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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
IN OCCASIONE DELLA 28ª SESSIONE DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO
SULL'AMBIENTE SOSTENIBILE

DICHIARAZIONE DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO LE NAZIONI UNITE E ALTRE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI A GINEVRA*

Ginevra
Lunedì, 9 marzo 2015

   

Signor Presidente,

Come la Santa Sede ha affermato durante il summit sul clima delle Nazioni Unite, il godimento di un ambiente sostenibile è una questione di giustizia, di rispetto e di equità. Il degrado ambientale può influenzare, e di fatto influenza, in modo negativo il «godimento di una vasta serie di diritti umani» (cfr. doc. a/HRC/22/43, par. 34). Lo stesso Consiglio dei diritti dell’uomo ha affermato che «i danni ambientali possono avere implicazioni negative, sia dirette sia indirette, per l’effettivo godimento dei diritti umani» (cfr. Risoluzione 16/11). Queste situazioni devono essere affrontate dalla prospettiva del principio di una giustizia contributiva e distributiva. Di una giustizia contributiva, nel senso che tutti devono contribuire in base alle loro possibilità finanziarie e tecnologiche; di una giustizia distributiva, al fine di fornire a ogni Paese il know-how, nonché la possibilità di svilupparsi, di produrre beni e di fornire servizi. La giustizia riparativa implica che quanti hanno tratto più vantaggio dall’uso delle risorse naturali, e quindi hanno danneggiato maggiormente l’ambiente, hanno un dovere speciale di adoperarsi per il suo ripristino e la sua cura.

Gli obblighi e gli impegni relativi ai diritti umani hanno il potenziale di influenzare e rafforzare la legislazione internazionale, regionale e nazionale nel campo della protezione dell’ambiente ed esortano gli Stati a «tenere conto dei diritti umani quando sviluppano le loro politiche ambientali» (Risoluzione 16/11). Questo Consiglio, come anche le Parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, hanno dichiarato che gli Stati devono, in tutte le azioni collegate al cambiamento climatico, rispettare appieno i diritti umani (Risoluzione 18/22; e FCCC/CP/2010/7/add.1, decisione 1/CP.16).

Gli obblighi relativi ai diritti umani collegati all’ambiente comprendono anche quello sostanziale di adottare quadri legali e istituzionali che proteggano contro i danni ambientali che potrebbero interferire con il godimento dei diritti umani, compresi quelli causati da attori privati. Come la mia Delegazione ha già dichiarato nel suo intervento sulle società transnazionali, ribadiamo il nostro invito a proteggere i diritti umani dai danni ambientali. Gli Stati devono trovare un compromesso tra la protezione dell’ambiente e altri interessi sociali legittimi. Ma il compromesso deve essere ragionevole e non risultare in violazioni ingiustificate e prevedibili di diritti umani.

A tale riguardo, la Santa Sede desidera esprimere il suo apprezzamento per la buona pratica di preparare «relazioni di sostenibilità» che descrivono l’impatto economico, ambientale e sociale prodotto dalle attività quotidiane delle aziende. Le linee guida comprensive elaborate dalla Global Reporting Initiative forniscono un quadro per misurare e riferire l’impatto e il rendimento collegati alla sostenibilità, che include gli indicatori relativi alla protezione dei diritti umani e dell’ambiente (Relazione dell’Esperto Indipendente sulla questione degli obblighi riguardanti i diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, documento a/HCR/28/61, par. 81).

È una questione di giustizia aiutare le persone povere e vulnerabili che soffrono per cause che in larga parte non sono dovute a loro e che sono fuori dal loro controllo. Un passo concreto sarebbe quello di mettere a loro disposizione ciò che di meglio esiste per quanto riguarda la tecnologia per l’adattamento e la mitigazione. Ora tutti gli occhi sono puntati sulla ventunesima Conferenza delle Parti della unfccc e sull’undicesimo incontro delle Parti del Protocollo di Kyoto, che si svolgeranno a Parigi nel dicembre 2015. Lì, a vincere saranno sia i poveri sia i ricchi se riusciremo a raggiungere un accordo su una strategia politica internazionale post-2020, nel quale tutte le Nazioni del mondo, compresi i più grandi emettitori di gas serra, si vincoleranno a un trattato universale sul clima.

Per concludere, Signor Presidente,

Come Papa Francesco ha affermato in diverse occasioni: «Anche se “la natura è a nostra disposizione”, troppo spesso “non la rispettiamo e non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future”. Pure in questo caso va chiamata in causa la responsabilità di ciascuno affinché, con spirito fraterno, si perseguano politiche rispettose di questa nostra terra, che è la casa di ognuno di noi» (Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 13 gennaio 2014). La responsabilità di proteggere l’ambiente, non importa se come Paese sviluppato o come Paese in via di sviluppo, grava sulle spalle di tutti noi. Tenendo conto delle buone pratiche evidenziate dal Relatore Speciale, non dobbiamo evitare il lavoro urgente che occorre ancora svolgere per assicurare che le generazioni future trovino un mondo che permetta loro di condurre una vita prospera.

Grazie, Signor Presidente.


* L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n. 061, Dom. 15/03/2015.