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SEDUTA INAUGURALE DELLA VII ASSEMBLEA DEI CRISTIANI EUROPEI

INTERVENTO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Gniezno, Polonia
Venerdì, 15 giugno 2007

 

Eccellenze Reverendissime,
Illustrissime Autorità,
Signori e Signore!

1. L'uomo via dell'Europa

Ringrazio cordialmente l'Arcivescovo di questa Diocesi, S. E. Mons. Henryk Muszynski, per l'invito rivoltomi a prendere parte al VII Incontro di Gniezno, che ha come tema: "Man - The road for Europe" (L'uomo - via dell'Europa). Alle onorevoli Autorità, agli organizzatori ed agli illustri relatori, a tutti i partecipanti rivolgo il mio cordiale saluto. Intervengo volentieri in questa solenne seduta inaugurale, intimamente convinto dell'importanza di ribadire, nel presente momento storico così delicato per il nostro Continente, quei principi e valori umani e religiosi, etici e morali, senza i quali è difficile costruire un futuro di reale progresso e di pace in Europa e nel mondo. La Chiesa, in vari modi e in diverse circostanze, come in passato continua a ricordare che l'uomo deve essere al centro di ogni progetto sociale e politico.

2. Chi è l'uomo?

Esiste un "filo" conduttore che lega i diversi interventi di questa VII Convenzione di Gniezno. Sia nella presente seduta inaugurale, in cui risuona la domanda di sempre "chi è l'uomo?", sia nelle successive fasi del Convegno quando saranno toccate problematiche attinenti la persona umana in riferimento alla storia, alla bioetica, alla sociologia, alla psicologia e alle religioni, per allargare poi la visuale alle sfide politiche e religiose dell'Europa di oggi, il "filo" conduttore - dicevo - resta sempre l'uomo: l'uomo da considerare nella sua globalità, l'uomo da valorizzare nella sua genialità e da rispettare nella sua innata dignità secondo l'esaltante progetto divino. Ed è dunque sull'uomo - l'uomo creato da Dio per essere suo amico - ch'io cercherò di fissare l'attenzione per metterne in evidenza la vocazione e la missione all'interno della Chiesa e al servizio dell'Europa del terzo millennio. Nel suo viaggio apostolico in Polonia del 1997, il grande Papa figlio della vostra Terra, Giovanni Paolo II, ebbe a dire che: "Non ci sarà l'unità dell'Europa, fino a quando essa non si fonderà nell'unione dello Spirito" (1). Voleva così sottolineare che sarebbe riduttivo pensare ad una Europa politicamente unita solo per interessi economici e di mercato. Sarebbe un grave errore ipotizzare di poterne costruire il futuro senza tener conto del suo passato, senza rifarsi alla sua ricca tradizione umanistica e cristiana; sarebbe veramente una perdita non continuare ad avvalersi del contributo che la Chiesa ha dato ed è disposta a dare alla sua costituzione. Ed uno degli apporti più significativi del cristianesimo al processo costitutivo dell'Europa è stato sino ad oggi proprio l'impegno strenuo nel difendere e nel promuovere la dignità della persona umana ed i suoi inalienabili diritti.

3. L'uomo via della Chiesa

Al riguardo è assai ricco l'insegnamento dei Pontefici, specialmente nel secolo scorso - il secolo dell'umanesimo - e ancor più negli ultimi più recenti decenni. Riprendendolo abbondantemente nella "Centesimus annus", Giovanni Paolo II, grande difensore dei diritti umani, ha sottolineato che l'uomo, al quale la Chiesa presta la sua attenzione, non è l'uomo "astratto", ma reale, "concreto" e "storico": è ciascun uomo, perché ogni uomo è compreso nel mistero della redenzione e a lui Cristo si è unito per sempre attraverso questo mistero. Nello stesso Documento, rifacendosi alla prima e programmatica Enciclica del suo pontificato, la Redemptor hominis, egli affermava che "Gesù Cristo è la via principale della Chiesa... e la via a ciascun uomo. Su questa via che conduce da Cristo all'uomo, su questa via sulla quale Cristo si unisce ad ogni uomo, la Chiesa non può esser fermata da nessuno" (2). Ed aggiungeva: "Questa è l'esigenza del bene temporale e del bene eterno dell'uomo. La Chiesa, per riguardo a Cristo ed in ragione di quel mistero che costituisce la vita della Chiesa stessa, non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo, così come non può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia" (3). L'uomo è allora la prima via che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione, la via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'incarnazione e della redenzione. Consapevole di questo grande mistero, Giovanni Paolo II a più riprese ha ribadito la centralità dell'uomo dentro la società.

4. La piena verità dell'uomo

L'uomo va considerato nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, della società e dei suoi contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo (e, forse, ancora solo del clan, o tribù), e di tutta l'umanità. Questo è l'uomo in tutta la verità della sua vita, nella sua coscienza, nella sua continua inclinazione al peccato ed insieme nella sua continua aspirazione alla verità, al bene, al bello, alla giustizia, all'amore. Al suo interno molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parte, infatti, come creatura, egli sperimenta condizionamenti e limiti di ogni tipo. Dall'altra, avverte di essere sconfinato nelle aspirazioni del suo cuore e quasi insaziabile nelle sue attese. Sollecitato da innumerevoli attrattive, l'uomo si vede però costretto a sceglierne solo qualcuna ed a rinunciare alle altre. Fragile e peccatore, si trova spesso a fare ciò che non vorrebbe e a non fare quello che desidererebbe. Quest'uomo è la via della Chiesa: l'uomo, ogni uomo senza alcuna eccezione, redento da Cristo. La Chiesa rivolge tutta la sua attenzione a quest'uomo, all'uomo d'oggi, che appare minacciato da ciò che produce, che è spesso vittima del progresso stesso costruito con le sue mani e frutto del suo genio.

5. Minacce alla dignità dell'uomo

Oggi in Europa, come del resto nel mondo intero, l'uomo è minacciato insidiosamente nel suo essere morale, poiché è soggetto a correnti edonistiche che esasperano i suoi istinti e lo affascinano con le illusioni di un consumo senza discriminazioni. L'opinione pubblica è manipolata da suggestioni ingannevoli di una potente pubblicità i cui valori unidimensionali dovrebbero renderci critici e vigilanti. Inoltre, l'uomo è umiliato da sistemi economici che sfruttano intere collettività. L'uomo è anche vittima di determinati regimi politici e ideologici che imprigionano l'anima dei popoli. Come cristiani, noi non possiamo tacere e dobbiamo denunciare questa oppressione culturale che impedisce alle persone e ai gruppi etnici di essere se stessi secondo la loro specifica vocazione. È mediante questi valori culturali che l'uomo individuale o collettivo vive una vita veramente umana e non possiamo tollerare che siano distrutte le sue ragioni di vita. La storia sarà severa con la nostra epoca, nella misura in cui essa soffoca, corrompe e assoggetta brutalmente le culture in tanti paesi del mondo.

6. L'ultimo continente della natura

Questo stato di minaccia per l'uomo, nel contesto attuale in cui vive l'Europa, ha così varie direzioni e gradi di intensità. Ma c'è una minaccia ancor più delicata che tocca il mistero stesso della vita umana, il genoma dell'uomo. Sulle antiche carte geografiche, esposte nei Musei Vaticani, ai confini del mondo allora conosciuto, si trovava una scritta: terra incognita. E non appena nuovi continenti venivano scoperti, l'incognita si restringeva sempre di più e la mappa del mondo si estendeva ad abbracciare terre nuove e nuove genti. Il genoma dell'uomo è l'ultimo continente della natura esplorato alle soglie dei terzo millennio, solcando il mare della vita umana con i potenti mezzi della genetica e della biologia molecolare. La ricerca avanzata e le conquiste della scienza, lungi dal negare l'opera di Dio, svelano sempre più le grandezze del Creatore e l'eminente statura dell'uomo. La sua grandezza, come scriveva Dostojevski, consiste proprio nell'inchinarsi di fronte all'infinitamente più grande di lui, ma che lui solo tra le creature è in grado di riconoscere.

7. Denuncia dei rischi della ricerca scientifica

La ricerca scientifica è certo stupore, bellezza, creativa avventura umana verso le insondabili profondità delle cose; è anche, almeno da Bacone in poi, riconosciuto potere dell'uomo sulla natura e dell'uomo sull'uomo. "Sapere e potere si intrecciano sempre di più in una logica che può imprigionare l'uomo stesso" (4), amava ricordare Giovanni Paolo II. Di questo potere dell'uomo sull'uomo sono espressione alcune tendenze delle applicazioni della genetica alla medicina, laddove esse non siano finalizzate alla terapia e alla migliore accoglienza della vita del nascituro, ma piuttosto alla discriminazione e alla soppressione di quanti risultino affetti da malformazioni congenite o da malattie a base genetica. Accenno qui alla diagnosi-reimpianto, che è la tappa più avanzata della selezione eugenetica. La deriva eugenetica ha un retaggio antico, è pertanto in Europa di nuovo "alle porte", e con tecniche più raffinate e potenti. Tendenze attuali portano a giustificare i test genetici e la conseguente eliminazione del concepito che non corrisponda alle caratteristiche desiderate "per anormalità dentarie, sesso, statura, l'assenza di una predisposizione alla musica". Addirittura si è arrivati a sostenere che è legittima la selezione del figlio non solo con un tratto favorevole, ma anche con uno sfavorevole: "C'è persino chi ha voluto a tutti i costi imporre la caratteristica della sordità".

La diagnosi genetica preimpianto (dgp) "non ha lo scopo di curare - ha affermato il noto neonatologo italiano, Carlo Valerio Bellieni - ma di eliminare i concepiti non graditi". Vorrei inoltre segnalare l'inganno della terminologia: ciò che viene chiamato "pre embrione umano" è una denominazione artificiale, furbescamente strategica per poter fare quel che si vuole su questo "oggetto misterioso" e non riconoscerlo come essere umano.

8. Le conseguenze nel tempo della diagnosi genetica preimpianto

Preoccupazioni vi sono, poi, sulle conseguenze nel tempo della diagnosi genetica preimpianto. Il Ministero della Salute del Regno Unito ha recentemente raccomandato di seguire attentamente i bambini nati dopo tale procedura. Destano allarme anche i kit "fatelo da voi" della diagnosi prenatale per individuare il sesso del concepito, praticabili in periodi in cui molte legislazioni consentono l'aborto.

A giudizio del professor Kevin T. FitzGerald, la diagnosi genetica preimpianto è uscita dal campo della medicina per entrare in quello della eugenetica, con ricadute psicologiche negative sul figlio "commissionato", come ha mostrato Marie Odile Rethoré, membro dell'Accademia di medicina francese. Questa esperta ha evidenziato come sia la diagnosi preimpianto che quella prenatale portano alla eliminazione dei disabili.

Per difendere la soggettività giuridica dell'embrione, i politici cristiani, secondo Jean-Marie Le Mené, presidente della Fondazione Jérôme Lejeune, "non dovrebbero accontentarsi di non fare" ma al contrario "hanno l'obbligo di fare proposte positive e innovative". A questo riguardo, sempre Le Mené suggerisce di creare in ogni diocesi una struttura per il "rispetto della vita", in modo da diffondere "una resistenza attiva al genocidio programmato dell'embrione nella fase del preimpianto, anticamera della clonazione umana".

Forse alla luce di certe definizioni filosofiche si può esitare a conferire la caratteristica di persona all'embrione, ma una cosa è certa, come ha rimarcato il filosofo Robert Spaeman, ha relazioni familiari, non solo biologiche, ma sempre personali. "Un embrione è sempre figlio fin dal primo momento di esistenza" (5).

9. Un nuovo eugenismo selettivo

Anche nel nostro Continente è all'orizzonte - o è già in atto per opera di alcuni - un nuovo eugenismo selettivo che va sotto il nome di procreazione qualitativamente controllata, di diritto ad un figlio sano, di contenimento delle spese sociali per i portatori di handicap, e altro ancora. La diagnosi prenatale e preimpianto, enormemente potenziata dalle tecniche della genetica molecolare, non può trasformarsi in una condanna a morte per nessun embrione e per nessun feto, che rappresentano l'inizio della vita umana individuale attraverso il quale ciascuno di noi è passato. La ragione non può negare ciò che la stessa scienza embriologica evidenzia con chiarezza.

I risultati di una più profonda conoscenza del genoma umano sono degni di miglior causa: quella di interventi terapeutici volti ad alleviare le sofferenze della malattia, a migliorare le terapie (come nel caso della terapia genetica somatica), a potenziare la diagnosi in funzione di un più precoce intervento preventivo o curativo.

10. Una legislazione eticamente fondata

La scienza è per l'uomo, per tutto l'uomo e per ogni uomo, e non può mai essere contro l'uomo e contro l'umanità. Per questo la Chiesa ha chiesto e chiede che le convenzioni internazionali e le leggi degli Stati che aspirino ad essere strumento del bene comune, abbiano come titolare del diritto alla integrità genetica e organismica "ogni essere umano fin dal momento della fecondazione, senza discriminazioni, sia che tali discriminazioni vengano collegate alle imperfezioni generiche o a difetti fisici, sia che riguardino i diversi periodi di sviluppo dell'essere umano" (6), come ha ricordato Papa Giovanni Paolo II. Chiedere dei robusti "baluardi giuridici" è un diritto di ogni cittadino che vuole contribuire al progresso della civiltà del proprio Paese secondo ragione e secondo esperienza. Ragione ed esperienza alle quali ci ha educato la nostra fede e che offriamo come patrimonio comune, condiviso e condivisibile da chiunque ricerchi con intelligenza e passione il bene di ogni essere umano chiamato alla vita. Il sapere della scienza e il sapere della fede si incontrano sulla Via dell'uomo, e non si scontrano, perché hanno entrambe una sola origine e un solo fine, che la ragione e l'esperienza ci rendono evidenti, e che il Papa Benedetto XVI non si stanca di richiamare.

Sia la prospettiva dell'uomo migliorato dall'uomo, sia quella che si trova come suo rovescio di medaglia - dell'uomo manipolato dall'uomo - ci assicurano che l'ingegneria genetica ha, nel fondo, implicanze necessariamente metafisiche, cioè toccano aspetti che riguardano il senso radicale dell'uomo, della sua vita, del suo destino. E poiché l'ingegneria genetica è una delle scienze più vistose del futuro, cioè dell'universo che ci si apre come società già chiamata "biogenetica", allora è il futuro che, o sarà metafisico o non sarà umano.

11. Il possibile tecnico non coincide con il possibile etico

Va detto chiaramente che ciò che è fattibile non è sempre eseguibile. Ecco perché la bioetica costituisce la sfida numero uno anche per l'Europa del terzo millennio. Non c'è dubbio che il punto nodale di ogni riflessione o decisione sulla tutela o sulla distruzione della vita è il concetto di vita e l'atteggiamento di fronte all'uomo e alla sua esistenza. Dal giorno in cui sono state presentate e approvate le leggi sulla legalizzazione dell'aborto, molta strada è stata percorsa nel senso di un non-ritorno alla tutela e alla promozione della vita, e di ogni vita. Si pensi alla legge di legalizzazione dell'eutanasia attiva, mentre si chiede ora la legalizzazione di vere manipolazioni genetiche (predeterminazione del sesso, trapianti da embrioni e da feti, commercio di embrioni e di feti, procreazione assistita non solo con la fecondazione artificiale omologa, ma anche con la fecondazione eterologa, ecc.).

12. Il sapere della scienza e il sapere della fede

Di fronte all'emancipazione scientifica dell'uomo, della sua natura, della sua identità di creatura naturale, la Pontificia Accademia per la Vita ha giustamente affermato: "L'anima spirituale, costitutivo essenziale di ogni soggetto appartenente alla specie umana, che è creata immediatamente da Dio, non può né essere generata dai genitori, né essere prodotta dalla fecondazione artificiale, né essere clonata". Contro il Far West biologico occorre restituire alla fede, intrinsecamente connessa con la rivelazione, la dignità del sapere: il sapere la verità non può andare dissociato dal sapere della fede. O, in altre parole, non è consentito - tanto meno imposto - a nessuno di perdere la ragione per acquistare la fede, ma neppure di perdere la fede per acquistare la ragione. Fede e scienza, fede e ragione, sono un binomio troppo importante per essere sciolto con leggerezza. L'essere umano, a cominciare dal genoma umano, ha una tale densità di essere, e di morale, che non può essere staccato da Dio, che è la pienezza dell'Essere! "Esse subsistens": Dio è l'Essere nella sua totalità e assolutezza; l'uomo lo è solo limitatamente.

Esercitare la scienza con responsabilità di fede è pertanto fiducia nella storia dell'uomo, nella sua memoria anche genetica; è coraggio verso il futuro; è capacità di continua e rinnovata creatività senza tradire la fedeltà ai valori che permangono, che non possono mutare; è certezza di incontrare Dio e i suoi progetti in quell'oggi, anche piagato e sconvolto, di cui siamo responsabili.

Pur davanti a esistenze segnate da povertà, ingiustizie o depravazioni, non possiamo dimenticare l'originale bellezza del bambino, che Gesù indica come "icona ispiratrice" per gli Apostoli e per tutti i suoi discepoli. A noi è chiesto di restituire, sempre e dovunque, a Dio ciò che è di Dio e l'uomo all'uomo, perché resti a immagine e somiglianza del suo Creatore, tabernacolo del Dio vivente.

13. La dignità della persona

Non solo i fedeli cattolici, ma gli scienziati e i legislatori dovrebbero impegnarsi a far sì che le decisioni fondamentali sull'uomo e sul futuro non siano prese in laboratorio, in un processo meccanico che isola il fenomeno biologico elementare e lo riproduce in un'artificialità tanto banale quanto mitica, nell'illusione di chiamare "progresso" ciò che è faticosa ricerca di antiche leggi divine iscritte nella natura dell'uomo.

La "natura", che la fede della Chiesa chiede rigorosamente di rispettare nella generazione di un essere umano, è la dignità stessa della persona, riflesso dell'amore di Dio.

Questa dignità si rivela proprio anche nella corporeità; ad essa deve corrispondere quella logica del "dono di sé", che è iscritta nella creazione e nel cuore dell'uomo, secondo la stupenda espressione di san Tommaso d'Aquino: "L'amore è per sua natura il dono originario dal quale provengono gratuitamente tutti gli altri doni" (7). Queste riflessioni evidenziano dove può entrare l'atto creativo di Dio in un fenomeno apparentemente solo fisiologico e governato da leggi della natura: il processo governato dalle leggi naturali è fondato e reso possibile tramite l'avvenimento personale dell'amore, nel quale gli esseri umani donano l'uno all'altro nientemeno che se stessi.

Come ebbe a scrivere l'allora Cardinale Joseph Ratzinger, "tale dono è il luogo interiore in cui il dono di Dio e il suo amore creativo può diventare efficace come nuovo inizio" (8). Potremmo dire, in un assioma che diventi passione di vita per ognuno di noi, "tutto è per la persona, perché dalla persona ricomincia tutto".

14. L'impegno dei cristiani

Ogni volta che ci si ferma a contemplare il mistero dell'uomo il pensiero e il cuore dei credenti si volgono verso Gesù Cristo e il mistero della Redenzione, in cui il mistero dell'uomo è inscritto con una speciale forza di verità e di amore. Se Cristo "si è unito in certo modo ad ogni uomo" (9), la Chiesa, penetrando nell'intimo di questo mistero, nel suo ricco e universale linguaggio, vive anche più profondamente la propria natura e la partecipazione di ognuno di noi a questa missione e servizio.

La Chiesa ripete anche oggi con vigore questo immutato messaggio: "l'uomo è e diventa sempre "la 'via' della vita quotidiana della Chiesa"" (10). Ciò perché senza questo rispetto per l'uomo e per la sua dignità, come gli si potrebbero annunciare le parole di vita e di verità? È qui che si situa l'impegno dei cristiani, chiamati a difendere strenuamente ogni vita in nome di Dio, e nell'ordine impresso da Dio, anche contro le devastanti sperimentazioni della scienza separata dall'etica.

"Restituire l'uomo a Dio, restituire l'uomo all'uomo è stato l'impegno morale e direi scientifico degli studiosi e ricercatori cristiani, denunciando talune pretese di colleghi come "ipotesi ispirate al desiderio di onnipotenza". I nuovi detentori del potere, che hanno trovato le chiavi del linguaggio della creazione e che ora possono scombinare gli elementi basilari che lo costituiscono, dovrebbero sapere che "il loro fare" è possibile solo perché esistono già i numeri e le lettere, le cui informazioni essi sono ora divenuti capaci di mettere insieme" (11).

Ha scritto il Card. Danielou in un famoso volume: "Quando diciamo NO a certe cose, siamo mossi essenzialmente dalla carità: nella misura in cui si ama, nel senso più profondo della parola, non si sopporta di vedere rovinare e distruggere degli esseri umani... Ormai non c'è più dubbio che il mondo nel quale viviamo, e in particolare quello della cultura, predica la ricerca di una libertà che niente osa più limitare. Basta che una qualsiasi autorità, si tratti di un ministro o di un Vescovo, metta un qualsiasi freno alla libertà di chicchessia, ecco tutti gli intellettuali insorgere come un sol uomo per protestare in nome della difesa della libertà, senza rendersi conto che la libertà deve sempre generare una responsabilità, e che non si può sostenere che la libertà di dire o di fare qualunque cosa sia uno dei diritti essenziali dell'uomo" (12).

15. Alcune indicazioni conclusive

Il nostro impegno a tutela dell'uomo, "via" della Chiesa, e in questo Congresso considerato come "via" dell'Europa, comporta anzitutto una convinzione da riaffermare con vigore, circa il valore dell'uomo, qualunque sia il suo sviluppo e nonostante la sua fragilità. Occorre che a questa convinzione si accompagni un'estrema coerenza nel sostenere concretamente il diritto alla vita in tutte le espressioni e nell'assicurare ad ogni essere umano la più ampia tutela possibile. Va inoltre promossa una vasta e robusta azione educativa, con un'attenzione speciale per le nuove generazioni. È necessario, poi, che ci si liberi da quel sentimento che spesso spinge a vivere insoddisfatti, sempre a caccia di sensazioni diverse, in una ricerca spasmodica di tutto ciò che è nuovo e diverso. L'educazione del desiderio potrebbe essere vera frontiera di una rinnovata opera di formazione morale particolarmente rivolta ai giovani d'oggi, così immersi nelle maglie di una ricorrente mentalità neo-narcisista.

Se si vuole stabilire una relazione valida con l'umanità futura, è indispensabile scegliere l'etica della responsabilità, preoccupandoci di quanti verranno dopo di noi e che forse non conosceremo mai, ma che riceveranno l'eredità delle nostre scelte e ne porteranno il peso.

16. Una grande famiglia amata da Dio

La Polonia è Nazione di nobili e consolidate tradizioni cristiane, che ha conosciuto generazioni di autentici credenti, di coraggiosi testimoni del Vangelo e anche di molti martiri della fede. Le sfide di oggi, dopo il crollo del totalitarismo comunista, sono forse in parte mutate rispetto al passato, ma non sono certamente diminuite. Tra queste, insieme alla tutela della libertà religiosa, va annoverata come prioritaria la difesa della dignità di ogni essere umano, sfida che chiede audacia e perseveranza: è in gioco, infatti, il futuro stesso dell'Europa e del mondo. Su questo versante mai verrà meno il nostro impegno, l'impegno della Chiesa e di ogni altra Istituzione che abbia a cuore le sorti dei popoli. Chiediamo a Dio, per intercessione di Maria, venerata e amata dalla Polonia e dalle popolazioni delle altre Nazioni europee, che si apra sempre più il nostro cuore e la nostra intelligenza a queste grandi sfide che ci attendono: la difesa della sacralità della vita umana in tutte le situazioni, specialmente di fronte alle manipolazioni genetiche; la promozione della famiglia, cellula fondamentale della società; il rispetto dei diritti dell'uomo in ogni circostanza; la salvaguardia dell'ambiente.

Faccio mio, infine, quanto Giovanni Paolo II ebbe a dire ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede il 13 gennaio del 2002 ribadendo la determinazione della Chiesa cattolica a difendere l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti e la sua dimensione trascendente. "I credenti - egli affermò - avranno sempre il dovere imperativo di ricordare a tutti e in ogni circostanza il mistero personale inalienabile di ogni essere umano, creato ad immagine di Dio, capace di amare alla maniera di Gesù" (13).

Sia questo il mio, il vostro impegno quotidiano, l'impegno di tutti gli uomini, quello di aiutarci gli uni gli altri ad essere degni della vocazione alla quale siamo stati chiamati: formare insieme una grande famiglia, felice di sapersi amata da un Dio che ci vuole fratelli.


1) Insegnamenti G.P. II, 1997/I, p. 1370.

2) Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptor hominis, III, 13.

3) Ibid, 3, 13.

4) Insegnamenti G.P. II, 1998/I, p. 419.

5) Pier Luigi Fornari in Avvenire, 1 marzo 2006.

6) Insegnamenti G.P. II, 1998/I, p. 421.

7) Summa theologiae, I, q. 38, a 2 resp.

8) Uno sguardo teologico sulla procreazione umana, in La via della fede, Milano 1996, p. 138-139.

9) Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptor hominis, II, 8.

10) Ibid, IV, 21.

11) J. Ratzinger, o.c. p. 148-149.

12) La cultura tradita dagli intellettuali, ed. Rusconi, Milano, 1974.

13) Insegnamenti G.P. II, 2001/I, p. 165.

    

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