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SEGMENTO DI ALTO LIVELLO DELLA
XXIV CONFERENZA DEGLI STATI PARTE AL PROTOCOLLO DI MONTREAL
PER LA PROTEZIONE DELLA FASCIA DI OZONO STRATOSFERICO

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE E
DELLE ISTITUZIONI SPECIALIZZATE A GINEVRA

Ginevra
Giovedì, 15 novembre 2012

  

Signor Presidente,

Il venticinquesimo anniversario del Protocollo di Montreal è una buona occasione per fermarsi e guardare agli sviluppi positivi che esso ha prodotto. Altrettanto importante è la necessità di riflettere sul futuro di questo Protocollo.

La fascia d’ozono è una parte piccola e fragile, ma estremamente importante, del creato. La vita della famiglia umana dipende dal creato per il proprio sostentamento. I progressi compiuti dalla comunità internazionale nel ripristinare lo strato d’ozono, grazie a questo Protocollo, promettono miglioramenti ancora più grandi in futuro, sicché presto la fascia d’ozono potrà di nuovo essere per noi un forte scudo protettivo.

Il Protocollo, inoltre, contribuisce anche alla tutela del clima in generale, poiché la graduale eliminazione delle sostanze che impoveriscono l’ozono, sulla base di questo documento, ha prodotto una significativa riduzione delle emissioni di gas serra.

Mentre alcune importanti questioni continuano a rimanere irrisolte, il senso di responsabilità verso le prossime generazioni dovrebbe suggerire la necessità di compiere sforzi costanti. Come possiamo arrivare alla chiara e ferma volontà politica necessaria per raggiungere un accordo su ulteriori misure, che potrebbero rispondere in modo efficace alla necessità urgente di una maggiore protezione del creato nel suo insieme?

Parte della risposta è costituita dalla stretta cooperazione tra il Protocollo di Montreal e altri accordi multilaterali relativi all’ambiente, che può fissare nuovi parametri per una cooperazione feconda tra diversi Protocolli. In questo processo è fondamentale tener conto delle preoccupazioni dei Paesi più poveri e vulnerabili e aiutarli nel rispondere alle sfide che devono affrontare. Il principio di responsabilità comune ma differenziata porta in tale direzione e incoraggia l’azione comune. È altresì richiesto che sia assicurata una costante integrità da parte dei comitati di valutazione, che hanno la responsabilità di fornire consulenze tecniche e raccomandazioni indipendenti e oggettive alle Parti del Protocollo, affinché possano prendere decisioni giuste.

Signor Presidente,

Attualmente la famiglia umana sta vivendo diverse crisi di tipo economico, alimentare, ambientale e sociale, tutte strettamente collegate tra loro. Esse ci obbligano a ridisegnare il nostro cammino, a stabilire nuovi orientamenti e a trovare nuove forme d’impegno attraverso il discernimento e il pensiero creativo.

Le tematiche discusse in questi ultimi giorni nell’ambito dei trattati ambientali sono strettamente collegate alle questioni relative ai diritti umani. L’aumento delle radiazioni ultraviolette, quale conseguenza di uno strato di ozono impoverito, può portare un aumento delle cataratte oculari, tuttavia l’accesso alle cure mediche non è facile per chi vive nei Paesi in via di sviluppo, dove la cecità non produce soltanto problemi sociali, ma anche costi elevati. Un altro esempio è la migrazione forzata a causa dell’innalzamento dei livelli dei mari.

Quest’ultimo problema è collegato ai gas serra, e non necessariamente alle sostanze che impoveriscono l’ozono. Partendo da un approccio olistico, tuttavia, sarebbe saggio usare le sinergie, combinando i diversi strumenti forniti da tutti i Protocolli attinenti e contribuendo in tal modo a un approccio più efficace alle questioni pertinenti.

La tutela del creato, in tutti i suoi aspetti, è un dovere di solidarietà verso le generazioni future, e i progressi tecnici dovrebbero essere posti al servizio di questo valore fondamentale.

In tale contesto, il Protocollo di Montreal è un buon esempio. La società civile, le autorità locali e l’industria negli ultimi venticinque anni si sono uniti in una serie impressionante d’iniziative volte a eliminare progressivamente la produzione e il consumo di certe sostanze che impoveriscono lo strato di ozono; e questo è stato possibile solo grazie all’adozione di alternative sviluppate e introdotte su larga scala, costituendo un chiaro esempio di sinergie positive.

Le soluzioni tecniche sono necessarie, ma non bastano. Sin dall’inizio il Protocollo di Montreal ha posto l’enfasi sull’informazione, l’educazione e la formazione di un senso di responsabilità, nei bambini e negli adulti, verso modelli di sviluppo compatibili con l’ambiente e verso la custodia del creato. Questa tendenza dovrà essere seguita anche negli anni a venire.

Signor Presidente,

La Santa Sede sta compiendo sforzi importanti nella tutela dell’ambiente. Presta particolare attenzione alla promozione di un’educazione alla responsabilità ambientale, in un modo volto a salvaguardare anche le condizioni morali per un’autentica ecologia umana. In tutto il mondo, numerose istituzioni educative cattoliche sono impegnate a promuovere questo modello educativo. Inoltre, le Conferenze episcopali, le diocesi, le parrocchie e le Ong confessionali si dedicano da diversi anni a promuovere e a gestire programmi ecologici.

Questi sforzi sono mirati al nostro stile di vita, poiché gli attuali modelli dominanti di consumo e di produzione spesso sono insostenibili dal punto di vista dell’analisi sociale, ambientale, economica e morale. Dobbiamo praticare uno stile di vita attraverso il quale possiamo salvaguardare il creato — suolo, acqua e aria — come dono affidato a tutti e come base e prerequisito per la nostra vita. Soprattutto, dobbiamo impedire all’umanità di distruggere se stessa. Il degrado della natura è come uno specchio della cultura: quando l’ecologia umana viene rispettata nella società, allora l’ecologia ambientale ne trae beneficio. Il modo in cui gli uomini trattano l’ambiente influenza il modo in cui trattano se stessi.

Nella sua recente enciclica Caritas in veritate e nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010 Papa Benedetto XVI ha rivolto a tutti coloro che sono impegnati nel settore ambientale una domanda ineludibile: come possiamo sperare che le generazioni future rispettino l’ambiente naturale se i nostri sistemi educativi e sociali, come anche le nostre leggi, non le aiutano a rispettare se stesse?

Signor Presidente,

L’ambiente — e più precisamente la protezione della fascia dell’ozono e le azioni attinenti — implicano una responsabilità condivisa verso l’intera famiglia umana, specialmente verso i poveri e le generazioni future. Esiste un vincolo inscindibile tra la tutela del creato, l’educazione e un approccio etico all’economia e allo sviluppo. La Santa Sede auspica che tutti possano condividere un approccio olistico, e che questo possa portare allo sviluppo integrale di ogni persona, di tutti i Paesi e del creato stesso.

  

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