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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA A CONCLUSIONE
DEL XXI CONVEGNO NAZIONALE
DEI GRUPPI DI PREGHIERA DI SAN PIO DA PIETRELCINA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

San Giovanni Rotondo
Domenica, 6 maggio 2007

 

Eccellenza Reverendissima, cari Frati Minori Cappuccini, cari fratelli e sorelle dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, sono lieto di trovarmi ancora una volta in mezzo a voi con la preziosità dei ricordi delle visite passate, ma anche con gioia rinnovata per le nuove opportunità di incontri, ricchi di cordialità, che mi sono stati offerti in questi giorni. In particolare il mio animo si compiace di questo momento di vera comunione, alimentata dalla partecipazione alla mensa eucaristica.

In questo spazio diventato sacro abbiamo sentito risuonare le solenni parole del Vangelo: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 34-35). Esse ci pongono davanti a uno dei "come" di Gesù: la nostra fede si nutre con l'adesione viva e vitale alle sue parole. Se le circostanze esterne ci turbano e sembra impossibile amare gli altri, Gesù ci rassicura: "Non sia turbato il vostro cuore - non dubitate -. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me" (Gv 14, 1).

La figura di Cristo oggi continua a sedurre molti, adulti e giovani, attratti dalla sua carica di umanità, dal suo amore per i poveri, per i malati, dalla sua coerenza, ma ciò non basta; Egli è la via che conduce al Padre, è la verità, l'immagine del Padre nel mondo, e insieme è la vita di chi crede in lui. La fede in lui permette di accedere alla sorgente della verità e della vita.

"Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6). Questa lapidaria risposta di Gesù a Tommaso, che incerto gli chiedeva di conoscere la via per seguirlo, ha permeato i secoli della storia cristiana ed è diventata costitutiva per l'edificazione della Chiesa. Condizione essenziale per seguire Cristo è crescere compatti attorno a lui come pietre vive.

Il fascino della figura di Gesù ci è stato presentato con accenti di grande bellezza da Benedetto XVI nel breve saluto al termine della Via Crucis dello scorso venerdì santo: "Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine: il nostro Dio ha un cuore. Anzi ha un cuore di carne, si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi ed essere con noi nelle nostre sofferenze. Si è fatto uomo per darci un cuore di carne e per risvegliare in noi l'amore per i sofferenti, per i bisognosi" (6 aprile 2007).

Non è difficile riconoscere in queste parole del Papa la figura e la missione di Padre Pio, la cui vita intera si è perfettamente conformata a Cristo, nella concretezza delle opere che ha saputo produrre, e nell'efficacia dell'intercessione per la salvezza delle anime.

Trovandoci oggi nel luogo dove sorge la sua opera più significativa: la Casa Sollievo della Sofferenza - senza tralasciare la multiforme carità sacerdotale che ha praticato senza misura -, vorrei fare una breve riflessione sulla grandezza e la dignità della vita, anche quando è attraversata dalla malattia, dove rivela tutta la sua fragilità umana. Soprattutto in quei frangenti in cui alla sofferenza, al di là della fede, non si riesce a dare alcun senso, bisogna vedere in essa la possibilità di una partecipazione fruttuosa al sacrificio di Cristo, un aspetto della dimensione pasquale della vita di ogni battezzato. Senza meravigliarsi o scandalizzarsi per il fatto che in un mondo scristianizzato questa sublimazione del dolore riesca difficile per molti.

Le parole di questa poesia ci possono aiutare a focalizzare il senso della sofferenza:

"La sofferenza esiste nel mondo / per valorizzare la vita,
così come la notte valorizza le stelle, / e gli abissi e l'oscurità
valorizzano le perle dei fondali marini. / È uno stimolo che ci riporta
alla realtà della vita / e ci spinge verso la luce, / come il deserto dà all'uomo
"la forza di cercare"
(Lino Villachà, I miei fiori di Flamboyant).

Padre Pio ha voluto i Gruppi di Preghiera come sostegno di coloro che si dedicano alla cura dei malati e alla ricerca scientifica per la soluzione delle malattie. Accanto al cantiere in espansione della Casa Sollievo della Sofferenza, Padre Pio voleva che ci fosse anche il grande "cantiere" della preghiera e della carità operosa.

La preghiera è un'esperienza seria ed importante nella vita del cristiano. Chi si propone come apostolo attraverso la preghiera non lo può fare a cuor leggero; al centro della preghiera infatti non c'è l'io, anzi pregare serve appunto a semplificare il proprio io e a "dare gloria" (in senso biblico, dare il giusto peso) a Dio nella propria vita.

Nonostante la diffusa allegria dei nostri giorni che privilegia l'istante rispetto alla durata, che valorizza di più l'emozione rispetto alla fedeltà, occorre sapersi fermare con Dio; occorre recuperare il senso vero della disciplina che fa progredire nella capacità di amare: di amare Dio e il prossimo per Dio.

La prima meta della preghiera è la purificazione del proprio cuore per arrivare al monte di Dio, e da quel monte intercedere per i fratelli: "Io sono un monte in Dio - cantava un poeta mistico - debbo scalar me stesso / perché il suo caro volto Iddio mi sveli" (A. Siulesius, Il pellegrino cherubico, II, 83, Milano 1992, p. 174).

Solo così la preghiera di ogni membro dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, avrà quelle caratteristiche auspicate da Benedetto XVI: "È l'elemento - diceva - trasversale: l'anima di ogni iniziativa, la forza spirituale che muove tutto e tutto orienta secondo l'ordine della carità, che è ultimamente Dio stesso" (14 ottobre 2006).

Questa celebrazione eucaristica serve per alimentare la fonte di quell'acqua viva che mormora in ciascuno di noi, grazie alla comunione con Dio nella preghiera e nell'adorazione eucaristica. Sappiamo che anche i primi Apostoli hanno sentito il bisogno di dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola, mentre aumentava il numero di discepoli, dei quali gran parte erano dei bisognosi. Padre Pio ha saputo anche in questo interpretare il pensiero del Divino Maestro: nell'apostolato ci vuole una convergenza di forze tra le opere e la preghiera.

Desidero ancora attirare l'attenzione su un aspetto che vi caratterizza: la preghiera in comune. Ogni Gruppo porta in sé quel supplemento costituito dalla concordia: pregare insieme essendo un cuor solo. Lo spirito di concordia è quello che conduce il mondo sulle vie della pace. E non è proprio questa la scintilla che ha fatto nascere i Gruppi di Preghiera in quel lontano 1942 mentre l'Italia era sconvolta da venti di guerra? Niente di più attuale oggi nel momento in cui il nostro sguardo si estende sulle tragedie causate dalle guerre in varie parti del mondo, ed in cui tante divisioni e lacerazioni affliggono la società: essa ha bisogno di una grande quantità di testimoni di pace e di concordia!

Affidiamo all'intercessione della Vergine Maria queste intenzioni di preghiera, forti nella fede nel suo Figlio Gesù, che è via, verità e vita, e forti dell'efficacia del Suo comandamento nuovo, che edifica nella Chiesa e nel mondo la civiltà dell'amore.

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