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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. GIANNI AMBROSIO,
VESCOVO DI PIACENZA

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Sabato, 16 febbraio 2008

 

Eccellenze Reverendissime,
cari sacerdoti,
cari fratelli e sorelle nel Signore!

Come al tempo di Abramo, anche oggi il Signore rinnova e moltiplica l’offerta del suo mistero di amore con il dono di un nuovo pastore per questa Chiesa che vive in Piacenza: S. Ecc. Mons. Gianni Ambrosio. Il Santo Padre ha voluto donarvi questo nostro fratello perchè vi sia guida, padre e pastore. Preghiamo oggi con lui e per lui affinché, come recita l’antifona d’ingresso, egli possa cercare sempre il volto del Signore e aiutare coloro che il Padre ha affidato alle sue cure, a compiere nella fedeltà e nella gioia, la sua volontà.

 Questo momento è senz’altro un momento di sovrabbondante grazia che Iddio ci fa vivere insieme. Ringrazio i Vescovi con-consacranti, S. E. Mons. Luciano Monari, oggi Vescovo di Brescia e già Pastore di questa Chiesa, e S. E. Mons. Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli. Ringrazio tutti gli Ecc.mi Vescovi presenti. Ringrazio inoltre le autorità del Comune e della Provincia di Piacenza; quelle di Santhià, di cui è originario Mons. Ambrosio; le autorità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove, dal gennaio 2001 fino ad oggi, Mons. Ambrosio ha svolto il compito di Assistente Ecclesiastico Generale. Ringrazio tutti coloro che oggi si uniscono alla nostra preghiera e alla nostra gioia per questo speciale evento ecclesiale. In maniera del tutto particolare vorrei salutare e ringraziare la mamma di Mons. Ambrosio, qui presente in mezzo a noi, che di certo rinnova oggi l’offerta al Signore di questo suo figlio sacerdote, che oggi viene consacrato Vescovo.

Il momento solenne che stiamo vivendo assume un significato particolare nel contesto della Quaresima che chiama i cristiani a riscoprire e a rinnovare l’alleanza con Dio, a risvegliare nel cuore il bisogno di ritrovare in Lui il centro, il senso, il fine della nostra esistenza. La Quaresima è infatti un tempo nel quale siamo invitati non tanto a “fare” qualcosa di più, a compiere qualche gesto penitenziale in più, ma a “vivere” più intensamente la nostra vocazione cristiana. A questo proposito l’odierna liturgia ci offre alcuni significativi stimoli che possono servire come traccia preziosa per questo nostro fratello, introdotto da oggi, per la grazia del sacramento, nell’ordine episcopale.

Con la vocazione di Abramo, descritta con chiarezza nella prima lettura, ha inizio quella storia che chiamiamo “storia di salvezza”: l’obbedienza e la fiducia in Dio da parte di Abramo aprono la via al compiersi della promessa di Dio Padre che è benedizione per tutte le genti. Il patriarca Abramo orienta la propria vita verso una grandezza che è quella di Dio: non parte con un salto nel vuoto, ma per entrare in un’infinita pienezza; abbandona il centro delle sicurezze della natura per entrare in quelle della grazia. E quanto accade sul monte della trasfigurazione con Mosè ed Elia, attesta che in Gesù Cristo questa storia di salvezza raggiunge il pieno compimento. Dopo di Lui, la storia di salvezza prosegue con la vita della Chiesa chiamata a prolungare nei secoli la sua azione redentrice

Ogni nostra comunità ha bisogno di crescere in quella responsabilità evangelica che ci rende attenti alla vita e alle necessità materiali e spirituali dei nostri fratelli. Per questo, la parola di Dio in questo periodo costantemente ci invita a ricominciare costantemente e con slancio il cammino quaresimale, sapendo che ci porta a conoscere più intimamente Gesù.

Così è avvenuto per gli apostoli che non avevano ancora compreso il senso della missione di Gesù: continuavano a sognare un Messia che instaurasse il Regno in termini di potenza, mentre veniva loro annunciato lo scandalo della passione. Tuttavia, nonostante la situazione di incomprensione, gli apostoli continuavano a seguire il loro Maestro, mentre la folla, delusa, lo aveva ormai abbandonato. Proprio seguendo Gesù, gli apostoli compresero il senso della sua missione: venne loro concessa una luce preziosa anticipatrice della gloria del Risorto. Narra l’evangelista: «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un monte alto. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce». I tre apostoli furono condotti in disparte, su un alto monte, nel luogo della rivelazione e della comunicazione di Dio.

Quale insegnamento possiamo trarre per noi? Occorre salire sul monte, perché nella pianura - nella vita di tutti i giorni - si ascoltano tante voci, si dibattono vari problemi, ma è difficile poter prestare vera attenzione a Dio.

Il cammino di fede non dimentica l'attualità, con i suoi problemi ed anche con le sue possibilità. Tuttavia non si limita semplicemente all’attualità ma intende dischiudere l’oggi alla visita di Dio, al dono della luce di Dio. La «luce» è il grande simbolo biblico che indica la vita divina. Ma il simbolo lascia intuire ciò che non è esprimibile a parole. Sul monte i tre apostoli fecero un'esperienza breve ma profonda e gioiosa di Gesù trasfigurato, un'esperienza che illuminò il cammino verso Gerusalemme, verso la passione e la morte. Gli apostoli compresero che Gesù è la luce e che la sua missione è di donare luce e vita agli uomini, manifestando l'amore infinito di Dio per l'uomo.

«Ed ecco una voce dall’alto che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!»”. Sul monte non solo brilla la luce ma risuona anche la voce. E' la voce che dalla nube comanda l'ascolto di Gesù (cfr Mt 17,5). È la voce del Padre che invita ad ascoltare il Figlio.

Con Abramo e con il tempo della nuova promessa comprendiamo che non siamo più soli perchè Dio si è fatto amico dell’uomo e in Gesù, Dio stesso che parla nella voce, ci rivela la nostra vera immagine. E’ questa elezione, questa predilezione per l’uomo da parte del Creatore che rinnova in noi, ogni giorno, il desiderio e la forza di confermare con più coraggio e decisione la volontà del Signore Gesù di eleggere fra il popolo, pastori secondo il suo cuore.

«Farò di te un grande popolo»: questa promessa ricca di benedizione che Iddio assicurò ad Abramo, oggi la ripete a Te, caro fratello chiamato alla grazia della pienezza sacerdotale e prescelto a pascere una porzione del suo gregge. Dio Ti consacra e Ti affida oggi alla comunione e alla collaborazione con tutto il collegio episcopale; a Te consegna l’intero popolo che è in Piacenza, questa comunità cristiana che veglia e prega per Te e da oggi insieme con Te.

Con le immagini consegnateci dalla Parola di Dio, ci possiamo ora chiedere quali siano i tratti caratteristici del servizio ministeriale che da oggi intraprendi in questa porzione del popolo di Dio.

La prima caratteristica che sintetizza questo ministero, la riassumiamo con una parola e più particolarmente con un atteggiamento: quello della ricerca. Dovrai infatti essere un pastore sempre in ricerca: degli altri, per gli altri e per Te stesso. Questa posizione del cuore e della vita ci viene comunicata dalla Parola di Dio e, in modo particolare, dalle grandi pagine evangeliche. Il Padre buono non si stanca mai di mettersi alla ricerca del figlio, del fratello che ha smarrito la strada: sarà una ricerca a volte drammatica, spesso appassionante il cui unico scopo dovrà essere quello di rendere presente, attraverso la Tua persona e il Tuo cuore, la persona e la misericordia di Dio. Di fronte all’umanità ferita, spezzata, dovrai versare «l’olio della consolazione e il vino della speranza»: come Gesù, il quale mentre passava per città e villaggi, dialogava con i propri simili, confortava e consolava. Dovrai coinvolgerTi con l’umanità che busserà alla porta della Tua vita, «scendere dal monte», sentire ogni fratello e sorella come una parte preziosa di Te e ai quali sarai chiamato a donare la Tua carità e il Tuo cuore. Ma dovrai metterTi in atteggiamento di ricerca anche per Te stesso, avendo cura di dissetarTi quotidianamente alla fonte viva, approfondendo e lasciandoTi illuminare da quella Verità che Ti è venuta incontro: se infatti Cristo è stato ed è ora ancor di più la verità di Te stesso, dovrai non di meno, in ogni istante della Tua giornata, lasciarTi incontrare da Lui nella preghiera, nei sacramenti della Chiesa e nell’ascolto fraterno. Egli, il Signore, Ti sia compagno di viaggio e confidente a cui consegnare la Tua fatica e il Tuo dolore, la Tua gioia e i tuoi limiti. Il Santo Padre, che per mio tramite quest’oggi Ti esprime il suo affetto e la sua vicinanza spirituale, nel suo profondo libro “Gesù di Nazaret”, osserva che «l’uomo vive della verità e dell’essere amato, dell’essere amato dalla Verità. Ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita» (p. 323). Indicandola ai Tuoi fratelli dovrai assumerla per Te questa vita, farla diventare regola pastorale, criterio di giudizio, stile di carità che rinvigorisce e risana: da questa intimità con la Verità dipenderà la fecondità del Tuo ministero apostolico e del Tuo essere per Gesù.

Una seconda caratteristica che dovrà configurarti è legata all’offerta della Tua intera vita per il bene del gregge che la Chiesa oggi Ti consegna. L’offerta che Gesù fa di sé è tanto importante da precedere e da accompagnare ogni suo gesto e ogni sua parola: Egli si offre al Padre perché si compia la Sua volontà; si dona ai discepoli perché nella logica del Regno Egli non si appartiene più. Fino all’ultimo istante si lascia mangiare, si offre nel dono del pane e del vino. Sottolinea ancora Papa Benedetto: «La croce è il fulcro del discorso del pastore, e non come atto di violenza che colga Gesù di sorpresa e che gli venga inflitto dall’esterno, bensì come offerta spontanea di se stesso… Gesù trasforma l’atto di violenza esterno della crocifissione in un atto di offerta volontaria di se stesso per gli altri. Gesù non dà qualcosa, bensì se stesso» (p. 325). Nel Tuo ministero episcopale preoccupati perciò di offrire Te stesso al Tuo gregge: il Tuo progetto, il Tuo piano pastorale sia la consumazione della Tua intera vita per il Signore Gesù; offriTi senza riserve e tutto il resto Ti sarà dato in sovrabbondanza.

Da questa vicinanza discende anche la terza caratteristica che vogliamo consegnarTi in questa solenne liturgia: la conoscenza reciproca tra il pastore e il gregge. Così Giovanni ci introduce in questo mistero: « Egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. (…) e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce » (10, 3s). Quanto è importante e essenziale questa conoscenza nella vita del pastore, lo spiega ancora nel suo libro Papa Benedetto XVI: «La conoscenza e l’appartenenza sono sostanzialmente la stessa cosa. Il vero pastore non “possiede” le pecore come un qualsiasi oggetto che si usa e si consuma; esse gli “appartengono”, appunto, nel conoscersi a vicenda, e questa “conoscenza” è un’accettazione interiore» (p. 325). Questa parola ci aiuta a comprendere che l’essenza del ministero episcopale sta proprio in questa conoscenza-appartenenza: più infatti vorrai entrare nella realtà che Ti circonda, nella vita delle persone, desiderando con esse un dialogo profondo e vero, più percepirai che esse cominceranno a diventare una cosa sola con Te e a far parte della Tua stessa vita, del Tuo stesso destino. Più il pastore si consegnerà al gregge che gli è affidato, donandogli il tesoro del proprio cuore, più sarà capace di condurre il gregge «al di là di se stesso affinché l’altro trovi tutta la sua libertà».

L’ultima grande consegna che Ti viene affidata quest’oggi è concentrata attorno al tema dell’unità. L’unità è al vertice della preghiera di Gesù nel suo testamento (cf Gv 17, 20 ss). «Credere in Cristo significa volere l'unità – scriveva Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint -; volere l'unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre da tutta l'eternità. Ecco qual è il significato della preghiera di Cristo: "Ut unum sint"» (n. 9).

La Tua azione, caro fratello, sia senza misura, senza barriere e parzialità; nessuno sia escluso dalle Tue attenzioni pastorali ed umane perchè se unico è il Pastore, Gesù, Egli desidera che tutti partecipino del suo affetto e delle sue premure e che tutti possano conoscere la via della Verità e della Vita. Ti sia di stimolo l’invocazione di San Cirillo, patrono d’Europa: «Fa' crescere la Tua Chiesa e conservala nell'unità. Mantieni unito il Tuo popolo nella professione della fede e infiamma i loro cuori con la tua parola di verità».

L’unità, che è anche sinonimo di comunione, «è – secondo le parole di Benedetto XVI - veramente la buona novella, il rimedio donatoci dal Signore contro la solitudine che oggi minaccia tutti, il dono prezioso che ci fa sentire accolti e amati in Dio, nell’unità del suo Popolo radunato nel nome della Trinità; è la luce che fa risplendere la Chiesa come segno innalzato fra i popoli » (Udienza generale, 29 marzo 2006).

Vivi questa unità in comunione visibile con il Santo Padre che oggi Ti affida questa porzione del popolo di Dio; esprimila insieme all’intero collegio episcopale perchè uniti, siate per il vostro popolo luce e forza nel cammino che conduce al Signore Gesù.

L’interessante esperienza vissuta in mezzo ai giovani, quale Assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Ti accompagni in questa nuova ed entusiasmante avventura tra i giovani e gli adulti della Tua Diocesi: anche per loro e con loro, lasciaTi trasfigurare da Gesù, il Maestro e sii presenza concreta di Dio fra gli uomini. Il Tuo cammino, come fu per gli apostoli, sia sempre illuminato da Gesù, luce e vita e questo sino alla fine della Tua vita interamente consumata per il suo Regno. In quest’impegno quotidiano di «seguire le orme di Cristo», secondo la Tua regola di vita e il Tuo motto episcopale, Ti accompagni la Vergine Maria, Madre e Regina degli Apostoli. Ella che si è lasciata trasfigurare dal suo stesso Figlio, Ti sostenga nel portare a compimento l’opera che il Signore ha iniziato in Te, a favore di questa Chiesa particolare che è in Piacenza. Amen!

                

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