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37a SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO -
INTERVENTO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

DISCORSO DELL'ARCIVESCOVO LUIGI TRAVAGLINO,
NUNZIO APOSTOLICO, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE PRESSO LE ORGANIZZAZIONI E ORGANISMI
DELLE NAZIONI UNITE PER L'ALIMENTAZIONE E L'AGRICOLTURA

Martedì, 28 giugno 2011

 

Signor Presidente,

Desidero anzitutto congratularmi per la sua elezione a dirigere i lavori di questa sessione della Conferenza, chiamata in particolare a valutare i risultati della gestione della Fao e a formulare le proposte per le attività future cosi da rendere l’Organizzazione sempre più capace di affrontare le sfide poste alle tematiche di sua competenza nell’attuale contesto mondiale. Dato che, per rispettare i margini di tempo consentiti, mi limiterò a presentare soltanto una parte del mio intervento, sono a chiederLe, Signor Presidente, di voler disporre perché il testo integrale sia pubblicato nei Procès-Verbaux.

In questa occasione mi è gradito rivolgere, a nome mio personale e della Delegazione della Santa Sede, un sentito ringraziamento al Signor Jacques Diouf per la lunga e laboriosa guida dell’Organizzazione, volta a rispondere alle sempre crescenti esigenze dello sviluppo agricolo e alimentare. Al Signor José Graziano Da Silva va un deferente e caloroso benvenuto, insieme all’auspicio e alla preghiera perché la sua nomina a Direttore Generale possa significare per la Fao un nuovo dinamismo e continuità d’azione, in conformità alle attese degli Stati membri.

Le responsabilità che gli Stati membri hanno affidato alla Fao, infatti, impongono di valutare le cause e gli effetti di una ricorrente insicurezza alimentare che, nell’ultimo periodo, ha visto una significativa diminuzione della disponibilità di cibo, specialmente per quelle popolazioni che già soffrono la fame. Una situazione che, da un lato sottolinea il ruolo fondamentale e insostituibile dell’Organizzazione come pure il suo vero mandato tra le molteplici istituzioni intergovernative, che operano nel settore dello sviluppo e della cooperazione, dall’altro coinvolge la responsabilità di Governi, strutture, operatori internazionali chiamati a non arrendersi di fronte alla fame ed alla malnutrizione.

L’approccio della Delegazione della Santa Sede, evidentemente, non intende minimamente offrire alcuna soluzione tecnica, ma piuttosto un orientamento ideale che possa concorrere a delle scelte concrete avendo a cuore le esigenze della persona umana, specialmente se quest’ultima è limitata da condizioni di vita che ne compromettono un’esistenza dignitosa.

I dati sulle attività svolte dalla Fao e in particolare le previsioni sulla produzione e sulla disponibilità nutrizionale nelle diverse aree mostrano un impegno costante e attivo, ma soprattutto sempre più rispondente alle esigenze degli Stati membri, specialmente quelli il cui sistema economico richiede strade diverse per sviluppare il settore agricolo e per soddisfare i bisogni alimentari in crescita. Come ben sappiamo tali esigenze sono condizionate da un più generale quadro economico sfavorevole, da circostanze ed eventi naturali, ma anche da interventi dell’uomo finalizzati alla ricerca di interessi limitati che giungono addirittura a mostrare segni di irresponsabilità quando bisogna affrontare le cause della povertà e della malnutrizione (cfr. Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 27). Si tratta di circostanze che presentano elementi di preoccupazione in ogni area del pianeta, anche in quelle in cui l’alto livello di sviluppo è un fatto evidente.

Allo stesso tempo, proprio guardando al necessario impegno futuro della Fao, risulta chiaro l’avanzare di nuove situazioni che coinvolgono il settore dell’agricoltura nel profilo della produzione, del commercio, della distribuzione e quindi esigono ulteriori sforzi che non possono essere richiesti solo alla struttura dell’Organizzazione, ma necessitano anche un rinnovato impegno degli Stati membri. Emerge qui il ruolo essenziale della Fao che si accompagna necessariamente all’esigenza di una struttura agile ed armonica, che opera a servizio degli affamati in costante sussidiarietà rispetto all’azione dei Governi.

Come ha evidenziato la recente crisi alimentare, sembra finalmente emergere con maggiore forza l’idea che all’agricoltura spetta un ruolo centrale nel più vasto ambito dell’attività economica, un ruolo strategico (cfr. Benedetto XVI, Angelus, 14 nov. 2010), capace di dare anche un sostanziale apporto ad una crescita realmente sostenibile. Ecco perché la Delegazione della Santa Sede è fermamente convinta che l’azione della Fao, con la sua struttura e il conseguente impegno, deve concorrere a sottolineare la funzione portante dell’agricoltura non solo come attività di produzione alimentare, ma anche nei più ampi processi di sviluppo di un Paese. Questo significa concorrere nel promuovere nelle aree rurali infrastrutture, presenza delle istituzioni, come pure adottare non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni delle popolazioni beneficiarie.

Il processo di riforma già avviato mostra una esatta percezione della funzione della Fao e ne è prova l’attenzione riservata agli argomenti trattati, ai programmi per i diversi settori per lo svolgimento ordinato delle attività, nel rispetto di regole e normative. Ma non va dimenticato che la ricerca di metodi che diano efficacia alle azioni dell’Organizzazione non è mai conclusa e deriva soprattutto dalla convinzione e dalla generosità di quanti in essa prestano il loro lavoro. Quanto più esso viene portato avanti con spirito di servizio e di solidarietà in un ambiente di sincera collaborazione e, nel nostro caso, tenendo sempre presente l’aiuto a quanti soffrono la fame e la forza di superarla, tanto più abbondanti saranno i suoi frutti. La Fao deve essere una Organizzazione di persone a servizio di altre persone e dei loro diritti fondamentali: in questo si concretizza ogni possibile riforma che non voglia limitarsi ai soli aspetti formali o di riassetto burocratico. «Le buone strutture aiutano, ma da sole non bastano» (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 25).

Emerge ornai con chiarezza che al mondo rurale oggi sono connesse due principali questioni che ben rappresentano il «nuovo» che avanza.

Anzitutto la protezione dei diversi ecosistemi agricoli, condizionati dalla variabilità e dai mutamenti climatici, a cui si collegano eventi alluvionali o una rapida desertificazione, di cui sono vittima anche aree e popolazioni finora immuni da tali fenomeni. In questo contesto, poi, vanno inserite le preoccupazioni per la crescente diminuita disponibilità di acqua sia per l’uso agricolo sia per il consumo umano, che mette a serio rischio l’obiettivo di adeguati livelli di sviluppo (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXII Giornata mondiale dell’Alimentazione, 13 ottobre 2002).

Un secondo ordine di nuove situazioni, che interessano l’agricoltura e che richiedono una seria riflessione, riguarda il ruolo crescente delle nuove tecniche di lavorazione agricola e il sostegno che le stesse ricevono sia nella fase di produzione sia in quella di utilizzo e di commercializzazione degli alimenti.

Di queste situazioni, proprio attraverso l’opera della Fao, spesso conosciamo le cause e intravediamo i rimedi, ma la preoccupazione di raggiungere obiettivi pia immediati induce a rimandarne l’attuazione, a cominciare da quei possibili e quanto mai urgenti interventi di ristabilimento della produzione, di limitazione nei livelli di consumo e di rispetto dell’ordine che è proprio della creazione.

Non si tratta di contrapporre ai risultati resi disponibili dalla ricerca scientifica e tecnologica un atteggiamento di chiusura, ma di proporre un preciso equilibrio e un’adeguata prevenzione dei rischi per le persone e per gli ecosistemi. Un’ordinata ricerca che voglia rafforzare la produzione agricola in ragione di una domanda crescente di cibo non può dimenticare le ragioni della sicurezza degli alimenti, e quindi la salute dei consumatori, come pure della sostenibilità della produzione agricola, e cioè la protezione ambientale (cfr. Benedetto XVI, Messaggio per la XXVII Giornata mondiale della Alimentazione, 13 ottobre 2008). Per questi obiettivi che tutti gli Stati, sia pure in modo diverso, invocano come prioritari, è necessario che la Fao possa continuare a disporre di risorse e della necessaria fiducia da parte della Comunità internazionale nel suo insieme.

Signor Presidente,

L’attenzione degli Stati membri, come pure quella della società civile nelle sue preziose forme di organizzazione, deve rivolgersi agli impegni che la Fao è chiamata a svolgere nel presente e nel futuro immediato verso le diverse regioni del mondo; impegni che chiedono uno sforzo supplementare perché si possa procedere con la dovuta attenzione ad affrontare i problemi e le esigenze degli ultimi, nel nostro caso quanti soffrono per la fame e la malnutrizione e, più in generale, coloro che traggono dal lavoro agricolo nutrimento, occupazione e reddito. Il pensiero va al ruolo centrale della donna rurale, chiamata in molti casi a scelte di responsabilità e ad operare per uno sviluppo integrale di intere comunità, come pure a sostenere la famiglia rurale nella sua realtà naturale che la configura, tra l’altro, come soggetto economico in grado di manifestare una diretta partecipazione ai processi decisionali ed alle scelte produttive.

Tutta questa attenzione richiede di condividere, con maggiore impegno, la scelta di dare rinnovato vigore all’Organizzazione, perché possa continuare ad essere quel competente «centro» di raccolta, studio e divulgazione di dati sull’agricoltura, di tecniche di produzione e di regolamentazioni, come recita e stabilisce la sua Costituzione e come a tutti i livelli giustamente si auspica.

La Santa Sede, da parte sua, vuole qui riaffermare la disponibilità a contribuire in questo sforzo perché ogni persona possa disporre di quel pane quotidiano che è parte integrante del fondamentale diritto alla vita.

 

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