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CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
"LAOCOONTE - ALLE ORIGINI DEI MUSEI VATICANI"

DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Salone Sistino
Giovedì, 16 novembre 2006

 



Signori Cardinali,
Eccellentissimo Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano,
Eccellenze Reverendissime,
Signor Direttore dei Musei Vaticani,
Illustri Autorità,
Signori e Signore,

desidero rivolgere il mio ringraziamento più sincero a quanti mi hanno cortesemente invitato a presenziare questa sera all'inaugurazione della mostra intitolata "Laocoonte - alle origini dei Musei Vaticani". Essa è incentrata sulla prima e più importante scultura conservata in Vaticano che, come ha ricordato il Dott. Francesco Buranelli, Direttore dei Musei, ha dato inizio, attraverso un lento e articolato percorso collezionistico, a uno dei complessi museali più famosi e prestigiosi del mondo.

La presente iniziativa, di alto valore artistico, si inserisce fra le manifestazioni e gli eventi commemorativi del Quinto Centenario dell'Allestimento dei Musei Vaticani. Vorrei in primo luogo esprimere la riconoscenza del Santo Padre per coloro che hanno preparato e curato in ogni dettaglio questa esposizione, ed al tempo stesso, è mio desiderio farmi interprete dei Suoi grati sentimenti verso tutti coloro che, con varie mansioni, si dedicano alla salvaguardia e alla cura delle opere d'arte qui esposte all'ammirazione di diverse migliaia di pellegrini e turisti ogni giorno.

Specialmente in questi ultimi anni si va infatti notando un incremento dei visitatori, ed i capolavori custoditi nei Musei Vaticani sono sempre più richiesti per esposizioni in ogni parte del mondo. Per il valore storico del gruppo scultoreo Laocoonte connesso alla creazione dei Musei Vaticani, la mostra che questa sera inauguriamo assume poi un significato particolare. Ci permette di sottolineare il valore del linguaggio della bellezza, che parla all'intelligenza e al cuore dell'uomo, e di evidenziare al tempo stesso l'importanza dell'arte nella diffusione del messaggio evangelico.

Tutto ebbe inizio dunque con il ritrovamento del Laocoonte. Cinquecento anni or sono, il 14 gennaio del 1506 - quattro mesi prima che incominciasse la costruzione dell'attuale Basilica di San Pietro sotto il pontificato di Giulio II della Rovere - questo capolavoro dei tre artisti rodii Agesandro, Polidoro e Atenodoro veniva ritrovato a Roma, sul Colle Oppio, presso le Terme di Tito. Appena un mese dopo, per decisione del Papa Giulio II, il gruppo statuario faceva il suo ingresso in Vaticano e nasceva così il primo nucleo delle Collezioni Pontificie, che, in seguito, sarebbero diventate gli odierni Musei Vaticani. L'occasione è quanto mai propizia, questa sera, per rendere omaggio all'amore dimostrato dai Pontefici per l'arte e riconoscere che, grazie proprio alle loro provvidenziali iniziative, oggi noi possediamo un patrimonio artistico di indescrivibile valore a disposizione non solo del mondo cattolico, ma dell'intera umanità.

Mi sia ora permessa una breve riflessione su questa magnifica statua, il Laocoonte, che, come è già stato ricordato e scritto, illustra e rappresenta, in modo splendido e avvincente, il sacrificio del sacerdote troiano Laocoonte e dei suoi due figli avvelenati da due mostruosi serpenti inviati dall'implacabile Atena, la divinità avversa al popolo troiano. Virgilio, nel libro II dell'Eneide, racconta che il dramma si consumò sulla spiaggia di Troia assediata ed espugnata con l'inganno dai Greci. La morte del sacerdote Laocoonte, che segnò l'inizio della caduta di Troia, avviò anche il provvidenziale disegno delle vicende che condussero poi alla nascita di Roma. Nel mito di Laocoonte, plasticamente rappresentato in questo gruppo scultoreo, viene riproposto il dramma del dolore, dell'inganno e del sacrificio, della vita e della morte. Questi temi, che tornano di frequente nei poemi e nelle vicende tragiche della mitologia pagana, avranno in seguito la piena risposta di senso in Cristo e nel suo vangelo di salvezza. Nella grande tradizione della Chiesa, il dolore e la morte sono infatti illuminati dal mistero della morte e della risurrezione di Cristo, Redentore dell'uomo e Signore dell'universo. Dal mito di Laocoonte, dalla drammaticità della sua vicenda, emerge per noi un utile insegnamento, che cioè la sofferenza ed anche la morte trovano il loro significato nel progetto provvidenziale della storia guidato dalle mani e dal cuore di Dio.

Vorrei aggiungere un'ultima considerazione sulla funzione che l'arte può svolgere al servizio della catechesi e dell'evangelizzazione. La ricchezza di opere esposte qui, nei Musei Vaticani, ci offre lo spunto per capire più a fondo il valore del linguaggio artistico nel campo della fede. La bellezza, frutto del genio umano, è riflesso della somma Bellezza che è Dio. L'amore per la Bellezza può allora diventare desiderio di Bontà, desiderio di Dio. Secondo il teologo bizantino Nicolas Kabasilas, vissuto nel XIV secolo, il compito della bellezza è proprio quello di "produrre una ferita" e di incidere profondamente il cuore dell'uomo perché Dio, quale sorgente di ogni bellezza, vi possa lasciare una traccia del suo passaggio. E Benedetto XVI, allora Card. Ratzinger, in una conferenza al Meeting di Rimini, nel 2002, ebbe a dire che "la vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della Bellezza che ferisce l'uomo, essere toccati dalla realtà, dalla personale presenza di Cristo stesso".

Ecco perché la Chiesa ha da sempre creduto nel linguaggio dell'arte e sulla stessa arte ha investito con lungimirante preveggenza, molteplici energie, come è ben visibile qui, nei Musei Vaticani. Anche oggi il grande servizio che l'arte può offrire all'uomo contemporaneo è quello di aiutarlo a volgere lo sguardo verso ciò che trascende la sua condizione, verso ciò che gli offre la pienezza della vita.

Afferma san Bonaventura nella Legenda maior, che san Francesco "contemplava nelle cose belle il Bellissimo". Sia concesso anche a noi - è questo il mio augurio - che attraverso l'ammirazione di queste opere d'arte, siamo condotti all'incontro con Dio, la Bellezza suprema che salva il mondo.

 

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