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PEREGRINAZIONE DELL’URNA DI DON BOSCO
ALLE CATACOMBE DI SAN CALLISTO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Giovedì, 4 giugno 2009

 

La Parola di Dio offre sempre nuove occasioni per rileggere la nostra vita e confrontarla con gli insegnamenti del Maestro. Il brano del Vangelo che abbiamo letto, riporta una scena imbarazzante per i discepoli: mentre rientravano da una peregrinazione apostolica insieme al Signore, si erano lasciati andare a considerazioni che con l’autentica sequela di Cristo avevano poco a che fare. Egli, da buon pedagogo li interroga, per poter dare egli stesso la giusta risposta:"Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".

Quando i ragionamenti rivelano la bassezza umana dettata dall’orgoglio di voler essere il più grande, bisogna ricorrere ad un antidoto sicuro. Il cristianesimo conosce un solo primato: diventare bambini nello spirito! Per stampare nella memoria della Chiesa nascente questo insegnamento, il Signore prende un bambino e lo presenta agli apostoli. Esempio concreto e alquanto scioccante perché nella scala sociale del tempo il bambino, pur importante, apparteneva ai ranghi più bassi. Il bambino, infatti, ha bisogno di tutto e dipende in tutto. Immaginiamo cosa devono aver provato i discepoli nel sentire che il loro Maestro si paragonava ad uno di questi piccoli: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Essere bambini nello spirito, è dunque una delle condizioni che ci permettono l’accesso a Dio Padre Onnipotente. Questa rivelazione ha aperto uno scenario inedito per l’umanità. I cristiani hanno compreso il senso dell’accoglienza degli ultimi della società, che nell’immagine del bambino indifeso e bisognoso di tutto, hanno assunto il volto dei poveri, degli emarginati, degli offesi, dei perseguitati… A questi hanno offerto amore e solidarietà, secondo la richiesta di Gesù.

Facendo un salto nella storia, entriamo nel secolo XIX dove incontriamo un testimone dell’interpretazione autentica, concreta e originale di questo brano del Vangelo. Don Bosco, giovane prete piemontese, mosso dallo Spirito Santo, apre in maniera travolgente le porte per accogliere i giovani “più abbandonati e pericolanti”, suscita compagni, sempre più numerosi, per la realizzazione del suo “sogno”, e mette in atto un “metodo di vita cristiano”, che si è rivelato fruttuosissimo nel tempo: il “sistema preventivo”. L’uomo di domani si costruisce sopra un humus creato giorno per giorno, e più di un aneddoto della vita di Don Bosco rivela lo stile di approccio con i giovani, facente leva sulle potenzialità positive di ognuno. Attento alle richieste dei ragazzi, Don Bosco ama parlare di gioia, di allegria, di sani momenti di svago, perché la felicità è iscritta nella giovinezza. Uomo d’azione, Don Bosco comprese che l’attenzione posta ai giovani è il migliore investimento nella società, nella Chiesa e nel mondo. Non esiste un futuro nella società senza la cura dei piccoli e dei giovani, e Don Bosco si è dedicato pienamente a questo futuro. A giusto titolo il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha definito “padre e maestro della gioventù” nella sua famosa lettera in occasione del centenario della morte.

Nella persona di Don Bosco, operante inizialmente sulle strade di Torino, e poi in ogni parte del mondo attraverso i suoi seguaci, si rende presente l’insegnamento del Maestro dato ai discepoli sulle rive del lago di Tiberiade: insegnamento aggiornato e approfondito, legato ai problemi della società contemporanea. “La vostra grandezza sta nell’essere come bambini” - sembra di sentir risuonare la voce di Gesù nell’opera del giovane Don Bosco. “La vostra grandezza sta nel porre l’attenzione ai più poveri, abbandonati, disoccupati, senza tetto, senza famiglia, senza lavoro” - sembra ripetere Gesù in Don Bosco.

L’opera di Don Bosco ha realizzato migliaia di istituti, scuole, centri professionali e centri di carattere educativo. Lo spirito di Don Bosco si è incarnato in decine di migliaia di suoi figli e figlie che hanno deciso di continuare ad occuparsi dei più piccoli, attraverso i diversi rami della Famiglia Salesiana e attraverso la folla immensa degli exallievi. Anche se il mutare dei tempi incide sulle modalità di applicazione, nei diversi istituti salesiani, nelle diverse opere presenti in tutti i continenti, la natura profonda del carisma di Don Bosco rimane sempre la stessa. Lo esprime l’interesse di aggiornamento da parte di tutta la Famiglia Salesiana e insieme il desiderio di capire sempre meglio il “da mihi animas coetera tolle”, che caratterizza la motivazione profonda e originale dell’impegno di Don Bosco. Possiamo scorgere in queste istanze le caratteristiche più promettenti della realtà salesiana nel mondo di oggi.

Ma veniamo al luogo dove ci troviamo: le Catacombe di San Callisto. Conosciamo la storia: Don Bosco visitando queste Catacombe e camminando su questi prati, rimase impressionato da ciò che poté vedere e sperimentare. Le tracce della fede dei primi cristiani, che ancora oggi troviamo nei bellissimi affreschi, nelle scritte e nei simboli incisi sulle lastre di marmo e nelle lunghe gallerie, parlavano al suo spirito, tanto che veniva spesso in questo luogo. Qui, anche ora, sentiamo fortemente la presenza di Don Bosco, non solo per la presenza dell’Urna che contiene le sue spoglie, ma per quella grazia divina che invade il nostro spirito nel comprendere sempre in maniera nuova e affascinante le parole del Vangelo riferite ai piccoli, ai giovani, che sono il fondamento della nostra vocazione salesiana. Chissà se Don Bosco aveva intuito che i suoi figli avrebbero prolungato a San Callisto la sua testimonianza?

Considerando il radicamento dei salesiani in questo luogo possiamo ben dire che qui il carisma di Don Bosco si respira. Ognuna delle tre comunità che fa parte del “Complesso Callistiano” (San Callisto, San Tarcisio e Beato Filippo Rinaldi) è apportatrice di una specificità dello spirito di Don Bosco. Oltre ai confratelli che si occupano della custodia delle catacombe, qui ha luogo la formazione e il postnoviziato internazionale dei giovani che svolgono studi di filosofia; vi è situato il CNOS-FAP che si occupa dell’animazione del settore della formazione professionale dei centri salesiani in Italia, come pure la sede del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), che si occupa di diversi progetti di sostegno alle missioni.

I salesiani dediti alla custodia delle Catacombe, in sintonia con un gruppo di collaboratori laici, operano in modo instancabile a rispondere positivamente alle aspettative dei numerosissimi visitatori. E’ da notare come viene spiegato ai tanti gruppi di visitatori, specialmente ai giovani, non solo l’aspetto archeologico-storico, ma anche il profondo significato pastorale delle catacombe. San Callisto sta diventando sempre più una delle mete privilegiate dei pellegrinaggi a Roma, provenienti da ogni latitudine. Negli ultimi anni le Catacombe accolgono i pellegrinaggi dei ministranti che vengono a trovare il loro patrono, san Tarcisio. E’ significativo lo sforzo dei ministranti europei di valorizzare sempre di più questo posto segnato dal martirio e dalla santità del loro Santo Patrono. Nel contesto dei crescenti problemi educativo-pastorali dei giovani queste iniziative appaiono particolarmente importanti e significative.

L’Urna di Don Bosco visita questo “Complesso Callistiano” per confermare la dedizione e il sacrificio di tutti coloro che si sono succeduti nel corso degli anni in questo luogo; per rinnovare in tutti noi presenti ora, giovani e anziani, l’entusiasmo giovanile, per spronarci nell’impegno instancabile per l’educazione dei giovani, per spingerci sempre più ad occuparci dei problemi della società di oggi. Siamo noi, ora, sulla scena di questo mondo a dover incarnare l’insegnamento di Gesù, e a dover prendere la responsabilità dei più piccoli e deboli, per portare avanti ciò che il Maestro proponeva ai suoi discepoli.

Il mondo di oggi ha bisogno di Don Bosco come non mai. Tocca a noi rivivere Don Bosco, tramite la nostra dedizione e la nostra fedeltà al carisma. Proprio per questo la Peregrinazione della Sua Urna è un segno della sua benedizione e della sua vicinanza.

Don Bosco, rimani in mezzo a noi e aiutaci ad essere capaci di trasmettere efficacemente la Buona Novella ai giovani e ai bisognosi. Proprio come te vogliamo “consacrare ogni nostra fatica alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime”.

Aiutaci ad essere quegli strumenti utili di cui si serve la Provvidenza Divina, proprio come lo eri tu ai tuoi tempi.

Aiutaci ad avere quella “dolcezza e carità” che ti caratterizzava; ad esprimere quella gioia che tu sapevi tanto bene trasmettere ai ragazzi.

Aiutaci ad essere noi stessi un giorno, insieme a te e alla moltitudine dei “buoni cittadini” che il tuo spirito ha formato sulla terra, dei “degni abitatori del cielo”.

Maria Ausiliatrice, aiutaci tu ad essere autentici salesiani di Don Bosco.

 

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