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MESSA DEL TRIGESIMO DEL CARDINALE ROSALIO CASTILLO LARA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Sabato, 17 novembre 2007

 

"La nostra patria è nei cieli" (Fil 3,20).

Le parole dell'apostolo Paolo ci invitano ad elevare le nostre menti e i nostri cuori verso il Cielo, la vera patria dei figli di Dio. Ad essa ci hanno orientato, le celebrazioni liturgiche delle scorse settimane, con la solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. E' in questo clima spirituale che ci ritroviamo anche oggi ad un mese dalla morte del compianto Cardinale Rosalio Castillo Lara, per ricordarlo nel modo più consono: offrendo il sacrificio eucaristico e meditando le parole di speranza che la liturgia ci propone.

Per iniziare la nostra meditazione, ci può aiutare un brano del Cardinale Joseph Ratzinger – ora Papa Benedetto XVI – scritto in Dogma e predicazione «Noi tutti siamo oggi consapevoli che, col termine “cielo”, non ci riferiamo a un qualche luogo al di sopra delle stelle, ma a qualcosa di molto più grande e di molto più difficile da dire. Intendiamo affermare che Dio ha un posto per l'uomo e che Dio conferisce eternità all'uomo.

Già nella nostra vita di tutti i giorni sperimentiamo il fatto che un uomo, quando è morto, continua a sussistere in qualche modo nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto e amato. Un pezzetto di lui continua a vivere in loro. Ma certamente è solo un frammento, quasi un'ombra di lui, e un giorno anche questi uomini moriranno e finirà pure quella sopravvivenza che essi potevano donargli tramite il loro amore. Ma Dio non passa mai, e noi tutti esistiamo perché egli ci ama e ci ha concepito nella sua mente creatrice, così che noi siamo stati chiamati a esistere.

Nel suo amore si fonda anche la nostra eternità. Chi è amato da Dio non morirà mai più. In lui, nella sua mente e nel suo amore, non sopravvive soltanto un'ombra di noi: in lui, nel suo amore creatore, noi stessi siamo per sempre custoditi e resi immortali in tutto il nostro essere e in ciò che abbiamo di più personale. E’ il suo amore che ci rende immortali; ed è questo amore apportatore di immortalità che noi chiamiamo “cielo”. Il cielo non è assolutamente altro che questo: Dio è abbastanza grande per aver posto anche per esseri miseri come noi.

Niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina. Se vi riflettiamo, pregheremo allora il Signore che ci apra sempre più gli occhi per capire come egli ci viene incontro proprio nelle cose di questo mondo. Gli chiederemo di renderci, come credenti, uomini della speranza, che non guardano al passato, ma costruiscono per l'oggi e per il domani un mondo che è aperto a Dio. Lo pregheremo che, come credenti, egli ci trasformi in uomini pieni di gioia, che sanno scorgere la bellezza del mondo futuro in mezzo agli affanni quotidiani e in tale certezza vivono, credono e sperano» (pp. 336ss).

Non vi stupisca se accosto queste caratteristiche al vissuto del compianto Cardinale Castillo Lara. Il tratto, la semplicità, il modo di impostare le relazioni con le persone, lo zelo pastorale erano una manifestazione della serenità interiore. E’ ancora vivissimo nel mio ricordo quel cerchio di professori e discepoli che si era formato intorno a lui, del quale anch’io facevo parte. Un cenacolo che si riuniva periodicamente e, tra preghiera e conversazione, attingeva alla memoria ecclesiale motivi di ringraziamento a Dio, di fedeltà rinnovata alla vocazione salesiana, di speranza e di impegno mai affievolito per l’edificazione della Chiesa.

Proseguiamo nella nostra breve meditazione.

Nella pagina del Vangelo appena letta abbiamo sentito Gesù dire agli apostoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti... Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me” (Gv 14, 1-3). Gesù - colui che il Padre ha consacrato con l’unzione e mandato nel mondo - ci riporta “nella casa del Padre”. Questa certezza di fede spalanca orizzonti infiniti di speranza: la fine segna un inizio. Questo insegnamento di Gesù è quanto basta per orientare la vita di ogni cristiano: anche se le modalità e i particolari rimangono un segreto del Padre, noi sappiamo e sentiamo che il Signore è vicino. Non siamo nel buio, perché una cosa è certa: le parole di Gesù non passeranno. Gesù è colui che deve venire. Suo compito è radunare i suoi eletti, e raccoglierli nella casa del Padre. Anche se non conosciamo né il giorno né l'ora dell'evento finale, tuttavia sappiamo che Gesù è alla nostra porta e bussa. E sentiamo che il futuro è già cominciato.

Di fronte al silenzio della morte, oltre le apparenze della sconfitta, si scorge l'amore del Dio fedele alle promesse.

Già nell’Antico Testamento Daniele profetizzava: «Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno… I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre» (Dn 12, 2-3). Il testo sacro mette in evidenza la saggezza di chi ha posto soltanto nel Signore la propria speranza ed ha insegnato agli altri a fare altrettanto. Questi, al termine della sua esistenza terrena, non resterà deluso perché sarà partecipe della stessa luce divina e riceverà da Dio la vita che non ha fine.

La vita terrena del Cardinale Castillo Lara ha avuto il timbro della saggezza e, grazie ai suoi studi giuridici, ma anche alla sua personale coerenza di vita, egli ha indotto molti a praticare la giustizia con la lucida consapevolezza dell’inscindibile binomio cristiano: giustizia e carità, «perché l'uomo – dice anche Benedetto XVI -, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell'amore» (cfr Deus caritas est n. 29).

Il ricordo del Cardinale Castillo Lara, ci induce a pensare alla sua tempra forte e appassionata nell’affrontare le questioni della giustizia, specie quando si trattava di difendere la Chiesa, ma non di meno – come dicevo prima - deve condurci a riflettere sul suo profilo di uomo di fede, di spiritualità, di preghiera, di amore filiale per la Beata Vergine venerata, secondo il suo cuore salesiano, come Ausiliatrice.

Continuiamo dunque la nostra preghiera con la stessa fede e con la stessa passione per Cristo e per la Chiesa, dei testimoni che ci hanno preceduto, fra i quali annoveriamo senza dubbio il nostro fratello Cardinale Rosalio Castillo Lara.

     

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