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VISITA IN POLONIA
DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

SANTA MESSA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE

Università Cattolica di Lublino
Giovedì, 30 aprile 2009

 

Eminenza Reverendissima,
Eccellenze Reverendissime,
Magnifico Rettore,
Egregio Senato,
Cari Studenti!

"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".

Queste parole di Pietro, riferite dall’evangelista Giovanni (6,68), lasciano trapelare la difficile situazione, dal punto di vista psicologico, in cui si trovarono i discepoli di Gesù, i quali stavano per abbandonarlo e, come gli altri, non volevano più ascoltarlo. Infatti alcuni avevano reagito negativamente nei confronti del suo insegnamento considerato troppo duro. Di fronte alla problematicità e alla complessità della reazione delle persone intorno, Gesù pose agli Apostoli questa precisa domanda: "Volete forse andarvene anche voi?" (Gv 6,67).

Nel dialogo che venne a instaurarsi, colpiscono il coraggio e la sincerità. Cristo non sottovaluta la situazione difficile in cui si trovarono i suoi Apostoli, però esige da loro che sappiano superare i pericoli e siano pronti ad accettare le sfide di un progetto di vita che appariva tanto distante dai loro sogni. In modo realistico, constata la dura realtà secondo cui alcuni non capiscono le verità fondamentali del suo messaggio circa il mistero di grazia operante nell’Eucaristia, oppure non riconoscono la potenza della sua Parola, che porta il messaggio dello Spirito e della verità. Con serenità accetta la possibilità che, a seguito dei futuri avvenimenti, alcuni se ne sarebbero andati definitivamente, cedendo ai loro dubbi e incertezze.

Questa vostra Comunità accademica, fondata sulla fede e orientata a coltivare un particolare rapporto con il Papa, Vicario di Cristo sulla terra, è il luogo adatto per imparare il realismo e la fiducia in Dio, che Cristo volle far sperimentare ai suoi discepoli. Questa vostra Università cattolica costituisce infatti un luogo privilegiato per l’ascolto della Parola di Dio e per la intima contemplazione di Cristo eucaristico. Desidero ringraziarvi cordialmente per l’adorazione continua del Santissimo Sacramento che si tiene nella vostra chiesa universitaria, dove cercate di mettere in pratica le parole del Servo di Dio, Giovanni Paolo II, contenute nella sua ultima enciclica, quasi come suo testamento spirituale: “La Chiesa vive dell’Eucaristia” (Ecclesia de Eucharistia, 1). Sì! E’ l’Eucaristia la nostra vita; è l’Eucaristia la sorgente inesauribile della nostra fede, speranza e carità. Lo stesso Cristo, che accompagnava e confermava gli Apostoli, affascinati dal suo messaggio ma anche tentati dal rischio della delusione, infonda anche in voi forza, coraggio e certezza.

Dopo la scena evangelica che – come dicevamo – ci ha mostrato il superamento di una situazione conflittuale, culminata con la splendida dichiarazione di amore di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68), veniamo proiettati in una situazione diversa, descritta negli Atti degli Apostoli. La scena ci mostra la gioia e la speranza della Chiesa dei tempi apostolici, corroborata dalla forza dello Spirito del Risorto in mezzo a loro: "La Chiesa era dunque in pace e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero " (At 9, 31).

La Chiesa non si rinchiude in se stessa, non tiene per sé la gioia del Vangelo, ma partecipa attivamente al dramma della sofferenza umana, per trasformare con la forza di Cristo l’esperienza della sofferenza – di ogni sofferenza - in avvenimento ricco di senso e di speranza ritrovata. Come ha sottolineato il Santo Padre Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret, “l’afflizione di cui parla il Signore è il non-conformismo col male, è un modo di opporsi a quello che fanno tutti e che s’impone al singolo come modello di comportamento. Il mondo non sopporta questo tipo di resistenza, esige che si partecipi. Questa afflizione gli sembra una denuncia che si oppone allo stordimento delle coscienze. E lo è. Per questo gli afflitti diventano dei perseguitati a causa della giustizia. Agli afflitti viene promessa consolazione, ai perseguitati il regno di Dio; è la stessa promessa fatta ai poveri in spirito. Le due promesse sono molto vicine: il regno di Dio- stare nella protezione della potenza di Dio ed essere sicuri nel suo amore- questa è la vera consolazione” (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, pp. 112-113).

È significativo il fatto che le prime due encicliche di Papa Benedetto XVI parlino dell’amore e della speranza, come ad indicarci che l’amore è più forte della distruttività umana. La solidarietà di Dio con l’uomo ci permette di superare il pessimismo di questo tempo e di costruire il mondo futuro con fiducia.

Nel XXIº secolo si abusa spesso dell’uso della parola, sia nelle dichiarazioni dei partiti politici tra loro in opposizione, sia negli slogan pubblicitari che seguono le regole del mercato e del consumismo. In tale situazione acquistano grande importanza la contemplazione della Parola di Dio e la riflessione, che conduce alla scoperta della verità. Nella lunga storia del continente europeo vediamo che sono state proprio la cultura e la preghiera a delineare il profilo e i confini anche geografici dell’identità europea. L’Europa si estendeva fino ai luoghi dove si trovavano le torri delle cattedrali, i monasteri e i nuovi complessi universitari. In questo modo la Chiesa ha dimostrato la propria responsabilità nel plasmare e formare la cultura europea. Nelle condizioni mutate del mondo odierno globalizzato, in cui si verificano dei profondi cambiamenti culturali, questa responsabilità ricade sulla vostra generazione, cari amici.

Gli avvenimenti riguardanti la fondazione di questa Università, attestano significativamente quanto nel vostro ambito venga apprezzata la riflessione accademica. Quando, dopo 123 anni dalle spartizioni, è riapparsa la Polonia indipendente, è risultato evidente che essa aveva bisogno di gente acculturata, che si facesse guidare dalla verità di Dio. Per questo motivo è stata fondata l’Università Cattolica. Nell’epoca dell’ipocrisia comunista, l’Università è rimasta per molti un segno di fermezza intellettuale e una scuola di libertà spirituale. Io stesso l’ho potuto constatare durante una mia visita a Lublino nel 1979.

Vi auguro cordialmente, che anche nei nostri giorni, l’Università Cattolica, che richiama alla memoria il nome di Giovanni Paolo II, mostri tutti quei valori in cui viene espressa la sostanza dell’umanesimo cristiano. Anche se oggi la società è tentata di “svendere” i valori, e la persona viene talora ridotta a un oggetto, la Chiesa non si sottrae alla sfida di ribadire sempre la dignità intangibile di ogni persona umana, creata ad immagine di Dio.

Nella patria di "Solidarność" è quasi superfluo ricordare il legame spirituale che attinge la forza dalla solidarietà dell’uomo con Dio. Come ha detto Papa Benedetto XVI: "Nel rivelare l’amore del Padre, Gesù ci ha insegnato non solo come vivere da fratelli e sorelle qui, sulla terra, ma Egli stesso è la via verso la comunione perfetta tra noi e con Dio nel mondo che verrà, poiché è per mezzo di Lui che possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito” (Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 3.5.2008).

Con questi sentimenti benedico la Vostra comunità accademica dedicata al costante servizio di Dio e della vostra Patria; servizio nel quale si rivela tutta la potenza del Vangelo e la bellezza della Chiesa di Cristo!

 

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