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VISITA ALLA BASILICA CONCATTEDRALE
DI S. MARGHERITA IN MONTEFIASCONE

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Domenica, 21 dicembre 2008

 

Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi, IV domenica di Avvento, a pochi giorni ormai dalla solennità del Natale del Signore, la liturgia pone dinanzi al nostro sguardo la Vergine Maria, colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni”, come scrive l’apostolo Paolo nel brano della lettera ai Romani, che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Ha reso possibile l’incarnazione del “Verbo” grazie proprio all’umile e convinto suo “si” alla volontà divina rispondendo all’angelo Gabriele. “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”: queste parole, che condensano il “sì” della Vergine di Nazaret, le ripete tre volte al giorno la Chiesa con la recita dell’Angelus. In questo tempo di Avvento, un tempo mariano per eccellenza, risuonano poi quasi tutti i giorni nella liturgia delle ore, ed anche poco fa sono state proclamate in questa splendida Basilica Concattedrale di santa Margherita, la cui sontuosa cupola domina l’intera vostra città di Montefiascone. Commentando la scena evangelica dell’Annunciazione, il filosofo francese Jean Guitton, osserva: “Ci fu mai un momento simile in terra e in cielo?” Quello non fu un momento di dubbio, ma momento di scelta e di libertà” (Jean Guitton, La Vierge Marie, Aubier, Paris, 1949, pagg.42-49).

Dunque, il “sì” di Maria, avvolto di umiltà e fiducia, fu un atto di alta e libera responsabilità; fu la risposta consapevole e generosa della “serva del Signore”, di colei cioè che umilmente pose senza indugio a servizio della redenzione dell’umanità, tutta intera la sua persona. Commentando questo testo dell’evangelista Luca, il Santo Padre Benedetto XVI – del quale ho la gioia di trasmettervi il saluto e la benedizione - ha affermato che nella Chiesa tutto risale “a quel mistero di accoglienza del Verbo divino, dove, per opera dello Spirito Santo, l’Alleanza tra Dio e l’umanità è stata suggellata in modo perfetto. Tutto nella Chiesa è compreso sotto il manto della Vergine, nello spazio ‘pieno di grazia’ del suo ‘sì’ alla volontà di Dio” (Omelia, 25 marzo 2006, Insegnamenti II,1 358-361). Fin dalle origini, i Padri della Chiesa hanno veduto in Maria la figura della Chiesa: ambedue madri e vergini. Maria lo è perché in forza della sua fede generò Gesù Cristo, senza la collaborazione umana; la Chiesa, perché, imitando la carità di Maria e accogliendo fedelmente la Parola di Dio, genera, mediante la predicazione ed il battesimo, i figli di Dio. Come sottolinea il Concilio Vaticano II, Maria “costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa” (LG 68), e brilla luminosa, quale segno di consolazione e di sicura speranza, sul nostro cammino terreno.

Mentre aiutati dalla liturgia odierna contempliamo la Vergine Maria, icona della Chiesa pellegrina nel tempo verso la nuova Gerusalemme ripiena di luce e di gioia, mi unisco volentieri a voi nel far memoria di un grande innamorato della Madonna, il Servo di Dio Pio XII, quasi a chiusura del cinquantesimo anniversario della sua morte, avvenuta il 9 ottobre 1958. Mi piace ricordare qui, in questa vostra antica e nobile cittadina da sempre legata da vincoli di affetto ai Papi e alla Chiesa, il “Pastor angelicus”, Papa Pacelli, sincero amico dell’umanità e fedele servitore della Chiesa, Papa dell’Assunta che ne proclamò il dogma il 1 novembre 1950. Nella Bolla Munificentissimus Deus, richiamando la testimonianza degli antichi Padri e Dottori della Chiesa, mise in risalto Maria come nuova Eva, unita al nuovo Adamo, Cristo al quale ella è associata in tutto. Inoltre, già nell’enciclica Mistici Corporis, aveva sottolineato il legame che vincola Maria alla Chiesa, osservando che fu Maria con le sue efficacissime preghiere ad impetrare “che lo Spirito del divino Salvatore, già donato sulla Croce, venisse infuso nel giorno di Pentecoste con doni prodigiosi sulla Chiesa da poco nata”. “Ella per il mistico corpo di Cristo nato dal cuore squarciato del nostro Salvatore – scrisse Pio XII - ebbe quella stessa materna sollecitudine e premurosa carità con la quale ristorò e nutrì del suo latte il bambinello Gesù”.

La silenziosa presenza di Maria accanto a Giuseppe nel mistero del Natale, così plasticamente raffigurata nella grotta di ogni presepe, è un invito a tutti noi ad accogliere con totale apertura d’animo Gesù, che per amore si è fatto nostro fratello. Egli viene a recare al mondo in dono la pace: “Sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2, 14), annunciarono in coro gli angeli ai pastori. Sì, cari fratelli e sorelle, dono prezioso del Natale è la pace, e Cristo è la nostra “vera pace”. Questa verità riaffermò in più circostanze Pio XII, non cessando mai di invocare la pace negli anni travagliati del suo lungo pontificato. Come non richiamare, ad esempio, il suo accorato radiomessaggio del Natale 1942? In esso indicò al mondo i cinque punti essenziali per costruire la pace su solidi fondamenti di una nuova società. Li cito: riconoscimento e tutela della dignità e dei diritti della persona umana; centralità della famiglia, fondamento della società; dignità del lavoro e salari giusti per le necessità dei lavoratori e delle loro famiglie; sicurezza giuridica, mediante un giusto ordinamento giuridico; la concezione dello Stato e del potere come servizio alla persona. E della pace non si limitò a proclamare solo la necessità con ripetuti appelli, ma volle in modo concreto testimoniare la sua ansia per la pace con una ben nota ed intensa attività caritativa in favore delle famiglie più colpite dai tragici eventi bellici. E quando si scatenò la persecuzione contro gli Ebrei, volle impartire urgenti e precise disposizioni alle istituzioni cattoliche di Roma affinché aprissero le porte a uomini, donne e bambini anche a rischio della vita; così che che potettero salvarsi proprio grazie al coraggio e alla sensibilità del Papa e della Chiesa. Giustamente pertanto Papa Pacelli è stato definito “architetto di pace”: con la parola e l’azione indicò e testimoniò i presupposti e le basi per costruire stabilmente una società fondata sulla giustizia, sulla fraternità e una pace duratura, nel pieno rispetto dei diritti e dei doveri di tutti.

Viviamo tempi difficili e, per molti versi, confusi; c’è oggi bisogno di verità e di giustizia, di solidarietà e di pace. Tanti invocano un mondo migliore, ma come costruirlo se non sulla base di un autentico rispetto dei diritti umani?. A sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, non dobbiamo stancarci di riaffermarne l’universalità e l’inalienabilità. Ciò è ancora più urgente se si considera l’individualismo e il relativismo culturale ed etico che caratterizza ampiamente il nostro tempo. Più che mai si avverte la comune responsabilità di operare concretamente affinché i diritti fondamentali della persona umana, basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo, siano tutelati, promossi ed effettivamente esercitati. Ecco un campo di azione apostolica per i cristiani, specialmente per i fedeli laici; ecco una sfida per tutti gli uomini di buona volontà. Affermare i valori umani ed evangelici è un impegno civile e apostolico a cui costantemente Pio XII richiamò i cristiani del suo tempo. Oggi diremmo che si tratta di testimoniare quella “carità politica”, espressione concreta dell’amore di Cristo per l’uomo e per il creato, che deve farsi vicinanza a chi è povero e solo, a chi forestiero o straniero è “ultimo” nella società,per costruire un’umanità solidale da tramandare alle generazioni future.

Ma tornando ai testi biblici della liturgia di oggi che ci additano come modello Maria, vorrei far risaltare una virtù della Vergine Santa che questo venerato Pontefice si sforzò di imitare particolarmente. Maria visse totalmente in funzione del suo divin Figlio; ugualmente Pio XII ebbe sempre chiaro l’obbiettivo del suo ministero, potremmo dire, guardò sempre all’essenziale: visse una fede obbediente e docile, una speranza intelligente e salda anche nelle ore più buie del suo pontificato, ed esercitò una carità inesausta che il popolo di Roma percepì con grande riconoscenza. Della Madonna egli volle far propria l’attitudine di contemplazione, vivendo una vita austera e di penitenza.

La Vergine Santa, venerata con tenera devozione da Papa Pacelli, ci aiuti a seguire l’esempio di questo suo figlio prediletto. Maria, protettrice di questa vostra Diocesi, conceda a tutti voi qui presenti, che saluto con affetto – ad iniziare dal vostro Vescovo, le autorità civili e militari, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli laici – Maria , dicevo, vi conceda fede viva, speranza invincibile e carità ardente per irradiare nel mondo l’amore di Dio. E’ questo il mio augurio di Natale, che depongo sull’altare per ciascuno di voi.

 

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