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PRESENTAZIONE DEL VOLUME
"STORIA DEL CRISTIANESIMO: BILANCI E QUESTIONI APERTE"
A CURA DEL PROF. MARIA GIOVANNI VIAN

DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Venerdì, 30 novembre 2007

 

Signori Cardinali,
Eccellenze Reverendissime,
Illustri Autorità,
Distinti Signori e Signore,

Prendo volentieri la parola in quest’incontro in cui viene presentato il volume “Storia del Cristianesimo: Bilanci e questioni aperte” a cura del Prof. Giovanni Maria Vian, da poco più di un mese Direttore Responsabile de L’Osservatore Romano; e colgo l’opportunità per formulare a Lei, caro professore, ogni più sincero augurio per l’alto compito affidatoLe da Sua Santità. Al tempo stesso, il mio saluto e il mio ringraziamento vanno al Reverendissimo Mons. Walter Brandmüller, apprezzato Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e ai suoi collaboratori, come pure a quanti hanno offerto il loro contributo prima al Seminario del giugno 2005 per il 50° di fondazione di tale Comitato, istituito dal grande Pontefice Pio XII il 7 aprile 1954, e successivamente alla  pubblicazione degli Atti.

Una prima osservazione. Il volume permette di familiarizzare con questa benemerita Istituzione della Santa Sede, che nacque in stretta continuità con il progetto di Leone XIII, cioè con la creazione nel 1883 della “Commissione Cardinalizia per gli studi storici”, che egli stesso volle presiedere per un certo tempo e che portò un nuovo impulso alle ricerche storiche. Nella lettera di costituzione “Saepenumero Considerantes, del 18 agosto 1883, scriveva che «la prima legge della Storia è non osare dire il falso; la seconda, non osare non dire il vero» (primam esse historiae ne quid falsi dicere audeat: deinde ne quid veri non audeat), mettendo così in luce quest’unico, coerente disegno del suo pontificato, ispirato alla fiducia che la verità «può essere oscurata per qualche tempo, ma non può essere estinta» (obscurari aliquandiu potest, extingui non potest).

Il progetto mirava cioè a favorire lo sviluppo e la corretta utilizzazione delle scienze storiche,  soprattutto mediante la collaborazione internazionale. In effetti, fin dalle sue origini, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche permise alla Santa Sede di essere presente nella Commission Internationale d’Histoire Ecclesiastique Comparée. Con il passare degli anni, si sono andati aggiungendo nuovi interessi che ne hanno allargato lo spettro delle attività e delle competenze. In tal modo,  oltre a fare proprie talune iniziative di ricerca scientifica internazionale, oltre ad offrire la propria consulenza ai Dicasteri della Santa Sede, il Pontificio Comitato organizza anche Convegni di studio di risonanza mondiale ponendo a disposizione del mondo accademico contributi assai apprezzati grazie alla ben nota collana “Atti e documenti del Pontificio Comitato di Studi Storici”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Esso ha inoltre consolidato i rapporti di lavoro con la Biblioteca Apostolica Vaticana, con l’Archivio Segreto Vaticano e con varie Accademie e Istituti di Cultura, sostenendo con ogni mezzo lo studio delle discipline umanistiche e storiche. Mi pare pertanto quanto mai opportuno rendere merito al lavoro che compie il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, particolarmente prezioso in talune circostanze. Il servizio che rende alla Santa Sede rimane spesso nascosto ai più e noto solo agli “addetti ai lavori”. Questa sera ci viene data l’occasione propizia di farlo conoscere al grande pubblico attraverso appunto la presentazione di questo volume, e di ringraziare quanti in esso quotidianamente lavorano con competenza, passione e amore per la Chiesa.  

Ed ora prendiamo in mano il volume. Quest’interessante opera – lo ricordavo poc’anzi - raccoglie gli atti del recente Seminario sulle ricerche e le questioni aperte di storia del cristianesimo nella seconda metà del Novecento. Non è mio scopo addentrarmi in un’analisi dettagliata del suo contenuto; ciò è già stato fatto. Vorrei limitarmi ad alcune brevi considerazioni, non prima però di aver espresso sincero apprezzamento per tutti coloro che ne hanno curato la realizzazione. Hanno compiuto un lavoro che risulta utile ed anche piacevole approfondire. Faccio subito mia un’osservazione del Prof. Vian circa il generale  regresso della conoscenza storica che appare in questi primi anni del nuovo secolo, fenomeno che riguarda in particolare la storia del cristianesimo, non solo normalmente separata dalla storia generale, ma addirittura il più delle volte trascurata o persino volutamente  ignorata. A questo proposito, significativi riscontri si possono trovare nei testi di storia ad uso delle giovani generazioni in Italia, come pure nel mondo universitario. La storia del cristianesimo sembra quasi assente e questo avviene proprio quando essa si è allargata enormemente sul piano delle ricerche. Inoltre, la divulgazione della storia attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che è un fenomeno positivo, pone però in luce il rischio di deformare talora dati ed eventi. Attraverso le documentate relazioni raccolte in questo volume si rileva inoltre che, nonostante i notevoli progressi della critica e della conoscenza storica, la storia del cristianesimo appare trascurata e non sufficientemente conosciuta anche all’interno della Chiesa cattolica e  delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

Conseguenza di questo “oblio” – chiamiamolo così – del cristianesimo è il fatto che oggi si avverte un forte bisogno di riaffermare l’identità delle nostre comunità cristiane. Le nostre società occidentali non hanno nel loro DNA anche il cristianesimo? Il riferimento alle radici e alle tradizioni religiose, soprattutto cristiane,  torna pertanto di frequente come richiamo a non smarrire la “memoria” delle proprie origini, e questo sembra ancor più urgente dinanzi al tentativo da parte di una certa cultura di voler confinare ogni religione, e quindi anche il cristianesimo, nella sfera del privato. Va invece ribadito che il cristianesimo ha contribuito al formarsi del senso stesso della storia nelle nostre tradizioni culturali. La storiografia sino agli inizi dell’età moderna è in larga parte cristiana, ma la componente propriamente religiosa e più specificamente  cristiana resta importante nelle culture occidentali anche dopo la progressiva secolarizzazione. Per rispondere alle sfide della modernità la storia del cristianesimo assume oggi nuovi compiti ed avverte una peculiare responsabilità: quella di affrontare la secolarizzazione, cosciente certo di condizionamenti e pregiudizi, ma anche consapevole  della necessità di contribuire, per la sua parte, a porre fine alla separazione delle culture – quelle che si definiscono laiche e quelle che si richiamano alle tradizioni religiose – e soprattutto adoperarsi per arrestare il fenomeno sociale oggi definito da taluni “declino dell’umanità”.

Separazione delle culture e decadenza della storia sono sintomi di una contemporaneità che, facendo perdere la memoria, rischia di renderci quasi incapaci di comprendere il valore e l’importanza della presenza e del contributo che i cristiani sono chiamati a dare alla costruzione della società. Per questo, in più circostanze, Benedetto XVI ci ricorda i rischi derivanti dal non conoscere bene la  nostra identità di cristiani  e la nostra ormai bimillenaria tradizione. Se è vero che in questi ultimi decenni  abbiamo assistito all’allargarsi del ruolo internazionale della Santa Sede e al crescere dell’interesse dell’opinione pubblica mondiale verso la Chiesa ed in particolare nei confronti del Papa – si pensi a Giovanni Paolo II e ai suoi funerali -  vale la pena domandarsi se a questa crescita di “visibilità” corrisponde anche un’effettiva influenza nella società. Non si assiste oggi piuttosto ad un tentativo di emarginare la cultura e la fede  cristiana? Si avverte in un ceto nostro mondo il trionfo di una naturalità soggettiva  e istituzionale, privata di ogni riferimento oggettivo e di ogni limite esterno; viene proposta una scientificità che sembra onnipotente proprio perché non pone alcun limite a se stessa. Queste sono alcune delle sfide maggiori che i cristiani devono affrontare nel nostro tempo. Conoscere la propria tradizione permette loro di scrivere nuove pagine di storia incidendo in modo efficace nel cammino dell’umanità: un lavoro scientifico e divulgativo, come questo, cari amici, costituisce al riguardo un contributo utilissimo.

Avviandomi alla conclusione, vorrei aggiungere che sul fronte della riflessione storica emergono nella Chiesa due interrogativi. Il primo riguarda il Concilio Vaticano II: è vero che è stato l’evento che ha posto fine all’intransigenza della Chiesa verso il mondo e la cultura aprendo la stagione del dialogo con la modernità senza più rifiuti e conflitti?

La storia «è sempre storia dei rapporti fra Chiesa e Stato» (La frase è di L. VON RANKE, riferita da CROCE B., in Etica e politica, Bari 1931, p. 33, che commenta: «Detto di profonda verità»). E' un fatto che dove la Chiesa si afferma come esistente si costituisce come problema rispetto ad ogni altra forma sociale.  Se ciò risulta anche ad una superficiale analisi di 20 secoli di storia, tanto più profonda, necessaria, determinante appare questa presenza e questa lotta incessante a chi ne ricerchi la causa alla luce della teologia, della sociologia religiosa e della storia del diritto.

Nessuna meraviglia dunque se la storia umana, dall'avvento del Cristianesimo, è stata e sarà sempre storia di una opposizione, o di un dualismo diarchico irriducibile, o, auspicabilmente, di una libera collaborazione finalistica al servizio dell'uomo (cf. GS n. 25).

Il secondo interrogativo scaturisce dall’analisi del pontificato di Papa Benedetto XVI. Fin dall’inizio, anzi ancor prima, già nell’omelia di apertura del Conclave, egli ha espresso senza reticenze un  chiaro e diretto riferimento ai rischi del relativismo,  che costituisce uno degli aspetti più significativi della modernità. La domanda sorge spontanea: come andrà sviluppandosi, o meglio come deve dipanarsi  questo rapporto tra la Chiesa e la modernità? Il Papa per primo è profondamente persuaso di ciò che scriveva il Cardinale Newman: «La Chiesa ha l'intima convinzione che la verità è la sua vera alleata... e che la conoscenza e la ragione sono fedeli ministri della fede».

Come ben dice il titolo del volume, la storia del Cristianesimo è sì un bilancio del passato ma anche uno sguardo profetico al presente e al futuro. E di questioni aperte, come abbiamo appena accennato, ce ne sono veramente tante. La certezza che ci accompagna è che Dio continua a scrivere insieme a noi la nostra storia. L’ultima parola è sempre la sua, come dimostra in modo eloquente appunto la storia.

 
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