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OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE
IN OCCASIONE DELL'INCONTRO NATALIZIO
CON IL MONDO DELLO SPORT ITALIANO

Chiesa di Santa Maria in Vallicella
Giovedì, 20 dicembre 2007

 

Cari amici del mondo dello sport italiano,

è ormai tradizione, in tanti ambienti, cogliere l’occasione degli auguri natalizi per incontrarsi e spesso, come questa sera in questa bella Chiesa di Santa Maria in Vallicella – Chiesa Nuova, celebrare l’Eucaristia. E’ un modo per prepararsi spiritualmente al santo Natale, per porre in luce il significato vero ed il valore di questa grande festa religiosa, spesso sepolta da tanti altri richiami legati al mondo del consumo, e ben lontani purtroppo dallo spirito e ben divergenti dal messaggio del Natale di Cristo. Così, è importante che creiamo subito il clima della meditazione e della preghiera, un clima al tempo stesso permeato di gioia soffusa, che ci fa pregustare, in anticipo, quella letizia che il Natale di Gesù rinnova ogni anno nel mondo. Ricordiamo, infatti, e rievochiamo la venuta dell’Emmanuele, il Dio con noi.

Questa sera c’è un motivo di gioia ulteriore a caratterizzare questa nostra assemblea liturgica, ed è il ritrovarsi insieme di tanti sportivi, di atleti olimpici ed amatori, di rappresentanti del mondo dello sport e di quanti ad esso attivamente si interessano. So che questo vostro appuntamento natalizio è già alla sua IV edizione, ed è diventato ormai una bella tradizione. Il luogo che avete scelto è inoltre quanto mai significativo perché qui ha vissuto ed operato un prete singolare, potremmo dire un amante dell’attività ludica: sto parlando di san Filippo Neri, un santo che aveva fatto della gioia la nota caratteristica del suo ministero sacerdotale. E lo sport non dovrebbe esse generatore di gioia oltre che forgiatore di forti personalità? Non dovrebbe creare amicizia e solidarietà mentre suscita ed alimenta quel sano agonismo che rende interessanti ed appassionate le gare? San Filippo aveva compreso quanto è importante educare alla gioia la gioventù, e per questo divenne seminatore di gioia al punto che ancora in vita, vide circolare un libro con questo titolo: “Philippus, sive de Laetitia christiana” – Filippo cioè la gioia cristiana. Ben avete fatto a scegliere questa chiesa per tenere questo nostro incontro. Qui è sempre viva la sua memoria e a lui, a san Filippo Neri, santo –che vorrei quasi definire “sportivo” - affido il vostro lavoro ed ogni vostra attività, invocando su tutti la sua protezione perché possiate essere promotori di uno sport sano ed onesto, capace di formare e di educare la gioventù a quei valori ed ideali che rendono nobile l’uomo e le attività che egli svolge, anche quelle ludiche e sportive.

In questo clima di festa dello sport e di preghiera, desidero salutare ciascuno di voi, cari sportivi, specialmente voi atleti che vi siete distinti in varie specialità sportive. Saluto particolarmente il dr. Giovanni Petrucci, Presidente del CONI, al quale va il mio ringraziamento per l’invito che gentilmente mi ha rivolto. Unisco nei saluti tutti i dirigenti, impiegati e personale del CONI, le autorità presenti, gli invitati, gli esponenti del mondo dello spettacolo e dei media. A tutti e a ciascuno mi piace recare, in modo speciale, il saluto e gli auguri del Santo Padre: i suoi auguri per voi e le vostre famiglie, di un Natale santo e sereno.

Ogni anno torniamo a celebrare il Natale: nella Notte Santa, noi cristiani riviviamo il clima di Betlemme che nelle nostre case e nelle chiese è rievocato plasticamente dal presepe, dagli addobbi e dall’albero natalizio. Accompagnati dalle melodie e dai tipici canti riandiamo con il ricordo e la meditazione al grande mistero dell’incarnazione e della nascita di Cristo. E’ Lui, Gesù a venire fra noi: la sua presenza umile, silenziosa e nascosta ci interpella; la sua venuta ci ribadisce l’amore che Dio ha per noi, e per questo ci è di incoraggiamento e stimolo a camminare nella gioia. Facendosi uomo, diventando simile a noi in tutto fuorché il peccato, il Verbo eterno è entrato a far parte della famiglia umana. “Si è piegato il Signore, ma si è rialzato l’uomo”, scrive un Padre della Chiesa. E con la sua nascita si è riaccesa la speranza perché, come scrive il Papa nel suo biglietto di auguri di quest’anno, “ una splendida luce è discesa sulla terra”.

Ma non è ancora Natale, anche se mancano ormai solo pochi giorni. A questo grande evento spirituale ci andiamo preparando da ormai diverse settimane – dall’inizio dell’Avvento – e abbiamo intensificato il ritmo della preparazione da qualche giorno, durante la Novena di Natale: è importante giungere pronti, preparati all’appuntamento della Notte Santa. Come in vista di un evento sportivo, di una gara che ci coinvolga, anche solo emotivamente, dobbiamo attivarci interiormente, allenarci con la preghiera e la riflessione perché l’incontro con il Bambino Gesù possa essere un prodigio di grazia che segni la nostra esistenza.

Ieri mattina, nell’Udienza Generale, il Papa si è chiesto che senso ha festeggiare il Natale per chi non riconosce che Dio si è fatto uomo. E non parlava tanto per chi è “lontano”, bensì per noi che siamo cristiani, che ci diciamo cristiani. “Dobbiamo innanzitutto noi cristiani – ha detto il Santo Padre – riaffermare con convinzione profonda e sentita la verità del Natale di Cristo, per testimoniare di fronte a tutti la consapevolezza di un dono inaudito che è ricchezza non solo per noi, ma per tutti”. Mai, come oggi, è importante che chi vuole essere cristiano lo sia sul serio e non superficialmente: certo con i propri limiti e difetti, con le proprie miserie e i propri peccati, ma con decisione, vorrei dire con convinzione e fedeltà, amando e cercando Gesù, che nella grotta di Betlemme si è talmente avvicinato a noi da poterlo vedere e toccare. Gesù, nel silenzio della povertà pacificante di Betlemme, che richiama già il sacrificio della sua morte in croce e il fulgore della sua risurrezione, ci interpella, ci chiama per nome, ci invita ad essere suoi amici.

Come vivere il mistero del Natale cristiano ? Ci siamo chiesti finora ripetutamente. Un aiuto straordinario ci viene dal commovente racconto dell’evangelista Luca, che abbiamo poco fa riascoltato, dove Maria ci appare come modello a cui guardare e sostegno su cui poggiare in ogni nostra autentica ricerca di Dio. La contempliamo qui nel mistero dell’Annunciazione, mentre riascoltiamo il dialogo che si snoda tra lei e l’angelo Gabriele. Alla proposta sconvolgente del messo angelico – diventare la madre del Messia, lei che è vergine e consacrata al Signore – la giovane Maria esita, domanda e poi si abbandona fiduciosa alla volontà divina: “Sì, avvenga come tu hai detto”. E il Verbo si è fatto carne nel suo seno verginale. Provate a immaginare il mistero incommensurabile che racchiudono queste povere e brevi parole. Di fronte ad un evento straordinario, che certo tanti interrogativi suscita nel cuore, Maria è capace di fidarsi, si lascia portare; in modo disarmante si lascia abbracciare dalla grazia di un mistero infinito.

Quale respiro di libertà ha impresso il “sì” di Maria alla nostra vita! Ognuno di noi, nascendo, ha ricevuto una missione da compiere, diversa ma tutte complementari, e se lo vogliamo, possiamo, con umiltà e docilità, collaborare insieme alla Vergine Maria, all’opera della redenzione di Cristo. Se lo vogliamo! In effetti siamo tutti coinvolti nella costruzione di un mondo che sia più giusto e più fraterno. E a quest’impresa di alto valore sociale anche lo sport, con i suoi innumerevoli valori positivi, può dare un enorme contributo. Se con il suo “sì”, Maria, offrendo liberamente il suo grembo al Signore della storia, ha cambiato il corso degli eventi nel mondo, anche ciascuno di noi, dicendo il proprio “sì” alla volontà divina, può cooperare a cambiare il mondo, a renderlo migliore, a formare giovani e adulti che costruiscono le loro esistenze su sani principi e regole di onestà; possiamo cooperare a fare dello sport un ambiente dove maturino personalità pulite e rispettate. C’è bisogno di modelli da imitare e voi, cari atleti, potete esserlo per tanti ragazzi. Modelli non solo nello sport, ma anche nella vita. Penso, ad esempio, alle prossime Olimpiadi di Pechino, ai campionati europei di calcio, alle gare mondiali di moto e di automobilismo, di atletica e di tanti altri sport. Non sono queste occasioni preziose per trasmettere alla società messaggi di un sano agonismo che rifugga dal doping e da furbesche scorciatoie, messaggi di solidarietà che uniscano sport e ricerca della pace? Non vorrei sembrare esagerato, ma se un atleta raggiunge in modo onesto, dopo lunghi allenamenti e intensa preparazione fisica, la meritata vittoria, e vive tutto questo come un’autentica vocazione, si potrebbe ben dire che la medaglia vinta, il podio conquistato, il traguardo raggiunto possono contribuire al cambiamento del mondo e alla sua redenzione, perché, afferma san Paolo, tutto concorre al bene per coloro che amano Dio (cfr Rm 8,29).

In questi giorni, avrete senz’altro notato tra i tanti questo slogan: “E può sempre davvero essere Natale”. Se il Natale è l’occasione per rinascere alla speranza, all’impegno della solidarietà, allo sforzo di essere buoni e accoglienti, se il Natale ci apre all’azione rinnovatrice di Cristo, si può affermare, ed anzi augurare, che veramente ogni giorno sia Natale. E’ questo il mistero del Natale cristiano: cari fratelli e sorelle, lasciatevi affascinare dal Bambino che giace in una mangiatoia. E’ lui che può cambiare la vostra vita e rendervi felici : è venuto per questo, per portare gioia e fiducia a chiunque lo accoglie. Nella sua recente enciclica intitolata Spe salvi, il Papa ci ricorda che la vita umana è un cammino e si domanda: “Verso quale meta? Come ne troviamo la strada?” “La vita – egli osserva - è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta”.

Siamo tutti alla ricerca di stelle che ci guidino nelle nostre scelte e decisioni. Stars, stelle vengono chiamati i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Abbiamo bisogno di stelle vere e queste, nota Benedetto XVI, sono solamente le persone che sanno vivere rettamente: diventano così luci di speranza. Vorrei formulare l’auspicio che ciascuno di voi, cari amici, cerchi di essere una “stella” di onestà e di bontà. Siate luci “vicine” – come sottolinea il Santo Padre - persone che donano luce traendola dalla luce di Cristo e ci offrono un orientamento per la nostra traversata. Vi aiuti in questa ardua e nobile impresa Maria, stella di speranza, che con il suo « sì » aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo. Lasciamoci prendere per mano da Lei, perché ci conduca nella grotta di Betlemme e là adorare il Bambino, che nasce per noi, per ciascuno di noi. Amen!

     

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