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XXIV SESSIONE ORDINARIA DEL
CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO,
SULLE FORME CONTEMPORANEE DI SCHIAVITÙ

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
E ISTITUZIONI SPECIALIZZATE A GINEVRA*

Ginevra
Giovedì, 12 settembre 2013

 

Passi concreti contro le schiavitù moderne

 

Signor Presidente,

La moderna tratta degli schiavi è un’industria in rapida crescita nel nostro mondo globalizzato e colpisce circa 30 milioni di persone. Questa industria criminale, che rende 21 miliardi di dollari l’anno, è consolidata in quasi tutte le filiere che forniscono cibo, abbigliamento e prodotti elettronici al mercato mondiale. I nostri prodotti di uso quotidiano dovrebbero ricordarci la responsabilità di essere consapevoli di come vengono trattati gli operai che rendono più comoda la nostra vita.

Il Relatore speciale sulle forme contemporanee di schiavitù delinea in modo efficace le sfide che la comunità internazionale deve affrontare e le iniziative necessarie per combattere questa pratica, che riduce gli esseri umani a meri strumenti di profitto e avvelena la società umana.

Gli schiavi di oggi sono i bambini costretti a lavorare in condizioni pericolose e malsane; sono le donne sfruttate nei lavori domestici, laddove i requisiti di giustizia e della Convenzione sulle lavoratrici e i lavoratori domestici (n. 189) del 2011 — concernente il lavoro dignitoso per i lavoratori domestici, entrata in vigore qualche giorno fa — vengono negati; sono le donne usate nell’attività sessuale per i turisti e altri schiavisti; sono i ragazzi e gli uomini costretti a svolgere lavori sporchi e pericolosi, senza avere scelta e senza poter avanzare delle giuste richieste. Molti di questi schiavi restano imprigionati nella loro condizione in seguito alla tratta di persone umane da parte di singoli criminali e gruppi: sono tutti vittime le cui piaghe sono ormai ben documentate, ma non affrontate a sufficienza, come per esempio i migranti che scompaiono nel deserto del Sinai nel loro viaggio disperato verso la libertà.

Alla base del fenomeno della schiavitù c’è una cultura di avidità e di totale mancanza di rispetto per la dignità umana. Essa è anzitutto una devianza rispetto a tutti gli standard etici, «un affronto [alla dignità umana e] ai valori fondamentali condivisi da tutte le culture e da tutti i popoli, valori radicati nella natura stessa della persona umana» (Giovanni Paolo II, Lettera all’Arcivescovo Jean-Louis Tauran in occasione della Conferenza internazionale sul tema: «Schiavitù del XXI secolo: la dimensione dei diritti umani nella tratta delle persone», Roma, 15 maggio 2002). Inoltre, questa cultura separa la libertà dal diritto morale, con la conseguenza che le vittime della schiavitù contemporanea diventano un mero bene nel mercato del consumismo.

Come sottolinea il Relatore speciale, sono stati compiuti alcuni progressi nel combattere la schiavitù attraverso strumenti giuridici, buone pratiche e una crescente consapevolezza delle molte forme che questo crimine assume, dalla schiavitù per debito al matrimonio servile, e dalla schiavitù infantile alla servitù domestica (sono stati resi esecutivi diversi trattati: la Convenzione concernente la schiavitù, o Convenzione concernente l’abolizione della tratta degli schiavi e la schiavitù, del 1926; la Convenzione Oil concernente il lavoro forzato e obbligatorio, o Convenzione sul lavoro forzato [n. 29] del 1930; la Convenzione supplementare delle Nazioni Unite sull’abolizione della schiavitù, del commercio di schiavi, e sulle istituzioni e pratiche assimilabili alla schiavitù, del 1956; la Convenzione Oil del 1957, sull’abolizione del lavoro forzato; la Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e il Protocollo per la prevenzione, la soppressione e la punizione della tratta di persone, specialmente donne e bambini. Il fondo fiduciario per la schiavitù delle Nazioni Unite su Forme contemporanee di schiavitù è stato istituito dall’Assemblea Generale nel 1991).

Signor Presidente,

La Santa Sede è profondamente preoccupata per il persistere di questa piaga sociale e, specialmente attraverso l’attività del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è impegnata a combatterla nelle sue molteplici manifestazioni. In aggiunta, diversi gruppi confessionali cristiani sono in prima linea nello sforzo di andare incontro alle vittime della schiavitù e offrire loro una via di fuga e il ritorno alla vita normale, mettendo a disposizione alloggi temporanei, assistenza psicologica e consulenza legale. Così, per esempio, in risposta al forte appello di Papa Francesco, che ha stigmatizzato l’«egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo» (Francesco, Messaggio «Urbi et Orbi», Domenica di Pasqua, 31 marzo 2013), le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali stanno organizzando, insieme con la Federazione mondiale delle associazioni mediche cattoliche, un gruppo di lavoro preparatorio per esaminare la tratta delle persone e la schiavitù moderna.

Per contrastare il persistere della schiavitù sono auspicabili alcuni passi concreti: una legislazione nazionale aggiornata, una cultura pubblica che apprezzi e sostenga la dignità trascendente di ogni persona, un sistema giudiziario efficace, che impedisca agli schiavisti di riprendere il controllo sulle loro vittime. La sicurezza umana richiede di essere rafforzata e le cause fondamentali che rendono le persone vulnerabili devono essere affrontate con attenzione, promovendo lo sviluppo, creando posti di lavoro dignitosi e agevolando l’accesso all’educazione e all’assistenza sanitaria. Il Relatore speciale esamina una serie di buone pratiche che potrebbero curare questa ferita della famiglia umana, costituita dalle diverse forme di schiavitù moderna. Come sempre, la sfida continua a essere l’attuazione dei trattati e delle raccomandazioni relativi ai diritti umani, affinché la collaborazione dei Governi, della comunità internazionale, del settore degli affari e della società civile possa compiere progressi efficaci nell’eliminare un male che offende la dignità di ogni persona.


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 216, Sab. 21/09/2013.

 

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