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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA NONA CONFERENZA SULLA FACILITAZIONE DELL'ENTRATA IN VIGORE
DEL TRATTATO DI INTERDIZIONE GLOBALE DEGLI ESPERIMENTI NUCLEARI

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO PAUL RICHARD GALLAGHER,
SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI

New York
Giovedì, 29 settembre 2015

 

Presidente, segretario esecutivo, signore e signori, sono lieto di portarvi il saluto di Papa Francesco, che, in occasione della III Conferenza sull’impatto umanitario delle armi atomiche, affermò che: «Occorre un’etica globale se vogliamo ridurre la minaccia nucleare ed operare per un disarmo nucleare. Ora più che mai, l’interdipendenza tecnologica, sociale e politica esige urgentemente un’etica di solidarietà (cfr. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 38), che incoraggi i popoli ad operare insieme per un mondo più sicuro ed un futuro che sia radicato sempre più nei valori morali e sulla responsabilità in una dimensione globale» (Papa Francesco, Messaggio in occasione della Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari, 7 dicembre 2014).

Il Trattato per l'interdizione globale degli esperimenti nucleari (Ctbt) può giocare un significativo ruolo nel rafforzare questa “etica globale”. Il Trattato Ctbt richiede non solo che ogni Stato parte si impegni a non effettuare, ad astenersi dal provocare, incoraggiare, o partecipare in qualsiasi altra maniera nell’effettuare qualsiasi esperimento che comporti test con armi nucleari o qualsivoglia altre esplosioni nucleari, e a proibire e prevenire tali esplosioni nucleari come stabilito nell’Articolo 1. Il Trattato richiede anche la collaborazione di tutti gli Stati parti nell’implementazione di un Sistema di verifica del Ctbt stesso, che rappresenta un efficace deterrente verso qualsiasi tipo di sviluppo delle armi nucleari, così come un importante strumento di “allerta precoce” in ambiti civili e scientifici, idoneo a favorire una migliore risposta alle catastrofi naturali.

Alla base di questa “etica globale”, vi deve essere la consapevolezza e la determinazione che, per rispondere adeguatamente alle sfide del ventunesimo secolo, è essenziale sostituire alla logica della paura e della sfiducia l’etica della responsabilità, e in tal modo favorire un clima di fiducia che valorizzi il dialogo multilaterale mediante una consistente e responsabile cooperazione tra tutti i membri della comunità internazionale.

Questa responsabilità diviene sempre più necessaria nel momento in cui, come il Santo Padre ha sottolineato nell’Enciclica Laudato si’, menzionando tra le altre cose la tecnologia nucleare: «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo» (n. 104). Il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il cui settantesimo anniversario ricordiamo quest’anno, «è diventato il simbolo dello smisurato potere distruttivo dell’uomo quando fa un uso distorto dei progressi della scienza e della tecnica, e costituisce un monito perenne all’umanità, affinché ripudi per sempre la guerra e bandisca le armi nucleari e ogni arma di distruzione di massa» (Angelus, 9 agosto 2015).

È nostro dovere verso l’umanità nel suo insieme, e specialmente verso i poveri e le future generazioni, usare del potere senza precedenti che la scienza e la tecnologia mettono al servizio del bene comune e per promuovere una genuina cultura della pace.

Signor Presidente, quando la Santa Sede ratificò il Ctbt, il 18 luglio 2001, essa ha confermato la sua visione tradizionale in base alla quale il bando degli esperimenti e di un ulteriore sviluppo delle armi nucleari, il disarmo e la non proliferazione «sono strettamente connessi e devono essere raggiunti il più rapidamente possibile mediante un efficace controllo internazionale». Oggi, nell’elogiare quegli Stati che hanno deciso di ratificare il Trattato, la mia Delegazione desidera rinnovare il suo appello ai rimanenti Stati, la cui ratifica è necessaria per l’entrata in vigore del Trattato, dimostrando in tal maniera una leadership coraggiosa e un alto senso di responsabilità politica al servizio, come detto, del bene comune e della promozione di una genuina cultura di pace.

Questo è anche uno dei modi migliori per rafforzare la promozione di due questioni interdipendenti: il disarmo nucleare e la non proliferazione nucleare, così come per rafforzare la lotta contro il terrorismo nucleare. L’entrata in vigore del Trattato di interdizione globale degli esperimenti nucleari opererà come una pietra miliare nella fondazione di una struttura globale per promuovere un mondo libero dalle armi atomiche e per garantire una sicurezza cooperativa basata su un’etica di responsabilità. La Santa Sede offre il suo completo appoggio morale all’atto solenne della ratifica come un aspetto indispensabile della concreta realizzazione di una cultura della vita, della pace e della prosperità che può assicurare un migliore domani.

Grazie, signor Presidente.