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XVIII ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
"I NONNI: LA LORO TESTIMONIANZA E
PRESENZA NELLA FAMIGLIA"

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Venerdì, 4 aprile 2008

 

Cari fratelli e sorelle,

ho accolto volentieri l’invito, che mi ha gentilmente rivolto il Presidente del vostro Pontificio Consiglio, il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo (che saluto con affetto), a presiedere questa celebrazione eucaristica nel corso della vostra Assemblea Plenaria. Mi faccio con piacere interprete della riconoscenza del Santo Padre per il lavoro che quotidianamente voi tutti compite, sotto la guida del vostro Presidente, e per l’aiuto che date alla Santa Sede nel suo servizio alla famiglia e nell’impegno per la sua difesa e promozione.

In questi giorni state riflettendo in modo speciale sul valore della presenza dei nonni nella famiglia; tema del vostro incontro è infatti: “I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia”. Se la famiglia è un grande dono per l’umanità, i nonni sono un grande dono per le famiglie; essi recano in sé e nella loro esperienza una forza rassicurante ed offrono un sostegno morale sicuro; grazie alla loro saggezza sono in grado di imprimere serenità e di trasmettere valori perenni alle giovani generazioni.

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nella sua lettera del 1999 agli anziani (fra i quali possiamo annoverare i nonni), osservava che ci sono anziani dotati di sorprendente giovinezza e vigoria dello spirito. “Per chi li avvicina – notava – essi sono di stimolo con le loro parole e di conforto con l’esempio”. Ed esprimeva l’auspicio che “la società possa valorizzare appieno gli anziani, che in alcune regioni del mondo, specialmente in Africa, sono stimati giustamente come “biblioteche viventi” di saggezza, custodi di un patrimonio inestimabile di testimonianze umane e spirituali”. Gli anziani infatti, se è vero che sul piano fisico abbisognano di aiuto, è vero pure che, nella loro età avanzata, “possono offrire sostegno ai passi dei giovani che si affacciano all’orizzonte dell’esistenza per saggiarne i percorsi” (cfr. n.12).

Con la sua stessa presenza, la persona anziana ricorda a tutti, e specialmente ai giovani, che la vita sulla terra è una “parabola” con un suo inizio ed una sua fine: per provare la sua pienezza essa chiede di riferirsi a valori non effimeri e superficiali, ma solidi e profondi. Purtroppo un gran numero di giovani del nostro tempo si avviano ad una concezione della vita in cui i valori etici diventano sempre più superficiali, dominati come sono da un edonismo imperante. Ciò che preoccupa soprattutto è che le famiglie si disgregano mano a mano che gli sposi giungono all’età matura e avrebbero maggior bisogno di amore, di aiuto e di comprensione vicendevole.

Gli anziani, soprattutto i nonni, che hanno ricevuto una educazione cristiana dovrebbero dimostrare con la vita e con la loro condotta la bellezza di una sana vita morale. Dovrebbero dimostrare ai giovani la forza profonda della fede che ci hanno trasmesso i nostri martiri, e la bellezza della fedeltà alle leggi divine della morale coniugale.

In questa nostra celebrazione eucaristica preghiamo perché non vadano dispersi quei valori umani e religiosi che hanno formato tante generazioni di famiglie cristiane. Noi Pastori, cari fratelli sacerdoti, dobbiamo preoccuparci di aiutare gli anziani perché svolgano bene la loro missione nel contesto della realtà familiare.

Soffermiamoci ora a riflettere sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltato e che richiama alla nostra mente alcuni punti fermi sui quali educare ogni cristiano a costruire saldamente la sua vita spirituale. Sia la prima lettura che il Salmo responsoriale ci ricordano che al centro di tutto ci deve essere Iddio e ci dobbiamo lasciare sempre guidare e illuminare dalla sua Parola. Con il Salmista il credente ripete in ogni momento, bello e triste, della vita: “Sei tu, Signore, la nostra speranza”. Vivendo una relazione di profonda fede con il Signore possiamo affrontare ogni situazione della vita, certi che Egli interviene prontamente ed anzi ci precede con il suo amore provvidente e previdente.

Prendiamo in considerazione brevemente anche la pagina evangelica in cui san Giovanni narra il miracolo della moltiplicazione dei pani. Si tratta di una scena che richiama una necessità tipica della vita familiare: quella di provvedere al nutrimento. Vari sono gli insegnamenti che possiamo trarre da questo episodio della vita di Gesù. Esso ci mostra in primo luogo la sollecitudine con cui il Signore si preoccupa dei suoi figli chiedendo loro di fidarsi di Lui. Diverse volte, come leggiamo nella Sacra Scrittura, Iddio è intervenuto per saziare la fame del suo popolo: sfamò Israele, mentre attraversava il deserto, con la "manna", dandogli  quel pane provvidenziale che sulle prime il popolo non seppe riconoscere (Es 16, 13-36); ad Elia, stanco e affaticato, inviò i corvi con pane e carne (1Re 17, 2-7) e nei momenti di sconforto lo alimentò con il pane ridandogli fiducia e coraggio (1Re 19,5-7).

Ma nel pane materiale, di cui parla l’evangelista e che Gesù moltiplicò facendolo distribuire alla grande folla che lo seguiva, vediamo simboleggiato un altro pane ben più nutriente e necessario per la nostra vita, un pane che non si compra e non si vende ma si riceve nella fede, un pane che placa la fame del cuore e suscita il desiderio di nutrirsi di Cristo. E’ il pane di vita, cioè Gesù stesso. Dirà infatti: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo... Chiunque mangia di me, vivrà in eterno". Questa moltiplicazione dei pani, compiuta nella vicinanza della Pasqua, presagisce così l'Eucaristia, istituita nell'ultima Cena come convito pasquale del nuovo popolo di Dio.  

Cari fratelli e sorelle, la provvista al nutrimento che quotidianamente serve alla famiglia, dovrebbe ricondurci alla necessità di nutrire noi stessi anche del pane, che è il Corpo e il Sangue di Cristo, e alla altrettanto importante necessità di distribuirlo ai nostri fratelli affamati e assetati di Dio. Giovani e anziani, ricchi e poveri tutti siamo invitati alla mensa celeste dove Gesù si fa nostro nutrimento perché a nostra volta anche noi ci doniamo ai fratelli in un servizio generoso e disinteressato.

Ma sono proprio gli anziani, i nonni cristiani in maniera speciale, coloro che hanno saputo dare tanto di se stessi e ancora possono farlo. Nutriti della Parola e del Pane di vita eterna possono continuare ad assicurare alle loro famiglie una presenza saggia, un sostegno di amore per tutti. I nonni, nelle loro famiglie possono diventare  veri educatori alla fede per i nipoti insegnando loro a pregare, accompagnandoli al catechismo e aiutandoli a familiarizzare in modo semplice con  la Bibbia e le realtà cristiane. La storia recente delle nazioni europee lo dimostra ampiamente!

Tempo fa si è rivolto a me un gruppo di cattolici giapponesi, desiderosi di costituire una Pia Associazione ispirata ai Santi Gioacchino ed Anna, che raggruppa coppie di sposi della così detta “terza eta”, dedite proprio a promuovere gli ideali di vita coniugale che ho appena esposto. Permettete che, terminando, vi proponga la preghiera che essi recitano quotidianamente:

O Santi Gioacchino e Anna,
proteggete le nostre famiglie,
dai promettenti inizi fino all’età matura,
carica delle sofferenze della vita,
e sorreggetele nella fedeltà
alle solenni promesse.

Accompagnate coloro che, anziani,
si avvicinano all’incontro con Dio.

Addolcite il trapasso, supplicando
per quell’ora la materna presenza
della vostra diletta figlia, la Vergine Maria,
e del suo divin Figlio: Gesù.

Amen.

 

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