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INCONTRO PROMOSSO DALLA DIREZIONE GENERALE
DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
E DALL’UFFICIO PER LA PASTORALE UNIVERSITARIA
DEL VICARIATO DI ROMA

"PER UNA NUOVA CULTURA DELLA PACE IN MEDIO ORIENTE:
IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE UNIVERSITARIA”

SALUTO DELL'ARCIVESCOVO DOMINIQUE MAMBERTI,
SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI

Ministero degli Affari Esteri
Lunedì, 18 ottobre 2010

 

Signor Ministro,
Eccellenze,
Illustri Autorità,
Signori e Signore,

desidero rivolgere un deferente saluto agli organizzatori e ai partecipanti al presente incontro, in particolare alla Direzione Generale della Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e all’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, ed esprimere il vivo ringraziamento per la possibilità che mi è stata offerta di essere presente e di prendere la parola.

Il tema proposto “Per una nuova cultura della pace in Medio Oriente: il ruolo della cooperazione universitaria” non può non interessare la Santa Sede e l a Chiesa in generale.

L’incontro si svolge nel contesto della celebrazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, convocata da Papa Benedetto XVI, che è espressione dell’interesse del tutto particolare che la Santa Sede nutre per quella amata regione.

Il Santo Padre, nel consegnare ai membri del Consiglio di preparazione dell’Assise sinodale l’Instrumentum Laboris, il 6 giugno scorso a Cipro, affermava che  l’Assemblea Speciale è un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente e segnalava la contribuzione che i cristiani fanno al bene comune in quella regione in tanti modi, per esempio attraverso l’educazione, la cura dei malati e l’assistenza sociale. Il Papa sottolineava, in particolare, il ruolo dei cristiani di essere “artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione”.

E’ noto a tutti il difficile contesto socio politico nel quale vivono le comunità cristiane in quelle terre a causa di diverse tensioni e conflitti che attendono da tempo un’adeguata soluzione. La presente situazione di conflitto in Medio Oriente costituisce una delle più serie minacce alla stabilità internazionale. Non si tratta di un conflitto solo regionale per la carica di valenza simbolica ed emotiva che ha anche su popoli lontani.

La pace va cercata tramite una soluzione “regionale”, che non trascuri gli interessi di nessuna delle parti, e “negoziata”, cioè frutto del compromesso e non di scelte unilaterali imposte con la forza.

Centrali, per la stabilizzazione del Medio Oriente, sono la soluzione del conflitto israelo-palestinese e la normalizzazione dei rapporti con l’Iran; progressi su questi due temi avranno ricadute positive anche negli altri Paesi: Libano, Siria, Iraq.

Per il Medio Oriente si rende perciò specialmente importante e urgente la promozione di una cultura della pace. Si tratta di una sfida per il nostro tempo, nonostante gli ostacoli che uno sguardo realistico non può mancare di prendere in considerazione.

In questa sfida, l’università, come istituzione educativa, e più in generale la cooperazione universitaria sono chiamate a svolgere un ruolo importante e decisivo per la pace, attraverso il dialogo tra le culture.

Nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1º gennaio 2001, il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, affermava che la cultura è espressione qualificata dell'uomo e della sua vicenda storica, a livello sia individuale che collettivo. L’uomo è spinto incessantemente dall'intelligenza e dalla volontà a coltivare i beni e i valori della natura, componendo in sintesi culturali sempre più alte e sistematiche le fondamentali conoscenze che concernono tutti gli aspetti della vita e, in particolare, quelle che attengono alla sua convivenza sociale e politica, alla sicurezza ed allo sviluppo economico, all'elaborazione di quei valori e significati esistenziali, soprattutto di natura religiosa, che consentono alla sua vicenda individuale e comunitaria di svolgersi secondo modalità autenticamente umane.

Da un lato, si rivela perciò di grande importanza saper apprezzare i valori della propria cultura. Dall'altro, occorre avere consapevolezza che ogni cultura, essendo un prodotto tipicamente umano e storicamente condizionato, implica necessariamente anche dei limiti. Tuttavia, affinché il senso di appartenenza culturale non si trasformi in chiusura, Papa Giovanni Paolo II segnalava come antidoto efficace una conoscenza serena e non condizionata da pregiudizi negativi delle altre culture.

Tutto ciò fa vedere il valore dell’educazione. Essa deve trasmettere ai soggetti la consapevolezza delle proprie radici e fornire punti di riferimento che consentano di definire la propria personale collocazione nel mondo. Deve, al tempo stesso, impegnarsi ad insegnare il rispetto per le altre culture. Occorre guardare oltre l'esperienza individuale immediata e accettare le differenze, scoprendo la ricchezza della storia degli altri e dei loro valori. La conoscenza delle altre culture, compiuta con il dovuto senso critico e con solidi punti di riferimento etico, conduce ad una maggiore consapevolezza dei valori e dei limiti insiti nella propria e rivela l'esistenza di un'eredità comune a tutto il genere umano. Proprio in virtù di questo allargamento di orizzonti, l'educazione ha una particolare funzione nella costruzione di un mondo più solidale e pacifico. Essa può contribuire all'affermazione di quell'umanesimo integrale, aperto alla dimensione etica e religiosa, che sa attribuire la dovuta importanza alla conoscenza e alla stima delle culture e dei valori spirituali delle varie civiltà.

Penso che questo sia un grande contributo che può offrire l’università e la cooperazione tra le diverse università.

Il dialogo e la cooperazione portano a riconoscere la ricchezza della diversità e dispongono gli animi alla reciproca accettazione, nella prospettiva di un'autentica collaborazione, rispondente all'originaria vocazione all'unità dell'intera famiglia umana.

E’ urgente perciò riproporre la via del dialogo ad un Medio Oriente percorso da troppi conflitti e violenze, talvolta sfiduciato e incapace di scrutare gli orizzonti della speranza e della pace.

Il dialogo, di cui la cooperazione universitaria è promotrice, si rivela strumento eminente per realizzare la civiltà dell'amore e della pace, che Papa Paolo VI ha indicato come l'ideale a cui ispirare la vita culturale, sociale, politica ed economica del nostro tempo. Vi sono valori comuni ad ogni cultura, perché radicati nella natura della persona, nei quali l'umanità esprime i suoi tratti più veri e qualificanti. Lasciandosi alle spalle riserve ideologiche ed egoismi di parte, occorre coltivare negli animi la consapevolezza di questi valori, per alimentare quell'humus culturale di natura universale che rende possibile lo sviluppo fecondo di un dialogo costruttivo. In questo senso le differenti religioni possono e devono portare un contributo decisivo.

Tra i valori da promuovere vorrei segnalare quello della solidarietà, in un mondo nel quale osserviamo crescenti disuguaglianze. Si rivela di fondamentale importanza anche la promozione della giustizia. Come obiettivo primario di ogni società e della convivenza nazionale e internazionale, specialmente nella regione mediorientale, si situa il valore della pace.

Un autentico dialogo tra le culture, oltre al sentimento del rispetto reciproco, non può non alimentare una viva sensibilità per il valore della vita e perciò anche per il rispetto dei diritti umani, tra i quali ha un posto speciale il diritto alla libertà religiosa e di coscienza. La pace, di fatto, nasce e si rafforza proprio quando i diritti umani vengono osservati e rispettati integralmente. E’ convinzione della Santa Sede che quando la promozione della dignità della persona costituisce il principio-guida a cui ci si ispira, quando la ricerca del bene comune rappresenta l'impegno predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all'edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati, quando il perseguimento di interessi particolari prevale ingiustamente sul bene comune, allora vengono inevitabilmente seminati i germi dell'instabilità, della ribellione e della violenza.

Nel cammino verso una migliore intesa tra i popoli, numerose sono ancora le sfide che il Medio Oriente deve affrontare: esse mettono tutti, non solo le parti direttamente interessate ma tutta la comunità internazionale, di fronte a scelte improcrastinabili.

Anche la cooperazione universitaria è chiamata a svolgere un ruolo importante a favore della cultura della pace.

Mi felicito perciò della celebrazione di questo incontro ed è mio auspicio che esso produca abbondanti frutti di bene. Grazie!

 

  

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