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BENEDIZIONE DELLA STATUA DI PAPA PAOLO VI
A RICORDO DELLA VISITA COMPIUTA
DAL COMPIANTO PONTEFICE NEL SETTEMBRE 1977

DISCORSO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Piazza Monsignor Italo Febo, Pescara
Domenica, 30 settembre 2007

 

Illustri Signori e Signore!

Sono vivamente grato per questa vostra accoglienza, che nella mia persona esprime l'ossequio delle istituzioni e della cittadinanza pescarese verso il Sommo Pontefice. Saluto il Presidente del Senato della Repubblica, Onorevole Franco Marini; il Presidente della Provincia e le altre Autorità presenti. Ringrazio il Prefetto, Dott. Giuliano Lalli, e il Sindaco, Dott. Luciano D'Alfonso, per le cortesi parole che mi hanno rivolto. Al Prefetto, in particolare, che domani concluderà il suo mandato in questa Provincia, auguro ogni bene per l'avvenire ed esprimo apprezzamento per il suo senso delle istituzioni e la sua attenzione ai problemi dei cittadini.

La circostanza che mi ha chiamato oggi nella vostra Città è squisitamente ecclesiale: commemorare il Congresso Eucaristico Nazionale del settembre 1977 e la visita che per quell'occasione il Papa Paolo VI fece a Pescara. Il monumento e il Largo nel centro cittadino a lui dedicati stanno a dimostrare che le istituzioni civili si sono sentite pienamente partecipi di questo avvenimento ed hanno offerto la loro adesione e il loro peculiare contributo.

Questa collaborazione corrisponde felicemente alla storia della gente di questa terra, in cui il Papa Paolo VI riconobbe "un contegno comunitario sacro e civile insieme" (Angelus del 18 settembre 1977Insegnamenti di Paolo VI, XV [1977], 839). Non è questo un tratto caratteristico dell'intero Popolo italiano? Certo vi sono, grazie a Dio, molteplici differenze regionali, che costituiscono in verità una grande ricchezza del nostro Paese; eppure, dappertutto si ritrova questa vicinanza tra la Chiesa e la "città", tra la religione cristiana e la vita civile, il territorio, le tradizioni popolari. Come non riconoscere, con animo libero da pregiudizi, che questo è un dono prezioso da preservare? Facendo attenzione a mantenere ben distinti gli ambiti e le competenze della comunità ecclesiale e di quella civile, come non ringraziare il Signore per un cristianesimo che fa parte naturalmente del tessuto sociale, della mentalità di tante donne e tanti uomini, che ispira e anima tante realtà associative, di volontariato, di cultura popolare, tante iniziative di assistenza e promozione sociale, ricreative, sportive... Quello che dico qui vale per ogni contrada d'Italia: mentre giustamente siamo aperti al mondo e agli scambi economici internazionali, dobbiamo preservare la nostra cultura locale dall'appiattimento e dall'omologazione della società di massa. I nostri nonni erano portatori di una sintesi culturale semplice e ricca di saggezza. I nostri nipoti crescono in un mondo radicalmente diverso, ma i valori di fondo che costruiscono l'uomo e la società non mutano. Auguro alla comunità pescarese - penso alle sue famiglie, alle sue scuole, a tutte le sue istituzioni ed espressioni sociali - di rinnovare con entusiasmo la sfida di costruire una modernità ricca di valori, aperta alle altre civiltà e culture, ma saldamente legata alle sue radici, nelle quali scorre la linfa vitale del Vangelo.

Con questi pensieri, rinnovo l'espressione della mia riconoscenza e formulo per Pescara e la sua Provincia ogni miglior auspicio di pace e di prosperità.

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