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4a SESSIONE DEL GRUPPO DI LAVORO APERTO
DELL'ASSEMBLEA GENERALE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE
IN MERITO AL TEMA «IMPIEGO E LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI,
PROTEZIONE SOCIALE, GIOVANI, EDUCAZIONE E CULTURA»

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO FRANCIS CHULLIKATT, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE*

New York
17-19 giugno 2013

 

Per tutti un lavoro dignitoso

 

Signor Co-Presidente,

La natura interconnessa del tema “lavoro dignitoso, protezione sociale ed educazione per i nostri giovani” costituisce una sfida grande, ma necessaria, per determinare uno sviluppo sostenibile a lungo termine incentrato sull’uomo.

È l’educazione il punto dal quale deve partire il dibattito; infatti, senza educazione i giovani sono privi della conoscenza necessaria per essere adulti, gli adulti sono privi delle capacità necessarie per adattarsi ad ambienti lavorativi mutevoli, e la saggezza delle persone più anziane non viene trasmessa da generazione a generazione. Nel corso delle deliberazioni sui risultati di Rio +20 si è tenuto un dibattito lungo e fecondo sull’importanza della solidarietà intergenerazionale. Sotto molti aspetti, questa solidarietà intergenerazionale e i mezzi per promuoverla sono radicati nella necessità di educare i nostri figli di modo che possano diventare cittadini sani, produttivi e responsabili.

Nell’educare i giovani, la famiglia svolge un ruolo essenziale. In quanto unità fondamentale della società, la famiglia dà le prime lezioni di rapporti interpersonali, trasmette valori culturali, etici, sociali e spirituali, nonché molte delle capacità che servono a promuovere il bene comune della società. È estremamente importante, quindi, che chi fa le politiche rispetti e promuova questo ruolo fondamentale della famiglia.

Nell’adempiere la loro responsabilità di primi educatori dei loro figli, i genitori hanno il diritto di fondare e sostenere istituzioni educative. Queste istituzioni hanno un ruolo vitale nel fornire la formazione integrale necessaria ai giovani e a coloro che cercano di migliorare le proprie conoscenze e capacità. In un mondo in cui l’innovazione tecnologica e la richiesta di maggiori capacità crescono in modo progressivo, come potranno mantenere il passo i 250 milioni di bambini che non sono capaci di leggere, scrivere o fare di conto (TST issues brief: Health and Sustainable Development http://sustainabledevelopment. un.org/content/documents/18290406 tstisuesedcult.pdf)? Come potranno adattarsi alla richiesta in evoluzione di capacità diverse i tre quarti di un miliardo di adulti incapaci di leggere e di scrivere (Ibidem)? È motivo di vergogna collettiva per i governi, i leader mondiali e la comunità internazionale. Esige che il diritto all’educazione per tutti venga posto al centro stesso di ogni nostro sforzo per uno sviluppo sostenibile. Attraverso l’accesso universale all’educazione e il rispetto delle necessità di ogni Paese a questo riguardo, la ricca risorsa dell’ingegno umano può essere messa a disposizione del bene dell’intera società.

Signor Co-Presidente,

Mentre l’educazione fornisce la conoscenza e le capacità necessarie per dare un contributo alla società, il lavoro è un diritto fondamentale di ogni essere umano. Tale diritto è intrinsecamente legato alla dignità umana e serve a provvedere ai bisogni dell’individuo e della sua famiglia, ed è, pertanto, per sua stessa natura, essenziale per lo sviluppo umano integrale e il bene comune della famiglia umana. Il lavoro è la condizione che rende possibile creare una famiglia, ed è lo strumento per mezzo del quale mantenerla e sostenerla. Lavoro, educazione, famiglia: queste tre cose non possono essere affrontate separatamente se non vengono considerate anche insieme. Sono collegate tra loro e interdipendenti: ognuna è il sine qua non per l’altra.

La profonda preoccupazione per la disoccupazione, la sottoccupazione o la mancanza di lavoro dignitoso, che persiste attualmente nelle persone di ogni età e in tutti i Paesi, rispecchia la realtà del ruolo fondamentale del lavoro. La perdurante disoccupazione è un’ingiustizia sociale che mina la libertà e soffoca la creatività umana. È causa di grande sofferenza per la società attuale. Pertanto, le nostre politiche dovrebbero essere volte all’obiettivo di fornire un lavoro pieno e dignitoso a tutti.

Fornire un lavoro dignitoso esige anche che si adottino delle protezioni sociali per assicurare che vengano rispettati i diritti dei dipendenti. La “piaga” del lavoro infantile, per esempio, è una forma concreta di schiavitù, causa di maltrattamento, sfruttamento e discriminazione di oltre dieci milioni di bambini nel mondo. Priva questi bambini dell’accesso all’educazione e soffoca in loro “lo slancio gioioso della speranza” (Appello di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile 2013). I leader governativi, le aziende del settore privato e la comunità internazionale nel suo insieme devono impegnarsi per realizzare l’obiettivo di sradicare questi abusi sempre più gravi nei confronti dei bambini. Il lavoro minorile è una chiara violazione dei diritti dei fanciulli, così come previsti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, e gli Stati parte hanno l’obbligo diretto di far fronte alla deplorevole situazione di questi membri più indifesi della nostra società.

I quasi 400 milioni di poveri lavoratori che ancora vivono in estrema povertà, vale a dire con meno di 1,25 $ al giorno, e l’ulteriore 32,1 per cento di lavoratori che vivono in ambienti domestici, guadagnando meno di 2 $ al giorno (TST issues brief: Health and Sustainable Development http://sustainabledevelopment. un.org/content/documents/18331106 tstissuesemploywork.pdf), sono una prov a eloquente dell’urgente necessità di protezioni sociali per i nostri lavoratori. Se desideriamo sradicare la povertà estrema, come raccomandato dal recente Incontro ad Alto Livello di Eminenti Personalità sull’Agenda di Sviluppo Post 2015, dobbiamo incominciare con l’assicurare che chi lavora non si ritrovi a continuare a vivere in condizioni di estrema povertà.

È una grande ingiustizia che milioni di lavoratori, che realizzano prodotti o sono impiegati come domestici, spesso per il maggiore benessere, la comodità e la felicità di altri uomini e donne più ricchi nei Paesi sviluppati, guadagnino meno di 2 $ al giorno e vivano in povertà. Sistemi di protezione giuridica e sociale devono riconoscere e rispettare i diritti di tutti i lavoratori: a un giusto salario, a una vita dignitosa e alla sussistenza, al riposo, a un ambiente di lavoro sicuro, alla coscienza personale e all’integrità morale, alla pensione, al sostegno per la disoccupazione, alla sicurezza sociale per la maternità, al diritto di riunirsi e di formare associazioni. La cooperazione internazionale è pertanto un imperativo se desideriamo porre fine a questo sfruttamento dei poveri, promuovendo un salario che consenta di vivere a tutti, affinché anche loro possano godere di una vita corrispondente alla loro dignità umana.


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 154, Dom. 07/07/2013.

 

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