al solo dato tecnico. Di fatto, come ha ricordato Benedetto XVI nella sua visita alla FAO il 16 novembre 2009, in occasione del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, "il concetto di cooperazione deve essere coerente con il principio di sussidiarietà: è necessario coinvolgere "le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile" perché lo sviluppo umano integrale richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale" (n. 3).

I dati sulle attività svolte dalla FAO nella Regione mostrano di fatto un impegno costante e attivo in tal senso, impegno che sembra rispondere sempre più alle necessità di quegli Stati il cui sistema sociale ed economico è condizionato dalla povertà, spesso purtroppo crescente, ed esige nuovi cammini per sviluppare il settore agricolo a motivo dei crescenti bisogni alimentari. Come è ben noto, tali esigenze, al di là del quadro economico generale sfavorevole, sono determinate da realtà naturali e da interventi dell'uomo finalizzati alla ricerca d'interessi parziali o inadeguati ad affrontare le cause della malnutrizione. È una situazione che suscita preoccupazione in una Regione come quella latinoamericana e caraibica dove l'obiettivo di un sviluppo autentico è giustamente e da sempre una priorità.

Nell'impegno futuro sembra tuttavia emergere con maggiore forza il ruolo centrale dell'agricoltura nell'attività economica e il suo contributo determinante a uno sviluppo realmente sostenibile. Si tratta di una situazione resa complessa da molteplici fattori, attorno alla quale si elaborano strategie spesso volte a favorire singoli settori più che a offrire una visione unitaria di sviluppo, ossia quella che pone al centro le esigenze della persona. La Santa Sede è convinta che la mancanza di attenzione verso tale orientamento potrebbe limitare i risultati sperati, soprattutto laddove pesano maggiormente il sottosviluppo, la denutrizione e il degrado ambientale.

Alle esigenze del mondo rurale si collegano oggi due questioni importanti e per certi aspetti nuove alle strategie dello sviluppo. Prima di tutto la tutela degli ecosistemi agricoli e forestali, condizionati dalla variabilità dai cambiamenti climatici ai quali si ricollegano eventi alluvionali o la rapida desertificazione che stanno colpendo anche aree e popolazioni fino ad ora immuni da tali fenomeni. Di queste situazioni spesso si conoscono le cause e s'intravedono i rimedi, ma la corsa verso obiettivi più immediati procrastina l'applicazione di tali rimedi.

Va poi considerato il crescente ruolo delle nuove tecniche di lavoro agricolo e il sostegno che queste ricevono. Non si tratta di contrapporre ai risultati resi disponibili dalla ricerca scientifica e tecnologica un atteggiamento chiuso verso i sistemi di produzione innovativi e forse quantitativamente più consistenti, ma di pensare a un equilibrio ordinato fra tali sistemi e l'adeguata prevenzione dei rischi per le persone e per gli ecosistemi. Ciò significa che la ricerca deve essere volta a rafforzare la produzione agricola a motivo della crescente domanda di alimenti, non dimenticando mai che la priorità dell'uso degli alimenti è, come la parola stessa indica, l'alimentazione, e riconoscendo altresì la sostenibilità della produzione agricola e la tutela dell'ambiente.

È confortante che questa conferenza presti attenzione alla proprietà agricola familiare e alla sua funzione di soggetto economico. Questo però non deve far dimenticare che la famiglia rurale, oltre a partecipare direttamente ai processi e alle opzioni decisionali, va considerata nella sua realtà naturale che la configura come custode di valori, di senso di solidarietà, di amore verso i più deboli e, allo stesso tempo, come garante di metodi di produzione corrispondenti alle caratteristiche del territorio e degli ecosistemi. Se riuscissimo a trasformare le nostre società in grandi famiglie, senza egoismo e piene di amore, il problema della fame non esisterebbe. L'attenzione alla famiglia e alla sua centralità nelle aree rurali, spesso distanti dagli apparati istituzionali, potrebbe risultare determinante anche in vista di un maggiore impegno, per permettere alla FAO di essere quella struttura di raccolta, di studio e di divulgazione di dati sull'agricoltura e sulle tecniche di produzione prevista dalla sua costituzione.

L'attuale situazione richiede ai Paesi dell'America Latina e dei Caraibi di prestare costantemente attenzione alle priorità definite dalla FAO per il presente e per il futuro immediato. Sono impegni che richiedono uno sforzo supplementare affinché si possa far fronte con la dovuta attenzione alle esigenze di quanti soffrono a causa della fame e della malnutrizione e di coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito.

La Delegazione della Santa Sede, da parte sua, desidera ribadire qui la disponibilità della Chiesa cattolica, delle sue note strutture e forme di organizzazione, a contribuire a questo sforzo, affinché tutti siano consapevoli che "eliminare la fame nel mondo è divenuto, nell'era della globalizzazione, anche un traguardo da perseguire per salvaguardare la pace e la stabilità del pianeta" (Caritas in veritate, n. 27).

 

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